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La guerra dei Cent'anni




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La guerra dei Cent'anni


Fra il 1332: e il 1453 Francia e Inghilterra si affrontarono in una serie di guerre, intervallate da tregue e da periodi di guerriglia, che vengono comunemente designate col nome immaginoso di guerra dei cent'anni.

L'interminabile conflitto fu provocato, per un verso, dalla pretesa dei re inglesi di conservare e di allargare i loro feudi in terra di Francia, per l'altro, dalla volontà dei re francesi di scacciarli dal continente e di estendere il proprio controllo sulle Fiandre (la cui prosperità dipendeva in gran parte dall'importazione della lana greggia inglese, che lì veniva lavorata e trasformata nel pregiatissimo panno fiammingo).

Su questi motivi fondamentali di contrasto fra le due monarchie s'innestò nel 1328 una contesa di carattere dinastico: in quell'anno, infatti, morì senza eredi Carlo IV, ultimo discendente diretto dei Capetingi, e il re d'Inghilterra Edoardo III (che per parte di madre apparteneva appunto a tale di- nastia) in un primo tempo riconobbe bensì come re di Francia Filippo VI di Valois (1328-1350), ma poi - quando questi proibì l'importazione nelle Fiandre della lana inglese - rivendicò per sé il titolo di re di Francia e diede inizio alla guerra .

I primi decenni del conflitto furono disastrosi per la Francia, che fu ripetutamente sconfitta per terra e per mare, mentre all'interno la peste nera e le rivolte contadine mettevano in forse la sopravvivenza stessa della monarchia. Si giunse in tal modo alla pace di Brétigny (1360), che umiliò la Francia e sancì il dominio inglese su gran parte delle sue regioni occidentali.


La situazione si rovesciò peraltro durante il regno di Carlo V il Saggio (1364-1380), che riorganizzò l'esercito francese, impose disciplina alle milizie mercenarie e ottenne l'appoggio di molti grandi feudatari. Nel 1380, alla morte del re, i Francesi avevano pertanto riconquistato i territori perduti nella prima fase della guerra, e agli Inglesi rimanevano solo le regioni intorno a Calais, Cherbourg e Bordeaux.

Seguì una tregua più che trentennale (1380-1415), durante la quale sia l'Inghilterra che la Francia furono turbate da gravissimi contrasti interni:

q      L'Inghilterra fu sconvolta da un'imponente ribellione (1381) che il giovanissimo re Riccardo II (1377-1399) riuscì peraltro a domare, non solo con la repressione ma anche con ampie concessioni ai contadini. Egli, d'altra parte, limitando gli obblighi dei contadini nei confronti dei signori, si attirò l'odio della nobiltà, tanto che, dopo ripetuti scontri con i suoi avversari, fu deposto nel 1399 e fu fatto assassinare l'anno dopo dal suo cugino e successore Enrico IV di Lancaster (1399-1413). Questi procedette poi a una sistematica persecuzione dei Lollardi (gruppo di eretici) che nel 1381 si erano schierati con i contadini e che, dietro lo schermo della protesta religiosa, manifestavano sempre più chiaramente le loro aspirazioni ad una rivoluzione sociale. Il programma del re si poteva riassumere in una legge emanata nel 1401: «De haeretico comburendo» (la pena del rogo per gli eretici).


q      Nello stesso periodo la Francia visse momenti non meno drammatici. Dell'inettitudine del re Carlo VI (1380-1422), presto degenerata in vera e propria follia, approfittarono i grandi feudatari, che cercarono di imporsi al paese con la forza delle armi. Divisi nelle due potenti fazioni degli Armagnacchi e dei Borgognoni i nobili lottarono fra di loro e contro il potere della monarchia, insanguinando per decenni il paese e non esitando a cercare appoggio del re d'Inghilterra per conseguire i propri fini particolari: in questa prospettiva i Borgognoni nel 1413 riuscirono effettivamente a stringere accordi con Enrico V (1413-1422), figlio e successore di Enrico IV.



Forte di quest'alleanza, Enrico V riprese con successo la guerra e conseguì la schiacciante vittoria di Azincourt. (1415), mentre i Borgognoni occupavano la stessa Parigi. Col successivo trattato di Troyes (1420) le sorti del conflitto parevano pertanto decise: Enrico V infatti s'imponeva come reggente nel regno di Francia, sposava la figlia di Carlo VI e si faceva riconoscere il diritto a succedergli.


Senonché, dopo la morte quasi contemporanea di Carlo VI e di Enrico V nel 1422, il significato stesso della guerra subì una modificazione qualitativa: fino allora la guerra era stata concepita come un evento riguardante soprattutto i sovrani, i feudatari, i comandanti delle compagnie di ventura: quasi come uno sport cavalleresco, nel quale i nobili e i soldati di mestiere esibivano il proprio valore; e naturalmente i contadini, depredati dalle truppe di passaggio, pagavano il prezzo di questo immane «torneo». Nella sua fase finale invece, quando il popolo non fu più disposto a subire passivamente gli orrori della guerra, questa si trasformò in una lotta per la liberazione della Francia dagli Inglesi invasori e dai feudatari francesi loro alleati.

In altre parole la guerra fino a quel momento era un conflitto tipicamente feudale, ora ha un carattere moderno.

A questa trasformazione diede un contributo decisivo Giovanna d'Arco (1412-1431): una giovinetta nata e cresciuta in una famiglia di fittavoli benestanti, che a soli diciassette anni dimostrò capacità politiche e militari assolutamente eccezionali.

Nel 1429, quando la Francia era in gran parte nelle mani degli Inglesi e dei duchi di Borgogna loro alleati, Giovanna - profondamente convinta d'essere destinata da Dio a salvare il proprio paese - si presentò al re Carlo VII (1422-1461), ormai sfiduciato e ridotto ai margini del regno, e riuscì a convincerlo che la vittoria sarebbe stata certa se egli, invece di fare assegnamento sulle truppe feudali o mercenarie, avesse reclutato fra il popolo un esercito direttamente dipendente da lui e disposto a battersi a fondo per la salvezza della monarchia e della Francia.


Giovanna, dopo aver liberato Orléans dall'assedio inglese e dopo aver conseguito altre vittorie che entusiasmarono i suoi compatrioti, fu catturata dai nemici ed arsa sul rogo come eretica (1431), ma la svolta da lei impressa alla guerra ebbe pieno successo negli anni seguenti, tanto che nel 1453, al termine delle operazioni militari, Carlo VII poté restaurare il proprio potere su tutta la Francia, lasciando in mano agli Inglesi il solo porto di Calais.



La lunga guerra era così conclusa:


q      la Francia, che pure ne usciva duramente provata, aveva ormai maturato un sentimento nazionale che doveva costituire la sua forza più efficace nei secoli seguenti. Il successore di Carlo VII, Luigi XI (1461-1483), sviluppò infatti con fortuna la politica accentratrice della monarchia, riuscendo a battere, con l'aiuto degli Svizzeri, il duca di Borgogna Carlo il Temerario e annettendo in tal modo la Franca Contea e l'Artois. Pochi anni più tardi, grazie al giuoco delle successioni e dei matrimoni, i monarchi francesi poterono estendere la loro sovranità anche sulla Provenza e sulla Bretagna.
 

q      l'Inghilterra rinunciava, e con suo vantaggio, alla politica continentale Il fiacco governo di Enrico IV (proclamato re d'Inghilterra e di Francia quando era ancora in fasce) non riuscì contenere la prepotenza e l'indipendenza della nobiltà, abituata a combattere e ad imporsi con la forza delle armi.I nobili, per i quali la guerra era diventata una specie di sport, non si rassegnavano alla monotonia della pace. Essi creavano piccoli eserciti «privati» e li usavano come strumenti per combattersi fra di loro per imporre le proprie ribalderie ai cittadini inermi, per resistere agli ordini dei sovrani.In questo clima di anarchia nobiliare le due fazioni dei Lancaster, che avevano come emblema una rosa rossa, e degli York che avevano come simbolo una rosa bianca,si scontrarono tra il 1455 e il 1485 nella guerra delle due rose, contendendosi il trono. Il lungo conflitto decimò letteralmente la nobiltà inglese, ma gli interessi economici del paese non ne ebbero a soffrire e le attività industriali e mercantili continuarono a svilupparsi, dato che la gran massa del popolo rimase estranea alla contesa. La lotta si concluse alla fine con un compromesso: nel1485, infatti, la corona venne assegnata ad Enrico VII Tudor 1485-1509), imparentato con i Lancaster e unitosi in matrimonio con una York.
Per la monarchia inglese l'indebolimento della no
biltà, che si era dissanguata nel lungo conflitto, fu in complesso un vantaggio, perché l'assolutismo regio poté affermarsi con maggiore facilità e poté imporre quella politica marinara che nei secoli successivi farà la fortuna dell'Inghilterra; questa, ormai definitivamente separata dalla Francia, cominciò anche ad elaborare una cultura e una lingua autonome e ad esprimere una sua caratteristica originalità attraverso l'opera dei suoi primi poeti e dei suoi architetti






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