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STORIA
Il
28 giugno 1914 lo studente serbo Gavrilo Princip uccise a Sarajevo l'erede al
trono asburgico, l'arciduca Francesco Ferdinando e la moglie. La situazione
internazionale, carica di contrasti e tensioni, precipitò. La prima guerra
mondiale iniziò il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra
dell'Austria-Ungheria alla Serbia. Questo atto fece scattare il sistema delle
opposte alleanze (da un lato
IL FRONTE OCCIDENTALE
Il
piano di guerra tedesco prevedeva di sorprendere e sconfiggere rapidamente
IL FRONTE ORIENTALE
Sul
fronte orientale i Tedeschi, dopo la vittoria nelle battaglie di Tannenberg e
dei laghi Masuri (agosto-settembre 1914), respinsero il tentativo di
contrattacco russo, invasero
UN ANNO DI STALLO
Nel
1916
LA VITTORIA DELL'INTESA
Nell'aprile
1917, l'ingresso in guerra degli Stati Uniti modificò radicalmente lo scenario
bellico. Gli USA, che intervennero per proteggere la libertà di commercio sui
mari messa in pericolo dalla guerra sottomarina tedesca e per salvaguardare gli
ingenti prestiti concessi a Francia e Inghilterra, riversarono sul teatro dei
combattimenti risorse e mezzi immensi che risultarono decisivi. In un primo
momento la situazione parve comunque volgere a favore degli imperi centrali.
Sul fronte italiano, nell'ottobre del 1917 un attacco austriaco a Caporetto
costrinse gli Italiani alla ritirata, tanto che dovettero ricevere rinforzi
dagli alleati per non essere travolti. Nel 1917
neutralisti e interventisti
L'Italia, attenendosi alla lettera al carattere meramente difensivo della Triplice Alleanza che la univa all'Austria e alla Germania, allo scoppio delle ostilità aveva dichiarato la propria neutralità. In generale, la maggioranza delle forze politiche italiane era contraria alla guerra: schierati su questa posizione di neutralisti erano cattolici e socialisti, che interpretavano le esigenze pacifiste delle masse contadine e operaie, ma anche importanti settori della borghesia industriale e finanziaria rappresentati dai liberali giolittiani, che temevano pesanti conseguenze economiche per il paese. Favorevoli all'intervento dell'Italia in guerra - ovvero, interventisti - erano invece i nazionalisti, i liberali di destra (appoggiati dal re) che inseguivano progetti di espansione verso i Balcani e l'Africa settentrionale, settori dell'industria pesante, che miravano ad arricchirsi con i profitti di guerra, e alcuni democratici (tra cui il socialista riformista Bissolati e Salvemini) che miravano al completamento dell'unificazione italiana con la conquista di Trento e di Trieste.
l'italia entra in guerra
In un primo momento, il governo italiano trattò il possibile intervento tanto con l'Alleanza quanto con l'Intesa. La logica della situazione, tuttavia, conduceva inevitabilmente verso l'abbandono della vecchia alleanza e al conflitto con l'Austria: l'Italia aveva ambizioni di espansione verso il Trentino, l'Istria e i Balcani, territori controllati o rivendicati dalla potenza asburgica. Il 26 aprile 1915 il governo stipulò un accordo segreto con l'Intesa (Patto di Londra) che impegnava l'Italia a entrare in guerra entro un mese contro Austria e Germania, in cambio della concessione di numerosi territori nell'area adriatica e nei Balcani. Di fronte alla precisa volontà del re Vittorio Emanuele III e del governo e davanti a numerose agitazioni popolari organizzate dai nazionalisti, a maggio il Parlamento votò i pieni poteri al governo in caso di conflitto. Il 24 maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria.
le operazioni militari
Quattro attacchi italiani sull'Isonzo e sul Carso, guidati dal generale Luigi Cadorna, tra giugno e dicembre del 1915, si conclusero con altrettanti fallimenti: nonostante l'elevata perdita di vite umane, nessuna posizione venne conquistata. Dopo una lunga guerra di posizione, nell'ottobre del 1917 un attacco austriaco a Caporetto costrinse gli Italiani alla ritirata, tanto che dovettero ricevere rinforzi dagli alleati per non essere travolti. Soltanto nel giugno del 1918 gli Italiani, guidati dal nuovo comandante Armando Diaz, sconfissero definitivamente gli Austriaci a Vittorio Veneto.
la pace di versailles
Nonostante la speranza che gli accordi di pace potessero
porre le basi per una pace duratura, la pace di Versailles (1919) pose al
contrario le premesse di ulteriori conflitti futuri. Le nazioni vincitrici si
presentarono alla conferenza di Versailles determinati a esigere dalle potenze
centrali ingenti riparazioni di guerra e a spartirsi tra loro territori e
possedimenti delle nazioni sconfitte. I
trattati di pace, che risultarono così squilibrati da diventare fattori di
futura instabilità per l'Europa, sancirono la scomparsa di quattro grandi
imperi: quelli tedesco e austro-ungarico, quello russo e quello turco, travolto
da una rivoluzione negli anni Venti. Nacquero nuovi stati, come
I costi materiali della guerra
Le distruzioni causate dalla Grande Guerra furono enormi.
Morirono circa dieci milioni di soldati e molti altri, circa il doppio,
riportarono ferite gravi; tra i civili si ebbero altri dieci milioni di vittime
dirette, mentre venti milioni di individui, indeboliti dagli stenti dovuti al
conflitto, furono uccisi dalle carestie e dalle epidemie, come la grande
epidemia di influenza del 1919, che dilagarono in Europa tra 1914 e 1923. È stato calcolato che
la crisi economica
Le perdite di beni materiali e le ingenti spese militari misero in grave
difficoltà le economie dei paesi che avevano partecipato al conflitto. Le nazioni belligeranti dovettero far ricorso
a ingenti prestiti, allargando a dismisura il debito pubblico, e all'emissione
di cartamoneta; ciò determinò un aumento dei prezzi, che tra 1914 e 1918
salirono di 3 volte in Inghilterra e in Italia, di
i debiti di guerra e la "pace punitiva' con la
germania I rapporti economici
internazionali divennero ancora più difficili a causa dei debiti esistenti tra
gli alleati e del tentativo di imporre alla Germania ingenti riparazioni dei
danni di guerra in favore delle nazioni vittoriose. Alla fine della guerra le
nazioni europee vittoriose erano indebitate nei confronti degli Stati Uniti per
10 miliardi di dollari. Esse si
aspettavano che i prestiti americani sarebbero stati cancellati alla fine del
conflitto, ma il governo statunitense fu irremovibile: il denaro andava
restituito. A questo punto Francia e
Inghilterra imposero alla Germania il pagamento delle riparazioni di guerra,
che vennero quantificate nel
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