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Caratteri particolari ebbe il processo di decolonizzazione nei paesi dell'Africa settentrionale, contraddistinti dall'appartenenza all'antica civiltà araba e dalla presenza di una solida fede religiosa comune, l'Islam, che costituiva un punto di riferimento centrale in un'area in cui le strutture degli stati nazionali erano deboli e senza tradizioni.
Il Maghreb e i francesi: nel Maghreb, cioè Marocco, Tunisia e Algeria, già fra le due grandi guerre
erano nati movimenti e partiti nazionalisti arabo-islamici. Nel dopoguerra
questi movimenti scesero in lotta per ottenere l'indipendenza dalla Francia,
che era intenzionata, invece, a mantenere il proprio dominio, per ragioni più
di prestigio internazionale che di interesse economico. Ma se il Marocco
e
L'Egitto di Nasser: l'Egitto era formalmente indipendente già dal 1922, ma rimase
soggetto all'influenza britannica sin al 1952, quando con un colpo di stato
organizzato dai militari depose il filobritannico re Faruk e vi istituì
Dopo la guerra, nel 1956, Nasser avvicinò l'Egitto all'Urss, da cui ricevette forniture militari ed aiuti finanziari, ed intensificò la sua politica di sviluppo e di modernizzazione (riforma agraria, costruzione di infrastrutture, diga d'Assuan, ecc.) . La posizione ottenuta in campo internazionale fece dell'Egitto il "paese guida" del socialismo arabo e di Nasser uno dei più prestigiosi leader del mondo arabo.
L'Africa subsahariana: questo ebbe un andamento impetuoso, in quanto nel 1939 un solo stato
africano,
Già fra le due
guerre alcuni intellettuali occidentali
avevano promosso movimenti per il riscatto e l'indipendenza dell'Africa. Questi
movimenti furono importanti per la maturazione del nazionalismo africano, che nel dopoguerra prese sempre maggior
forza dopo la fine del dominio europeo e il successo per le lotte
d'indipendenza. Qui c'erano tre potenze coloniali: Gran Bretagna, Francia e
Portogallo, ed ognuna reagì in maniera diversa:
L'Africa australe, il dominio
delle minoranze bianche: nell'Africa australe la
decolonizzazione ebbe caratteristiche particolari, perché fu in realtà promossa
dalle élite dirigenti bianche, che portarono l Rhodesia e
La fine dell'apartheid negli anni '80 l'opinione pubblica e le risoluzioni dell'Onu contro l'apartheid, cioè delle sanzioni economiche contro il Sudafrica, unitamente al sempre più vasto movimento d'emancipazione, costrinsero il governo sudafricano alle prime concessioni. Ma solo nel 1989, con l'elezione di un nuovo presidente, la situazione nella Repubblica Sudafricana registrò una svolta: liberò Mandela che era stato condannato all'ergastolo nel 1962 e avviò una politica di riappacificazione con l'African National Congress che rinunciò alla lotta armata. Gli accordi fra Mandela e il nuovo presidente prevedevano libere elezioni a suffragio universale e, quindi, il completo superamento del regime dell'apartheid. Le elezioni, dell'aprile del 1994, videro la vittoria dell'ANC, cui seguì l'elezione di Mandela alla presidenza della repubblica, sino al 1999; si avviò così un processo di pacificazione di grandissima importanza storica, anche se ricco di difficoltà.
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