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La crisi dello stato liberale




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La crisi dello stato liberale


Grazie allo sviluppo dei consumi, masse crescenti di popolazione vennero integrate nel mercato. Così a questo fenomeno corrispose una nuova domanda di partecipazione politica da parte di coloro che erano esclusi dalla vita civile perché non depositari del diritto di voto. I sistemi politici degli stati liberali avevano delle caratteristiche comuni:

I sistemi elettorali erano basati su sistemi uninominali (in ogni circoscrizione si eleggeva un solo deputato) a maggioranza semplice a uno o due turni

Il diritto di voto era limitato ai cittadini maschi

Le competizioni erano ristrette a pochi notabili locali che non erano organizzati in partiti anche se in parlamento erano distinguibili due gruppi: uno moderato conservatore e uno liberal-progressista o democratico

Negli anni 1870-1910 l'Europa si assiste al progressivo ingresso delle masse nella vita politica delle nazioni. Le istituzioni delle nazioni europee (rette da monarchie costituzionali tranne la Francia che era una repubblica parlamentare) erano il risultato di un processo iniziato negli anni 30:

In Inghilterra nel 1830 il voto era un diritto acquisito da pochissime persone nel 1832 una riforma aveva esteso il diritto di voto che aveva raggiunto così quote di circa il 3% si era anche provato a introdurre il suffragio universale solo nel 1836 (a opera di William Lovett) ma senza grande successo Tuttavia tra il 1832 e il 1867 c'era stata una riforma che aveva permesso quasi il raddoppiamento del diritto di voto (si raggiunse il 5% della popolazione) Addirittura dopo il 1867 in Inghilterra e in Scozia 1/3 della popolazione era depositaria del diritto di voto

In Francia la situazione era unica in Europa. Dopo il 1848 questa era l'unico paese che aveva nel suo sistema politico il suffragio universale maschile che sarà uno dei fatti più importanti della rivoluzione del 1879 ma che permetterà a Napoleone III di instaurare la sua dittatura

Anche in Germania c'era una situazione che stabiliva quasi il suffragio universale maschile, mentre la situazione totalmente opposta c'era in Italia che possedeva uno dei sistemi più restrittivi d'Europa


La crisi del sistema politico liberale

Questo sistema politico riuscì a reggere fino a quando la partecipazione politica era ristretta e i ceti coinvolti erano quelli proprietari e benestanti.

  • In conseguenza dell'ascesa sociale dei ceti medi e delle classi lavoratrici e rurali si manifestarono tendenze all'allargamento del suffragio.
  • Ci fu così una forte instabilità politica che portò alla formazione di movimenti politici tra i quali i principali furono i partiti socialisti (partito operaio francese, italiano, socialdemocrazia tedesca, russa.).
  • L'allargamento alla partecipazione politica fu stimolato anche dallo sviluppo dei sindacati che conobbero in quel periodo un notevolissimo sviluppo.
  • Un altro contributo all'estensione della partecipazione politica fu dato dai movimenti femministi. I primi movimenti nacquero negli Stati Uniti (uno di tipo progressista, l'altro moderato) e si proponevano di ottenere il diritto di voto per le donne. Nel 1867 si riuscì a ottenere in Inghilterra il voto amministrativo grazie al movimento "Società nazionale per il voto femminile". In Francia nacque l'associazione per i diritti di voto alle donne e in Italia oltre al diritto di voto si chiedeva l'estensione delle tutele sindacali al lavoro femminile.

Ma il diritto di suffragio si raggiungerà solo dopo la prima guerra mondiale. Ciò non toglie che i movimenti femministi favorirono negli stati liberali il passaggio a monarchie parlamentari.

Verso la democrazia dei partiti

La trasformazione in senso democratico delle monarchie parlamentari fu accelerata dal superamento dei sistemi elettorali uninominali; il sistema uninominale non solo rischiava di dare la maggioranza in parlamento a un partito minoritario dal punto di vista del numero reale dei suffragi ottenuti ma riduceva la lotta a due sole formazioni antagoniste.

  • In Francia per estendere la rappresentanza politica si era prima introdotta l'elezione a doppio turno e poi la maggioranza assoluta al primo turno.

Nel passaggio dallo stato liberale allo stato democratico va collocata la nascita dei moderni partiti di massa. Dall'Ottocento la vita politica europea sarà dominata dai partiti, grandi associazioni libere che si prefiggono di raggiungere determinati obiettivi di interesse pubblico.

L'ambito in cui si vennero formando i partiti fu quello del liberalismo: ma i partiti liberali erano raggruppamenti di notabili non organizzati in strutture amministrative diffuse perché il sistema uninominale favoriva i rapporti diretti tra gli elettori e i loro rappresentanti.

A mano a mano che cresceva il numero degli elettori e si allargava la base sociale, diventava necessario dotarsi di strutture amministrative stabili capaci di mobilitare attorno ai programmi e ai candidati durante le campagne elettorali.

I partiti socialisti, i cattolici e i movimenti reazionari

La riorganizzazione dell'attività politica si impose soprattutto per fronteggiare l'avanzata dei partiti socialisti: questi diedero vita a complesse macchine organizzative fortemente insediate a livello sociale tra i lavoratori che intendevano rappresentare. Si svilupparono grandi partiti di massa con migliaia di iscritti. Nel 1889 si creò  tra i partiti socialisti europei un organismo internazionale per coordinare a livello internazionale la loro azione politica.

Nella lotta tra i liberali e i socialisti nacquero i partiti cattolici: il Zentrum tedesco che si oppose al tentativo di Bismark di sottoporre la chiesa cattolica a controllo statale; la Democrazia Cristiana.

Una questione importante fu quella dei contadini. Questi in alcuni paesi non riuscirono a esprimersi autonomamente e fornirono una base di massa a partiti della grande proprietà terriera. In altri paesi i contadini aderirono al movimento operaio diventandone una componente costitutiva. Solo negli Stati Uniti il ceto dei piccoli e medi proprietari terrieri diede vita a un partito autonomo di scarsa importanza, il People's Party.

Le forze cattoliche che erano rimaste a lungo escluse dalla politica per l'opposizione della chiesa allo stato liberale rientravano in gioco grazie all'enciclica di Leone XIII Rerum Novarum (1891).

Parallelamente a questi processi, l'Europa fu percorsa da un forte movimento di carattere Reazionario, nei quali confluirono le classi dominanti e anche qualche strato sociale più basso. Questo i erano caratterizzati da un carattere nazionalista e antisemita: il modello cui tendevano tali partiti era una società rigorosamente gerarchica, sottoposta alla volontà dei capi.

La nazionalizzazione del movimento operaio

La scelta legalitaria del socialismo internazionale

Pian piano nascono i partiti socialisti di massa a livello dei singoli stati (nazionalizzazione del movimento operaio). Questo processo coincise con la scelta legalitaria del socialismo, che riteneva che il parlamento e le elezioni fossero gli strumenti principali per realizzare una trasformazione sociale. Questo significava che si allontanava definitivamente la prospettiva rivoluzionaria (che rimaneva una pratica ristretta.. ad esempio in Russia).

Ma era un momento difficile per i socialisti di tutta Europa che vedevano un'opposizione netta nel fronte reazionario (soprattutto in Italia, Germania e Francia).

Si riprende così l'internazionalismo (creazione di organismi sopranazionali che coordinassero l'azione dei singoli partiti nazionali).

La seconda internazionale

  • Nel 1889 ci fu un congresso di partiti marxisti che decisero di riprendere l'attività internazionale attraverso la riunione di congressi periodici.
  • Il primo di questi congressi si tenne a Bruxelles nel 1891 e segnò l'inizio della Seconda internazionale:
    • Inizialmente le chiusure nazionali impedirono il corretto funzionamento dell'organismo ma nel 1900 si riuscì a costituire il Bureau socialiste international.
    • Fu definitivamente accettato il parlamentarismo (fino al congresso di Londra del 1896 aveva presentato molte opposizioni. Ai socialisti che lo sostenevano si opponevano i Tradeunionisti guidati da Gorge Sorel, ostili alla formazione di partiti autonomi della classe operaia.

Questa tendenza era detta appunto sindacalismo rivoluzionario o anarcosindacalismo voleva l'azione diretta del proletariato che non doveva essere vincolato da strategie di partito. (questo sindacalismo si formò dove i sindacati erano più deboli (Italia, Spagna e Francia). Si sviluppò inoltre soprattutto in America.

Ideologie del mondo operaio

Nuova coscienza sociale e sviluppo del socialismo

  • Una delle conseguenze più significative della seconda rivoluzione industriale fu la diffusione di nuove disuguaglianze sociali che portò alla nascita di organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori.
  • Si sviluppano le industrie e di conseguenza cresce la classe operaia  e in essa si viene sviluppando una nuova coscienza sociale e politica poiché si viene formando la consapevolezza che l'associazione fosse necessaria per la difesa di interessi comuni
  • Nascono così le prime società di mutuo soccorso, di leghe e di associazioni cooperative. Ma i primi organismi erano molto fragili e privi di una vera e propria organizzazione di classe
  • Dopo queste prime esperienze si vennero formando le prime organizzazioni di classe dove si faceva più marcato il problema della lotta al capitalismo. Inoltre si cominciavano ad avere obiettivi precisi: aumento dei salari, riduzione della giornata lavorativa, diritto di associazione e di sciopero.
  • Le nuove associazioni sindacali entrarono in contatto con il pensiero di alcuni intellettuali socialisti. SALVADORI ad esempio sosteneva che il socialismo nasce da due basi principali: La lotta contro la società borghese e il capitalismo industriale e la convinzione che la società così sviluppata può creare condizioni di uguaglianza soddisfacendo i bisogni generali.

Il socialismo utopistico di Owen

Le idee che circolavano tra gli operai tessili inglesi coincidevano per lo più con quelle dell'industriale inglese Robert OWEN. Questi cercò una soluzione ai problemi derivati dall'industrializzazione nella rifondazione su basi egualitarie della produzione e della distribuzione della ricchezza. Secondo Owen il progresso era una cosa ottima in quanto avrebbe permesso di risolvere i problemi dell'umanità; ma si sarebbe dovuto svolgere in direzione collettivistica ed egualitaria.

Egli tentò inoltre, convinto che l'uomo sia modificabile attraverso le modifiche dell'ambiente in cui vive, di eliminare le condizioni di criminalità, alcolismo, prostituzione e di aumentare i salari (nella sua azienda) cercando di migliorare la condizione della classe operaia. Tentò poi di costituire un'azienda di tipo comunistico negli stati Uniti. Ma tutte le sue aspirazioni erano destinata a fallire rapidamente.

Il pensiero socialista in Francia: Fourier e Saint-Simon

I rappresentanti del socialismo francese furono Fourier e Saint-Simon:

  • Il primo si mosse in senso fortemente utopistico. Egli non era fiducioso nel progresso come Owen e ipotizzò il superamento delle disuguaglianze e delle contraddizioni sociali attraverso la creazione di un ordine sociale armonico nel quale potessero dispiegarsi le tendenze naturali degli uomini. Così propose la costruzione dei falansteri, complessi residenziali e produttivi autosufficienti dove avrebbe potuto convivere il lavoro comune con la proprietà privata.
  • Saint-Simon era convinto che l'avvenire dell'umanità fosse basato sullo sviluppo tecnico scientifico. Infatti credeva che lo sviluppo (soprattutto industriale) avrebbe portato alla nascita di un ceto industriale che avrebbe guidato la nuova società. Egli riteneva che non si dovesse abolire la proprietà privata, ma si sarebbe dovuta porre sotto il controllo dello stato che avrebbe contribuito all'elevazione delle classi più povere.

Comunismo e socialismo in Blanqui e Proudhon

I legami tra classe lavoratrice e pensiero socialista divengono più forti.

  • Il socialismo francese riprende alcune teorie di Babeuf grazie a Blanqui che sosteneva la lotta di tipo cospirativo e la cosiddetta "dittatura del proletariato" per iniziare una nuova società di tipo comunista.
  • Su una diversa linea si poneva Louis Blanc che teorizzava (nella sua opera L'organizzazione del lavoro) la funzione dello stato di "supremo regolatore della produzione" e in più la creazione di fabbriche nazionali basate sull'autogoverno dei produttori che avrebbero dovuto soppiantare il settore privato.
  • Rispetto a Blanc, un altro socialista Proudhon era decisamente antistatalistico e il suo progetto riformatore avrebbe avuto grande influenza sul movimento operaio: in un contesto di federalismo e decentramento si dispiegava la libera attività produttiva su base cooperativistica e solidaristica, basata sul libero accesso al credito senza interessi.

L'organizzazione del proletariato in Germania

  • In Germania si svilupparono limitate esperienze di organizzazione operaia. La più significativa fu la Lega dei giusti (che dal 1847 prende il nome di Lega dei comunisti).
  • In essa operavano in particolare due intellettuali: Marx ed Engels
  • Questi nel 1848 elaborarono il manifesto del partito comunista in esso si analizzava lo sviluppo basandolo sull'osservazione dell'economia inglese e francese

Il marxismo, uno strumento per trasformare la società

Se prima movimento socialista e operaio non avevano che rapporti episodici e precari, tra gli anni 50 e 60 si assiste a un cammino parallelo  tra le due organizzazioni e con lo sviluppo del sistema industriale crebbe anche il movimento socialista, che si trasformò da corrente culturale a movimento politico operante nella società.

E Marx ed Engels si mossero proprio in questo senso cercando di tramutare in lotta quotidiana i grandi principi di uguaglianza sociale del pensiero socialista.

Soprattutto Marx sosteneva che la contraddizione principale di tutta la società borghese è rappresentata dal fatto che la proprietà privata e i mezzi di produzione vanno a vantaggio gi una ristretta classe sociale cosicché lo scontro tra produttori salariati e borghesia è inevitabile.

La soluzione sarebbe la creazione di una società basata sulla proprietà collettiva dei mezzi di produzione che avrebbe impedito la formazione delle classi (comunismo)

La diffusione delle teorie anarchiche

Negli anni del marxismo si  diffuse con forza un'altra teoria rivoluzionaria: l'anarchismo. Questa aveva come esponente di spicco il russo Bakunin.

  • Si fondava sul netto rifiuto di ogni forma di governo
  • Ebbe particolare diffusione tra i paesi che videro più tardo lo sviluppo industriale (Italia, Spagna)
  • Fondeva insieme ateismo, anarchia, comunismo e rifiuto della lotta politica
  • Vedeva l'interlocutore più importante nelle masse dei contadini (<< Gettate soltanto questo grido:"la terra a chi lavora con le sue braccia" e vedrete se tutti i contadini italiani sorgeranno per fare rivoluzione sociale>>)

La prima internazionale

L'insieme di queste tendenze si riprodusse in una prima organizzazione socialista promossa da Marx nel 1864 con il nome di Associazione internazionale (rinominata dagli storici Prima internazionale)

  • Essa aveva come obiettivo principale quello di collegare le varie organizzazioni operaie europee per avere una maggiore capacità di lotta
  • Ebbe molta importanza anche per l'autocoscienza che diede al movimento operaio (che nel 1871 a Parigi si sollevò per darsi un autogoverno con la Comune) ma i conflitti interni tra le diverse tendenze le impedirono di svolgere un'azione più incisiva.

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