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La Chiesa dell' XI secolo: aperta alle nuove dinamiche sociali ma macchiata di simonia, concubinato e mondanizzazione
La chiesa del X e XI secolo fu una primaria istituzione non solo religiosa, ma anche politica. Il papa e l'alto clero, avevano talmente accresciuto il loro potere e il loro prestigio che abusarono del loro ministero per ottenere vantaggi personali, ripristinando un vorticoso declino di tutta la chiesa, che solo gli ordini monacali riuscirono a salvare, riportando a galla gli antichi valori cristiani.
La chiesa apostolica, da centro della cristianità, diventò quindi centro politico, fulcro di intrighi di potere, di speculazioni e di ogni genere di scandali.
Simonia, concubinato ed eccessiva mondanizzazione, erano all'ordine del giorno, e allontanarono sempre più persone dalla fede cristiana, dando origine di conseguenza a movimenti di radicale protesta, come le sette eretiche, che ebbero forte impatto soprattutto in Francia e furono oggetto di una vera e propria crociata.
A causa di tutto ciò, contribui' in maniera determinante la lotta per le investiture, creatasi tra il Papato e l'Impero dopo la caduta dei Carolingi; il tutto per ottenere il predominio sia temporale che spirituale sull'Impero.
Papa e Imperatore erano fortemente contrapposti, ma entrambi vincolati da difficoltà e problemi di rilevante importanza, che impedivano lo scontro aperto e diretto per decidere la supremazia assoluta sull'Impero. Il Papa si vedeva privato dal suo antagonista del potere di nominare liberamente Vescovi e Cardinali in Germania, inoltre non poteva contare su una milizia paragonabile a quella tedesca (almeno fino all'avvento dei Normanni); mentre l'Imperatore doveva risolvere forti controversie interne dovute alla classe nobiliare cattolica tedesca, che aveva tutto l'interesse di tenere in scacco l'Imperatore, senza contare il fatto che la popolazione dell'impero era a maggioranza cattolica, quindi legata al Papa.
In questa situazione gli esponenti del clero si videro coinvolti a interessarsi di affari extra-liturgici, e in Germania, addirittura, i Vescovi diventarono di elezione imperiale, creando in questo modo un forte conflitto d'interesse: i Vescovi erano nominati e pagati dall'Imperatore, si occupavano dei suoi affari e gestivano ingenti patrimoni, ma non potevano dimenticare, seppur formalmente, il loro mandato e il loro legame con il Papa.
Ma non erano solamente i Vescovi a gestire affari importanti, anche i semplici abati si interessarono agli affari non consoni alla loro mansione, infatti grazie alla riscossione della decima (cioè l'obbligo di pagare alla chiesa un decimo del proprio reddito) gli abati si trovarono ad amministrare importanti somme di denaro, non bisogna dimenticare inoltre le numerose donazioni testamentarie che alcuni benestanti concedevano alle abbazie, come pegno dei peccati commessi in vita.
La figura del Vescovo, e in generale del prelato, assunse tale importanza che molti nobili erano interessati a ricoprire questi ruoli per l'appropriazione delle rendite derivanti dalle cariche ecclesiali; nacque quindi un imponente mercato delle cariche ecclesiastiche, portando il clero a macchiarsi di simonia.
Il termine, derivante da Simon Mago che cercò di acquistare da S.Pietro la capacità di compiere miracoli, sta ad indicare il commercio dei beni spirituali e delle cariche ecclesiastiche.
La pratica della simonia durò a lungo, ed ebbe origini ben più antiche, risalenti al sesto secolo.
Ma la simonia era soltanto uno dei grandi fenomeni di malcostume che colpirono la chiesa in questo particolare periodo.
Infatti nel clero si andava diffondendo la pratica del concubinato, cioè alla relazione impropria tra un ministro di Dio e una donna, e molti di loro si sposavano normalmente, pur continuando a svolgere le loro funzioni. I figli frutto di queste relazioni improprie non venivano legalmente riconosciuti, tuttavia spesso erano i beneficiari delle rendite ecclesiastiche e potevano contare su un forte appoggio per divenire a loro volta ordinati al sacerdozio.
In questo scenario confuso, il popolo, afflitto dalle oggettive difficoltà della vita quotidiana, aggravate dalle continue invasioni, carestie ed epidemie, incominciò ad interpretare ogni flagello come un attacco delle forze del male, come un castigo divino per i propri e gli altrui peccati.
Da tutto ciò scaturi' un forte bisogno di purificazione per chi doveva vivere in un mondo visto come il teatro del continuo scontro tra le forze divine e quelle del male.
La chiesa, tanto coinvolta nelle vicende mondane e negli scandali, non era sempre vista come un rifugio sicuro contro gli assalti multiformi del maligno. Era quindi avvertita la forte necessita di un radicale rinnovamento, che allontanasse la chiesa dagli affari terreni e la riavvicinasse ai suoi originari compiti spirituali.
Contro gli abusi dei sacerdoti e i continui scandali che coinvolsero la chiesa, nacquero nuove forme di protesta, sia politica che religiosa. Ad esempio sorse il movimento eretico dei Patari, che trovò subito la complicità del popolo desideroso di riscatto sociale ed antifeudale, e che riusci' ad affermarsi grazie alla riforma morale della chiesa intrapresa da uno dei suoi esponenti saliti al soglio pontificio, Anselmo da Baggio.
Ma altri movimenti si formarono in questo periodo, i Francescani e i Domenicani, ad esempio, diedero grande esempio di umiltà e di rinnovata e sincera conversione cristiana, e diedero inoltre grande impulso alla cultura dell'epoca.
Ma il primo tentativo di profonda riforma morale fu intrapreso dai monaci riformatori Benedettini, che fondarono insieme al duca Guglielmo d'Acquitania l'abbazzia di Cluny nel 910, nuovo centro e modello di riconversione della chiesa.
Nel monastero di Cluny, i Benedettini intrapresero la regola dell''ora et labora' (meditazione e lavoro), infatti associarono i tradizionali ordini di obbedienza, mortificazione e silenzio al lavoro manuale, allo studio delle lettere sacre e profane, alla riproduzione e alla conservazione di testi antichi e all'ospitalità verso gli stranieri.
Il tentativo di riforma attuata dai Benedettini ebbe grande effetto ed impulso, da Cluny uscirono centinaia di Vescovi e Cardinali animati da vero spirito cristiano, e l'esempio di Cluny fu intrapreso in tutta Europa.
La particolarità dei monasteri cluniacensi consisteva nella loro totale indipendenza dall'autorità delle diocesi in cui sorgevano, l'unica figura che guidava questi monasteri era l'abate, totalmente estraneo agli affari che riguardavano il mondo esterno.
L'esempio dato dal monastero di Cluny, ebbe risvolti non solo all'interno del processo di riforma della chiesa, ma anche all'infuori da essa, infatti riavvicinò il popolo alla cristianità, motivato da una rinnovata fiducia verso l'isituzione ecclesiastica, in particolar modo nei confronti dei monaci.
Fonti:
Enciclopedia multimediale Genias
Atlante Storico De Agostini
www.cronologia.it
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