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Khamene'i e l'improvvisa promozione ad ayatollah
Pochi mesi prima di morire l'ayatollah Ruhollah Khomeyni si preoccupò del suo erede nel ruolo di Guida Suprema della Repubblica Islamica. Per anni la persona da lui designata fu il grande ayatollah Hussein 'Alì Montazeri, che, oltre a essere un teologo di prim'ordine, fu tra i più ferventi sostenitori del velayat-e faqīh. Fu però durante le vicende connesse alla guerra Iran-Iraq che il rapporto tra i due s'incrinò, arrivando alla rottura quando Montazeri criticò apertamente la condotta politica della Guida Suprema segnata dall'imprigionamento e dall'uccisione di migliaia di oppositori1.
Khomeyni si trovò quindi a dover cercare una nuova figura degna di succedergli. Non riuscì a trovare un altro ayatollah che combinasse alle capacità spirituali delle soddisfacenti qualità politiche e i pochi che ne erano in possesso non convenivano invece con lui riguardo il concetto di velayat-e faqīh. Si preoccupò del percorso che avrebbe dovuto intraprendere il nuovo Iran e la figura a lui più congeniale risultò 'Alì Khamene'i.
Nato il 15 luglio 1939 nella città di Mashhad e proveniente da una famiglia umile, Khamene'i intraprese la carriera degli studi religiosi e fu proprio ai seminari tenuti nella città di Qom che assistette alle lezioni di Khomeini. Interruppe i suoi studi per tornare a prendersi cura del padre malato a Mashaad, motivo per cui, connesso alle dinamiche successive, si fermò al rango di hujjat ol-Islam (prova dell'Islam)2.
Tornato in seguito a Qom egli rimase fedele al suo maestro e ispiratore Khomeyni e, dopo che questi fu esiliato dallo shah, continuò la sua opera di critica nei confronti del regime Pahlavi, stringendo legami con altre personalità destinate come lui ad aver grande rilievo in seguito alla rivoluzione.
Fu durante questi anni precedenti alla caduta dello shah che, a causa del suo attivismo, venne incarcerato, torturato e confinato ben sei volte. Probabilmente, fu proprio per via
delle persecuzioni perpetrate nei suoi confronti dalla SAVAK3, istruita da CIA e Mossad, che si generò la sua ostilità nei confronti di USA e Israele4.
Con l'avvento della rivoluzione Khamene'i ebbe l'opportunità di prendere parte alle operazioni di consolidamento del nuovo regime da posizioni rilevanti.
Nel 1980 fu ministro della Difesa per poi divenire capo delle guardie della rivoluzione dopo lo scoppio del conflitto con l'Iraq. Fu anche responsabile della preghiera del venerdì a Teheran dal 1979 al 19815.
Nel 1981 due attentati eseguiti dal MEK (Mujahedin-e Khalq), susseguitisi l'un l'altro nell'arco di pochi mesi, influirono direttamente sulla vita di Khamene'i. Nel primo venne ferito gravemente al braccio destro, perdendone l'uso, mentre nel secondo perse la vita l'allora Presidente della Repubblica Mohammad 'Alì Rajai6. Iniziò così il periodo di presidenza di Khamene'i, il quale vinse facilmente le elezioni per due mandati, privo di reali avversari e sostenuto da Khomeini.
Fu con tali credenziali che Khamene'i, seppur carente dal punto di vista teologico, nel
1989 fu scelto da Khomeyni come suo successore. Tuttavia per ascendere al ruolo di Guida Suprema era necessario essere un Grande ayatollah e venne così rapidamente revisionata la Costituzione riscrivendo i prerequisiti necessari. Khamene'i fu quindi giudicato (secondo gli articoli 5, 105 e 109 della Costituzione7) in possesso di sufficienti capacità per divenire Guida Suprema, con sessanta voti favorevoli e quattordici contrari, dall'Assemblea degli Esperti.
Elevato ad honorem al rango di ayatollah, il 5 giugno 1989, due giorni dopo la morte del suo mecenate, 'Alì Khamene'i divenne la Guida Suprema della Repubblica Islamica dell'Iran8.
Khamene'i fu consapevole delle riserve nei suoi confronti da parte del clero iraniano, in quanto la sua autorità era messa in dubbio da ayatollah molto più stimati come ad esempio Montazeri, il quale non si risparmiò in critiche nei suoi confronti. Fu per
questo motivo che si mosse con estrema cautela non nascondendo i suoi limiti rispetto al prestigioso predecessore, come si capisce dal discorso tenuto in occasione del suo insediamento.
Sono un individuo con molte colpe e carenze e, sinceramente, un seminarista di basso rango. Tuttavia, una responsabilità è stata posta sulle mie spalle e userò tutte le mie capacità e tutta la mia fede nell'Onnipotente per essere in grado di sostenere tale grande responsabilità9.
Se Khomeyni desiderava un successore che conservasse l'assetto della sua teocrazia, Khamene'i fu la scelta perfetta.
Fin dall'inizio si presentò come il custode dello status quo, strategia frutto di un corretto calcolo politico. L'Assemblea degli Esperti, così come ha il compito di scegliere la Guida Suprema, ha anche quello di monitorare il suo operato, e se venisse giudicata indegna può esautorarne l'incarico. In breve Khamene'i dovette far attenzione alle sue mosse non scontentando nessuno e cercando di consolidare il suo potere. Finché il suo mentore era ancora in vita egli non ebbe bisogno di una propria base d'appoggio, ma al momento della successione ne comprese la necessità. Iniziò quindi, mantenendo un basso profilo, a creare la propria rete di affiliati, inseriti in ogni istituzione, politica, religiosa, militare, che gli consentisse di tenere sotto sorveglianza ogni leva e
ingranaggio della repubblica10.
In questi ventiquattro anni la condotta di Khamene'i si è mantenuta pressoché immutata, appoggiando l'uno o l'altro schieramento all'interno del Majlis (il parlamento) a seconda del sostegno ricevuto dal presidente di turno. Ad esempio, in precedenza alla sua ascesa costui era considerato appartenente alla sinistra, espressa dai riformisti. La Guida Suprema continuò ad appoggiarli durante la presidenza Rafsanjani, ma, verso la metà degli anni Novanta, lo schieramento riformista si scisse in due correnti, quella tradizionalista e quella modernista. La seconda intendeva limitare gran parte delle prerogative dell'ufficio di Guida Suprema, così, soprattutto dopo il trionfo del
modernista Khatami, Khamene'i si spostò a favore dei conservatori11. Come vedremo in
seguito, non fu l'ultimo giro di valzer del Rahbar.
Mentre nel decennio post-rivoluzionario il volto dell'Iran fu quello di Khomeyni, non si può dire lo stesso con Khamene'i12. I Presidenti susseguitisi dal 1989 a oggi sono stati coloro con cui si è rapportato chi intendesse avere a che fare con la repubblica, anche se possiamo affermare che da dietro le quinte la Guida Suprema ha sempre dettato legge.
In seguito all'ascesa di Khamene'i, a prendere il suo posto nel ruolo di Presidente della
Repubblica sono stati nell'ordine: Alì Akbar Hashemi Rafsanjani, in carica dal 3 agosto 1989 al 2 agosto 1997; Mohammad Khatami, in carica dal 3 agosto 1997 al 2 agosto 2005; Mahmud Ahmadinejad, in carica dal 3 agosto 2005 al 2 agosto 2013; Hassan Rouhani, in carica dal 3 agosto 2013.
Esamineremo meglio in seguito questi personaggi di rilievo (fatta eccezione di Hassan Rouhani poiché è prematuro analizzarne l'operato, essendo in carica solo da pochi mesi), ognuno profondamente diverso dagli altri, sia come orientamento politico sia come percorso intrapreso, ma tutti accomunati da due fattori: la provenienza dalle file dei rivoluzionari del 1979 e di coloro che hanno combattuto l'Iraq, e le trame della Guida Suprema con cui si sono dovuti confrontare.
A partire dalla presidenza Rafsanjani, quando la priorità era la ricostruzione e l'uscita dall'isolamento internazionale, Khamene'i è sempre riuscito a impedire politiche e riforme a lui scomode, e ad aumentare gradualmente il proprio potere personale evitando di esporsi eccessivamente. Egli controlla ora tutti i meccanismi dello Stato grazie al suo potere di nomina dei vertici giudiziari, dei media e dei militari, primi fra tutti i pasdaran. Per quanto riguarda le istituzioni dove il volere di Khamene'i trova la propria esecuzione, degno di nota è il Consiglio dei Guardiani. Tale consiglio ha tra le sue funzioni quella di vagliare le candidature politiche e quella di porre il veto sulle decisioni parlamentari, considerato che i dodici membri che lo compongono sono incaricati più o meno direttamente dalla Guida Suprema, il loro operato non si discosta molto da ciò che Khamene'i desidera.
Considerevole è anche il potere che deriva dall'essere comandante in capo del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica. Nonostante gli avvertimenti fatti dal predecessore Khomeyni, l'odierno Rahbar permise la progressiva intrusione dei militari all'interno del sistema economico e di conseguenza in quello politico. E' Khamene'i a
nominare gli ufficiali di alto rango e a facilitarne a mano a mano l'ingresso nel Majlis e negli altri organi. Quindi, il potere di fatto che ne deriva non consiste tanto nel poter controllare il braccio armato della repubblica e la protezione da questo offerta in caso di crisi, ma nella possibilità di influenzare il processo decisionale che possiede e continua a crescere in ambito economico e politico.
E' rilevante la presenza del leader della rivoluzione anche nell'economia (largamente statalizzata) del Paese, poiché, oltre alle donazioni che riceve l'ufficio di Guida Suprema, egli controlla le fondazioni di carità del paese (come la già citata Bonyad-e mustazafin) e ha molta voce in capitolo per quanto riguarda la spesa degli introiti petroliferi13.
Tuttavia egli non può semplicemente ignorare la vasta gamma di opinioni e di interessi
presenti nel paese e agire per conto proprio14. Deve altresì riuscire a spostare il peso politico da un attore all'altro in modo da preservare il più possibile lo status quo e quindi la sua carica. Quando ciò risulta difficile, ricorre anche all'istituzione di nuovi organi, come accadde nel 2006 con la formazione del Consiglio Strategico per le Relazioni Estere in risposta all'avventurismo di Ahmadinejad15. Questo tipo di operazione mostrò come egli fosse in grado di limitare l'accentramento di certe prerogative su un altro individuo, creando un nuovo strumento in mano a elementi a lui fedeli. Risultato secondario di tale opzione consistette però nell'ulteriore frammentazione dei meccanismi decisionali iraniani.
La sua visione dell'Iran è quella di una nazione che dovrà arrivare a essere completamente libera da costrizioni esterne dal punto di vista politico, perciò è necessario che sia economicamente autosufficiente, il che implica il raggiungimento di uno stadio avanzato a livello tecnologico e scientifico. Per questo, egli afferma che le sanzioni economiche imposte all'Iran dagli altri paesi non fanno altro che stimolarne il
progresso autonomo16. Da notare che ciò non implica un completo isolamento
internazionale, anzi, dopo la fine del conflitto con l'Iraq, i vertici iraniani operarono per ristabilire connessioni diplomatiche ed economiche precedenti alla rivoluzione e svilupparne di nuove. Khamene'i lasciò agire liberamente i presidenti Rafsanjani e
Khatami negli anni in cui questi ristabilirono delle relazioni diplomatiche, il primo con i paesi europei e asiatici, e il secondo con quelli del Medio Oriente, ma impedì costantemente che questi intaccassero quelle che egli considera due colonne portanti della politica estera e dell'identità iraniane: l'ostilità per gli Stati Uniti e l'opposizione a Israele.
Già dagli anni in cui fu Presidente della Repubblica, Khamene'i ha sempre descritto gli USA come un paese il cui fine è minare l'autorità della Repubblica Islamica, sia all'interno che all'esterno. Per questo egli crede che sia necessario anzitutto non cedere mai alle pressioni che questi cercano di esercitare, poiché se l'Iran iniziasse a mostrare segni di accondiscendenza la dirigenza USA incalzerebbe su più questioni. Da qui l'ostinata chiusura iraniana su argomenti come il nucleare.
Se i funzionari di un paese si fanno scoraggiare dalla prepotenza delle potenze arroganti, e come risultato, cominciano a cedere sui propri principi e a fare concessioni a queste potenze, queste concessioni non arriveranno mai a una fine! Prima, ti faranno pressione per riconoscere questo o quel regime come illegittimo, poi ti obbligheranno a non definire islamica la tua costituzione! Non si fermeranno mai dall'ottenere tue concessioni attraverso pressioni e intimidazioni, e tu sarai costretto ad abbandonare i tuoi valori e principi passo dopo passo! Sicuramente, la fine delle pressioni e delle intimidazioni statunitensi si avranno solo quando i funzionari iraniani annunceranno che sono pronti a compromettere l'Islam e il loro governo popolare della Repubblica Islamica, e gli Stati Uniti potranno così portare al potere in questo paese chiunque vogliano!17
Khamene'i ha dedicato molto tempo allo studio delle dinamiche del crollo del blocco sovietico e quello che lo preoccupa non è tanto un attacco militare, quanto l'introduzione di usi e costumi politico-culturali che arrivino a separare la popolazione dalla tradizione islamica e minare quindi la legittimità stessa del governo. Inoltre sostiene che gli USA stiano appoggiando la causa dell'autonomia di diverse etnie
all'interno dell'Iran, così come fece con i paesi nell'orbita sovietica18, e che
approfittarono della loro presenza in Iraq.
Nonostante i trascorsi con Saddam Hussein, Khamene'i avrebbe preferito il suo regime all'arroganza degli USA, i quali, a suo avviso, hanno invaso il paese con lo scopo di controllare il Medio Oriente con i suoi pozzi petroliferi e proteggere Israele. In un primo
momento temette l'instaurazione di un governo fantoccio laico, liberale e filo- occidentale, ciò che effettivamente gli USA desideravano, ma si può dire che ottenne indirettamente un successo morale quando a prevalere fu la fazione sciita irachena. Così gli Stati Uniti si mossero per esacerbare i rapporti tra sciiti e sunniti cercando quindi di compromettere l'influenza iraniana-sciita nel mondo musulmano19. Ciò portò Khamene'i a mettere in guardia i paesi dell'area, puntualizzando che l'Iran non cercava il confronto con il mondo sunnita e che la sua rivoluzione fu prima di tutto islamica dunque in aiuto, in egual misura, a tutti i movimenti appartenenti a entrambe le concezioni dell'Islam.
Chi avrebbe goduto di un confronto tra sciiti e sunniti sarebbero stati solo i complottisti statunitensi e i sionisti.
Altro acerrimo antagonista della Guida Suprema è per l'appunto Israele. Così come gli Stati Uniti, lo stato ebreo è da sempre al centro dei discorsi tenuti da Khamene'i, il quale non fa mistero del disprezzo che nutre nei suoi confronti. Affronta il conflitto israelo- palestinese come un argomento d'interesse nazionale all'ordine del giorno, anche se in realtà gli iraniani non ne sembrano così interessati come gli altri popoli mediorientali. Questo poiché l'Iran non è arabo ed eccetto la questione nucleare (comunque una priorità dei vertici e non dei cittadini), non ha controversie per quanto riguarda confini, ha al suo interno una considerevole comunità ebraica e non ha problemi di rifugiati palestinesi.
Lo stesso Khamene'i, più che discutere riguardo una sistemazione della situazione palestinese, pare intento ad aggredire l'entità sionista a livello globale. Mentre Rafsanjani e Khatami si dimostrarono meno interessati all'argomento, con Ahmadinejad l'ayatollah trovò qualcuno con cui condividere la sua tenace posizione anti-sionista. Arrivò persino a spiegare affermazioni come «Israele sparirà dalle carte geografiche», dicendo che il presidente non intendeva fare riferimento a un intervento militare diretto contro gli ebrei, bensì un referendum popolare che avrebbe come esito l'inevitabile
dissoluzione dello Stato ebraico e la scomparsa del sionismo20.
La difesa ostinata della causa palestinese s'inserisce anche nella visione che ha Khamene'i del suo ruolo di Guida Suprema del paese destinato a primeggiare nella comunità musulmana. Segue tre principi per affermarne tale ruolo, primo è quello che vede l'Iran condividere con gli altri paesi musulmani medesimi interessi e nemici. Segue
poi l'idea paradossale che il miglior modo di trasmettere i suoi principi e ideali sia attraverso elezioni democratiche, è infatti convinto che nei paesi musulmani possano facilmente trionfare le fazioni legate alla fede islamica. Infine Khamene'i è convinto dell'importanza strategica dell'Iran per quanto riguarda le questioni di politica e sicurezza di tutta l'area mediorientale e non esita a usare i mezzi a sua disposizione per
legare il destino dei paesi limitrofi a quello della Repubblica Islamica21. L'invasione
statunitense dell'Iraq ha giocato il suo ruolo anche in quest'ambito, mettendo fuori gioco altri ayatollah di rilievo e regalando così al leader iraniano un seguito tale da essere stimato persino nel mondo sunnita.
Al momento la permanenza di Khamene'i all'ufficio di Guida Suprema pare assicurata, poiché i rivali che avrebbero potuto mettere in discussione la sua autorità sono stati progressivamente messi in disparte. Si pensa piuttosto a chi potrebbe ereditarne la carica, ma al momento l'Assemblea degli Esperti pare non avere candidati. L'ayatollah Montazeri, considerato il più appropriato anche se diseredato dallo stesso Khomeini poco prima della sua morte, è deceduto nel 2009. L'ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, mentore di Khamene'i, per dieci anni capo della magistratura e membro del Consiglio dei Guardiani, rappresenterebbe un buon connubio di spiritualità ed esperienza politica, ciò che ne rende improbabile l'ascesa è però la sua provenienza irachena, la quale lo renderebbe inaccettabile agli iraniani. Alì Akbar Hashemi Rafsanjani potrebbe essere un altro possibile erede, quantomeno per il fatto che è considerato l'uomo più potente dell'Iran dopo Khamene'i, ma l'essere sopravvissuto tanto a lungo ai vertici della Repubblica Islamica ed essersi arricchito tanto da divenire l'uomo più ricco del paese non lo rendono certo apprezzato.
Anche se la Costituzione iraniana prevede che l'ufficio di Guida Suprema debba essere prerogativa di un singolo individuo, gli avvenimenti del 1989 hanno dimostrato che in caso di necessità la revisione sia possibile. Una modifica potrebbe infatti permettere la formazione di una shura, ossia un consiglio composto di tre o cinque membri che andrebbe a sostituire la figura della Guida Suprema22. Già presa in considerazione ai tempi della successione a Khomeini, potrebbe essere una soluzione se non fosse che anche per questa si presentano problemi riguardo alla scelta dei nomi che la dovrebbero comporre.
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