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Juan Domingo Peron
Perón, Juan Domingo (Buenos Aires 1895 - Buenos Aires 1974).
Militare di carriera, nel 1930 prese parte all'insurrezione dell'esercito contro il presidente, e venne nominato segretario personale del ministro della Guerra (1930-1935). Dopo un periodo di studio all'estero, che trascorse per lo più in Italia dove approfondì la sua preparazione di tattica militare e simpatizzò per il regime fascista, rientrò in patria e insieme ad altri ufficiali fondò un'organizzazione segreta di destra con l'intento di rovesciare il governo.
Artefice del golpe militare del 1943, instaurò un nuovo regime, nel quale assunse le cariche di vicepresidente, ministro della Guerra e del Lavoro. Sfruttando la favorevole congiuntura economica, introdusse riforme e miglioramenti salariali che gli valsero il sostegno dei sindacati dei lavoratori. Il suo crescente potere incontrò però l'opposizione delle alte gerarchie militari, che lo obbligarono a dimettersi e nell'ottobre del 1945 lo fecero arrestare. Venne liberato pochi giorni dopo grazie all'azione dei sindacati e della popolarissima attrice Maria Eva Duarte, che sposò alla fine dello stesso anno, e che da allora fu costantemente al suo fianco anche nella vita politica. L'attività di propaganda da lei svolta in suo favore giocò un ruolo determinante nella vittoria di Perón alle elezioni presidenziali del 1946.
Il suo governo seguì una politica definita 'a metà strada fra capitalismo e comunismo', che da lui prese il nome di peronismo o anche di giustizialismo, caratterizzata da un forte nazionalismo e, all'interno, da provvedimenti fortemente antidemocratici. Nel corso di dieci anni Perón dette una decisa accelerazione al processo di industrializzazione del paese mediante l'adozione di piani quinquennali, mirando anche a diminuire la dipendenza dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Le difficoltà economiche seguite all'esaurirsi della congiuntura favorevole e il forte aumento dell'inflazione provocarono un crescente malcontento tra le fasce abbienti della popolazione.
La sua posizione fu ulteriormente indebolita dallo scontro con la Chiesa cattolica sulla legalizzazione dell'aborto e della prostituzione. Nel 1952 Evita morì e nel 1955 il regime venne rovesciato da un nuovo colpo di stato militare; Perón si ritirò a Madrid, in un esilio durato diciotto anni, e ritornò in patria solo nel 1973, dopo la vittoria dei peronisti alle elezioni. Lo stesso anno fu rieletto presidente e nominò alla vicepresidenza la sua nuova moglie Isabelita. I suoi gravi problemi di salute e le durissime lotte interne al Partito giustizialista apertesi in vista della successione, ostacolarono però l'attività di governo. Alla sua morte, avvenuta nel 1974 gli subentrò la moglie, di lì a poco deposta dal cruento colpo di stato militare guidato da Jorge Rafael Videla.
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