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Il mito delle origini, la sacralità della terra, quindi della patria e poi della nazione, il culto della razza sono gli esiti di un percorso culturale e politico che inizia all'interno della cultura romantica tedesca, dove, accanto ad ispirazioni aperte al trascendente, si delineano, a partire da Fichte, connotazioni del sacro in senso fortemente nazionalista.
Il 1806 non è solo l'anno che segue la svolta politica di Schleirmacher ma è anche l'anno che segna l'inizio del nazionalismo romantico tedesco. Cioè è l'anno in cui il movimento culturale romantico tedesco si piega al nazionalismo e, da puro movimento letterario, diventa un movimento aperto a un ingaggio politico. Nell'ambito della poesia tedesca romantica avviene una svolta che ha ovviamente anche dei riflessi nello stesso svolgimento della poesia romantica. Si tratta di due tappe nell'ambito del romanticismo che sono caratterizzate da due riviste. La prima dal titolo <<Athenaum>>, che termina nel 1800, è aperta ad un cosmopolitismo culturale. La seconda dal titolo <<Zeitung fur Einsiedker>> ( Giornale per ermetici) del è aperta piuttosto al culto del passato tedesco. Si è di fronte a una nuova fase del romanticismo e di conseguenza a un nuovo volto del romanticismo. L '<<eremita>> della rivista patriottica canta un nuovo patriottismo che esce dalla bufera napoleonica. Nella sua solitudine questo eremita medita e dà nuova vita ai documenti storici e letterari del glorioso passato della sua nazione.
Schlegel e Fichte
Si è di fronte a due fasi del romanticismo che, pur essendo distinte, sono legate strettamente tra loro. La prima fase di carattere cosmopolitico è intrinsecamente aperta al futuro, la seconda fase, che è soprattutto patriottica, è rivolta al passato. Sono forse due i pensatori caratteristici di questi due momenti del romanticismo: F. Schlegel(1772-1829) per la prima fase e J.G.Fichte(1762-1814)per la seconda. Nelle sue ben note lezioni berlinesi, F.Schlegel esorta gli uditori ad essere sempre più aperti al fascino della cultura. Pure Fichte nelle sue lezioni, tenute cinque anni dopo, sottolinea l'amore per la cultura tedesca e soprattutto per le origini di tale cultura. Nei Discorsi alla nazione tedesca(Reden an die deutsche Nation)(1807-1808), che sono ormai ritenuti dagli storici della cultura come un documento della storia del germanesimo,
Fichte viene sottolinea la superiorità dell'essere tedesco e si leggono talvolta accenti di intolleranza per tutto ciò che non è tedesco. Anche se non in modo esplicito, si possono trovare in questi discorsi delle premesse che la cultura del nazionalsocialismo saprà sfruttare con molta abilità.
Così se si riprende la questione sul possibile rapporto tra il romanticismo tedesco e il nazionalismo ateo, materialistico del nazionalsocialismo, si può vedere che tale rapporto può essere messo a fuoco in modo particolare nella seconda fase del romanticismo: cioè quello nazionalistico, non cosmopolitico, delineato nella figura dell'eremita della rivista citata. Nei discorsi di Fichte l'unità europea non è più poetica, culturale, religiosa, ma si confonde con l'unità preistorica ancora indistinta della Germania. Nasce da qui il modello di <<popolo>> delineato dal filosofo. Non è il vincolo della legge a tenere unito un popolo ma il senso di una continuità spirituale e di una missione. <<Nazione>> per eccellenza, anzi <<popolo originario>>. Fichte dichiara la nazione o il popolo tedesco; mentre le altre comunità europee hanno, nel corso dei secoli, perduto o corrotto i loro caratteri( tra i quali uno dei più importanti è la lingua), i tedeschi si sono sostanzialmente mantenuti identici a loro stessi. Proprio per queste concezioni il filosofo è stato spesso dichiarato come un antesignano del nazionalismo tedesco. Ciò è fattualmente vero nel senso che i discorsi vennero effettivamente letti in quello spirito; ma la cosa avvenne molto tempo dopo la loro stesura. Occorre precisare che il filosofo non pensò mai ad un dominio, in senso politico, della Germania sull'Europa; tantopiù che un'espansione dei tedeschi, fuori dalle loro frontiere etniche, li avrebbe costretti alla mescolanza tra i popoli, e quindi avrebbe fatto perdere le caratteristiche specifiche per cui potevano aspirare ad una sorta di primato spirituale. Ma parlando della dinamica dello spirito non si accorge che il suo discorso scivola in un'altra direzione che abbraccia la forza viva del popolo, della nazione, della patria. Nel legame spirituale della lingua del popolo affiora un altro legame che più tardi viene determinato nella cultura del nazionalsocialismo come legame materiale del sangue.
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