Imperialismo
e colonialismo
Parola chiave: Imperialismo
La febbre coloniale: alla penetrazione commerciale subentrò un disegno più
sistematico di assoggettamento politico e di sfruttamento economico. La
tendenza prevalente divenne quella di imporre un controllo più o meno formale a
vastissimi territori dell'Africa, dell'Asia e del Pacifico, che furono ridotti alla
condizione di vere e proprie colonie (se venivano assoggettati
all'amministrazione diretta dei conquistatori) o di protettorati (se il
controllo era esercitato in modo indiretto, conservando in vita, almeno
formalmente, gli ordinamenti preesistenti).
Fattori: gli interessi economici giocarono senza dubbio un ruolo notevole. Più
recente era la spinta proveniente dall'accumulazione di capitali finanziari
disponibili per investimenti ad alto profitto nei territori d'oltremare. Vi
erano poi motivazioni politico-ideologiche che affondavano le loro radici in
una mescolanza di nazionalismo e di politica di potenza, di razzismo e di
spirito missionario, nonché la prospettiva di grandi ricchezze nascoste nei
territori da esplorare, la curiosità scientifico-geografica tipica della
cultura del positivismo, la moda dell'esotismo, e l'alone romantico, trasmesse
dalla stampa intorno alle figure di grandi esploratori. Agirono da stimolo
anche fattori più occasionali determinati dalla necessità di prevenire e
controbattere le iniziative delle potenze concorrenti.
Effetti: dal punto di vista economico, l'esperienza coloniale ebbe alcuni
effetti positivi sui paesi che ne furono investiti: vennero messe a coltura
nuove terre, introdotte nuove tecniche agricole, costruite infrastrutture,
avviate attività industriali e commerciali, esportati migliori ordinamenti
amministrativi e finanziari. Ma tutto ciò avveniva a prezzo di un continuo
depauperamento di risorse materiali e umane, insomma di un vero e proprio
sfruttamento coloniale.
Sul piano politico, però, l'espansione coloniale finì col favorire, in tempi
più o meno lunghi, la formazione o il risveglio di nazionalismi locali, ad
opera soprattutto di nuovi quadri dirigenti che si formarono nelle scuole
europee e vi assorbirono gli ideali democratici e i princìpi di nazionalità.
L'Europa si trovò così ad esportare quello che meno avrebbe desiderato: il
bisogno di autogovernarsi e di decidere il proprio destino.
La presenza europea in Asia:
-Inghilterra: India (nel 1876 la regina Vittoria ne fu proclamata imperatrice),
Celyon, Hong Kong, Singapore e numerose basi nell'oceano indiano e nel sud-Est
asiatico
-Olanda: arcipelago indonesiano
-Portogallo: Macao in Cina, Goa in India e parte dell'isola di Timor.
-Spagna: possedeva le Filippine
-Russia: aveva avviato da oltre un secolo la sua espansione verso la Siberia e
l'Asia centrale.
-Francia: ultima a giungere sul continente, aveva gettato le basi di un vasto
dominio nella penisola indocinese.
1869: inaugurazione del canale di Suez (dopo dieci anni di lavori)
1904: fu completata la costruzione della ferrovia Transiberiana, la più lunga
del mondo, che collegò Mosca a Vladivostok, porto russo sul Mar del Giappone.
Mentre si compiva la spartizione dell'Asia, la gran Bretagna, che già dominava
sull'Australia e la Nuova Zelanda, occupò le isole Fiji, le Salomone e le
Marianne, mentre la Nuova Guinea fu divisa fra tedeschi e inglesi.
La spartizione dell'Africa:
Quando gli europei procedettero alla conquista dell'Africa, la regione
sahariana e quella della costa nord-occidentale erano controllate da una serie
di potentati locali e di regni musulmani. Compattamente cristiano era invece
l'Impero etiopico, il più vasto e il più solido fra gli stati del continente.
Gli elementi di coesione politica o religiosa erano invece del tutto assenti
nell'Africa centrale e meridionale.
1881: occupazione francese della Tunisia
1882: occupazione inglese dell'Egitto
La questione dell'espansione belga nel Congo fu l'elemento che portò alla
convocazione della conferenza di Berlino nel 1884-85, ove si stabilirono i
principi della spartizione: il principio adottato fu quello della effettiva
occupazione, ufficialmente notificata agli altri Stati, come unico titolo a
legittimare il possesso di un territorio.
Il Sud Africa e la guerra anglo-boera
Fu un esempio tipico di impulso espansionistico proveniente non tanto dalla
madrepatria, quanto dalla stessa realtà coloniale (nella fattispecie dalla
colonia inglese di Città del Capo, soprattutto attraverso la politica di Cecil
Rhoodes).
I boeri, discendenti dagli agricoltori olandesi che nel XVII secolo avevano
colonizzato la regione del Capo di Buona Speranza, dopo la sottomissione della
stessa colonia all'Inghilterra, si videro costretti a spingersi verso nord dove
fondarono le repubbliche dell'Orange e del Transvaal. Ma la scoperta di
importanti giacimenti di diamanti in questi territori, risvegliò l'appetito
inglese che attirò nelle due repubbliche un gran numero di immigrati inglesi. I
boeri, sentendosi minacciati, nel 1899, dichiararono guerra all'Inghilterra. La
guerra fu lunga e sanguinosa e si concluse con la nascita dell'Unione
Sudafricana, dove inglesi e boeri avrebbero trovato un terreno concreto di
collaborazione nello sfruttamento delle immense risorse del paese.