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Nel periodo che va dal 1190 al 1220 i vari regni medioevali vanno assumendo connotati diversi.
In Francia i vari sovrani riuscirono ad accentrare nelle proprie mani un potere politico territoriale sempre più vasto. Al tempo di Enrico II, per esempio, il gioco delle successioni aveva riunito nelle mani della stessa persona la corona d'Inghilterra e molti dei maggiori feudi francesi. Questa grande concentrazione di potere dopo la morte di Enrico si infrangeva di fronte al rafforzamento della dinastia francese dei Capetingi. Nella guerra tra Francia e Inghilterra, nella battaglia di Bouvines, i re inglesi perdevano tutti i possessi francesi. I re francesi, invece, traendo profitto dalla crociata contro gli Albigesi, estendevano la loro sovranità anche sulle regioni sud-occidentali del Paese.
Nell'altra estremità dell'Europa, il Regno di Sicilia, costituito dal normanno Ruggiero II d'Altavilla, sembrava avviato a diventare potenza paragonabile a quella inglese. L'estensione della dinastia normanna lasciava il posto alla successione dell'imperatore, re di Germania, Enrico VI.
Le ultime trasformazioni di questo periodo riguardano la penisola iberica: la guerra di «reconquista» spagnola contro i Musulmani di Spagna terminava con la battaglia di Las Navas de Tolosa che sanciva la fine della Spagna araba e l'affermarsi della Castiglia fra le grandi monarchie europee.
La morte prematura di Enrico VI lasciava sia l'impero tedesco sia il Regno di Sicilia senza una forte guida politica perché il successore, Federico II, aveva soltanto due anni. In questi anni la maggiore autorità dell'Europa cristiana era il Papa Innocenzo III, tutore di Federico II, che appoggerà Federico per ottenere la corona del re di Germania e d'Italia. Durante il suo regno Federico II si disinteressò della Germania concentrando tutta la sua
attenzione sul Regno di Sicilia. I baroni del regno, che includeva tutte le regioni meridionali della penisola, avevano, negli anni precedenti, approfittato della mancanza di un potere regio effettivo, usurpato beni, privilegi e giurisdizioni alla Corona. Con Federico II le cose cambiarono: il suo è stato un governo moderno nel senso di accentramento statale della vita politica ed economica. Tutte le funzioni politiche dovevano essere esercitate dal re e dai suoi funzionari; non poteva esistere alcun centro di potere autonomo, si trattasse di vescovi, baroni o città. L'attività dei mercanti era rigidamente controllata; viene emanata una gran quantità di leggi scritte ponendo come obiettivo il monopolio statale del diritto. Federico II dopo uno scontro col Papa a causa della mancata organizzazione di una crociata, come promesso, logorava le sue forze nella lotta con i Comuni dell' Italia centro-settentrionale, nei confronti dei quali voleva estendere il suo potere. Il re moriva prima ancora che tale conflitto fosse concluso.
Nel Regno di Sicilia il governo era tenuto dal figlio illegittimo di Federico II, Manfredi, che sperava di portare a termine l'impresa cominciata dal padre; ma ancora una volta la guerra volgeva a favore dei Guelfi: Manfredi veniva sconfitto definitivamente. La stessa impresa sarà tentata, anni dopo, dall'ultimo degli Svevi, Corradino, anch'egli sconfitto; con lui tramonta la dinastia degli Svevi.
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