Il Sacro Romano
Impero Germanico
e la casa di Sassonia.
Come già visto, alla morte di Carlo Magno ( 814 ), l'Impero cessò di
esistere e, le varie regioni che ne avevano fatto parte, si resero indipendenti
costituendo ognuna uno stato a sé.
I
tre figli di Carlo, infatti, si disputarono l'Impero e lo suddivisero
con il trattato di Verdun (843)
- LOTARIO ebbe l'Italia, la Provenza, la diocesi di Uzès
e di Viviers sul Rodano, una parte della
Borgogna, l'Alsazia, la Diocesi di Treviri, la Ripuaria dalla frontiera sassone alla Schelda e la Frisia dal Reno al Weser;
- LUDOVICO le diocesi di Magonza, Worms e Spira alla sinistra del Reno, la Baviera, l'Austrasia, la Sassonia e la Turingia
dalla frontiera slava e danese. alla foce del Weser;
- CARLO l'Aquitania, la Settimania,
la marca spagnola, la Borgogna ad ovest della Saona,
la Neustria, la Fiandra e la Marca di Bretagna.
L'unità dell'impero era finita.
Restava solo il titolo d'imperatore, e fu assegnato a Lotario, ma solo ad
honorem, perché non gli dava nessun diritto d'ingerenza nei domini dei
fratelli.
I tre regni erano assolutamente indipendenti, c'era però l'obbligo di vivere in
buona armonia e di aiutarsi a vicenda con nemici esterni.
Qual è la situazione di ogni territorio a partire da questo momento?
- Francia I territori della Francia restano sotto il dominio di
Carlo il Calvo, essi avrebbero costituito
il nucleo della Francia, che sarebbe poi passata sotto la dinastia dei
Capetingi (dal 987), dal nome capostipite Ugo Capeto.
- Italia Nell'aprile dell'850, LUDOVICO II, figlio di Lotario, si recava a Roma e dalle mani del
pontefice Leone IV riceveva la corona imperiale (aprile dell'850).
Successivamente
egli moriva senza eredi; si
trattava di vedere a chi sarebbe toccata sia la dignità imperiale sia il
regno d'Italia, se alla casa regnante di Francia, rappresentata da CARLO il CALVO, o alla casa di
Germania, rappresentata da LUDOVICO
il GERMANICO. Non
sarebbe stato difficile risolvere la questione se si fosse tenuto conto della 'Ordinatio imperii'
di Ludovico il Pio, dell'817, in cui era detto che, in caso
d'estinzione del ramo primogenito, l'assemblea dei Franchi aveva il potere
di decidere a chi degli altri discendenti dovesse esser dato il titolo
d'imperatore.
Ludovico II, morendo, aveva però espresso il desiderio di dare la successione a CARLOMANNO, figlio maggiore di
Ludovico il Germanico. I grandi, riuniti a Pavia, offrirono il regno
d'Italia ad entrambi i fratelli CARLO e LUDOVICO; ma nello stesso anno
875 un'altra assemblea di laici ed ecclesiastici riunita a Roma dal
Pontefice proclamava imperatore Carlo il Calvo. Dopo
un'aspra lotta Carlo II il Calvo (875-877), già re di Francia, divenne
imperatore. Successivamente Carlomanno (877-880) re
d'Italia e di Baviera lasciò il governo dell'Italia al fratello Carlo
il Grosso. Nel 881 Carlo III il Grosso era quindi sia re d'Italia sia imperatore, ma venne
deposto nell'887 da una Dieta (Assemblea) indetta da suo nipote, re di
Germania. Nell'888 il Regno d'Italia passò a Berengario
I del Friuli, nipote di Ludovico il Pio. Nel 900 I signori
italiani chiamarono Ludovico, re di Provenza contro Berengario; questi fu incoronato
re d'Italia, ma fu poi sconfitto da
Berengario stesso (905) che, dieci anni dopo, fu incoronato imperatore a
Roma
Nel 921 I grandi feudatari
italiani si ribellano ancora a Berengario e chiamarono in Italia Rodolfo
II di Borgogna, che lo sconfisse e si fece nominare re d'Italia (923), ma
Ugo di Provenza scese in Italia contro Rodolfo che si ritirò,
permettendogli di ottenere la corona del Regno d'Italia (926-946).
Nel 948 Ugo di Provenza morì lasciando erede il figlio Lotario. Alla morte di Lotario di
Provenza, Berengario d'Ivrea, suo ministro, fu incoronato re.
- Regno di Germania L'area germanica era divisa in tanti potenti
ducati: Sassonia, Franconia, Baviera, Lorena;
contro cui avevano lottato invano i successori di Carlo Magno per ridurli
alla soggezione dell'autorità centrale. Fra tanti feudatari Enrico I di Sassonia si era
distinto per aver saputo fronteggiare validamente le minacce degli Slavi e
degli Ungari, e per questi meriti gli altri
feudatari accettarono la successione al trono del figlio Ottone I. Questi, per piegare la resistenza
dei duchi, ricorse allo spezzamento dei feudi e all'appoggio del
clero. Egli venne in Italia, per invito di Adelaide (vedova di Lotario),
defraudata nei suoi diritti da Berengario II, sconfisse
quest'ultimo ( 951) ed a Pavia cinse la corona di Re d'Italia.
Ottone preferì per il momento
limitare i suoi impegni in Italia e si affrettò a rientrare in Germania.
Dopo un decennio di lotte contro i propri feudatari e contro le incursioni
degli Ungari, la sua opera in difesa
dell'Europa cristiana gli conferì il prestigio necessario per aspirare
all'incoronazione imperiale. Ottone I fu infatti un grande
Imperatore e la sua vittoria sugli Ungari gli conferì
grande prestigio come difensore della Cristianità
Negli anni successivi al 955 egli ricominciò ad occuparsi dell'Italia,
sollecitato dai nobili e vescovi che spingevano affinché egli intervenisse
contro le prepotenze del suo reggente Berengario. Ottone I tornò così nuovamente
in Italia e a Roma ricevette la corona imperiale ( 962 ) dalle mani del
Papa.
Egli ridusse l'incontrastato potere dei feudatari o sostituendoli o
spezzando i loro feudi e concedendo il governo delle città e di molte
terre ai vescovi ( vescovi-conti). Con i vescovi-conti
l'Imperatore riusciva meglio a salvaguardare l'unità territoriale
dell'impero, poiché alla loro
morte, non potendo essi avere figli legittimi, il feudo tornava nelle mani
dell'imperatore che poteva nuovamente disporne, mentre con i feudatari
laici, che avevano il diritto di trasmettere alla loro morte il feudo in
eredità ai propri figli, l'Imperatore veniva a perdere ogni effettiva
autorità sul feudo stesso. Tale soluzione però, per la posizione ambigua
dei vescovi - conti, a distanza di un secolo darà luogo ad una delle più
accese lotte del Medioevo: la lotta per le investiture (che vedremo
in seguito).
Ottone I volle, quindi, regolare i rapporti tra Chiesa e Impero
con il famoso Privilegio
Ottoniano, secondo cui riconosceva
al papa la sovranità sulle terre dello Stato Pontificio e tutte le
donazioni fatte; però si riservava di controllare e confermare l'elezione
del Papa, il quale doveva sempre giurare fedeltà all'Imperatore.
In tal modo, a differenza di Carlo Magno che aveva sempre chiesto la
collaborazione della Chiesa, Ottone I la rese suddita e la pose al suo
servizio.
Quindi, il Sacro Romano Impero Germanico, che nasceva con Ottone I
e che il Papa Giovanni XII
sanzionava con l'incoronazione di Ottone in Roma (febbraio 962) , differiva
dal Sacro Romano Impero carolingio non solo per
la nazionalità dell'imperatore e per la diversità del territorio, ma anche
e soprattutto per i diversi rapporti tra Chiesa e Impero. La Chiesa
era di fatto dipendente dalla volontà dell'Imperatore.
Il successore di Ottone I, Ottone II, si occupò
prima di tutto della Germania, reprimendo le spinte autonomistiche
dei feudatari tedeschi, e inoltre si impegnò contro le invasioni dei Danesi e
degli Slavi. Mentre a Roma il papa era stato sostituito da un uomo di fiducia
delle potenti famiglie romane, Ottone II riuscì a ristabilire la propria autorità e ad occuparsi
successivamente degli arabi, che avevano occupato il meridione italiano,
sconfiggendoli. Morto però
inaspettatamente, lasciò come suo successore Ottone III di soli 3 anni, affidato alla tutela della madre e delle
nonna. Ottone, raggiunta la maggiore età , volle attuare il suo disegno
politico: quale protettore della Chiesa egli voleva esercitare la propria
autorità come re-
sacerdote, restaurando un Impero romano- cristiano universale di
popoli tanto occidentali che orientali. Stabilì pertanto la sua residenza a
Roma, ma incontrò subito le resistenze della nobiltà locale. La restaurazione
dell'Impero così come era concepito da Ottone non era di fatto attuabile, per
le mutate circostanze politiche e storiche. Nel 1001 Roma si ribellò ed egli fu
costretto ad abbandonarla definitivamente.
Morto nell'anno successivo
senza eredi, suo successore divenne
il cugino Enrico II, che quindi ereditò una situazione difficile: i confini
germanici erano minacciati, in Italia i feudatari elessero un nuovo re, Roma
insorse nell'anno stesso dell'incoronazione imperiale di Enrico. Con la sua morte, nel 1024, si estinguerà
la dinastia Sassone.
La casa di Franconia
Successore di Enrico II fu Corrado II
della casa di Franconia.
Al fine di limitare il potere dei grandi feudatari, egli emanò la Costitutio de feudis
(1037) con cui stabiliva l'ereditarietà dei feudi minori, così come il capitolare di Kierzy
(877) aveva riconosciuto ereditari i feudi maggiori. Questo provvedimento
introduce nel sistema feudale un elemento di crisi, in quanto allenta i vincoli
di dipendenza dai superiori da parte dei piccoli feudatari.
Il successore di Corrado (morto nel 1039) fu Enrico
III di Franconia.
Questi, risolse la questione dei popoli slavi,
imponendo il suo protettorato su Polonia, Boemia e Ungheria.
Se durante il regno di Corrado II l'elezione
del papa era tornata a dipendere dalla nobiltà romana, che aveva persino fatto
eleggere un papa di 12 anni, Benedetto IX, Enrico III intervenne ristabilendo
l'ordine secondo la tradizione del
Privilegio Ottoniano.
Egli, convinto assertore del risanamento
morale della Chiesa, elesse un papa
tedesco Clemente II, che sarà il primo di una serie di papi ad intraprendere un'azione riformatrice
all'interno della Chiesa. Inoltre, Enrico III, riprendendo la politica
di penetrazione nell'Italia meridionale, si appoggiò ad una nuova forza: i Normanni (vedi paragrafo che segue).