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Il neozoico




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IL NEOZOICO









IL NEOZOICO


L'ultima era geologica, che va da un milione ottocentomila anni fa sino ai giorni nostri, prende il nome di Neozoico, termine che deriva dal greco 'vita nuova'. La denominazione Quaternario fu invece proposta da Jules Desnoyers nel 1929, mentre quella di Era Antropozoica o Antropozoico deriva dal fatto che l'evento più significativo di questo periodo fu la comparsa ed evoluzione dell'uomo, successiva a 5 grandi glaciazioni.

Si divide in :

Pleistocene à sino a 11mila anni fa ( periodo glaciale )

Olocene à comparsa ed evoluzione dell'uomo


PLEISTOCENE

Il nome Pleistocene, detto anche Glaciale o Diluviale, deriva dal greco 'il più recente'. In questo periodo si formarono notevoli depositi morenici (depositi glaciali) dovuti allo spostamento dei ghiacciai, a sedimenti alluvionali e depositi di origine eolica, detti loess o löss, che in alcuni casi raggiunsero 400 metri di spessore. La più importante e intensa fu l'ultima.


Nome

Anni a.C.

Donau


Günz


Mindel


Riss


Würm















Ogni glaciazione si divide in due fasi:

ANAGLACIALEà espansione dei ghiacci

CATAGLACIALE ritiro dei ghiacci

Il clima fu caratterizzato dalla diminuzione intermittente della temperatura, che causò grossi mutamenti soprattutto nell'emisfero settentrionale. Queste cinque vastissime espansioni glaciali furono separate da quattro lunghi intervalli durante i quali i ghiacciai diminuirono di volume. I ghiacciai arrivarono a coprire un terzo dei continenti, lasciando tracce nelle zone delle Alpi e Prealpi (dove scavarono per esempio il lago Maggiore, il lago di Como, il lago d'Iseo e il lago di Garda). Lo scioglimento dei grandi ghiacciai del periodo Pleistocenico, sino a raggiungere le dimensioni attuali, ha causato l'innalzamento del livello del mare di circa 140 metri, isolando specie animali su terre dove poterono evolvere e specializzarsi in quel dato ambiente. Ciascuna di queste fasi glaciali era separata dalla successiva da un periodo relativamente caldo, detto interglaciale.

Quali furono le cause?

Non sono ancora del tutto note, invece, le cause per le quali, durante il NEOZOICO, si alternarono 5 periodi freddi.

ASTRONOMICHE: cioè la variazione dell'inclinazione dell'asse terrestre, che comporta una diversa esposizione del pianeta ai raggi solari

FISICHE: la presenza di grandi quantità di vapore acqueo riversata dalle frequenti eruzioni vulcaniche, ha creato delle nubi che hanno schermato i raggi solari, provocando perciò un abbassamento della temperatura

GEOLOGICHE: l'orogenesi ha portato ad un aumento della continentalità (cioè più territori vengono a trovarsi a quote maggiori, dunque a temperature inferiori


FAUNA & FLORA DURANTE IL PERIODO GLACIALE

Uccelli mastodontici

Durante le fasi interglaciali si svilupparono uccelli mastodontici con ali atrofizzate, come il Moa, i cui resti fossili sono stati ritrovati in Nuova Zelanda, e l'Aepyornis maximus: raggiungevano un'altezza di circa 3 metri, ma i Moa li superavano arrivando a 4 metri; questi ultimi avevano uno scheletro robusto, gambe potenti, cranio relativamente piccolo, becco corto e piatto.

Il mammut

È in questo periodo di climi rigidi che comparvero il mammut, il rinoceronte lanoso, il bisonte, l'orso delle caverne, la iena, la renna, il capriolo e lo stambecco. Il Mammut fu uno dei più tipici esponenti della fauna pleistocenica: era un proboscidato alto oltre quattro metri al garrese e, a differenza dell'elefante attuale, era coperto di folta pelliccia ed era dotato di un cranio breve ed appiattito posteriormente. Le zanne, enormi, potevano essere lunghe oltre quattro metri e mezzo, e la parte terminale era ricurva. Erano diffusi in tutti i continenti settentrionali. Di questi mammiferi colossali sappiamo molto perché, oltre agli scheletri, in Siberia ne sono stati ritrovati anche degli esemplari congelati, cosicché è stato possibile studiarne la pelle e le parti molli. Probabilmente migravano a sud in inverno, alla ricerca di pascoli; possedevano inoltre una riserva di grasso che accumulavano in una gobba sulle spalle. Molte informazioni sono state inoltre ricavate dai disegni tracciati dai nostri antenatisulle pareti delle loro caverne; è però quasi certo che furono proprio i nostri antenati a provocarne l'estinzione, dopo la fine dell'era glaciale, con la caccia spietata cui li sottoposero.

La betulla nana, caratteristica delle tundre, riuscì ad impiantarsi nell'Europa centrale. Anche la flora alpina, in seguito alle glaciazioni, nel corso dei millenni ha avuto un dinamismo movimentato. Si è estinta dalle montagne d'origine per trovare habitat più idonei in regioni vicine al mare, oppure è stata arricchita da nuove specie che erano state costrette a migrare di fronte all'incalzare dei ghiacci, accolte dalle nostre Alpi in particolari microclimi.Un rappresentante della flora circumpolare costretta a migrare è la Linnaea borealis, altra testimonianza di migrazioni glaciali, molto meno raro della Linnaea, è il Leontopodium alpinum, la Stella Alpina, spontanea in Mongolia e sull'Himalaya.


CONSEGUENZE DELLE GLACIAZIONI

1) Abbassamento del livello medio del mare, che superò anche 120 metri.

2) Durante le fasi interglaciali si formano depositi alluvionali

3) In seguito, il livello dei mari si innalzò isolando specie animali su isole dove seguirono evoluzioni autonome e specializzate per quell' ambiente

4) Dalla fine dell'ultima glaciazione il livello del mare è aumentato mediamente di

1 cm all'anno.


A questo punto è evidente che si debba dar spazio all'evento più importante del Quaternario, ossia l'evoluzione dell'uomo.


EVOLUZIONE DELL'UOMO

L'evoluzione e la preistoria dell'uomo sono argomenti dei quali si occupa l'antropologia, in particolare la paleoantropologia studia il processo evolutivo mentre la paleoantropologia analizza le prime forme di cultura materiale e del suo sviluppo

TEORIE EVOLUZIONISTICHE

creazionismo o fissismo ( sino al '600 ): gli esseri sono creati così, immutabili, frutto di una creazione divina

Lamarck: iniziò ad intuire come le specie tendano al perfezionamento e dunque all'adattamento in un dato ambiente

Darwin: nel 1859 affermava in modo razionale e con prove convincenti che tutte le forme di vita oggi esistenti non sono il prodotto della creazione, ma derivano, per evoluzione, da forme viventi più antiche.

La sua teoria si snoda in quattro punti fondamentali: 1) individui di una stessa specie non sono comunque identici 2) le variazioni sono mantenute nella prole 3) gli organismi producono più prole di quella che può sopravvivere fino al momento della riproduzione 4)s opravvivono solo i meglio adatti.

L'immaginario collettivo lega la teoria secondo cui l'uomo derivi dalle scimmie a un esseremezzo uomo e mezzo scimpanzè: la verità è che uomo e scimpanzè hanno soltanto dei lontanissimi antenati comuni. Al genere dell'australopitecus segue quello homo.

HOMO HABILIS "Che sa usare le mani"

L'apparizione dell'homo habilis, circa 2 milioni di anni fa, costituisce quindi un momento fondamentale nell'evoluzione, e si sviluppa in zone africane come il kenya, l'etiopia, il sud africa e la tanzania. Dal punto di vista fisico presenta un viso primitivo con muso e zigomi sporgenti, il mento non c'è ancora ma le mani sono più articolate infatti ha la possibilità di una presa di precisione; è un bipede e ha il piede proporzionale all'altezza. L'uomo era alto un metro e 30 e pesava 37 kg mentre la donna misurava 1,20 m con 30 kg di peso. Il cranio è sottile e arrotondato, il fisico è dunque ancora molto vicino a quello degli Australopiteci, ma si differenzia da questi ultimi per la notevole espansione cerebrale (tra il 20 e il 40%), le ipotesi sono due: che si sia sviluppato per la ricerca del cibo o per la crescente complessità sociale. Dalla dentatura si ricava la tendenza ad un'alimentazione onnivora, con propensione per la dieta a base di carne derivante dalla caccia e dalla raccolta delle carogne di animali che avvenivano in gruppo, con spartizione finale. Per quanto riguarda i caratteri evolutivi, l'homo habilis possiede una certa capacità di articolare le parole grazie allo sviluppo di una struttura fonatoria migliore.Ci sono testimonianze che indicano il primo uso certo di strumenti in pietra scheggiata. I primi resti di Homo habilis sono stati ritrovati da Louis Leakey nel 1960 nella gola di Olduvai, vicino al lago Vittoria (Tanzania); seguirono successive scoperte sulle rive del lago Turkana (Kenya) e su un suo immissario, il fiume Omo (Etiopia). Popolavano ambienti quali la savana semiarida o piccole foreste locali.

HOMO ERECTUS

E' presente in Africa orientale, medio oriente e Asia (fu il primo a compiere lunghe migrazioni) tra 1,7 milioni di anni fa e 300mila anni fa ed è strettamente imparentato con l'homo habilis; il primo esemplare di erectus era stato rinvenuto a Giava nel 1891 dall'olandese Eugene Dubois, che lo aveva battezzato pithecanthropus ('uomo scimmia'). Nelle numerose testimonianze rinvenute sono evidenziate alcune differenze che fanno distinguere nell'Homo erectus almeno 6 o 7 sottospecie.Fisicamente aveva un'arcata sovraorbitale prolungata, mascella sporgente, grandi molari (eraAncora assente il mento), alto quasi 1,70 m, cranio basso e allungato,aveva capacità cranica di 1300 cm3. Dalla forma del femore, lungo e simile a quello dell'uomo moderno, si deduce che l'Homo erectus avesse un'andatura eretta, molto simile a quella dell'uomo attuale.Circa 500 mila anni fa l'Homo erectus cominciò ad utilizzare il fuoco per uso domestico e per difesa, fissando una tappa fondamentale nell'evoluzione della specie umana.Nell'isola di Giava, inoltre, l'Homo erectus ha lasciato tracce inequivocabili di cannibalismo praticato non solo per nutrirsi (cadaveri o nemici uccisi), ma per impossessarsi delle facoltà del morto: i resti ritrovati a Ngangong, infatti, sono quelli di crani senza altre parti del corpo e con il foro occipitale allargato, segno evidente del fatto che si trattava di nemici di cui, probabilmente, mangiavano il cervello, ponendo le basi di riti magici e religiosi, mentre, se avessero voluto semplicemente nutrirsi, si sarebbero limitati semplicemente a fracassare i crani.L'Homo erectus diede vita tra l'altro alla cosiddetta cultura abbevilliana, il cui nome deriva da Abbeville, città della Francia meridionale presso cui sono state trovate per la prima volta testimonianze abbondanti di questo momento della preistoria dell'uomo. E' detta anche amigdaliana, essendo caratterizzata dalla lavorazione di selci in forma di amigdala, cioè di mandorla. In Italia la presenza dell'Homo erectus è testimoniata dal sito di Isernia La Pineta, in Molise, scoperto nel 1978 e risalente a circa 700.000 anni fa.

HOMO NEANDERTHALENSIS

Si sviluppa tra 250mila e 300mila anni fa a cavallo tra le ultime due glaciazioni (Riss e Würm), in zone fredde d'Europa. Era alto non più di 160 cm, ma molto muscoloso; il collo era tozzo ed il suo cranio era largo, basso e rientrante, con arcate sopraccigliari ancora piuttosto sviluppate e con bozze frontali molto accentuate e sporgenti; la struttura tarchiata era progettata apposta per resistere ai rigori delle glaciazioni pleistoceniche. La capacità cranica raggiungeva i 1800 cm3; viveva nelle caverne, era nomade, usava il fuoco per riscaldarsi, cacciava grossi animali come mammut e rinoceronti, sapeva fabbricare raschietti, asce di pietra e arpioni di legno ed acquisì una notevole tecnica nella lavorazione della pietra scheggiata. Si hanno i primi seppellimenti e una vita sociale molto attiva scomparvero improvvisamente ed un po' misteriosamente, per motivi ancora non accertati. Si pensò che fossero troppo ben adattati alle epoche glaciali in cui vivevano, come dimostra il corpo tozzo per disperdere meno calore possibile, e che alla fine di esse si fossero estinti; ma oggi si suppone che ciò non basti. Il timore che oggi serpeggia tra gli studiosi (e non) è che essi siano stati sterminati nello scontro con altri popoli calati in Europa durante l'ultima glaciazione, e che questi popoli potrebbero essere i nostri antenati.

HOMO SAPIENS SAPIENS

Circa 40.000 anni fa comparve il primo rappresentante di una nuova sottospecie, detta Homo sapiens sapiens o Uomo di Cro-Magnon, sempre dal nome della località della Dordogna (Francia meridionale) in cui nel 1868 venne effettuato il primo ritrovamento di uno scheletro di questo tipo. L'uomo di Cro-Magnon aveva un'altezza rilevante, di poco inferiore a quella attuale, ed era caratterizzato da fronte alta, faccia piccola con orbite basse e approssimativamente rettangolari, ed uno scheletro più slanciato di quello dell'uomo di Neanderthal. Fino agli anni sessanta del novecento si pensava che fosse un suo discendente diretto, mentre oggi i Neanderthal appaiono al più come suoi lontani cugini; quest'uomo, di cui noi siamo diretti discendenti, si rivelò industrioso e intelligente, dato che cominciò a costruire abitazioni e a vivere in comunità. Per quanto ne sappiamo fu lui il primo a mettere piede in America, alla fine del Pleistocene, sfruttando un passaggio ghiacciato sopra lo stretto di Bering. Egli operò inoltre la cosiddetta « Rivoluzione Artistica », perché cominciò ad eseguire dipinti su blocchi di pietra, su piccoli oggetti, sulle pareti delle caverne (i cosiddetti graffiti). Le immagini rappresentavano segni geometrici, simboli sessuali e figure di animali spesso incomplete: al di là, dunque, dell'ambito delle necessità fisiche e contingenti, com'era stato invece fino a quel momento. È aperto il dibattito sui motivi che spinsero gli uomini di Cro-Magnon ad affrescare le pareti delle loro caverne. Sono state avanzate almeno tre ipotesi:

1) si trattò di una pura manifestazione di gusto artistico;

2) le figure erano utilizzate per celebrare dei culti magico- religiosi;

3) rappresentando gli animali, l'uomo primitivo attribuiva loro il potere magico di rendere più facile la caccia.

Il modello evolutivo "a cespuglio" traccia un quadro molto simile a quello di altre diffuse famiglie di animali, caratterizzato da una grande varietà di sviluppi evolutivi, non tutti però coronati da successo. Noi siamo semplicemente quelli che sono riusciti a prevaricare su tutti gli altri e, alla fine, ad averla vinta. Per quali motivi, ancora non si sa con certezza. Certo è che, in questo contesto, la nostra storia evolutiva va descritta come una serie interminabile di lotte per la sopravvivenza. Il seguito di tutto ciò è rappresentato dall'era moderna e quella contemporanea, caratterizzate da numerose scoperte (dell'america, quelle scientifiche del Seicento, l'energia nucleare) ed invenzioni (la ruota, la stampa e varie tecnologie tra le quali la corrente elettrica, l'auto, il computer.).


UOMO MODERNO & FUTURO
PROBLEMI FUTURI

Il problema più "immediato" riguarda l'esplosione demografica della nostra era (specie nei paesi asiatici): si calcola infatti che ogni 3 anni si aggiunge al pianeta una popolazione pari a quella degli USA, e così tra 500 anni ci sarà un uomo ogni metro quadro, compresi deserti e i poli!Un altro problema che non riguarda l'uomo attuale ma di certo lo affascina è la possibilità che tra circa 4 miliardi di anni la Terra sarà bruciata dal sole: questo infatti diverrà una stella morente che irradierà luce e calori tali da far evaporare gli oceani e fondere le rocce.Una soluzione è un possibile futuro volto all'espansione nel cosmo, dove l'uomo (se ancora esisterà) potrà ricercare altri pianeti adatti alla vita.

EVOLUZIONE ATTUALE

Un grande cambiamento è già in corso nella specie umana, dal punto di vista biologico; nel giro di un secolo, infatti:1)è diminuita la mortalità infantile2)gli individui vivono più a lungo, si è passati da 50 ad 80anni circa3)da 1,6 miliardi ora siamo 5 miliardi di persone4)la mobilità tra paesi e continenti tenderà a creare crescenti rimescolamenti    genetici, basti vedere il numero già elevato di razze presenti nel pianeta, ed è probabile che i caratteri dominanti saranno quelli asiatici ed africani

"HOMO TECHNOLOGICUS"

Per milioni di anni l'evoluzione umana si è basata sul meccanismo della selezione naturale ma ormai l'uomo sta riuscendo a contrastarla.

OGGI UN ANZIANO

Corre più di un giovane homo habilis grazie all'automobile

Solleva pesi maggiori di 10 australopiteci messi insieme,

con una gru può uccidere 100 neanderthaliani con un missile

La selezione naturale, che si basava principalmente su capacità fisiche, non funziona più in una società tecnologica e lo stesso discorso vale per l'intelligenza: le capacità mentali sono sviluppate dall'educazione, dal sapere. Possiamo affermare che sia finita la selezione prettamente naturale (sia fisica che cerebrale) e domina ora quella tecnologico-culturale. Oggi infatti, non emerge chi è più forte o ha più figli, ma chi riscuote maggior successo nella società nella quale vive, a cui lascia i prodotti della sua intelligenza (idee, scoperte) che diventano come i suoi "cromosomi" da tramandare alle generazioni successive.

STORIA DELLA SARDEGNA

PALEOZOICO (542-251 milioni di anni fa)

La Sardegna è la terra più antica d'Italia e d'Europa, ricca di fossili molto importanti per capirne l'evoluzione. Le prime rocce alfiorarono circa 600 milioni di anni fa nella Sardegna meridionale (capo Spartivento). Nella regione mineraria del Sulcis-Iglesiente si trovano rocce calcaree, arenarie e scisti, risalenti al cambriano; quelle risalenti all'ordoviciano (cioè filladi, calcari e scisti) si trovano nella Sardegna occidentale. Il carbonifero e il permiano sono caratterizzati da rocce sedimentarie e arenarie di tipo fluvio-lacustre, e queste testimoniano una fase di quasi completa emersione della Sardegna; l'orogenesi ercinica è la più importante dell'isola e dunque i graniti costituiscono buona parte di essa. Durante il paleozoico erano abbondanti le piante di tipo rampicante e il clima non poteva che essere caldo-umido con piogge frequenti ed era presente un suolo paludoso e sottobosco umido.

MESOZOICO (251-65 milioni di anni fa)

Agli inizi del triassico l'area sarda risulta ridotta a una superficie livellata dell'erosione sulla quale, in corrispondenza della Nurra, incominciano a depositarsi ciottolati, sabbie e argille limose portate dai fiumi e dal vento. Era un ambiente steppico, a tratti desertico. Il mare inizia ad avanzare e depone dolomie e calcari conchigliari nella zone di Sant'Antioco; si ristabiliscono vaste lagune evaporanti. Durante il giurassico si delineano due bacini marini, separati probabilmente da una dorsale granitico-scistosa. Gli affioramenti nella Sardegna orientale (Dorgali, Oliena) mostrano una certa abbondanza di ammoniti. Nel cretaceo il mare ricopre i precedenti paleosuoli bauxitici e successivamente una fase tettonica provoca l'emersione dell'area sarda.

CENOZOICO (64-1,8 milioni di anni fa)

Il terziario è diffuso in tutta la Sardegna principalmente sottoforma di rocce sedimentarie, calcari, marne conglomerati, argille, arenarie ricchissime di fossili. Nella Sardegna meridionale e occidentale sono caratterizzate da potenti successioni di rocce vulcaniche di tipo andesitico o rachitico. Il passaggio da terziario a quaternario è caratterizzato da potenti espandimenti basaltici (basalti di Capo Frasca e di Capo S. Marco e la Giara di Gesturi )Tra i più importanti luoghi sviluppati in Sardegna troviamo:MONTE ARCI:E' un complesso vulcanico situato nella parte settentrionale del Campidano vicino al golfo di Oristano. Si è formato tra il Pliocene e il Pleistocene (4-2 milioni di anni fa). Il monte è impostato su un basamento di rocce sedimentarie formatosi nel Miocene e testimonia le ultime attività vulcaniche dell' isola contemporanee alle ultime distensioni che portarono alla formazione del Campidano.Le prime eruzioni depositarono delle lave ricche di silice (acide, derivanti dalla fusione della crosta).Le colate successive hanno frantumato e rimaneggiato questi primi depositi deponendo una lava sempre meno ricca di silice fino ad arrivare a delle eruzioni di lave con bassissimo contenuto di silice (basiche, derivanti dalla fusione del mantello). Questa successione cronologica delle colate e le trasformazioni subite dal mone nei millenni della sua attività sono individuabili nel paesaggio che presenta:-PAESAGGI DELLE COLATE LAVICHE;-PAESAGGIO DELLE COLATE DI LAVE INTERMEDIE;-PAESAGGI DELLE COLATE DI LAVE TRACHITICHE;-PAESAGGIO DELLE COLATE BASALTICHE.

GIARA DI GESTURI E' un altopiano formatosi nell'era Cenozoica quando questo pezzo di terra era coperto dal mare e si formarono dei depositi di marna; in seguito si formarono alcune colline vulcaniche che vennero ricoperte dalla lava fuoriuscita che oggi lo ricopre. Si possono ancora individuare 2 piccoli coni vulcanici e sono presenti sorgenti che formano delle cascatelle e alcune depressioni naturali che formano dei piccoli laghetti (detti palius). Sull' altopiano vivono la volpe, il riccio e diversi uccelli come la poiana, il picchio, l' upupa e la ghiandaia. Ci vive inoltre il cavallino selvaggio l' unico veramente selvatico rimasto in Europa caratterizzato da caratteri morfologici particolari che fanno pensare sia una razza primitiva conservatasi quasi intatta da migliaia di anni.ALTOPIANO DI S' ATTENTUIl primo substrato di questo altipiano è riconducibile al Miocene.L' area meridionale è caratterizzata dalla conformazione dei versanti collinari che si presentarono con una tipologia gradinata.


IL NEOZOICO : L'UOMO IN SARDEGNA

Le più antiche tracce dell'uomo in Sardegna risalgono al Paleolitico Inferiore: sono di strumenti in selce, rinvenuti in provincia di Sassari; dopo un vuoto apparente di millenni, si giunge sino al Paleolitico Superiore; a questo periodo risalgono resti di ossa di cervo rinvenuti in una grotta di Oliena (NU), che presentano tracce indirette (combustione, lavorazione) della presenza dell'uomo. Dalla stessa grotta, da uno strato datato col metodo del Radiocarbonio, provengono i resti umani più antichi trovati nell'isola che se non dovessero riferirsi al Paleolitico Superiore andrebbero attribuiti al Mesolitico, di cui non sono note nell'Isola altre sicure attestazioni. Con il Neolitico Antico (sino al 4.000 a.C.) si hanno in Sardegna le prime manifestazioni culturali di rilievo, infatti compare la ceramica, talvolta decorata ad impressione strumentale oppure con l'impiego del bordo della 'ceramica cardiale'. Rispetto al Paleolitico, vengono realizzati strumenti di minori dimensioni e di lavorazione più accurata (punte di freccia, coltelli etc.). E' a questo periodo che risale la scoperta dell'agricoltura e dell'allevamento, testimoniate dal rinvenimento di pestelli in pietra, di semi di cereali e di ossa di animali domestici. E' inoltre attestato lo sfruttamento e il commercio dell'ossidiana del Monte Arci, che verrà esportata in Corsica, Toscana, Emilia, Liguria, nella Francia meridionale e, forse, anche in Catalogna.Sul finire del Neolitico Antico si colloca una fase di transizione, denominata 'di Filiestru', caratterizzata da una quasi totale assenza di decorazione nella ceramica. Nel Neolitico Medio si sviluppa una cultura che si insedia in grotte o all'aperto; vengono scavate anche le prime grotticelle artificiali funerarie (Cabras). La ceramica appare di fattura accurata e caratterizzata spesso da una raffinata decorazione. Appartengono a questo periodo le statuine di 'Dea Madre' rappresentata in forma di donna obesa. Il Neolitico Recente e' rappresentato dalla Cultura di Ozieri, diffusa in tutta l'Isola. Gli insediamenti si moltiplicano. E' in questa fase che si svilupperà l'architettura sotteranea funeraria con migliaia di tombe - le 'domus de janas' - nelle quali talora vengono rappresentati i simboli della spiritualità o anche gli elementi architettonici delle case (pilastri, travi del tetto, focolari etc.).Sul finire del Neolitico Recente si diffonde nell'Isola il fenomeno del megalitismo (dolmen e menhir): sono di questo periodo i circoli tombali della Gallura. Con l'Età del Rame si assistiamo dapprima al graduale trapasso dalla Cultura di Ozieri a quelle di Filigosa , caratterizzata da vasi a profilo spigoloso e poi da tipici vasi a fiasco. In questo periodo, si continua a seppellire i defunti nelle domus de janas neolitiche e se ne scavano di nuove. In un secondo momento si sviluppa la Cultura di Monte Claro, caratterizzata da un tipo di ceramica ornata da scanalature. Fra l'Età del Rame e quella del Bronzo si colloca la presenza, nell'Isola, della cultura del 'Vaso Campaniforme': una corrente culturale presente anche in altre parti d'Europa.Età del Bronzo: in questo periodo le sepolture megalitiche si evolvono verso un tipo di tomba a camera allungata, premessa della tipica sepoltura nuragica: la 'tomba di giganti'. Ha inizio la Civiltà Nuragica vera e propria, che si svilupperà ininterrottamente sino al VI secolo a.C., perdurando, in alcune aree, sino alla conquista romana. All'Età del ferro si data la produzione dei 'bronzetti': raffiguranti personaggi, animali ed altri oggetti del mondo nuragico. Lo sfruttamento delle miniere fu certo una delle risorse principali di questo periodo: accanto ai bronzi figurati, e' presente una produzione di armi, utensili ed oggetti vari in bronzo che ha pochi eguali nel resto del mediterraneo. Il metallo dell'Isola fu anche la molla che spinse i mercanti cretesi, micenei e, successivamente, fenici a frequentare la Sardegna.Fu proprio dagli scali commerciali fenici che ebbero origine città come Karalis, Tharros, Sulci, Nora. Nel 238 a.C., dopo la I guerra punica, la Sardegna passerà sotto il dominio romano, ma la conquista dell'Isola, dopo varie rivolte indigene, potrà dirsi praticamente conclusa solo nel I secolo a.C. Nell'Epoca Imperiale la Sardegna, divenuta provincia romana, vide un notevole sviluppo dei centri urbani e del sistema viario: di quest' ultimo sono testimonianza soprattutto il rinvenimento di diversi miliari e i numerosi ponti, di cui quello di Porto Torres e' l'esempio piu' pregevole. Seguiranno poi varie civiltà (medievale, giudicale, aragonese, spagnola, dominio piemontese) sino al 1861, quando la Sardegna farà parte del regno d'Italia.




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