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IL 1922 NELLA STORIA ITALIANA
Il 23 marzo 1919 a Milano Benito Mussolini fondò un movimento politico denominato fascismo creando il primo fascio di combattimento. Esso raccolse le simpatie di molti reduci delusi dalle promesse non mantenute, dei nazionalisti, che denunciavano la vittoria mutilata, dei conservatori timorosi di un'avanzata bolscevica in Italia, degli agrari in lotta contro il sindacalismo schierato su posizioni utopistiche e rivoluzionarie.
Industriali, borghesi ed agrari in lotta indicavano ormai un governo autoritario e forte, che, anche a costo di sacrificare i principi dello stato liberale, garantisse la tranquillità del paese.
Negli anni seguenti Mussolini fece della violenza e delle aggressioni e costituì vere e proprie bande di uomini armati.
Talvolta il popolo seppe resistere con coraggio e dignità alle violenze fasciste.
Epica fu la difesa di Parma, assalita da migliaia di fascisti nell' agosto 1922. La città si armo, alzò le barricate, respinse per oltre due giorni gli attacchi. Le squadre fasciste chiesero allora l'intervento dell'esercito, che, accolto con entusiasmo dalla popolazione, si rifiutò di combattere. Alla fine i fascisti dovettero ritirarsi , mentre il popolo di Parma abbandonava le barricate e riconsegnava ordinatamente la città alle autorità militari e ai carabinieri.
Sempre nell' agosto 1922 i socialisti organizzarono uno sciopero generale contro le violenze fasciste: pochi furono coloro che vi aderirono e lo sciopero fallì.
Mussolini volle allora dimostrare che i fascisti erano ormai in grado di fare ciò che volevano.
Così, il 24 ottobre 1922 si svolse a Napoli un grande raduno di squadre di camicie nere (militanti del partito fascista, chiamati così per il colore della camicia della loro divisa) sotto la guida dei "quadrunviri" De Bono, Balbo, De Vecchi e Bianchi.
Essi, armati come un esercito, partirono da Napoli per raggiungere Roma e prendere il potere il 28 ottobre 1922.
L'allora primo ministro Facta cercò di resistere: preparò un decreto che dichiarava lo stato d'assedio e lo porto alla firma del re. Se il re lo avesse firmato, le truppe regolari sarebbero intervenute a fronteggiare le colonne fasciste e la marcia su Roma sarebbe fallita, ma Vittorio Emanuele cedette invece alle pressioni degli ambienti militari e nazionalisti, guidati dal generale Armando Diaz, e chiese a Mussolini di formare un nuovo governo.
La marcia su Roma segnò nel fascismo la fine del periodo rivoluzionario e la sua trasformazione in un borghese partito d'ordine.
Il 31 ottobre 1922 il primo governo Mussolini, appoggiato da liberali, nazionalisti e cattolici, ottenne il voto favorevole del parlamento, nonostante la forte opposizione di socialisti e comunisti.
Con grande abilità Mussolini si liberò di tutti gli elementi socialisteggianti, mentre dai suoi discorsi scompariva qualsiasi accenno alla lotta classista. Restò in auge tutta una trionfa concezione spiritualistica che venne quotidianamente servita agli italiani in brevi e martellanti slogan.
Il 10 giugno 1924, l'assassinio Matteotti, compiuto da fascisti, parve d'improvviso scuotere il paese.
Il 16 novembre 1922, dopo aver costituito un governo appoggiato da cattolici e liberali, Mussolini pronunciò i suo primo discorso alla Camera come Presidente del Consiglio.
Ecco una parte del discorso:
« Io sono qui per difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle "camicie nere", inserendola intimamente come forza si sviluppo, di progresso e di equilibrio nella storia della Nazione.
Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la maggior saggezza è quella che non vi abbandona dopo la vittoria. Con trecentomila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigar tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo.
Potevo fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli , potevo sprangare il parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti.
Potevo: ma non ho, almeno in questo primo momento, voluto.
Ho costituito un governo di coalizione e non già con l'intento di avere una maggioranza parlamentare, della quale posso oggi fare benissimo a meno; ma per raccogliere in aiuto della Nazione boccheggiante quanti, al di sopra delle sfumature dei partiti, la stessa Nazione vogliono salvare [.] ».
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