Il Medioevo Con la
crisi della tarda antichità e la dissoluzione dell'impero romano, alle soglie
del Medioevo europeo, le vie di comunicazione, che così efficacemente avevano
garantito la fortuna di questo territorio, vedono il passaggio sempre più
frequente delle popolazioni barbariche e degli eserciti mercenari, ma agevolano
anche la rapida e precoce diffusione della nuova sensibilità cristiana. Sono
questi due eventi - l'uno di ordine materiale, l'altro di carattere culturale e
spirituale - che spingono l'insediamento codroipese a munirsi di difese
fortificate che, probabilmente verso il V e il VI secolo, si chiudono attorno
al primo nucleo della comunità cristiana, o Pieve, localizzabile proprio
nell'area dell'attuale duomo. L'esistenza accertata di una necropoli longobarda
rinvenuta nella piazza centrale, attesta la sovrapposizione di queste
popolazioni all'insediamento romano. Nel 568 ha inizio in Friuli la dominazione
longobarda che vede Cividale, Forum Julii, capitale del ducato. Benchè non
esistano fonti che documentino il susseguirsi degli eventi, è probabile che già
nello stesso anno i Longobardi arrivino fino alle sponde del Tagliamento
seguendo la Stradalta. Codroipo sembra fare parte integrante del piano
strategico longobardo che verosimilmente sostituisce il presidio romano con
un'arimannia, stanziamento militare amministrato da un gastaldo regio e
organizzato in circoscrizioni ecclesiastiche. L'alto medioevo codroipese segue
le vicende e le tendenze storiche dell'Europa intera: la rete si smaglia,
alcune vie cadono in disuso inghiottite dalle paludi o insidiate dalle
incursioni bizantine, come la Annia lungoadriatica, le direttrici di scambio a
lunga distanza verso il nord centrodanubiano si diradano lasciando spazio allo
sviluppo dell'economia curtense. Questa società chiusa, che fa dell'economia di
sussistenza la sua risorsa principale, a scapito del più ampio respiro
commerciale, non perde però la sua importanza strategico-militare. Attraversa
Codroipo l'unica strada che collega Cividale al resto del regno longobardo e
alla sua capitale, Pavia. Da qui transitano sia le truppe longobarde che quelle
franche di Carlo Magno, che dopo alterne vicende posero fine al potere
politico-militare longobardo verso la fine dell'VIII secolo. Spaventose e
devastanti, le invasioni degli Ungari nella prima metà del secolo X lasciano
una traccia profonda nella memoria collettiva delle genti locali la cui
esistenza fu seriamente minacciata: per oltre cinquant'anni Codroipo e la
pianura fino all'Isonzo sono sottoposti alle incursioni tanto improvvise quanto
crudeli della soldataglia ungara. La vista di quella che viene definita dai
contemporanei la vastata Hungarorum si rivela una delle esperienze più
desolanti della plurisecolare storia di questa regione. Codroipo sembra
comunque in grado di arginare parzialmente tale violenza, grazie alle antiche
fortificazioni romane recuperate e rinforzate.
La rinascita codroipese si identifica con l'apporto di nuove forze umane ed
economiche provenienti dalle terre di confine a est su iniziativa del
Patriarcato di Aquileia. Lo stanziamento di coloni slavi è attestato in
particolar modo dall'esistenza di numerosi toponimi di origine slava. La
fortificazione settentrionale - la cortina a protezione dell'antica
Pieve - si consolida come centro dell'abitato, mentre la precedente
fortificazione meridionale, che proprio in questo periodo assume la
denominazione di Gradisca, diventa il luogo in cui confluiscono i nuovi
insediamenti. Nei dintorni, nella zona delle risorgive, troviamo Moraulis,
Morava, Gomila (dallo slavo, 'tomba'), Braida Mala (malo
in slavo vuol dire 'piccolo'), Patoc (Pòtok, in slavo, o
Patòk, in russo, significa 'ruscello'), Blasima. Più oltre, nella
campagna che gravita attorno a Codroipo, ci sono Biauzzo (Blauz, da
'bliusti', 'custodire'), Jutizzo (dal russo
'jutiç', 'rifugio', 'asilo',
'ricovero', 'luogo nascosto'), Lonca
('prato'), Screncis, Bugnins ('chiesa bassa',
'chiesa di sotto'), Straccis (guardia, 'luogo di
guardia'), Rividischia, Muscletto ('palude maledetta').
Alla ripresa demografica si affianca la ristrutturazione dell'agricoltura,
grazie alla presenza e all'opera dei monaci benedettini della vicina Abbazia di
Sesto al Reghena, sotto la cui giurisdizione troviamo le ville poste a ridosso
del Tagliamento.