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Il fascismo
Il fascismo fu un movimento politico italiano del XX secolo, rivoluzionario e reazionario, di carattere nazionalista e totalitario, che sorse in Italia per iniziativa di Benito Mussolini alla fine della prima guerra mondiale
Raggiunse il potere nel con la Marcia su Roma e si costituì in dittatura nel Il fascismo descrive se stesso come una terza via alternativa a capitalismo liberale e comunismo marxista, basata su una visione interclassista corporativistica e totalitaria dello Stato.
Nacque contemporaneamente come reazione alla Rivoluzione Bolscevica del e alle lotte sindacali, operaie e bracciantili, culminate nel Biennio rosso, ma anche in polemica con la società liberal-democratica uscita lacerata dall'esperienza della prima guerra mondiale, unendo aspetti ideologici tipici dell'estrema destra (nazionalismo, militarismo, espansionismo, meritocrazia) con quelli dell'estrema sinistra (primato del lavoro, rivoluzione sociale e generazionale), inserendovi elementi ideali originali e non, quali l'aristocrazia dei lavoratori e dei combattenti, la concordia fra le classi (organicismo), il primato dei doveri dell'uomo sui diritti (originariamente concepito da Giuseppe Mazzini), e il principio gerarchico, portato al suo culmine dell'obbedienza cieca e pronta al capo di alcuni reparti d'assalto (Arditi) durante la grande guerra
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Il Fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione. Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano. Parliamo schietto: Non importa se il nostro programma concreto non è antitetico ed è piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese. Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza, ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che è ipoteca arbitraria sul misterioso futuro». |
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Benito Mussolini, 19 agosto 1921 - Diario della Volontà |
Il giornalista, politico e antifascista Piero Gobetti nel 1922, riconduceva il fascismo alla tendenza all'autoritarismo tipica della cultura italiana, che a suo parere rifugge dal confronto delle idee e predilige invece la disciplina dello stato forte.
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Il fascismo è stato qualcosa di più; è stato l'autobiografia della nazione. Una nazione che crede alla collaborazione delle classi, che rinunci per pigrizia alla lotta politica, è una nazione che vale poco». Piero Gobetti, 'Elogio della ghigliottina', in: La rivoluzione liberale, n. 34/1922) |
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Fra le innumerevoli interpretazioni successive del fascismo si riportano la seguente di Lelio Basso
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Il fascismo è stato un fenomeno più complesso, in cui hanno confluito e si sono incontrate parti diverse, ciascuna delle quali aveva naturalmente le sue radici nella precedente storia d'Italia per cui è assurdo parlare del fascismo come di una parentesi che bruscamente interrompe il corso della nostra storia, ma neppure si può affermare che esso sia semplicemente il logico punto d'approdo di questo corso precedente. Se il fascismo trova indubbiamente le sue origini nel nostro passato risorgimentale, se le componenti (.) sono venute maturando attraverso il tempo talché si può dire che costituiscano dei filoni ininterrotti tuttavia ciò che determinò il loro incontro in una sintesi nuova fu la guerra mondiale e la crisi del dopoguerra che, virulentando i germi preesistenti, fece esplodere in forma acuta quelle che erano state fin allora delle malattie croniche del nostro organismo. Ci sono quindi nel fascismo elementi di continuità ed elementi di novità e di rottura rispetto alla storia precedente: gli elementi di continuità sono appunto quelle malattie croniche, quegli squilibri tradizionali che in parte affondano le loro radici nei secoli passati e in parte sono un portato del processo risorgimentale, del modo cioè come l'Italia giunse ad essere uno Stato unitario e moderno, mentre l'elemento di novità è la virulentazione sopravvenuta con la guerra e il dopoguerra che, mettendo in crisi i precari equilibri precedenti, fa scoppiare tutte le contraddizioni e precipita la situazione italiana fino al punto di rottura, determinando una sintesi nuova, un equilibrio nuovo, un fenomeno nuovo che appunto s'è chiamato fascismo». Lezione di Lelio Basso tenuta il 30 gennaio 1961) |
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e quella recente (2002) dello storico Emilio Gentile
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Un fenomeno politico moderno nazionalista rivoluzionario antiliberale antimarxista organizzato in un partito milizia con una concezione totalitaria della politica e dello Stato con un'ideologia attivistica e antiteoretica, a fondamento mitico, virilistica e antiedonistica, sacralizzata come religione laica, che afferma il primato assoluto della nazione, intesa come comunità organica etnicamente omogenea, gerarchicamente organizzata in uno Stato corporativo, con una vocazione bellicosa alla politica di grandezza, di potenza e di conquista mirante alla creazione di un nuovo ordine e di una nuova civiltà». Emilio Gentile Fascismo: storia e interpretazione) |
Nascita e sviluppo
Il fascismo nacque ufficialmente il 23 marzo a Milano. Quel giorno a Piazza San Sepolcro, all'interno di Palazzo Castagni - sede in quel tempo del Circolo per gli Interessi Industriali, Commerciali e Agricoli della provincia di Milano ed i cui locali erano stati regolarmente presi in affitto e non certo «benevolmente concessi» dai responsabili del Capitalismo lombardo, si radunò un piccolo gruppo di circa 120 ex combattenti, interventisti, arditi e intellettuali, che fondarono i Fasci italiani di combattimento
Il programma di questo gruppo fu essenzialmente volto alla valorizzazione della vittoria sull'Austria, sull'Ungheria, alla rivendicazione dei diritti degli ex-combattenti, al 'sabotaggio con ogni mezzo delle candidature dei neutralisti'. Seguì quindi un programma economico-sociale che prevedeva - fra l'altro - l'abolizione del Senato, tasse progressive, pensione a cinquantacinque anni, giornata lavorativa di otto ore, abolizione dei Vescovati, sostituzione dell'Esercito con una milizia popolare.
Un fondamentale contributo alla nascita del fascismo fu dato dal movimento dello Squadrismo, ovvero l'organizzazione di squadre paramilitari con le quali si realizzò una sistematica demolizione dei movimenti politici rivali (socialisti, popolari, comunisti, sindacalisti) e la progressiva occupazione - con mezzi legalitari e illegali - di posizioni chiave nelle amministrazioni comunali.
Le squadre, che, a detta di Mussolini, giunsero a raccogliere 300.000 aderenti, fornirono il nerbo della forza eversiva con la quale, il 28 ottobre , il Fascismo marciò su Roma convincendo il sovrano Vittorio Emanuele III a farsi consegnare le redini del governo.
Con il congresso di Roma del 9 novembre il fascismo si trasformò da movimento in partito. In seguito alla marcia su Roma del 28 ottobre il re Vittorio Emanuele III incaricò Benito Mussolini di formare un nuovo governo. Mussolini si presentò alla Camere con un governo di coalizione formato soprattutto da esponenti liberali, cattolici e da alcuni esponenti moderati dal Partito Fascista, e ottenne la fiducia. Il programma politico aveva subito una serie di aggiustamenti con l'obiettivo di favorire gli abboccamenti con le forze conservatrici e reazionarie, le quali iniziarono quasi da subito a finanziare il movimento.
Con l'arrivo al potere, Mussolini intraprese una politica di riassetto delle casse dello stato, di liberalizzazioni e riduzioni della spesa pubblica. Venne riformata la scuola dietro impulso del filosofo Giovanni Gentile. D'altro canto diede seguito a una serie di rivendicazioni delle associazioni combattentistiche e dei sindacati fascisti, garantendo le pensioni e le indennità ai reduci e ai mutilati e rendendo obbligatoria la giornata lavorativa di otto ore agli operai. In politica estera, l'Italia accettò i patti siglati a Locarno con la Jugoslavia, ma ebbe la protezione delle minoranze italiane in Dalmazia e l'autonomia di Fiume (che nel venne unita all'Italia). Infine ci fu anche la revisione - a favore dell'Italia - dei confini delle colonie (fu rettificato il confine di Tripolitania e Cirenaica e esteso il Fezzan ad alcune oasi strategiche, e alla Somalia venne annesso l'Oltre Giuba).
La presenza tuttavia di un'ala oltranzista nel PNF, rappresentata da elementi estremisti come Italo Balbo e Roberto Farinacci, impedì la 'normalizzazione' delle squadre d'azione, che continuarono ad imperversare nel paese spesso fuori da ogni controllo. Ne fecero le spese numerosi antifascisti, il più importante dei quali, Giacomo Matteotti, che accusò in Parlamento Mussolini di aver vinto le elezioni del 1924 grazie a brogli elettorali, venne assassinato il 10 giugno dello stesso anno nel corso del suo rapimento da parte di una banda di squadristi capeggiata da Amerigo Dumini
La cosiddetta 'crisi Matteotti' che ne seguì mise il governo Mussolini di fronte ad un bivio: continuare a governare in modo legalitario, rispettando quantomeno nella forma lo Statuto, oppure imprimere una svolta autoritaria. Mussolini, premuto dai ras dello squadrismo, optò per la seconda scelta e il fascismo divenne dunque dittatura.
Consenso e propaganda
La maggioranza degli italiani, soprattutto dei ceti medio - alti, ma anche quel mondo agricolo vicino al Partito Popolare accolsero i principi e l'operato del fascismo, vedendo forse in Mussolini un baluardo contro il materialismo e il socialismo e soprattutto contro il disordine economico successivo alla guerra '15-'18
Tale situazione venne favorita dal riavvicinamento con la Chiesa Cattolica, che culminò nel Concordato dell'11 febbraio , con cui si chiudeva la questione dei rapporti tra Stato e Chiesa aperta nel 1870 dalla Breccia di Porta Pia e che restituiva al cattolicesimo il ruolo di religione di Stato. Con i patti lateranensi firmati il 29 febbraio ci fu un accordo tra stato italiano e chiesa: la Santa Sede riconobbe lo stato italiano, che a sua volta riconosceva la sovranità della chiesa sullo stato della città del Vaticano, la quale ricevette anche delle indennità per la perdita dello stato della Chiesa. Con questi patti ci fu un riavvicinamento alla politica della popolazione italiana (in Italia la popolazione era per il 99% cattolica
Inoltre è proprio a questo periodo che risalgono i notevoli risultati del regime nel campo dei lavori pubblici e delle politiche sociali, che giovarono al regime stesso altissimi consensi: sono gli anni, infatti, della bonifica delle paludi pontine, della battaglia del grano(1925) e dell'appoderamento delle vaste aree del latifondo paludoso - malarico a favore delle famiglie degli strati più indigenti tra gli ex combattenti del primo conflitto mondiale, o di iniziative come le colonie estive per combattere il gozzo (allora malattia endemica); gli anni che danno inizio alla politica delle bonifiche e delle fondazioni delle 'città nuove', opera del Razionalismo italiano, rurali o coloniali come Latina (allora Littoria), Sabaudia o Portolago, che, oltre al consenso popolare, donarono un'ampia visibilità internazionale al regime.
Politica economica
Il governo mirò principalmente ad aumentare i margini d'azione, e quindi di profitto, dell'iniziativa privata. Vennero inoltre alleggerite le tasse sulle imprese, vennero privatizzati alcuni monopoli di stato, come quello sulle assicurazioni sulla vita e sul servizio telefonico, i cui costi diminuirono sostanzialmente (rimanendo comunque elevati). Si limitò la spesa pubblica, in parte però con i licenziamenti dei ferrovieri. La politica liberista in economia portò buoni successi, con un aumento della produzione agricola e industriale. Il bilancio statale tornò in pareggio già nel
Nel settore previdenziale, la Cassa nazionale per le assicurazioni sociali (CNAS), istituita nel 1919, venne trasformata nel nell' ente di diritto "Istituto nazionale fascista per la previdenza sociale" (INFPS, attuale INPS) e arrivò ad impiegare 6.000 dipendenti nel 1937. Furono inoltre disciplinati istituti di diritto del lavoro quale malattia, maternità e infortuni. Nel 1939 l'età pensionabile venne abbassata a cinquantacinque anni per le donne e sessanta anni per gli uomini, venendo anche introdotta le reversibilità della pensione.
Verso la guerra
Fra il 1936 e il 1939 l'Italia fascista si schierò coi franchisti nella guerra civile spagnola, inviando anche un corpo di spedizione di 20.000 uomini ed attuando un blocco navale per impedire rifornimenti di armi ai repubblicani. Già in questa fase si palesarono le deficienze della macchina bellica italiana, sia dal punto di vista tecnologico che della capacità di comando strategico e tattico, che si sarebbero acuite paurosamente pochi anni dopo.
Lungi dal rafforzare economicamente il paese, queste imprese indebolirono il consenso al regime gettando i primi semi del risentimento popolare, e in politica estera lo allontanarono da Francia e Inghilterra spingendolo ad allinearsi in maniera crescente con la Germania nazista ( Asse Roma - Berlino Patto Anticomintern comprendente anche l'Impero giapponese : acquiescenza di Mussolini all'annessione dell'Austria Patto d'Acciaio in funzione offensiva).
Nel Mussolini fece promulgare da re Vittorio Emanuele III le leggi razziali antisemite, che non avevano precedenti in Italia e che furono applicate senza entusiasmo. Con la promulgazione di un insieme di provvedimenti legislativi e normativi noto come Provvedimenti per la difesa della razza, secondo autorevoli testimoni quali Galeazzo Ciano redatte in gran parte da Mussolini in persona, il fascismo si dichiarò esplicitamente antisemita e, anche se non fu realizzato alcun intento di sterminio fino al (quando l'Italia venne occupata dall'esercito nazista), gli ebrei furono allontanati dalla vita pubblica, spesso privati del lavoro ed esposti a varie forme di vessazione.
Nel marzo , per motivi di prestigio nei confronti della Germania, Mussolini ordinò l'occupazione dell'Albania già saldamente nella sfera d'influenza italiana, ponendovi come governatore (viceré) un fedelissimo del genero Galeazzo Ciano
Nonostante le clausole del Patto d'Acciaio (assistenza automatica in caso di guerra), nel settembre Mussolini si dichiarò non belligerante, ma nel giugno , contro la volontà di gran parte della corte, degli alti gradi della Regia Marina e dell'Esercito e di alcuni dei maggiori gerarchi fascisti, entrò in guerra contro Francia ed Inghilterra, fidando nella rapida vittoria tedesca. L'impreparazione dell'esercito e l'incapacità dei suoi comandanti condussero a terribili sconfitte su tutti i fronti (Grecia ) e alla rapida perdita delle colonie dell'Africa Orientale ) e della Libia ), creando un indebolimento delle difese che aprì le porte all'invasione della Sicilia
La caduta
Il 25 luglio per iniziativa di alcuni importanti gerarchi (Grandi, Bottai e Ciano) con l'appoggio del Re, si tradusse in un famoso Ordine del giorno presentato al Gran Consiglio del Fascismo col quale si chiedeva al Re di riprendere il potere; ciò portò all'arresto di Mussolini e all'improvviso crollo del fascismo, che si dissolse tra il giubilo della popolazione italiana, stanca del regime e della guerra, cui sperava potesse essere posta fine in breve tempo.
Ma la caduta di Mussolini non preludeva alla conclusione delle guerra, che si protrasse per alcune settimane nella crescente ambiguità del nuovo governo Badoglio che sottoscrisse l'armistizio di Cassibile
Il fascismo come ideologia
Sebbene il fascismo, come si è visto, si proclamasse anti-ideologico, una 'ideologia' del fascismo fu elaborata negli anni venti e successivamente esposta in un articolo scritto da Giovanni Gentile durante il suo incarico di ministro dell'Istruzione e poi siglato da Mussolini, che però venne applicata solo in parte. In particolare essa non fu mai rigidamente codificata, sebbene abbondassero durante tutto il ventennio le 'volgarizzazioni' e i 'catechismi', che ebbero più che altro funzione propagandistica verso il popolo minuto. In pratica, però, nell'elite dirigente e intellettuale del Regime si dibatté aspramente sui vari indirizzi da dare alla politica italiana, e il fascismo oscillò spesso fra posizioni diversissime e - apparentemente - contraddittorie.
Fra gli aspetti ideologici del fascismo che occorre citare, vi sono i seguenti:
In particolare quest'ultimo fattore divenne sempre più importante nel fascismo a partire dalla grande crisi del , tanto da poter essere considerato più un aspetto genetico del fascismo che non semplicemente ideologico.
La creazione dell'uomo nuovo
Fin dal suo inizio il fascismo sentì il bisogno di farsi interprete del famoso adagio 'Fatta l'Italia occorre ora fare gli italiani'. Fin nel suo inno, "Giovinezza", si canta degli italiani 'ricreati".
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Dell'Italia nei confini |
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Peraltro, in un'altra versione dell'inno fascista, il quarto verso è sostituito da 'con la fede nel domani', rilevando dunque un atteggiamento fideista e la necessità per l'Italiano di credere nel fascismo per il proprio rinnovamento spirituale.
A questa esigenza storica nel pensiero fascista si aggiunge il superomismo nietzschiano, così come si era diffuso nella cultura europea a cavallo fra otto e novecento, con le sue contraddizioni, volgarizzazioni ed equivoci.
Il progetto fascista - anche questo mai davvero codificato rigidamente - si basava su un aspetto mitico (quello del superuomo) e un aspetto pratico (quello di portare il popolo italiano a uno standard qualitativo ritenuto superiore). Per questo secondo aspetto, di volta in volta il fascismo individuò alcuni modelli, il primissimo dei quali, per ovvi motivi cronologici e ideologici, fu il trincerista, l'uomo proveniente dal fronte della grande guerra, esaltato da Mussolini come prototipo di una nuova realtà ideale - ma anche biologica - del popolo italiano. In un secondo momento si aggiunse e sovrappose al primo quello del popolano, in particolare il popolano trasteverino.
L'uomo nuovo immaginato dai pensatori fascisti era essenzialmente un modello anti-borghese: giovanile, vigoroso, rude, pragmatico, strafottente, disciplinato, legato alla tradizione e contemporaneamente proiettato nell'epoca della macchina. Un misto di legionario e colono romano e di aviatore futurista.
Il fascismo si propose di realizzare la mutazione antropologica del popolo italiano in questa direzione attraverso un'educazione intellettuale - basata sull'esposizione continua di modelli storici e mitologici che fossero di esempio (Balilla Cincinnato Muzio Scevola Ettore Fieramosca Cesare Battisti etc.) e un assiduo martellamento propagandistico a base di slogan eroici (Osare, durare, vincere; noi ce ne freghiamo e tireremo diritti). Per quanto attiene l'aspetto fisico, si intendeva riformare geneticamente il popolo, spingendolo (e costringendolo) ad una vita sportiva e spartana, nella quale la figura e l'esempio del Duce - così come veniva rappresentato dalla propaganda - doveva essere considerato come l'obbiettivo finale di ciascun italiano e fascista.
In questo quadro si inseriscono le - talvolta maldestre - campagne volute da Achille Starace, quale l'abolizione della stretta di mano, il sabato fascista, le esibizioni ginniche cui erano obbligati a partecipare i membri del partito, con 'gare di ardimento'. E anche in questo senso va inserito uno dei motivi scatenanti del razzismo fascista, secondo l'intenzione mussoliniana, quello di sferrare un cazzotto allo stomaco del popolo italiano per costringerlo ad assumere l'atteggiamento e la volontà di 'razza padrona'.
In sostanza il fascismo tentò - senza alcun successo - di 'raffinare' il popolo italiano depurandolo di quegli aspetti che secondo la propria filosofia erano negativi, raffinando e facendo trionfare invece quelle che erano ritenute - sempre secondo il punto di vista fascista - virtù italiane.
L'Era fascista
La volontà del fascismo di incidere nella storia si manifestò anche con l'istituzione della cosiddetta Era fascista, ossia una particolare numerazione degli anni che faceva riferimento al giorno successivo alla Marcia su Roma. Il primo anno dell'Era fascista comincia quindi il 29 ottobre 1922 e termina il 28 ottobre 1923. Il riferimento diretto era alla Rivoluzione francese che aveva anch'essa creato un suo calendario.
Il calendario in uso rimaneva quello gregoriano, mentre venivano indicati in maniera diversa solo gli anni. In genere veniva adottata una doppia numerazione: in cifre arabe l'anno secondo l'Era cristiana e in cifre romane quello secondo l'Era fascista
L'Era fascista fu istituita il 25 dicembre 1926, il suo uso diventò obbligatorio negli atti pubblici dal 29 ottobre 1927 (primo giorno dell'anno VI dell'Era fascista); questa doppia datazione rimase in vigore durante tutto il governo Mussolini e, nella Repubblica sociale italiana, fino all'aprile del 1945. Durante il periodo di maggiore consenso del regime, si osserva l'uso della datazione fascista anche in alcune corrispondenze personali e in alcuni portali di private abitazioni, al posto dell'abituale datazione gregoriana che si usava apporre sull'edificio, all'epoca, per indicare l'anno di completamento dell'edificio stesso.
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