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Il culto del capo defunto ( 1924-1934 )




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Il culto del capo defunto ( 1924-1934 )






Lenin morì il 21 gennaio 1924 a Gorki; il paese precipitò in un clima di dolore e paura per il futuro: con la morte del capo veniva a mancare la maggiore fonte di legittimazione del governo bolscevico, e il timore che potessero scoppiare tumulti e sommosse provocò preoccupazione all'interno della classe dirigente. Fu presa pertanto la decisione di promuovere una campagna per mobilitare l'intera popolazione, usando la morte del vozhd' per lanciare il culto della sua memoria. Per una settimana la stampa si dedicò totalmente alla celebrazione di Lenin; in ogni istituzione del Paese furono organizzati incontri e conferenze in onore del defunto; furono distribuite un'enorme quantità di biografie, poster e medaglie che lo raffiguravano43.

Il corpo del leader, accompagnato dalle figure più eminenti del partito, fu traslato a Mosca il 23 gennaio ed esposto nella Sala delle Colonne dell' Unione del commercio . Circa mezzo milione di persone sfilarono davanti alla bara di Lenin, per porgergli l'ultimo omaggio, in una atmosfera di composto dolore.

Il 26 gennaio, vigilia del funerale, i personaggi più in vista del movimento bolscevico, tranne Trockij, in occasione del Secondo Congresso dell'Unione dei Soviet, prepararono dei discorsi in memoria di Lenin. Il più famoso è senza dubbio il "discorso del giuramento" fatto da Stalin. Dopo aver descritto le importanti vittorie politiche ottenute dal defunto e gli elementi centrali del suo pensiero, Stalin giurò a Lenin che i bolscevichi avrebbero soddisfatto l'ultima volontà del capo del movimento operaio, mantenendo sempre unito il partito44.

Un discorso ancora più importante, per quanto riguarda l'istituzione del culto del capo defunto, fu proclamato da Zinov'ev. Secondo l'oratore, il dolore dimostrato dalle masse per la morte di Lenin dimostrava quanto il popolo amasse incondizionatamente il vozhd', che era spesso descritto come un profeta e un salvatore. Zinov'ev lesse anche le lettere scritte da due lavoratori, che esprimevano il loro dolore profondo. Uno di questi si appellava direttamente a Lenin scrivendo:


A nostro padre. Nostro caro padre! Tu hai lasciato i tuoi figli per sempre, ma la tua voce, le tue parole non moriranno mai nei nostri cuori proletari.

In migliaia andiamo a porgere il nostro saluto al nostro grande capo; piangiamo davanti alla tua bara (.)45.

Il 27 gennaio fu celebrato il funerale, organizzato in ogni particolare da una commissione ( diretta da Feliks Dzerzinskij, capo della Čeka ) creata appositamente per quella occasione. Questa cerimonia comportò la prima mobilitazione di massa della popolazione e fu una pietra miliare nella storia dei riti del partito comunista. Centinaia di migliaia di persone seguirono il feretro di Lenin trasportato nella Piazza Rossa dai membri del Politburo; molti sfilavano nel corteo funebre portando ritratti del capo, levandoli come i fedeli solevano fare con le icone nelle processioni religiose; un'orchestra eseguiva la musica dell' " Internazionale" e inni funebri.

Grigorij Evdokimov, deputato del Soviet di Leningrado, pronunciò l'orazione funebre. Il discorso, ricco di metafore, celebrava Lenin descrivendolo con vari epiteti: " il più grande genio del mondo", "il gigante del pensiero, della volontà, del lavoro", "la stella splendente dell'umanità", "il capo delle masse", "il capitano capo del nostro vascello". 46

Nel periodo successivo al funerale l'agenzia di propaganda "Glavpolitprosvet" promosse la creazione, in ogni casa del Paese, di spazi dedicati a Lenin; tradizionalmente ogni famiglia ortodossa poneva, in una stanza o in un angolo della propria casa, delle icone, oggetto di venerazione e di preghiera; quelle icone dovevano essere rimpiazzate da fotografie e ritratti del "caro padre" defunto47.

Contemporaneamente a questa misura, il mito dell'immortalità di Lenin, diffuso dallo slogan : "Lenin è morto, ma il leninismo vivrà per sempre" fu inculcato a tutti gli strati della popolazione; questa espressione comparve sulla stampa, nei discorsi ufficiali dei membri del movimento bolscevico, fu scritta a grandi lettere sotto poster e fotografie che rappresentavano il leader defunto48.

Il culto di Lenin si appropriò anche del mito dei "due corpi del re". Secondo questa concezione, di origine medievale, il sovrano ha due corpi: uno visibile e mortale e un altro invisibile, immortale, infallibile e capace di una perfezione assoluta; proprio questo secondo corpo avrebbe permesso a Lenin di rimanere sempre presente come guida e faro del movimento comunista.49


Il tentativo di rendere immortale il vozhd' fu rafforzato dalla decisione di imbalsamare il suo corpo e di esporlo in un mausoleo costruito nella Piazza Rossa di Mosca. Il progetto fu seguito dalla Commissione per l'Immortalizzazione della memoria di V.I. Ul'ianov (Lenin); una cripta temporanea fu allestita dal 1° agosto 1924 per permettere alla popolazione che non aveva partecipato al funerale di rendere omaggio al capo, mentre il mausoleo definitivo in pietra fu aperto con una solenne cerimonia nel 193050.


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