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USA: Paese in espansione (flusso migratorio dall'Europa in seguito alla grande depressione 1873-96), corsa verso l'Ovest, incremento linee ferroviarie.
USA divisibili in tre zone:
nord est industrializzato: prime colonie britanniche, in trasformazione, capitalismo imprenditoriale);
Sud agricolo: economia tradizionale, piantagioni di cotone, tabacco e canna da zucchero; schiavi neri discendenti da quelli d'Africa giunti in America nel '700 (tratta degli schiavi abolita solo nel 1808 negli Usa, mentre la Spagna prosegue i traffici a Cuba fino al 1860, rifornendo il mercato degli Usa); aristocrazia di grandi proprietari; società patriarcale e paternalistica (giustificano la schiavitù poiché assicurano vitto, alloggio e istruzione religiosa ai neri)
Ovest: liberi agricoltori e allevatori di bestiame; pionieri prima e nuclei stabili poi, con spostamento della frontiera verso ovest. Valori dell'indipendenza e dell'iniziativa individuale
Il Nord abolizionista si scontra col Sud: il primo rifiuta la schiavitù anche poiché incompatibile con la necessità di manodopera mobile tipica del capitalismo industriale, mentre il secondo non può farne a meno per sostenere l'economia delle piantagioni (75% della produzione mondiale di cotone). Tale produzione ha sempre meno peso nell'economia globale degli Usa a mano a mano che si sviluppa l'industria del Nord (anni '50). Parallelamente il Nord punta ad alleanze con l'Ovest (sbocchi per i suoi prodotti meccanici, soprattutto macchine agricole) scontrandosi con le mire del Sud (che vorrebbe ampliare a Ovest i territori delle piantagioni). Lo scontro si accende sulla possibilità o meno di introdurre la schiavitù nelle nuove terre dell'Ovest.
Quadro politico: Partito Democratico (erede del pensiero di Jefferson): democrazia rurale, rispetto autonomia singoli stati, appoggio da medi agricoltori e medi piantatori del Sud. Crisi inizio anni '50: perdono consensi al Nord e all'Ovest identificandosi con posizioni schiaviste del Sud; Whigs (eredi del federalista Hamilton): conservatori, credono in un forte potere centrale, hanno l'appoggio della borghesia del Nord, si sciolgono all'inizio degli anni '50. Dall'ala progressista nasce nel 1854 il Partito Repubblicano: antischiavista, pro industriali (dazi doganali, protezionismo) e coloni dell'Ovest (distribuzione di terre demaniali gratuite). Da qui viene il nuovo presidente degli Usa, Abraham Lincoln (1860). Abolizionista, non radicale però, ma la sua vittoria è avvertita come una minaccia dal Sud così 11 stati si staccano dall'Unione e formano una Confederazione indipendente. Reazione dell'Unione contro quello che è un attacco all'idea stessa di "stati uniti".
1861-1865 Guerra di Secessione: le forze confederate (migliore qualità militare) si oppongono a quelle dell'Unione (maggior popolazione e ricchezza, contano su un conflitto lungo). Il Sud spera nell'aiuto inglese, ma l'UK (benché maggior acquirente di cotone) non interviene. Inizialmente prevalgono i Sudisti (generale Robert Lee), ma prolungandosi la guerra si capisce che il Nord è più avvantaggiato. Dal 1863 cambiano dunque le sorti e l'Unione (che nel 1863 abolisce la schiavitù, arruolando i neri liberi), guidata dal generale Ulysses Grant, riporta una serie di vittorie che culminano nella resa del Sud (aprile 1865). Pochi giorni dopo il presidente Lincoln è ucciso da un fanatico sudista.
Guerra totale: 3 mln di uomini impegnati, 600.000 morti. Rivoluzione democratica incompleta: pur liberi, i neri restano molto poveri; il Sud è sotto occupazione militare del Nord (spirito di rivincita) e organizza lotte clandestine a sfondo razzista (Ku Klus Klan - il clan del cerchio).
Ristabilita l'unità, viene completata l'espansione all'Ovest (1890), raggiungibile con la linea ferroviaria transcontinentale (1869). Campagne contro i pellerossa (1866-1890) che, ridotti a 250.000 a fine secolo, sono confinati nelle riserve.
Aumento della popolazione Usa (da 40 mln nel 1970 a 100 mln nel 1914) soprattutto per immigrazione dall'Europa. Per il bisogno di manodopera gli Usa aprono le frontiere (1882) ponendo le basi per il melting pot tipico della società americana.
Sviluppo industriale e urbano, con conseguenti tensioni sociali e sacche di povertà.
La dottrina Monroe (1823, discorso che ribadisce il ruolo Usa a difesa delle ex colonie americane ormai indipendenti) è intesa in senso difensivo e non sfruttata per aumentare i rapporti commerciali con il resto del continente, preferendo invece consolidare la presenza all'Ovest.
MESSICO - Unica occasione di ingerenza europea fu il Messico. Nel 1861, incapace di far fronte al pesante debito estero - prodotto dalla guerra civile che lo oppone ai conservatori - il presidente della Repubblica Messicana Benito Juàrez, leader delle forze democratiche, sospende i pagamenti. Napoleone III (essendo al FR Paese creditore) ne approfitta per un intervento militare per creare uno Stato satellite. 1864: nasce l'Impero del Messico, con la corona offerta a Massimiliano d'Asburgo. La guerriglia scatenata dai messicani è appoggiata dagli Usa (armi e $) fino al ritiro dei francesi (1867) e all'uccisione di Massimiliano.
CINA - All'inizio dell'Ottocento l'Impero Cinese è isolato; forte potere centrale dell'imperatore e dei mandarini (funzionari custodi della tradizione confuciana). Immobilismo e crisi (arretratezza produttiva).
1839-42: Prima guerra dell'Oppio tra Cina e UK (ritenuta beneficiaria del traffico illegale di oppio dall'india): la Cina, sconfitta, deve cedere agli inglesi Hong Kong (città situata su un'isola prospiciente il porto di Canton). Si apre una crisi interna (rivolta contadina dei Taiping) che porta alla (cosiddetta):
II Guerra dell'Oppio (1856-60): sconfitta da Uk e FR, la Cina deve aprire le vie commerciali e diplomatiche all'Occidente. Inizio della crisi che porterà alla caduta dell'impero e all'avvento della Repubblica.
GIAPPONE - Opposto l'effetto della penetrazione occidentale in JAP. Come la Cina, è un mondo chiuso, medioevale. L'imperatore (mikado) ha solo potere religioso, mentre quello militare spetta allo Shogun (sovrano assoluto della dinastia Tokugawa da due secoli) che governa parte del JAP, lasciando il resto del territorio ai circa 250 Daimyo (grandi feudatari) che disponevano di eserciti personali. Sotto i Daimyo, stavano i Samurai (7%, piccola nobiltà dedita alle armi), il cui ruolo era poco utile nel tempo di pace garantito dai Tokugawa da circa 200 anni. Alcuni divennero quindi funzionari (esercito e burocrazia), altri briganti e mercenari. Poi, mercanti e artigiani (le poche industrie - armi e navi da guerra - sono controllate dallo Shogun); infine, i contadini (80% della popolazione; coltura del riso; forte pressione fiscale dei Daimyo).
L'isolamento è rotto dagli USA che spingono lo Shogun a firmare i trattati ineguali nel 1858, aprendo relazioni commerciali molto favorevoli all'occidente. Ciò provoca un risentimento nazionalistico vs Shogun, cui i Daimyo oppongono la restaurata figura dell'Imperatore, occupando nel 1868 la città imperiale di Kyoto e trasferendo la capitale a Tokyo sotto l'autorità dell'imperatore 15enne Meiji Tenno ("governo illuminato"). Mentre i Daimyo sostengono la restaurazione Meiji per sostituirsi allo Shogun, l'élite dirigente dei samurai mira a colmare il divario con l'Occidente.
Modernizzazione del JAP: uguaglianza giuridica dei cittadini (1871), istruzione elementare obbligatoria, moderno sistema fiscale e esercito nazionale con coscrizione obbligatoria. Lo Stato incoraggia lo sviluppo industriale usando i capitali ricavati dalla vendita delle terre dello Shogun. Nel 1889 viene eletto il Parlamento (suffragio dell'1%) con poteri limitatissimi. Il Partito Socialdemocratico, fondato nel 1901, è sciolto già nel 1911 (esecuzione dei dirigenti). Il JAP si trasforma da oligarchia feudale e agricola in oligarchia industriale e finanziaria (allo Stato subentrano i grandi cartelli familiari degli Zaibatsu per gestire i gruppi industriali dagli anni '80) ma il potere assoluto resta fortissimo, conservando i tradizionali valori culturali e religiosi.
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