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I COMUNI ITALIANI SEC. XII-XIV
I NUOVI CONFLITTI SOCIALI E L'ISTITUTO DEL PODESTA'
La nascita e lo sviluppo delle grandi città europee si prese corpo attorno alle città comunali. Lo sviluppo aveva favorito l'immigrazione di diverse componenti della società rurale. Vercelli, Pisa e Padova crebbero per 2 3 4 volte, e la crescita è testimoniata dalla costruzione di 3 cinta murarie concentriche. La società urbana divenne più ricca e complessa ma meno facile da governare. Nel 12° e 13° sec. il sistema consolare entrò in crisi. Di fatto era un accordo tra le famiglie più ricche, che veniva ratificato dal parlamento o arengo che però non aveva nessun potere propositivo. Poi, dopo la Pace di Costanza il ceto consolare cominciò a dividersi in fazioni in lotta. Si arrivò allora alla designazione del potestà che doveva essere al di sopra delle parti. La sua carica durava all'inizio 1 anno poi ridotto a 6 mesi, e dopo un procedimento amministrativo si decideva se riconoscergli lo stipendio o no. Provvedeva a presiedere il consiglio comunale, presiedeva i tribunali cittadini, conduceva l'esercito in guerra, perseguiva e gestiva il "bene Comune" (in teoria). Durò per un secolo e mezzo e alla fine diventò una sorta di controllo delle città maggiori, che formavano i potestà, verso i centri minori. Nella diatriba tra Guelfi e Ghibellini si tendeva a sceglierlo all'interno dello schieramento. A volte se prendevano iniziative impopolari potevano anche venire ammazzati.
CONFLITTO SOCIALE: POPOLO E PARTI.
In questo periodo si acuì lo scontro tra aristocrazia e "popolari"; e anche nell'esercito cittadino tra Fanti e Cavalieri. I cavalieri avevano molte agevolazioni e privilegi e i popolari cominciarono a chiedere l'ingresso nel consiglio comunale, riuscendo nell'intento nel 1250 circa. Si riunirono nella Società del Popolo che raccoglieva organizzazioni cittadine quali le corporazioni e territoriali quali le parrocchie. Istituirono anche una figura simile al potestà quale il Capitano del popolo con caratteristiche e prerogative simili. Si svilupparono anche norme antimagnatizie, ossia contro i ceti più abbienti che non potevano insultare o commettere delitti verso i Capitani e che venivano puniti con severità. Intanto anche l'aristocrazia si stava organizzando, con le milites che contrastavano le società del Popolo. Inoltre l'aristocrazia urbana si divise in Guelfa, o anti-imperiale, e Ghibellina, a favore. Quando una delle due prevaleva, per l'altra erano cazzi e dovevano scappare.
In Italia centrale si svilupparono con fervore le situazioni sopracitate e le organizzazioni sopradette soppiantarono a volte il governo dello stesso comune.
LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTITUZIONI CITTADINE NEL 300 E L'EREDITA' DEL COMUNE.
Tra le varie trasformazioni che il comune assunse nel Duecento vi fu anche il conferimento di speciali incarichi a membri dell'aristocrazia cittadina, per un periodo limitato. Il conferimento del titolo di signore; i signori tesero a diventare vicari dell'imperatore per legittimare il loro titolo e in seguito cercarono di trasferire il titolo ai figli. Vi fu il passaggio a un governo monarchico , ma non fu generalizzato come il progetto della riscrittura dell'assetto istituzionale delle città. Così le istituzioni spontanee vennero disposte secondo un' ordine gerarchico indipendentemente dal tipo di governo istaurato. L'assetto ora più stabile era guidato dall'aristocrazia. Ma l'esperienza comunale servì da spunto per la creazione di un sistema burocratico in seguito irrinunciabile. Anche i contadini dovettero assoggettarsi al governo cittadino e quello che è più importante, che il comune nella coscienza dei successori fu un modello insuperato per l'amministrazione della cosa pubblica.
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