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I celti




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I celti


Le migrazioni dei Celti


Gli eredi della cultura di Hallstatt furono i celti, un popolo assai composito in possesso di una sviluppa­ta tecnologia del ferro. Essi parlavano una lingua in­doeuropea e abitavano una vasta area nell'Europa centroccidentale. Il nucleo originario delle genti cel­tiche proveniva dalla regione, renana, ma da esso de­rivarono almeno due tipi etnici, l'uno di statura alta, carnagione chiara, occhi azzurri, l'altro di statura media, occhi castani e capelli bruni.

La prima civiltà interamente celtica fu quella di La Tène, dal nome di una località svizzera sulle rive del lago di Neuchàtel, sede di importanti scavi archeolo­gici. La cosiddetta epoca di La Tène (V-X secolo a.C.) vide la massima espansione dei celti e il fiorire della loro civiltà. Tra il V e il III secolo a.C., parten­do dall'area del Danubio e del Reno, i celti emigra­rono verso ovest, stanziandosi in Francia, Spagna, Boemia; sì spostarono quindi anche più a nord, in Gran Bretagna, c a sud in Italia. Fu un movimento migratorio imponente, causato da diversi fattori: dal desiderio di conquista, anzitutto, tipico di una so­cietà aristocratica e militare, com'era quella dei celti; da eccedenze demografiche e infine dalle pressioni che gli stessi celti subivano a oriente da parte di altri popoli. Nonostante la loro vittoriosa espansione, Le tribù celtiche, sempre attraversate da contrasti e riva­lità interni, non diedero mai vita a uno stato forte e unitario e non tentarono mai di organizzare le con­quiste in forma di impero.

Gli insediamenti celtici erano fortificati e situati generalmente su alture in posizione dominante, per il controllo di vasti territori e delle vie di comunicazio­ne. Oltre alla guerra di razzia, l'agricoltura era, con allevamento e caccia, La risorsa principale; ma molto

Vivi erano anche i traffici e i commerci. I celti stanziati lungo i corsi superiori del Reno e del Rodano intrattenevano relazioni commerciali con il mondo romano e cartaginese attraverso la città greca di Marsiglia. Essi commerciavano soprattutto schiavi, pellicce, ambra, metalli e oro. In cambio, uno dei prodotti da loro maggiormente importati era il vino, contenuto in vasi fittili o recipienti metallici di pro­duzione greca o etrusca: attraverso questo scambio commerciale, i celti vennero a conoscenza dell'arte classica e ne assimilarono l'influenza.


I druidi, il vertice dell'aristocrazia celtica


La società dei celti era assai gerarchizzata, suddivisa in famiglie inquadrate a loro volta in tribù. Il ruolo delle donne non era trascurabile, in quanto parteci­pavano alle assemblee e alla gestione del patrimonio familiare; era inoltre molto diffusa, anche se non esclusiva, la monogamia. Dal punto di vista istitu­zionale, a una prima fase monarchica subentrò un sistema aristocratico di capi guerrieri; a loro erano destinate le grandi sepolture riportate alla luce, costi­tuite camere funerarie in legno ricoperte, da tumuli monumentali. Dall'aristocrazia provenivano i sacerdoti o druidi, che assicuravano ai celti una base comune di riti e di credenze religiose.

I druidi, oltre a presiedere ai sacrifici pubblici e pri­vati, esercitavano anche la funzione di giudici in me­rito a omicidi, questioni di eredità o di confini. La pena più grave che essi infliggevano era l'interdizio­ne dai pubblici sacrifici. Esentati dalla milizia, dal pagamento delle tasse e da ogni tipo di incarico civi­le, i druidi sottostavano all'autorità di un capo uni­co, che alla sua morte era sostituito da colui che fra i druidi si era particolarmente distinto per saggezza; talora si procedeva all'elezione e in alcuni casi si ri­correva alle armi per designare il sommo druida, il cui potere era grandissimo. La preparazione cultura­le dei druidi copriva numerosi campi del sapere dal­l'astronomia alla geografia, alle scienze naturali. Essi svolgevano anche una funzione educativa nei con­fronti dei giovani aristocratici, ai quali insegnavano i valori basilari della società celtica: la rettitudine, il coraggio, la devozione verso gli dei.


Un complesso sistema religioso


La mancanza di documentazione riguardo alla lette­ratura mitica e religiosa è dovuta all assoluta man­canza di testi sacri. Interpretando le raffigurazioni e i simboli delle loro testimonianze artistiche è però possibile comprendere l'universo religioso delle popolazioni celtiche. Esisteva una grande varietà dì cre­denze e miti, difficilmente riconducibili a un unica matrice: ogni tribù celtica aveva un proprio pantheon e proprie tradizioni religiose che si influenzarono reciprocamente. Credenze totemiche Furono probabilmente ali origine del culto della dea dei cavalli, Epona, di quello del cinghiale, che fun­geva da insegna degli eserciti, o di quello del dio Cernunno, dalla testa di cervo o montone Per quanto concerne l'organizzazione del culto, due sono i tipi di santuari individuati attraverso l'indagi­ne archeologica. Da una parte esistevano santuari ca­ratterizzati da ingenti depositi di offerte votive; si trattava probabilmente di centri di culto federali o intertribali, situati in zone facilmente accessibili. L'altro tipo di santuario era invece costituito da ter­rapieni di circa un ettaro di superficie circondati da un recinto e da un fossato: erano luoghi di culto col­locati all aperto per cerimonie rituali alle quali partecipava solo la popolazione locale.




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