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GLI STATI REGIONALI IN ITALIA SEC. XIV XV
GUELFI E GHIBELLINI
GUELFI PRO CHIESA, GHIBELLINI PRO IMPERO. Tutte le realtà politiche locali furono coinvolte nello scontro. Nel regno meridionale la divisione avvenne in occasione dei Vespri Siciliani. Li le regioni continentali degli Angiò alleati del papato e dei comuni guelfi del centro nord. La Sicilia Aragonese era ghibellina. Con la fine del casato di Svevia i ghibellini fecero corpo contro il papato e regno angioino. Enrico VII incoronato a Milano si schiera con i Ghibellini con i Visconti di Milano e Scaligeri di Verona. Il papa Giovanni XXII non riuscì ad arrestare il loro potere. I Visconti controllavano gran parte della Lombardia, gli Scaligeri le città venete, e la lega toscana Ghibellina con a capo Pisa prevalse sui Guelfi e su Firenze.
Quando alcune città lombarde chiamano Giovanni di Boemia figlio di Enrico VII guelfi e ghibellino si schierano dalla stessa parte e crearono una base di partenza pre la città che sarebbero in seguito venute alle armi.
NUOVI STATI TERRITORIALI: GUERRA FINANZA BUROCRAZIA
I cittadini erano quasi tutti via per guerra e per creare nuovi eserciti si ricorse a mercenari. La spesa militare crebbe insieme a quella burocratica. Lo stato emise titoli di valore per reperire liquidi. Si distribuirono quindi gli uffici per la distribuzione di queste risorse.
DAL COMUNE CITTADINO ALLO STATO REGIONALE.
Milano, Firenze, Venezia.
Milano: si evolse dopo il 200 verso la Signoria con lla monopolizzazione da parte dei Della Torre della carica di "anziano del Popolo" e con l'aggiunta da parte dei Visconti del titolo di vicario dell'imperatore. Assoggettò quindi con il sistema di relazioni feudali i comuni vicini.
Firenze: mantenne a lungo il sistema di partecipazione comunale e dopo la rivolta dei ciompi restrinse il numero di famiglie che accedevano ai vertici politici. Aveva molti proventi derivanti dai commerci e dalle banche e invio i suoi potestà per egemonizzare le città circostanti con forme di contribuzione economica e militare. Era uno stato molto centralizzato e arrivò anche a sottrarre completamente il potere delle città conquistate.
Venezia: l'organo di governo era il maggior consiglio dove c'era rappresentata la nobiltà; nel 1297 vi poteva entrare solo chi c'era stato nei precedenti 4 anni. Nel 1323 solo i figli o nipoti di chi era dentro, quindi per diritto di nascita. Avendo relazioni commerciali con oriente per ora non sottomise la terraferma.
Sicilia: 1296 i baroni fanno casino per la successione di Pietro e arriva Federico III. Passa quindi ad un ramo parallelo della casa aragonese. I signori locali si dividono in fazioni (catalani e latini).
Napoli: qui Carlo d'Angiò dovette ricorrere alla convocazione di assemblee rappresentative delle città e della nobiltà.
Stato Pontificio: nel frattempo la sede papale era ad Avignone, quindi Cola di Rienzo occupa il campidoglio come Tribuno ma nel 1354 dopo due congiure aristocratiche viene messo a morte. Da Avignone arriva il legato del papa Egidio Albornoz che riporta all'ordine ed erge nuove mura ed emano le costituzioni egidiane valide fino all'800.
DALLA GUERRA ALL'EQUILIBRIO.
1350 circa Gian Galeazzo dei Visconti lotta con Verona e Padova sconfiggendo gli Scaligeri. Alla sua morte approfittano Firenze e Venezia.
Firenze conquista Arezzo e nel 1406 Pisa, mentre l'espansione veneziana e giustificata dalla dura concorrenza di Genova nel mediterraneo e dalla necessità di reinvestire i grossi proventi del commercio nella terraferma. Verso il 1420 vengono conquistate Brescia e Bergamo.
Al termine della reggenza di Giovanna I prima si aprì la crisi nel regno di Napoli. Da una parte Carlo di Durazzo appoggiato dal papa e dall'altra gli Angioini. Nel 1442 il re di Aragona riporta l'ordine e riunisce le due corone.
Anche lo stato pontificio entrava in crisi. Clemente VII per la francia ed Avignone e Urbano VI che optava per la sede romana.
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