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Gli anni '60 nel mondo
Nei paesi occidentali gli anni '60 sono ricordaticome un decennio felice, di grande prosperità. In realtà quanto meno in campo politico non mancarono le contraddizioni: infatti, nonostante la coesistenza fra i due blocchi ( Stati Uniti e paesi occidentali da una parte e URSS e pesi comunisti dall'altra) andesse via via consolidandosi, non mancarono momenti di duro scontro diplomatico e di drammatico confronto. La pace fra i due blocchi si basava sull'equilibrio degli armamenti nucleari ed era pertanto una pace fittizia, retta sulla base della consapevolezza che uno scontro diretto avrebbe voluto dire mettere a repentaglio l'intera umanità. Non mancarono tuttavia conflitti locali nelle numerose aree calde del mondo.
Nel novembre del 1960, scaduto il mandato di Eisenhower, il democratico John Fitzgerald Kennedy venne eletto alla presidenza degli Stati Uniti. All'età di 44 anni era il più giovane presidente statunitense e il primo cattolico ad entrare alla casa bianca. Kennedy suscitò immediatamente ampi consensi, già dal suo discorso di insediamento pronunciato il 20 gennaio dei 1961.
"Noi celebriamo oggi non una vittoria di partito, ma una affermazione di libertà, che simboleggia una fine e al tempo stesso un principio, che significa un rinnovamento e al tempo stesso un mutamento. ()
Il mondo oggi è molto diverso. L'uomo infatti detiene nelle sue mani mortali il potere di abolire ogni forma di umana miseria e ogni forma di vita. Eppure, gli stessi principi rivoluzionari per cui i nostri padri combatterono sono tuttora oggetto di controversia nel mondo: la convinzione che i diritti dell'uomo non sono stati elargiti dalla generosità dello Stato, ma dalla mano di Dio.
Non possiamo oggi dimenticare che noi siamo gli eredi di quella prima rivoluzione. Che da questo luogo e da questo momento si diffonda l'annuncio, all'amico come al nemico, che la fiaccola è stata trasmessa ad una nuova generazione di americani, nati in questo secolo, temprati dalla guerra, disciplinati da una pace fredda ed amara, fieri del loro antico retaggio, e non disposti a considerare passivamente o a permettere il lento disfacimento di quegli umani diritti che questa nazione ha sempre sostenuto e che noi ci impegniamo a sostenere in patria e in tutto il mondo.
Che ogni nazione, auspichi essa bene o male per noi, sappia che noi siamo pronti a pagare qualsiasi prezzo, a sostenere qualsiasi onere, affrontare qualsiasi prova, appoggiare qualsiasi amico, opporci a qualsiasi nemico per assicurare la sopravvivenza e il trionfo della libertà. ()
Pertanto, miei concittadini, non chiedetevi che cosa il vostro paese potrà fare per voi, ma che cosa voi potrete fare per il vostro paese.
Cittadini di tutto il mondo, non chiedetevi che cosa l'America farà per voi, ma che cosa insieme potremo fare per la libertà dell'uomo.
Infine, che voi siate cittadine dell'America o del mondo, chiedete a noi che siamo qui la stessa alta misura di forza e di sacrificio che noi chiediamo a voi. Avendo una serena coscienza come solo sicuro compenso, e la storia come ultimo giudice delle nostre azioni, procediamo a guidare il paese che amiamo, invocando la benedizione e l'aiuto divino, peraltro consapevoli che qui sulla terra l'opera di Dio deve veramente essere da noi compiuta".
J. F. Kennedy
Kennedy si riallacciò alla tradizione prograssista di Wilson e Roosevelt, aggiornandola a una nuova frontiera, una frontiera più spirituale culturale e scientifica.
In politica interna propose un forte slancio riformatore che comportò un incremento notevole della sperìsa pubblica, assorbito dalle esplorazioni spaziali, dai programmi sociali e anche dal tentativo, non sempre riuscito, di imporre l'integrazione razziale in quegli stati sel Sufd che ancora praticavano discriminazioni verso i neri.
In politica estera volle mantenere la pace senza rinunciare al prestigio e al ruolo che da decenni l'America teneva nel mondo. Il primo scontro fra Kennedy e Kruscev fu a Vienna ne 1961 a proposito di Berlino Ovest: gli statiunitensi confermarono il loro impegno a favore di quest'ultimo e i sovietic risposero innalzando il così detto Muro di Berlino, rendendo impossibili le fughe fino ad all'ora molto frequenti da un settore all'altro. Il Muro divenne all'ora il simbolo tangibile della divisione della Germania , dell'Europa e del Mondo.
All'inizio della sua presidenza Kennedy tentò, inoltre, di soffocare il regime socialista di Cuba. Appoggiò così gruppi esuli anticastristi che tentarono, nel'61, una spedizione armata nell'isola. Lo sbarco ebbe luogo presso la Baia dei porci, ma si risolse in un fallimento. In questo conflitto si inserì la Russia che installò basi per missili nucleari in territorio cubano. Kennedy ordinò il blocco navale e il mondo tenne il fiato sospeso, preoccupato che il tutto potesse sfociare in un conflitto. Ma alla fine Kruscev acconsentì allo smantellamento delle basi.
Il compromesso per la crisi di Cuba sancì l'inizio di una nuova fase di distensione. Nel '63 Stati Uniti e Unione Sovietica firmarono un accordo che le teneva impegnate a sospendere gli esperimenti nucleari nell'atmosfera.
Nel frattempo Kruscevaccentuò in questi anni il tono pacifista dei suoi interventi e interpretò il conflitto con l'occidente in chiave di competizione economica: la vittoria sarebbe stata del paese che avesse garantito maggior benessere ai propri cittadini. Tuttavia l'andamento non molto brillante dell'economia sovietica fu una delle cause che portarono nel '64 l'improvvisa caduta di Kruscev che fu estromesso da tutte le sue cariche.
Nell'anno precedente era morto a Dallas il 22 dicembre in un attentato del quale non furono mai trovati i mandati, il presidente Kennedy. Fu questo solo il primo della serie di attentati politici che negli anni '60 sconvolsero l'America. Fra questi ricordiamo gli attentati in cui persero la vita Martin Luther King, leader del movimento antisegregazionista dei neri, e Bob Kennedy.
E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho un sogno. E' un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.
Io ho un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.
Io ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell'arroganza dell'ingiustizia, colmo dell'arroganza dell'oppressione, si trasformerà in un'oasi di libertà e giustizia.
Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!.
Io ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E' questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud".
Martin Luther King
Ma nel 1963 un altro grande uomo moriva. Salito al soglio pontificio nel 1958 papa Giovanni XXIII, tentò sin da subito di rinnovare la chiesa dall'interno proponendo una più ampia partecipazione di essa e dei cattolici tutti nella politica, a sostegno della pace e della fratellanza fra i popoli. La nuova politica vaticana fu sancita con due encicliche la Mater et Magistra del 1961 e la Pacem in Terris del 1963.
In una convivenza ordinata e feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili".
Giovanni XXIII
Ma l'atto più importante del suo pontificato fu la convocazione del concilio ecumenico Vaticano II che si aprì nell'ottobre del '62 e si concluse sotto Polo VI nel dicembre del '65. Dal concilio la Chiesa ne uscì riformata ma non totalmente trasformata.
L'evento più terribile degli anni '60 fu la guerra del Vietnam. Essa si combatte per oltre dieci anni - fra il '64 e il '75- e fu uno dei momenti di maggior tensione fra Stati Uniti e mondo comunista. Dopo la guerra di indipendenza contro i francesi, infatti, il Vietnam era stato diviso in due repubbliche: quella del Nord guidata dai comunisti di Ho Chi- Minh e quella del Sud governata da un regime semidittatoriale appoggiato dagli statunitensi. Contro il governo del Sud si sviluppò un movimento di guerriglia, i Vietcong appoggiato dai comunisti e dallo stato nordvietnamita. Gli Stati Uniti preoccupati all'idea di un'Indocina comunista inviarono a Sud consiglieri militari. Nel febbraio del '65 senza previa dichiarazione di guerra ebbe inizio il bombardamento del Vietnam del Nord. Ma i Vietcong erano appoggiati dalla popolazione e conoscevano il loro territorio. L'esercito statunitense entrò profondamente in crisi, trovandosi in condizioni pietose a combattere una guerra ingiusta, anche per l'opinione pubblica americana. Vi furono manifestazioni di protesta, i giovani disertarono la leva.
Nel gennaio del '68 suscitò enorme impressione la cosiddetta offensiva del Tet. Nel marzo Johnson decise la sospensione dei bombardamenti e il suo successore Nixon avviò negoziati ufficiali che si conclusero nel '73 e comportarono il progressivo abbandono delle truppe statunitensi del territorio di guerra.
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