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(Porbaudar 1869 - Nuova Delhi 1948)
Pensatore, statista e leader nazionalista indiano; diede un indispensabile contributo alla creazione della nazione indiana indipendente dall'impero britannico. Studiò legge a Londra dove rimase tre anni. Nel 1893 andò in Sudafrica con l'incarico di consulente legale per una ditta indiana; nei ventun anni trascorsi in quel luogo, la testimonianza diretta delle iniquità razziali che subivano tutti gli immigrati di origine indiana trasformò il timido avvocato in un energico attivista politico. Gandhi si batté per il riconoscimento dei diritti dei suoi connazionali da parte delle autorità britanniche; fautore della non-violenza, concepì un nuovo metodo di lotta basato sulla resistenza passiva, chiamato satyagraha.
Nel 1915, dopo che il governo sudafricano ebbe attuato importanti riforme a favore dei lavoratori indiani, Gandhi tornò in India e in poco tempo divenne il leader indiscusso del movimento nazionalista indiano. Con le sue sole forze riuscì a trasformare il Congresso nazionale indiano in un partito politico con largo seguito anche fra quei gruppi fino ad allora esclusi da ogni attività politica, quali le donne, i commercianti, i contadini più abbienti e i giovani. Dopo il bagno di sangue di Amritsar, avvenuto nel 1919, Gandhi promosse una campagna di protesta a livello nazionale, basata sulla non-cooperazione con il governo britannico dell'India. Dopo una seconda campagna di disobbedienza civile, nel 1921 Gandhi venne condannato a sei anni di reclusione, pena che scontò solo in parte.
Certo del fatto che l'indipendenza non avesse senso se non fosse stata accompagnata da una radicale trasformazione morale e sociale, Gandhi si impegnò per un programma completo di rinascita nazionale, che comprendeva la lotta ai pregiudizi contro il lavoro manuale, il superamento della divisione esistente tra ambiente urbano e ambiente rurale, la promozione delle lingue indigene e l'eliminazione della casta degli 'intoccabili'. Gandhi diede all'induismo un orientamento sociale, prendendo ampio spunto dalle tradizioni religiose di altre fedi e culture; perfezionò il metodo del satyagraha e sviluppò la 'nuova scienza della non-violenza' che proclamava la conversione morale dell'avversario attraverso una delicata 'operazione chirurgica sulla sua anima'. Le sue azioni furono fonte d'ispirazione per il poeta Rabindranath Tagore, che lo soprannominò Mahatma (che in sanscrito significa 'grande anima').
Il pensiero morale e politico di Gandhi si basava su una metafisica relativamente semplice: egli credeva che l'universo fosse regolato da una intelligenza o principio supremo da lui chiamato satya (verità), presente in tutti gli esseri viventi, in special modo nell'uomo, nel quale assume la forma di anima o spirito autocosciente. Poiché tutti gli uomini compartecipano dell'essenza divina, essi costituiscono sostanzialmente un'unità. Sulla base di tali premesse, l'amore rappresenta l'unica forma appropriata di relazione tra di essi. Nella sua valenza positiva, l'amore implica la cura e l'attenzione per gli altri, mentre nella sua valenza negativa significa ahimsa, o non-violenza.
Gandhi riteneva lo stato come la 'rappresentazione di una forma concentrata di violenza', espressione di coercizione e di uniformità. Esso è tuttavia un'istituzione indispensabile fintanto che gli esseri umani non siano completamente evoluti e capaci di agire in modo socialmente responsabile. Le decisioni assunte secondo la regola della maggioranza violano l'integrità morale della minoranza e quindi la disobbedienza civile deve essere considerata un diritto 'morale' di ogni cittadino. Per quanto riguarda la proprietà, Gandhi riteneva che possedere il superfluo, quando altri non avevano neppure di che soddisfare i propri bisogni primari, fosse un 'peccato contro l'umanità'.
Nel 1934 il Mahatma si ritirò formalmente dalla politica, lasciando il posto di leader del Partito del congresso a Jawaharlal Nehru, e intraprese un viaggio attraverso le campagne per insegnare e promuovere la riforma sociale. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, insieme al Partito del congresso, Ghandi decise di non sostenere l'Inghilterra se questa non avesse garantito all'India una completa e immediata indipendenza. Il governo britannico rispose con l'arresto di oltre 60.000 oppositori; nel 1942 lo stesso Mahatma fu nuovamente incarcerato, ma venne rilasciato due anni dopo, allorché il governo britannico acconsentì a concedere l'indipendenza, a condizione che il Partito del congresso risolvesse le sue divergenze con la lega musulmana.
Gandhi ebbe un ruolo fondamentale nel corso delle trattative e tre anni dopo l'India divenne un paese indipendente. Contemporaneamente, malgrado il Mahatma avesse sempre perseguito la causa dell'unità, il Pakistan musulmano fu dichiarato uno stato autonomo, poiché non si riuscì a trovare un accordo che soddisfacesse le divergenze etniche e religiose fra i due paesi. Nel 1947 le rivalità fra indù e musulmani provocarono nuovi, sanguinosi tumulti e nel gennaio 1948 Gandhi venne ucciso da un fanatico indù durante un incontro di preghiera.
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