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Europa agli inizi del Novecento
Agli inizi del XX secolo l'Europa era nel periodo della belle epoque: trionfo della società borghese sicura della propria possibilità di progresso grazie all'industria e alle innovazioni scientifiche-tecnologiche.
La società di inizio novecento era attraversata da tensioni fortissime: ricca ma con profonde disuguaglianze economiche e sociali; era in prevalenza liberale ma in realtà dominata da un elite industriale e finanziaria sempre più caratterizzata dalla presenza di grandi monopoli.
In quasi tutti i paesi (eccezione Russia) il tardo 800 aveva portato a un grande sviluppo della partecipazione popolare alla vita politica: diritto di voto.
Ma:
v Ampliamento della partecipazione politica;
v Crescente sindacalizzazione del mondo di lavoro;
v Diffondersi di movimenti di massa;
Misero in difficoltà i sistemi politici, anche quelli più avanzati in senso liberal-democratico.
Molti paesi europei attraversarono in modo diverso momenti di crisi dei loro sistemi politici:
v Italia dopo l'eccidio di Milano del 1898 ci fù una pesante svolta autoritaria;
v Francia: lacerata da fenomeni di antisemitismo e molti tentativi di colpo di stato dall'estrema destra;
v Germania sistema politico irrigidito dopo le dimissioni di Bismarck;
v Russia nessuna rivoluzione costituzionale;
v Gran Bretagna non vide mai messe in discussione le istituzioni liberali;
I conflitti in campo coloniale si sommava alla crescente tensione anglo-tedesca in campo navale. La rivalità che opponeva Germania e Inghilterra sui mari e Francia sulla questione Alsazia-Lorena, Spinse Francia e Inghilterra ad abbandonare le loro divergenze e a stringere Alleanza Intesa cordiale nel 1904.
A questa si unì la Russia per timore di rimanere isolata. Nacque così la TRIPLICE INTESA (Francia,Inghilterra, Russia) e la TRIPLICE ALLEANZA (Italia, Germania, Austria).
Sui territori europei che erano appartenuti o ancora appartenevano all'impero ottomano ovvero la Penisola Balcanica, c'era una grande tensione per una situazione di instabilità della regione e non c'era più quell' equilibrio imposto da Bismarck al Congresso di Berlino.
L'Austria che era l'unica potenza priva di imperi coloniali, considerava i Balcani una sua sfera di influenza;
L'Italia puntava ad inserirsi nel disfacimento dell'impero turco per affermare la propria egemonia sull'Adriatico;
La Gran Bretagna interessata al Mediterraneo (controllo dell'isola Cipro) per le comunicazioni con l'Oriente.
La Serbia mirava a un'egemonia sulla regione;
La situazione si complicò ulteriormente nel 1908 quando a Istanbul i Giovani Turchi (movimento nazionalista composto da ufficiali dell'esercito) portarono alla deposizione del sultano. L'impero austriaco nel timore che questo andasse a vantaggio alla Serbia si unì alla Bosnia-Erzegovina: togliendo lo sbocco sul mare alla Bosnia e il controllo delle coste adriatiche della penisola balcanica all'Italia.
Tutto questo provocò una fase di guerre a discapito dell'impero ottomano.
L'ITALIA CON GIOLITTI
L'interprete più importante del movimento liberale fu Giolitti. Fù ministro nel governo Zanardelli e poi presidente del consiglio con brevi interruzioni fino al 1914. La sua politica mirava ad unire sviluppo e libertà politica, essendo considerati da lui entrambi necessari per la stabilità del paese.
Puntò a integrare la classe operaia nelle istituzioni liberali, e promosse una politica non si scontro ma di accordo con le rappresentanze sindacali e politiche del movimento operaio.
Questa novità per l'Italia impauriva molto la parte della società conservatrice ma aveva l'appoggio della borghesia industriale più avanzata.
Giolitti mantenne il governo in posizione di neutralità di fronte ai conflitti sindacali perché convinto che in Italia non esistesse un pericolo rivoluzionario.
Questo nuovo sistema ebbe l'effetto immediato di rafforzare il movimento sindacale: crescita degli scioperi
Nel corso del primo governo Zanardelli-Giolitti furono presi provvedimenti importanti nel campo della legislazione sociale: tutela del lavoro di donne e bambini(12 anni lavoro), miglioramenti assistenza infortunistica e pensionistica, obbligo riposo settimanale. Nuova legge scolastica con istruzione elementare e assicurazioni sulla vita
MA.
Mancò una politica capace di incidere sui problemi dell'economia e la distinzione fra Nord e Sud in Italia.
Giolitti incontrò il suo maggiore insuccesso nel tentativo di stringere un accordo politico con i socialisti: non riuscì a farli diventare una forza del governo integrandoli pienamente nella vita politica.
L'estraneità dei cattolici alla vita politica nazionale aveva portato alla pubblicazione dell'enciclopedia Rerum novarum con i principi della dottrina della chiesa. Il movimento cattolico e le sue organizzazioni si erano progressivamente estesi nel paese soprattutto nelle campagne. All'interno di questo movimento prevalse la figura "clerico-moderata" che interpretava l'impegno dei cattolici nella vota sociale e politica dal punto di vista conservatrice. Da questo punto di vista Giolitti capì che i cattolici potevano essere un alleati per contrapporre la Sinistra. Nacquero così i primi accordi elettorali fra liberali e cattolici.
In questo clima maturò l'idea di Giolitti di riprendere una politica coloniale nel Nord Africa, invadendo la Libia; questo per assecondare la pressione dell'opinione pubblica nazionalistica e dei maggiori gruppi industriali e finanziari, nel tentativo di guadagnare stabilità al proprio governo.
La guerra in Libia comportò spese enormi e oltre 3000 caduti; troppi tenendo conto che in questo momento la Libia non aveva un rilievo economico. Ne traevano vantaggio solo le banche, gli armatori e l'industria pesante, grazie agli investimenti richiesti dalla conquista.
Nel 1913 ci furono le prime elezioni a suffragio universale maschile a tutti i maschi maggiorenni non analfabeti e anche gli analfabeti purché avessero superato i trent'anni o fatto servizio militare.
In occasione di queste elezione ci fu un patto fra cattolici e Giolitti chiamato patto Gentiloni con lo scopo di contrastare un possibile successo elettorale dei socialisti. Infatti grazie a questo patto i liberali ebbero in più ben 228 voti.
Ma i successi ottenuti con la guerra in Libia e le elezioni del 1913 non poterono mascherare a lungo la crisi giolittiana. Nel marzo del 1914 infatti Giolitti diede le dimissioni e il governo andò nelle mani del conservatore Antonio Salandra con il quale l'Italia si avviò verso la Prima Guerra Mondiale.
PRIMA GUERRA MONDIALE
per circa un secolo dopo il congresso di Vienna l'Europa conobbe un periodo di pace, ma questa all'inizio del nuovo secolo iniziò a crollare.
Dall'estate 1914 all'autunno 1918 l'Europa fu devastata da un conflitto di dimensioni enormi. La Grande Guerra fu un conflitto per l'egemonia in Europa e nel mondo, poiché coinvolse anche nazioni non europee.
Le cause della prima guerra mondiale furono:
sul piano politico..
v Volontà espansionistica della Germania;
v Frustrazione dell'Austria che non si è garantita l'acquisto delle colonie;
v Rivalità tra gli stati balcanici, stuzzicati sia dall'Austria sia dalla Russia;
sul piano economico
v Interessi dei grandi gruppi monopolistici e finanziari;
v Interessi degli industriali produttori di armi;
sul piano sociale..
v volontà delle popolazioni balcaniche di affermare la loro nazionalità
v timore delle potenze dell'Intesa nei confronti della Germania e dell'Austria
Causa occasionale il conflitto iniziò nel momento in cui il 28 giugno 1914 uno studente bosniaco appartenente a un'associazione nazionalistica, uccise a Sarajevo l'arciduca Francesco Ferdinando erede al trono d'Austria.
L'Austria il 28 luglio dichiarò guerra alla Serbia con l'appoggio del kaiser Guglielmo II.
La Germania il 1°agosto dichiarò guerra alla Russia provocando la
mobilitazione della Francia.
Berlino dichiarò guerra alla Francia e l'esercito tedesco iniziò a muoversi verso
ovest invadendo il Belgio neutrale: la Gran Bretagna a sua volta entrò in guerra
contrò la Germania, seguita
dal Giappone
che mirava ai possedimenti tedeschi in Estremo Oriente.
L'Italia si mantiene neutrale siccome la Triplice Alleanza era un patto difensivo che non le imponeva un intervento.
L'impero ottomano si schierò a fianco di Germania e Austria temendo di essere aggredito dalla Russia.
Su entrambi i fronti si pensava a una guerra breve di pochi mesi o un anno massimo. Ma non fù così siccome non avevano previsto le nuove armi perfezionate e la mobilitazione che aveva portato la guerra alle industrie che resero possibile il prolungamento.
In questa situazione ci fù la novità dell'entrata in guerra dell'Italia a fianco dell'Intesa nella primavera del 1915.
Con lo scoppio della guerra nel 1914 si furono formati due schieramenti:
INTERVENTISTI irredentisti, socialisti rivoluzionari, nazionalisti. Vedevano l'entrata in guerra contro l'Austria - Ungheria l'occasione di recuperare le terre;
NEUTRALISTI liberali giolittiani, cattolici, socialisti. Contrari alla guerra perché il paese non sarebbe riuscito a superare le conseguenze che avrebbe portato;
Vittorio Emanuele III e il governo di Salandra favorevoli a un intervento perché visto come un'occasione per affermare la forza del paese.
Il 26 aprile 1915 il ministro degli esteri strinse con l'Intesa un accordo segreto Patto di Londra che impegnava l'Italia a entrare in Guerra nel giro di un mese in cambio di territori (Trentino, Tirolo meridionale, Trieste, Gorizia, Istria). Il 24 maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria.
CRISI DEL DOPOGUERRA IN ITALIA.
L'Italia uscì dal conflitto vittoriosa ma con molte ferite.
Debito pubblico;
Forte inflazione eccesso moneta circolante;
Molta disoccupazione;
Sviluppo industriale nei reparti della siderurgia, meccanica e chimica.
Ci furono molte lotte contadine e operaie con sviluppo delle organizzazioni sindacali.
Ci furono molti scioperi per aumenti sindacali, lotte per il caro vita e occupazione delle terre nel meridione da parte dei contadini.
I lavoratori ottennero la durata della giornata lavorativa di 8 ore,
le campagne aumenti e imponibile di manodopera (quantità minima di assunzioni in proporzione alle dimensioni dell'azienda);
al sud una ridistribuzione delle terre incolte.
Anche i ceti medi vivevano una situazione di disagio.
E per definire tutto ciò venne usato il termine di vittoria mutilata dal poeta D'Annunzio. L'Italia si era vista riconoscere dei trattati di pace il Trentino, il Sud Tirolo, Trieste e Istria ma non la Dalmazia e Fiume (assegnata alla Croazia) che successivamente venne occupata da ex militari da D'Annunzio(12 settembre 1919).
La questione poi fu risolta da Giolitti salito di nuovo al governo nel 1920 quando firmò con la Iugoslavia il trattato di Rapallo facendo diventare Fiume uno stato indipendente.
Nascita del Partito popolare: forza politica di ispirazione cattolica; ebbe un forte successo nelle elezioni del 1919. Questo partito si fondava su una dottrina sociale cattolica, solidarietà sociale.
OCCUPAZIONE DELLE FABBRICHE
Avvenuta nell'agosto del 1920 dagli operai metallurgici di Milano, Torino e Genova biennio rosso. A questo Giolitti non intervenne perché pensava non durasse.
RIVOLUZIONE RUSSA
La rivoluzione del 1917 costrinse la Russia a Ritirarsi dalla Guerra.
Una rivoluzione avvenne anche nel 1905 per avere la costituzione. Lo zar la fermò con l'esercito, ma il popolo iniziò a fare scioperi facendo nascere i soviet (consigli operai) dove si radunavano le opposizioni per organizzare le proteste.
Trascorsero del mesi ma alla fine lo zar approva la DUMA (=PARLAMENTO) dando però delle condizioni: il popolo poteva votare ma il voto di un nobile valeva come quello di 1000 contadini; limitò i diritti della Duma.
CONSEGUENZE
Malcontento delle popolazioni nonostante ci fosse una forte repressione da parte della polizia.
Quando la russia partecipò alla 1GM la classe dirigente fu incapace di gestire lo sviluppo dell'industria bellica, e gli anni di guerra alla russia erano costati milioni di uomini.
Nel febbraio del 1917 gli operai di Pietroburgo (città più industrializzata) diedero luogo a scioperi e i militari che erano stati chiamati per reprimere la protesta si allearono con gli operai.
Si rafforzarono così i soviet degli operai e nacquero i soviet dei soldati a Pietroburgo, Mosca e in altre città russe.
Lo zar è costretto ad abolire e viene eletto un governo provvisorio che era formato dai maggiori partiti politici con l'intenzione di far conoscere una Repubblica democratica e di continuare la guerra. Tutto questo venne chiamato rivoluzione di febbraio di carattere democratico borghese capo del governo provvisorio. KERENSKIJ. Nel frattempo la famiglia del zar fu uccisa e in questa situazione esistevano due poteri: i soviet sempre più forti e il governo provvisorio sempre più debole.
Rapidamente fra i soviet e il governo provvisorio si creò una frattura fra le diversità di programmi: i soviet volevano la pace e la distribuzione delle terre mentre il governo provvisorio si opponeva ed era convinto che la rivoluzione dovesse limitarsi alla creazione di uno stato liberale sul modello francese o inglese.
Il processo rivoluzionario fu accelerato dal ritorno in patria di Lenin che era in esilio in Svizzera aiutato dalla Francia che sperava così che la russia uscisse dalla guerra.
Lenin si diede subito da fare presentando il suo programma chiamati tesi di aprile potere ai soviet e pace e terre ai contadini.
Forze in opposizione prima della rivoluzione.
Partito costituente (principale partito della borghesia russa, opposizione sullo zar);
Partito operaio socialdemocratico (due parti: bolscevichi di maggioranza e menscevichi di minoranza democrazia liberale con la borghesia.)
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