Erodoto
Erodoto nacque ad Alicarnasso(Asia
Minore) nel 5 secolo a.C.. Compì numerosi viaggi in Asia minore, Medio Oriente,
Egitto, Grecia continentale e Magna Grecia. Soggiornò per parecchio tempo ad
Atene dove conobbe Pericle. Sono famose le pubbliche letture che diede di una
parte delle sue opere per le quali ricevette un elevato compenso che testimonia
l'importanza della propaganda a quel tempo. Nel 443 si trasferì nella colonia
di Turii, in Magna Grecia. Qui egli si stabilì' e passò tutto il resto della
sua vita. Mori negli anni successivi al 430. Fu sepolto nell'agora. La sua
unica opera si chiama Le storie. Quest'opera fu divisa dai grammatici
alessandrini in 9 libri intitolati alle nove muse. I primi 5 libri parlano
delle vicende della Lidia e la conquista degli imperi orientali da parte della
Persia, gli ultimi 4, invece, parlano della guerra tra Persiani e Greci. Su
quest'opera di Erodoto è sorta la famosa 'questione Erodotea': Il problema
sta nel fatto che Erodoto parli nei primi 5 libri dell'impero persiano, e solo
dopo si occupa dello scontro tra greci e persiani. Ogni libro delle storie
ha una certa autonomia, infatti inizialmente questa sua opera aveva un
carattere orale. Ci sono altri dubbi sulle Storie: infatti la loro fine
lascia molto perplessi gli studiosi. Queste terminano, infatti, con la presa di
Sesto da parte degli Ateniesi. Ma era questo il termine che Erodoto si era
prefissato, o fu la morte a fermarlo? A questo nessuno ha mai risposto.
Interessantissima è la disposizione con cui Erodoto raccoglie e tratta il suo
materiale. Egli, infatti, non ricerca la verità ma la realtà. La verità non
ammette scarti, è assoluta; la realtà, invece, è molteplice, sfaccettata,
relativa: può essere interpretata. Accadde perciò che egli non seppe concepire
la funzione dell'imparzialità. La sua opera è infatti chiaramente filoateniese.
Ciò avviene per il condizionamento del suo retroterra culturale. Questo aspetto
soggettivo non esclude la ricerca dei dati di fatto, anzi questa è invece
l'essenza della sua opera. Erodoto non aveva dei precedenti a cui rifarsi. La
sua fonte primaria è la sua esperienza. Un'altra fonte importante è costituita
dalle testimonianze resegli da persone a lui fidate; a queste persone E. chiese
sia informazioni riguardo gli avvenimenti che avevano visto, sia informazioni
riguardo i costumi di certi popoli. Erodoto cita anche, in genere per
confutarli, Ecateo ed altri scrittori precedenti. Nonostante la razionalità delle
suo opere, Erodoto parla anche di alcuni elementi favolosi, asserendo che il
fatto che egli ne parli non vuol dire che egli ci creda. Nella sua opera si può
notare la convinzione dell'esistenza di un ordine cosmico, in una prospettiva
non fisica bensì prettamente umana. Questo ordine è però di natura dinamica,
non statica; esso è sottoposto ad una perenne alternanza di violazioni e
reintegrazioni. Per esempio, secondo Erodoto, la volontà di potenza genera
l'imperialismo, che è colpevole dismisura in quanto impedisce la libera pratica
delle tradizioni; e un analogo istinto di sopraffazione spinge il singolo
individuo a violare la libertà dei suoi simili; ma allora interviene il potere
divino a ripristinare tutto ciò. L'esempio della storia diventa così un alto
monito di moralità. Molto all'avanguardia è il modo in cui Erodoto concepisce
gli dei. Egli, nonostante creda nel panteon greco, respinge ogni pretesa di
superiorità di una religione sulle altre. Erodoto ha infatti appreso che, anche
se cambia il nome della divinità, il sentimento religioso rimane lo stesso.
Nella sua opera sono inserite numerose digressioni narrative, dette novelle.
Queste novelle trattano i temi dell'eros, dell'intrigo, dell'ambizione, della
generosità, della fedeltà e l'opposto di questi. Il loro obbiettivo è di
attestare la precarietà della vita di ogni individuo. L'opera di Erodoto ha
avuto valutazioni piuttosto differenti nel corso dei secoli. E stata apprezzata
dai suoi compatrioti, ma criticata da alcuni successori come per esempio
Tucidide. Interessante è il giudizio di Cicerone che definisce, da una parte,
Erodoto pater historiae, ma che poi dice che nella sua opera si trovano
innumerabiles fabules. La critica moderna ha comunque ammesso Erodoto tra
gli storiografi e apprezzato la sua opera.