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Diventare italiani




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DIVENTARE ITALIANI


CAP.1 ITALIA PROMESSA

Si possono considerare 3 regimi all'interno della storia italiana (monarchico, prima repubblica, seconda repubblica), è possibile affermare che il passaggio al quarto regime della storia dell'Italia unita avvenga in forma "continuista" con la quale si realizzò il passaggio dall'Italia monarchico liberale a quella monarchico fascista oppure in una forma di rottura più netta. Dopo il crollo del comunismo c'è stata una ridefinizione della "promessa" e della sua "interpretazione" da parte delle classi dirigenti che ha portato all'avvento di Tangentopoli che si è risolta nell'individuazione di pochi capri espiatori. Secondo Bechelloni accanto ai legami di appartenenza primari della famiglia e della coppia, della comunità di residenza o di lavoro ci sono 3 tipi di identità che sono tra loro strettamente interconnessi:

l'individualizzazione: sentimento di unicità e irripetibilità di ogni destino individuale

l'amicizia socievole: legami sociali temporanei e suscettibili di creare ambienti e situazioni favorevoli agli scambi di ogni tipo

nazionalità: legami sociali immaginati, ma durevoli tra persone che si percepiscono appartenenti alla stessa comunità territorialmente delimitata.

Si confondono: nazione con Stato nazionale, nazionalità on nazionalismo, nazione con patria, nazionalità con etnia.

L'etnia e i legami di sangue sono accessori non necessari al costituirsi di un sentimento di noità nazionale. Patria è un termine che è stato usato per molto tempo come sinonimo di nazione ma si riferisce a un sentimento più primario di quello di nazione; individua il senso di appartenenza alla comunità ristretta, vissuta e sperimentata in prima persona. Nazione invece ha a che vedere con un senso di appartenenza che si sviluppa a livello simbolico e ha a che vedere con il diffondersi della stampa , l'uso della lingua scritta, cinema, radio e televisione, questi sono diventati nel corso del secolo i più potenti mezzi di nazionalizzazione nella maggior parte dei paesi industrializzati e anche in Italia. Nazionalismo e razzismo sono idee che non derivano necessariamente dalla nazionalità. Ci può essere nazione e nazionalità senza nazionalismo e razzismo.

CAP.2 FORMAZIONE DELLA CLASSE DIRIGENTE E CULTURA POLITICA

La formazione della classe dirigente è un problema al quale si è dedicata un'attenzione insufficiente sin dagli inizi della storia italiana nazionale. Nell'Italia liberale, quella monarchica, il problema di formare una classe dirigente nazionale fu presente e qualche tentativo fu realizzato per creare istituzioni educative adeguate. Non furono risolti però 2 problemi:

come superare le le diversità esistenti e secolarizzate tra gli stili di esercizio del comando esistenti nei vari stati pre unitari

come creare e stabilizzare canali di accesso alle classi dirigenti per i figli delle classi subalterne e per le donne

Vennero messi in atto risoluzioni parziali a questi problemi come il potenziamento della piccola rete di Collegi religiosi e la creazione e il potenziamento di una serie di licei ginnasi di tradizione che reclutavano quasi sempre i figli delle classi aristocratiche. Ci fu poi il potenziamento delle università e la creazione di nuove facoltà. E' all'interno dell'Italia repubblicana che avvennero grandi cambiamenti per lo più non governate da strategie specifiche. Da un lato vengono depotenziate gradualmente le sedi tradizionali di formazione delle classi dirigenti (sparisce quai del tutto la rete di Collegie si aprono di più al reclutamento femminile). La selezione ancorata all'origine sociale prevale ancora su quella meritocratica. Durante il cinquantennio post bellico si avranno due grandi fasi. La prima arriva fino agli anni 70 e vede protagonisti i partiti di massa che determinano una:

democratizzazione e allargamento delle posizioni al ruolo di dirigente

trasformazione profonda dei canali formativi con la scuola media unica e la liberalizzazione dell'accesso all'università

In questa prima fase il partito politico diventa determinante non solo per il reclutamento nella classe politica ma anche per il reclutamento a molte altre posizioni di dirigente in un pluralità di campi. Gli interventi di riforma sul sistema scolastico e universitario da un lato vanno nella direezione di rendere possibile una formazione più di massa ma dall'altro riducono il valore formativo dell'istruzione a tutti i livelli, scema l'eccellenza.

Nel corso della seconda fase che va dagli anni 70 ai giorni nostri il canale di reclutamento partitico è meno importante e sopratutto cambia di segno dal punto di vista sociale. Il reclutamento stavolta avviene nell'ambito della nuova classe medi allargata promuovendo persone che hanno titoli di studio (sia pur svalutati). In questa fase si depotenziano anche i tradizionali concorsi e quelli più severi vengono disertati dai concorrenti. Il "buono" (a livello di corsi, insegnanti, facoltà) esiste ancora ma non viene più certificato o pubblicizzato da criteri di selezione all'ingresso o all'uscita.

I problemi che rimangono irrisolti sono:

  1. se la scuola non seleziona in base ai meriti in modo trasparente, la selezione avverrà altrove in base a criteri meno universalistici tra i quali l'appartenenza sociale, familiare, amicale e clientelare.
  2. Nella formazione della classe dirigente il sistema formativo gioca un ruolo troppo marginale e non riesce a correggere quasi per nulla gli orientamenti particolaristici.

Osservando l'ultima stagione politica sembra uscire definitivamente dalla scena non il politico di professione bensì l'intellettuale politico. I vertici della classe politica nazionale infatti avevano come comune denominatore quello di essere costituiti da persone che avevano abbracciato la politica a partire da una vocazione intellettuale. Il rischio che si corre nella fase attuale è quello che ai politici intellettuali di un tempo si stanno sostituendo i politici "puri", privi di spessore intellettuale o politici improvvisati capaci di impersonare agli occhi dell'elettorato virtù umane semplici. Se tali tendenze si consolideranno per Bechelloni il rischio che si corre è quello del nascere di una nuova forma di ideologizzazione della lotta politica che porterà a una polarizzazione: da una parte sulla scena pubblica ci saranno pochi grandi temi dibattuti e semplificati dai media e dall'altra nei retroscena delle stanze del potere ci sarà la presenza di una nuova oligarchia che prenderà decisioni senza la conoscenza dei molti e senza il pubblico dibattito. Bechelloni è pessimista su questi fatti come lo dimostrano i discorsi dei media giornalistici. E' presente una cronaca che non riesce a inseguire i fatti: risultati elettorali che non vengono pubblicati, commenti a ruota libera su fatti che non sono accertati, invettive polemiche molto di colore e poco di sostanza. Come se la "verità" delle cose sia diventata per miracolose circostanze tutto a un tratto trasparente e facilmente attingibile. L'Italia per lui si è trasformata dalla mattina alla sera in un gigantesco bar dell'angolo.

CAP.3 ITALIANI

Bechelloni cerca di capire l'Italia così com'è e non come ci farebbe piacere che fosse. Per fare questa operazione è importante comprendere il peso della storia. Questo peso può avere due significati: può ingombrare la memoria rendendola prigioniera del passato e poco orientata verso l'avvenire oppure può essere fonte di creatività e felicità per gli uomini. L'Italia possiede un passato ingombrante perché troppo ricco che può essere di ostacolo all'innovazione. Come ogni figlio deve "uccidere" metaforicamente i proprio genitori per orientarsi verso il futuro cosi devono fare l'Italia e gli italiani. Il passato e la storia non vanno però ignorati bensì conosciuti per poterlo conservare in modo selettivo. Occorre elaborare un "neopassato". Il punto di partenza per la rivisitazione del passato e la frase di D'Azeglio "l'Italia è fatta, dobbiamo fare gli italiani". Questa frase ripetuta molto nei giorni nostri pesa come un macigno. In realtà è una frase infelice impregnata di disprezzo elitario e vocazione pedagogica di bassa lega. Gli italiani e le italie infatti esistono da tempo. Bechelloni rivisita il percorso costruito dalle elites intellettuali e dirigenti di ispirazione illuminista che si sono orientate sempre in direzioni esterofile ossessionate dai modelli di oltralpe, mettendo sempre l'accento sulle nostre mancanze. Al posto della categoria dell'ARRETRATEZZA lui utilizza quella della PRECOCE MODERNIZZAZIONE riguardo la nostra storia preunitaria. La nostra identità era costituita in origine da una mescolanza originaria tra etnie e culture che ci rende differente dalle altre nazioni europee nonché la "prima nazione moderna" al pari di come sono stati definiti gli USA. Il territorio italiano è sempre stato aperto alla mescolanza culturale. Da rivalutare è anche il ruolo della chiesa che molti storici hanno definito come un potente ostacolo all'unificazione italiana. La chiesa cattolica è italiana e anche "romana"e trova in Roma, nelle istituzioni e nelle culture di quel grande impero l'ispirazione e l'esempio. La chiesa non è da questo punto di vista un corpo estraneo all'Italia ma è essa stessa un prodotto della storia e delle cultura italiana quindi elemento imprescindibile per la definizione dell'identità nazionale. In italia il messaggio di Cristo e del vangelo è stato declinato con sfumature e specificazioni che la rende diversa da quella che è la chiesa cattolica spagnola, francese o americana. Il nostro Dio è un dio d'amore , portatore di tolleranza e perdono non un dio severo punitivo e terriblistico più tipico delle altre tradizioni cattoliche. Questo dio che comprende e perdona è in sintonia con altri aspetti del carattere italiano dettati dalla necessità di coesistere, commerciare e interagire con culture sempre diverse. In Italia non ci sono mai state guerre di religione incisive e profonde, questo è dovuto all'abitudine del "mercanteggiare" che ha sempre spinto nella direzione di cercare e trovare compromessi piuttosto che coltivare divisioni.

Il biennio 1943-45 quello del passaggio del fronte rappresentò per quasi tutti gli italiani un "learning process". Il territorio fu infatti attraversato per ben due volte da eserciti stranieri (tedesco e americano). Fu un vero e proprio processo di apprendimento che da subito viene capitalizzato attivando un processo di mobilitazione sociale che proseguirà negli anni del dopoguerra. Proprio da questo biennio nasce un lungo processo di nazionalizzazione che rende il popolo italiano più unito di quanto non lo fosse mai stato. Gli italiani infatti oggi sono più uniti di quanto non lo fossero prima, sono uniti da un mercato nazionale, da una lingua, da una televisione nazionale. Tutto questo processo NON È il frutto di un lavoro di un progetto organizzato da elites dirigenti, governi o partiti. Il biennio fatale ha attivato una specie di "sogno italiano" versione italiana del sogno americano, come fattore moltiplicatore di energie lavorative, di traiettorie di mobilità geografica, di investimenti sul destino proprio e dei figli. Da noi è presente e viva nella nostra coscienza e memoria collettiva una visione dell'Italia come "grande malata". Ci sono ampie tracce intorno a noi nella nostra cultura collettiva dell'opprimente peso del fato, del senso di colpa diffuso che tende ad accertare l'idea che a pensare male ci si indovina e che la ragione è dei fessi e che chi fa del bene muore ucciso. Questi sono sentimenti collettivi anche espressi dai proverbi, spesso si pongono come ostacolo non solo al pensare in grande, a pensare bene ma anche alla crescita della coscienza civica, dello stato e dello spirito pubblico. Le nostre culture politiche post unitarie hanno finora cercato invano di rispondere a questo problema offrendo soluzioni parziali come la pedagogia post unitaria, la pedagogia fascista.

CAP.4 ITALIA FUORI D'ITALIA

Ci sono molte immagini dell'Italia, infatti è più facile pensare a una pluralità di Italie piuttosto che a un unica immagine che tutte le ricomprenda. L'identità italiana è dunque un identità problematica. Ci sono italie che si delineano secondo specifiche memorie regionali o locali: siciliane, salentine, calabresi, sarde abruzzesi e molisane e così via in una ricca gamma di tradizioni diverese caratterizzate da sentimenti di appartenenza fortemente radicati. Accanto a queste italie del territorio ci sono quelle delle culture del lavoro (marinai, pescatori, contadini, mercanti). Nel periodo post unitario si costituisce un'altra grande immagine dell'Italia, quella legata alle ondate migratorie che lasciano il paese alla ricerca di destini migliori, quella della grande proletaria che si muove. Infine vi è un altro gruppo di immagini raffiguranti l'Italia e sono quelle costruite sulla grande cultura: classica, rinascimentale barocca e scientifica, illuministica e risorgimentale. Gli italiani sono un po' tutti figli di tanti popoli diversi. Per Bechelloni l'Italia è il più antico dei paesi europei, il più simile agli USA e cioè alla prima nazione moderna che si costituisce come nazione sulla base di una pluralità etnica e culturale. L?identità italiana è costituita da una pluralità di percorsi e di tradizioni, in modo analogo all'identità americana. La coesistenza delle diversità e la pluralità delle culture costituiscono il segno distintivo della nostra identità. Da qui l'analogia tra sogno americano e sogno italiano e tra l'immagine del melting pot e quella del CROGIOLO di culture che può essere proposta per il caso italiano. L'italia è ed è stata un ponte tra Nord e Sud, tra oriente e occidente. Il fatto che milioni e milioni di italiani abbiano imparato l'italiano e altre lingue moderne senza scordarsi il dialetto sta a significare che a differenza delle identità nazionali presenti in altri paesi quella italiana si costruisce attraverso un percorso complesso nel quale le piccole patrie e i familismi si sposano con la più grande patria italiana e col sentimento forte della propria individualità. Secondo Bechelloni il popolo italiano talvolta soffre di complessi di inferiorità dato che quando ci paragoniamo agli altri popoli ci viene la voglia di denigrarci.

CAP.5 FRATELLI LONTANI

Il paradosso degli italo americani che prima si sono isolati nelle little italies e poi hanno dovuto "faticare" per diventare americani e per farsi accettare e solo dopo un lungo e tormentato percorso possono tornare a definirsi come italiani è un paradosso che trova anche negli ultimi 50 anni di storia un riferimento concreto. Solo per brevi momenti alla fine degli anni 50 durante il boom economico e con la vittoria dei mondiali di calcio del 82 c'è stata una ventata di orgoglio identitario . Il peso della storia è ancora oggi paralizzante. La storia dell'emigrazione attarverso lo scambio e il mescolamento di culture che provoca è un ingresso all'interno della storia dell'umanità intera. L'identità nazionale è importante ma come dimostra la vicenda italiana non è conseguente all'esistenza di uno stato nazionale.

CAP. 6 BIENNIO FATALE

Le vicende occorse in questo biennio sono decisive per comprendere quello che Bechelloni considera una svolta importantissima per l'avvio del processo di nazionalizzazione degli italiani. In questi due anni infatti la stragrande maggioranza degli italiani ha sperimentato per la prima volta e di persona il sentimento della comune appartenenza alla patria. La seconda guerra mondiale divetna un FATTO SOCIALE TOTALE ed è diversa dalla prima che era cobattuta in trincea o da quelle napoleoniche che avvenivano su un campo di battaglia definito. E' diversa anche per quanto riguarda le vittime, nella prima infatti le vittime erano concentrate nel segmento più giovane e maschile della popolazione. I bombardamenti colpiscono le vie di comunicazione e le città, si semina morte e distruzione tra le popolazioni civili. La novità infine è che nella seconda guerra mondiale si realizza il fenomeno della lotta partigiana , un ulteriore elemento che rende labili i confini tra soldati e civili. La maggior parte degli italiani di allora aveva un'esperienza molto limitata del mondo sociale esterno alla cerchia familiare, del vicinato o della piccola comunità. Le diversità che essitevano tra italiani si ANNULLANO o quasi a contatto con le diversità ben più profonde e radicali degli stranieri, i quali trattano gli italiani come italiani, senza stare a distinguere. E' proprio lo sguardo degli stranieri che riconosce un identità italiana unitaria e coerente unito allo sguardo degli italiani sugli stranieri che contribuisce a rendere visibile l'identità italiana. Tra l'istituzione famiglia che durante la guerra celebra la sua forza di sempre e l'istituzione stato che durante la guerra si sfascia e non regge alla prova si viene a costruire una realtà intermedia indipendente dalla famiglia e dallo stato che è la COSCIENZA COLLETTIVA NAZIONALE. Proprio la violazione del territorio italiano da parte della guerra lo ha reso tale e ben riconoscibile.

Se sono il territorio e la discendenza gli elementi primordiali che determinano l'appartenenza nazionale, prima ancora della lingua e della religione è difficile negare l'evidenza di una nazionalità italiana preesistente all'Unità politica. E' la paura del nazionalismo, del suo risorgere, dettata spesso da una lettura parziale e riduttiva dei processi sociali, culturali e olitici attivatisi dopo il crollo nei paesi dell'est, che impedisce di parlare di nazionalità. La vera sfida è comprendere perchè gli esseri umani considerino il territorio una cosa seria, dato che anche in presenza di un governo mondiale il senso di nazionalità sarebbe diffuso e radicato e non influenzabile da governi o fattori esterni. Dunque ricapitolando da un lato c'è una storia di classi dirgenti che propongono sotto i 3 diversi regimi, 3 diverse promesse alla domanda implicita di costurire uno stato nazionale. Dall'altro lato c'è la storia di italiani che acquistano progressivamente maggiore consapevolezza del loro essere parte e protagonisti di una storia e di un destino comuni. Il principale problema italiano è far emergere una classe dirigente che sappia aderire, interpretare e rappresetnare il forte senso di appartenenza degli italiani, il loro essere portstori di una nazionalità radicata ben più di quanto non lo fosse 50 anni fa.

CAP. 8 NAZIONALIZZAZIONE DEGLI ITALIANI

Uno dei retaggi più nefasti del fascismo e del nazismo è costituito dalla pioggia di significati disforici e negativi che si è attaccata a termini come nazione, patria, razza e etnia. Specie in paesi come l'Italia e la Germania è difficile usare tali parole senza rischiare di essere identificati in partenza. L' uso e l'abuso della parole nazione e patria nella forsennata politica fascista di nazionalizzazione degli italiano hanno avuto come conseguenza l'espunzione dei due termini dal lessico abituale degli italiani per oltre 40 anni. Destino simile e per certi versi peggiore hanno subito le parole razza ed etnia inesorabilmente associate a nazionalismo, razzismo, pulizia etnica. Il retaggio è nefasto perchè impedisce di pensare usi e significati divers, impedendo un lavoro di riflessione e di ricerca sui temi e aspetti essenziali della nostra contemporaneità. L'uso improprio passatista, polemico e sfuocato di termini come nazione e patria associati a nazionalismo pouttosto che a nazionalità a etnia piuttosto che a identità è uno dei tanti segnali delle difficoltà che si incontra a fare i conti con un passato che non vuol passare.

CAP. 9 IL CAMPO DELL'OFFERTA DELLE IMMAGINI DELL'ITALIA

La situazione italiana non è stata esaminata alla luce delle sue peculiari specificità ma alla luce di ciò che mancava rispetto ad altre situazioni, ad altri processi giudicati migliori o vincenti. Di qui nasce tutta una tradizione interpretativa che csotruisce l'oggetto "storia d'Italia" con attributi negativi come ritardo, arretratezza, mancato sviluppo e cosi via. Per CAMPO DELL'OFFERTA si intende l'insieme dei circuiti culturali che contruibuiscono a plasmare l'offerta dei messaffi culturali: stampa e mass media, scuola e università, teatro e musica, letteratura e arte. Con l'espressione campo si intende alludere al fatto che i circuiti dell'offerta sono tra loro più o meno collegati da regole implicite o esplicite di funzionamento. Con l'espressione "immagini d'Italia" non ci si riferisce solo agli espliciti indicatori di italianità presenti nell'emittenza dei messaggi né solo all'emittenza italiana. Sono compresi infatti i messaggi che si riferiscono ai modelli di identificazione, alla noità italiana. Ma anche i test mass mediatici di altri paesi trasmessi in Italia. Bechelloni sostiene che il doppiaggio abbia italianizzato i modelli culturali americani creando uno speciale prodotto culturale idbrido. Sarebbe sbagliato ritenere che le parole e le immagini che richiamano all'italianità significhino una ripresa degli spiriti nazionalistici. Non c'è nulla in tali presenza che possa ricordare il progetto pedagogico post risorgimentale di fare gli italiani o peggio ancora quello fascista di forgiare una coscienza nazionale italiana. Sembra piuttosto che ci si trovi di fronte a un fenomeno nuov, per la prima volta nella storia plurimillenaria d'Italia si rende visibile un sentimento collettivo id appartenenza, un SENTIMENTO DI NOITÀ. Questo sarebbe il segnle esteriore di un processo di trasformazione che ha reso finalmente compatibili fra loro appartenenze che erano stare per lungo tempo problematiche. Ci s trova oggi davanti a un processo di "ri compattazione delle identità" non tanto nella direzione di ricostruire le dure e monolitiche identità di un tempo ma nella direzione di costruire identità flessibili e molteplici. La storia delle incomprensioni delle elite intellettuali con il resto della società è continuata anche nel secondo dopoguerra producendo risultati paradossali: la maggior parte degli sviluppi e delle trasformazioni che si sono avuti in Italia non solo non erano state previste ma sono avvenuti contro le aspettative e i suggerimenti della pedagogia intellettuale. Si potrebbe dire che gli italiani si "sono fatti da sè".

Tornando al paragone fra melting pot americano e crogiolo itaniano si potrebbe dire che come l'America si è costruita una sua identità contrapponendosi all'europa così l'Italia di questi anni ha costruito una sua identità anch'essa fragile e insicura contrapponendosi a quell'immagine elitaria e illuministica che gli intellettuali italiani avevano costruito di un Italia migliore modellata sui grandi paesi europei. Questa nuova immagine dell'Italia un misto di modernità e tradizione, di cattivo gusto e di benessere, di rampantismi e cafonaggini non è stata costruita dagli intellettuali: è il risultato di un prcesso di mobilitazione sociale diffusa nel quale ha svolto un ruolo essenziale nuovi gruppi dirigenti emersi dal nulla. Bechelloni utilizza l'immagine di crogiolo e di melting pot per descrivere una situazione magmatica, di movimento, trasformazione, mescolamento che aveva radici antiche nella storia delle genti italiche e traeva suggestioni dalla comparazione con processi sociali simili avvenuti negli USA.

CAP.10 LE GRANDI RIMOZIONI

La nascita dello stato italiano è stata frutto della volontà di una classe dirigente minoritaria, liberale e massonica che ha agito contro la chiesa. Anche se come abbiamo detto la chiesa cattolica era essa stessa un prodotto ed un eredità della cultura italiana, ed era derivante dal lascito dell'impero romano e dei suoi valori. La religione cattolica dunque è una componente forte della cultura popolare degli italiani. Lo stato italiano nasceva dunque con caratteri elitari e di classe e contro il popolo italiano o meglio contro la cultura popolare del tempo. Al contrario di quanto disse D'Azeglio gli italiani esistevano di già soltanto che erano diversi da come li desiderava quella classe dirigente laica e massonica, cosmopolita ed esterofila. Bechelloni chiama queste osservazioni come la QUESTIONE ROMANA.

IL fascismo è stato importante per varie ragioni fra cui il tentativo di costruire con straordinario impegno una "religione civile" accentuando l'uso del grande passato storico dell'Italia e poi perchè realizzò una conciliazione tutt'oggi valida con il Vaticano. Ma la costruzione fascista era fragile. La nuova classe dirigente nata dall'antifascismo si sentirà obbligata ad abbandonare tutte le strade di conciliazione fra istituzioni e popolo percorse dai regimi precedenti. Questa è la     QUESTIONE FASCISTA. Infine troviamo la QUESTIONE COSTITUENTE ovvero il fatto che la Costituzione stesa subito dopo la scelta repubblicana sembra non tener conto dei precedenti regimi ma sembra che De Gasperi siamo come Cavour ovvero che la nazione sia appena nata come se fosse il primo regime. Nell'arco di pochi anni gli italiani sono stati sollecitati a 3 tipi di fiducia e di lealtà verso lo Stato e le istituzioni quindi, questo spiegherebbe la loro diffidenza nei confronti dello Stato.

CAP.11 TRE STORIE ITALIANE

L'audience televisiva nella stagione 96-97 ha mostrato segni di stanchezza, euforicamente commentati dalla stampa, "ladri si nasce" di Pingitore viene visto da circa nove milioni e mezzo di persone. Un successo così eclatante non viene messo in rilievo dalla stampa né commentato se non da Aldo Grasso sul Corriere che vi si scaglia contro definendolo indecente. Il successo di questo film è stato considerato imbarazzante per un iflm one shot (trasmesso tutto in una serata e fatto per la tv). Il successo di questo film è dovuto alla sua promessa di portare lo spettatore sin dai promo in un mondo a lui ben noto. Gli attori sono tutti volti noti e notissimi e consentono allo spettatore di sentirsi a casa, la trama è costituita da un canovaccio che lega tra loro una quindicina di episodi di corruzione costituiti dal passaggio di bustarelle e tangenti da una mano all'altra in un girotondo infernale e giocoso insieme. Ma è davvero imbarazzante il successo di Ladri si nasce? Il fil tratta in modo ironico e farsesco da Bar Sport sparlando di tutto e di tutti e ingigantendo situazioni Assistiamo nel rpcedere del film a un susseguirsi di episodi verosimili e farseschi durante i quali si rappresentano riuscite e inventive prove di corruzzione per ottenere ciò a cui non si può aver diritto per mancanza dei requisiti necessari. Lo scopo del film non sembra essere quello di voler rappresentare un Italia corrotta in cui la corruzzione è così diffusa da richiedere un autoassoluzoine generale, lo scopo è più sottile ovvero quello del "castigat ridendo mores", con l'apparenza di buttarla sul ridere ma sulla risata amara di Tangentopoli .

Anche il caso della fiction rai Commesse risulta interessante. Molti per spiegarne ilsucceso hanno posto l'accento sul realismo del plot e dei personaggi come a dire che la realtà paga. Gli stessi autori hanno avuto una sorta di ispirazione neorealistica. La serie si avvale di dispositivi seriali sapientemente costruiti e dosati nel corso dell'intero sviluppo narrativo, c'è un registro realistico e uno favolistico, il dramma e la commedia. E' proprio l'intreccio tra modernità e tradizione, tra continuità e trasgressione che si nota la rottura che la serie opera con la precedente fiction italiana.

Un altro successo stavolta ritenuto aspettato è stato quello di Padre Pio di Carlo Carlei. Essa ci presenta un immagine di Dio basata sull'amore e più capace di perdonare che di punire in contrasto con le concezioni di altre chiese cristiane e della stessa chiesa cattolica caratterizzata in altri paesi da una minore presenza della Madonna e con un Dio più terribilistico e punitivo che perdonante.


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