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Crisi dello zarismo, rivoluzione e stalinismo




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CRISI DELLO ZARISMO, RIVOLUZIONE E STALINISMO


La Russia nel XIX secolo:

Caratteri generali:

q       La rigida autodifesa dell'assolutismo e la repressione di qualsiasi forma di dissenso o di opposizione (conservatorismo politico e sociale), basato sul sostegno dell'aristocrazia, dell'esercito, della chiesa ortodossa e della burocrazia imperiale.

q       Il problema agrario e il superamento del feudalesimo nelle campagne, dove era ancora vitale il mir, il villaggio dell'organizzazione agricola medioevale, che assolveva a tutte le funzioni più importanti della comunità. Questo sistema comunistico manteneva però statiche le condizioni dell'agricoltura e impediva la creazione di differenziazioni sociali fra i contadini, dato che producevano solo per la sussistenza.

q       L'espansionismo militare e la politica imperialistica dello zarismo in Asia: l'impero continuo a espandersi per tutto l'Ottocento.

La riforma del 1861:

Fu Alessandro II a fare delle riforme per prevenire ben più pericolose spinte dal basso. Culmine di queste riforme fu, nel febbraio 1861, la legge che aboliva il servaggio in Russia. Ma questa riforma non fece altro, attraverso un meccanismo diabolico, che favorire i grandi proprietari.

Lo sviluppo industriale:

Se l'esportazione era rappresentata da materie prime e cereali, l'importazione era costituita da beni industriali e da macchinari. Era impensabile condurre una politica da grande potenza senza sviluppare una grande industria nazionale. Dal 1870 grazie all'aiuto di capitali stranieri e dagli sforzi dello stato si tentò di dare un impulso allo sviluppo industriale. Tra il 1885 e il 1898 ci fu il boom (uno sviluppo del 400%), che però non fu seguito da uno sviluppo sociale e politico.

L'opposizione allo zarismo (populisti e marxisti):

Nerbo di questa opposizione erano gli intellettuali, gli studenti e la piccola borghesia istruita (quello che in russo si chiama intellighentzia). Essi si dividono in:

q       Occidentalisti: prospettavano una via europea al progresso; si dovevano prendere a modello le grandi democrazie, importare in Russia il capitalismo ripercorrendo i tempi e i modi dello sviluppo economico, sociale e politico occidentale.

q       Slavofili: sostenevano al contrario una via nazionale allo sviluppo: la Russia doveva rifuggire il capitalismo e le sue miserie; costoro idealizzavano il mondo rurale, le sue tradizioni e la sua stabilità. Questo movimento prese poi il nome di populismo. Fu un populista nel 1881 ad uccidere con una bomba Alessandro II. Il populismo formò il tipo del rivoluzionario russo di professione: dedito alla causa, leale fino alla morte, eroico e disinteressato. I suoi aderenti presero il nome di socialrivoluzionari

Lo sviluppo dell'industria e le conseguenze sociali che ne derivavano spingevano nel frattempo alcuni intellettuali rivoluzionari ad interessarsi ad una dottrina rivoluzionaria occidentale: il marxismo. Questi intellettuali erano passati attraverso l'esperienza populista, ma se ne erano distaccati per opposizione su tre punti:

q       La valutazione positiva del modo di produzione capitalistico e dello sviluppo da esso indotto.

q       La convinzione che fosse inevitabile una rivoluzione borghese democratico-liberale che gettasse le basi economiche e politiche per la successiva rivoluzione proletaria.

q       L'individuazione del soggetto rivoluzionario nel proletario e non nel popolo-contadino.


Lenin e il bolscevismo:

Lenin (nato nel 1870) fu il fondatore dello stato sovietico e il padre della politica sovietica. Decisivo per lo sviluppo del suo pensiero fu il destino del fratello maggiore Alexandr (populista, coinvolto in una cospirazione contro lo zar, era stato impiccato nel 1887, a 21 anni), che lo spinse verso il marxismo rivoluzionario (che derivava dai populisti, ma era separato da questi dal rifiuto del terrorismo e dalla tesi del ruolo-guida del proletariato). Nel 1902, in preparazione al congresso del partito che avrebbe dovuto svolgersi l'anno seguente, egli scrisse una piattaforma programmatica per la futura attività del POSDR. Le tesi:

q       Assoluta priorità della lotta politica rispetto alle rivendicazioni sindacali.

q       Necessità di un partito di professionisti della politica che guidasse il proletariato nella lotta allo zarismo.

q       Rifiuto di ogni forma di spontaneismo politico delle masse.

q       Elaborazione di una chiara ed univoca teoria rivoluzionaria che fosse lo strumento operativo e ideologico del partito (marxismo).

Tali tesi trovano la giustificazione in questo presupposto:

q       Le peculiarità della situazione russa, la mancanza della possibilità di condurre qualsiasi lotta legale, il dispotismo e l'arretratezza sociale rendevano inutilizzabili in Russia gli strumenti delle lotte politiche occidentali. E questo era il punto di contrasto tra bolscevichi e menscevichi.

Durante il congresso di Londra del 1903 il partito si divise profondamente tra i sostenitori di Lenin, che ottenendo la maggioranza (bolscé) presero il nome di bolscevichi, e i seguaci di Martov minoritari (menscé) che assunsero quello di menscevichi.


Dal 1905 alla guerra mondiale:

Partiti coinvolti:

q       Partito social-rivoluzionario (PSR), che promuove la costituzione dei soviet (consigli dei contadini e degli operai) a Pietroburgo e a Mosca.

q       Partito socialdemocratico (bolscevichi e menscevichi).

q       Partito cadetto (KDP), di natura borghese.

q       Partito ottobrista, di natura borghese.

La rivoluzione del 1905:

La sconfitta con il Giappone svela la fragilità dell'impero continentale russo; all'interno la "domenica di sangue" di Pietroburgo (22-1-1905) distrugge la fiducia delle classi umili nello zar: la guardia imperiale del palazzo d'Inverno spara su una manifestazione pacifica guidata dal pope Gapon. Inizia la rivoluzione russa. Gli scioperi operai divengono irrefrenabili. I contadini si rivoltano nelle campagne. Di fronte alle manifestazioni Nicola II è costretto a concedere una duma (parlamento) consultiva, eletta con criteri rigidamente conservatori. Una nuova ondata di scioperi lo spinge ad emettere il Manifesto si ottobre, che concede libertà civili e politiche  (estensione del suffragio politico, e il potere legislativo alla duma). A dicembre gli operai insorgono contro lo scioglimento dei soviet e vengono sanguinosamente repressi. La prima duma eletta nel 1906. perché non arrendevole allo zar, viene sciolta. Anche la seconda viene sciolta nel 1907. Solo la terza, eletta con criteri più restrittivi (duma dei signori), arriva alla scadenza del mandato (1907-12). Il governo, responsabile solo di fronte alla zar, è guidato da un modernizzatore, P. A. Stolypin, che riporta l'ordine fra il popolo con il terrore e avvia la distribuzione delle terre. Egli spera infatti di costituire una nuova classe di piccoli e medi proprietari terrieri, legati alla loro terra e perciò non disponibili ad alleanze socialiste fra contadini ed operai. Nel 1911 un social rivoluzionario uccide P. A. Stolypin. Nel 1912-13 riesplodono degli scioperi, duramente repressi, a carattere sempre più politico.


Le rivoluzioni del 1917:

La crisi del 1917 travolge il secolare regime zarista: il popolo esasperato dalla fame, inizia (nel febbraio a Pietrogrado) una protesta spontanea che si trasforma in protesta politica guidata dai socialisti rivoluzionari. Le forze di opposizione borghese si uniscono alla protesta insieme alla guardia di Pietrogrado e Nicola II abdica il 15-3-1917. Due centri di potere si costituiscono nel paese:

q       Il governo provvisorio, guidato dalle forze borghesi.

q       I soviet degli operai, dei contadini e dei soldati che vogliono una nuova gestione delle fabbriche, la distribuzione delle terre e la pace.

Rientrato in Russia con l'aiuto dei tedeschi Lenin presenta le tesi di aprile, con cui si oppone al governo provvisorio e mobilita i 24000 aderenti al partito dei soviet. In questa situazione il governo perde il controllo dell'apparato statale e lo riacquisterà quando verrà nominato il social-rivoluzionario A. Kerenskij. Lenin fugge in Finlandia e i capi bolscevichi sono imprigionati. In settembre il generale Kornilov marcia su Pietrogrado per sciogliere i soviet. La mobilitazione popolare, dei soviet e delle guardie rosse bolsceviche sventa il tentativo di Kornilov e L. Trockij (uno dei maggiori teorici del partito bolscevico) è eletto presidente del soviet di Pietrogrado.

Lenin punta ad un colpo di stato per l'instaurazione della dittatura del proletariato. Il giorno che precede il congresso panrusso dei soviet i bolscevichi si impossessano dei punti chiave del potere nella capitale (palazzo d'Inverno e cattura di alcuni ministri) e così il governo Kerenskij viene destituito. Il 26-10-1917 il congresso dei soviet approva i primi decreti, distintivi del nuovo regime:

q       Il decreto sulla pace, che invita i governi ad una pace immediata, senza annessioni né indennità.

q       Il decreto sulla terra, che abolisce la grande proprietà fondiaria senza indennizzo

q       La costituzione di un governo rivoluzionario (Lenin presidente, Trockij agli Esteri, Rykov agli Interni), a settembre si svolgono le elezioni a suffragio universale per l'Assemblea costituente (composta da: 410 social-rivoluzionari e 170 bolscevichi).

Visto il risultato i bolscevichi ritardano la convocazione dell'assemblea, mentre smantellano la proprietà privata. Per contrastare le azioni dei controrivoluzionari viene istituita la Ceka (polizia politica). Il partito cadetto viene sciolto. La divisione tra Stato e Chiesa ortodossa è sancita dal divieto di insegnamento religioso in ogni tipo di scuola e viene sancita la parità dei sessi. L'Assemblea costituente (convocata il 18-1-1917) si esprime contro il soviet dei commissari del popolo e quindi viene sciolta. Mentre i soviet prendono il potere nelle principali città l'attività economica è bloccata:

q       Le fabbriche sotto il controllo operaio non ricevono rifornimenti e non producono.

q       Nelle campagne i contadini occupano le terre, le rese agricole diminuiscono e i prodotti non raggiungono la città.

q       L'inflazione erode ogni reddito monetario.

Tutte queste situazioni portano alla guerra civile. In una campagna, a Ekaterimburg, viene ucciso Nicola II e la sua famiglia. Trockij, nominato commissario del popolo alla guerra, crea e organizza l'Armata Rossa che sconfiggerà le Armate Bianche controrivoluzionarie (1918-20) e consoliderà il potere sovietico.


La nascita dell'U.R.S.S.:

Contemporaneamente alla vittoriosa difesa militare il governo bolscevico fonda (19-3-1919) la III internazionale comunista (Comintern) (che deve raccogliere tutti i partiti comunisti del mondo per portare a compimento la rivoluzione proletaria internazionale). Nel congresso del 1920 Lenin detta i 21 punti per l'organizzazione (centralismo democratico) e la linea politica della III internazionale (obbedienza al direttivo del Comintern, guidato dai comunisti russi, e la lotta alla socialdemocrazia). La dittatura bolscevica si consolida e nel dicembre 1922 viene fondata l'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (URSS), che raccoglie in una federazione buona parte dei territori dell'impero zarista.


Il comunismo di guerra e l'ascesa di Stalin:

Il governo bolscevico impone il comunismo di guerra per affrontare la tragica situazione economica causata dalla guerra e dall'attacco combinato di armate bianche e potenze capitalistiche occidentali. Ai contadini vengono requisiti i raccolti per sfamare i cittadini. L'autoritarismo del governo e la fame provocano la rivolta e il malcontento (scioperi a Pietrogrado e a Mosca (21-2) e l'insurrezione dei marinari della base di Kronstadt). Le rivolte vengono sanguinosamente represse, ma nel marzo del 1921, al X congresso del partito comunista russo (PCUS dal 1925), Lenin decreta la fine delle requisizioni agricole e la Nuova Politica Economica (NEP), che consente un parziale ritorno al libero mercato e che guadagna il consenso del mondo rurale. L'economia si riprende, ma Lenin è malato e gli succederà Stalin (1879-1953). Nel 1922 Stalin diviene segretario del partito e trasforma questa carica organizzativa in un centro di potere. Durante la malattia di Lenin emergono le diverse correnti:

q       L'estrema sinistra del partito, guidata da Trockij, che spera nella rivoluzione internazionale; per Stalin invece condizione preliminare per l'espansione della rivoluzione è il suo consolidamento in URSS (costruzione del socialismo in un solo paese).

q       L'ala destra del partito, guidata da Bucharin (1888-1938), che si batte per una maggiore democrazia nel partito. Bucharin diviene il massimo sostenitore della NEP: secondo lui la parziale liberalizzazione del mercato permette la transizione al socialismo con il consenso dei contadini e anche in mancanza di una rivoluzione internazionale (socialismo solo russo). Scomparso Lenin (1924), Stalin riesce a prevalere nel partito e espelle Trockij, che verrà ucciso in Messico dai sicari di Stalin (1940).

La campagna di collettivizzazione forzata dell'agricoltura ordinata da Stalin trasferisce uomini e mezzi dall'agricoltura all'industria. I contadini sono costretti a entrare nei kolchoz (fattorie cooperative autonome) o nei sovchoz (grandi imprese agricole statali). L'ostilità dei contadini e la protesta di Bucharin spingono Stalin all'opera di deportazione dei contadini e degli avversari politici nei campi di lavoro forzato (Gulag). Le perdite umane sono incalcolabili tra carestie e violenze. Questa radicale trasformazione sociale è compiuta sotto la guida dittatoriale di Stalin, esaltato con il culto della personalità come supremo interprete degli interessi del proletariato, della gioventù e delle masse sovietiche. Con una serie successiva di purghe (1933-39), Stalin elimina tutto il gruppo dirigente bolscevico che aveva iniziato la rivoluzione, i quadri del partito sospettati di frazionismo e quasi la metà degli ufficiali dell'Armata rossa.


Ripresa economica dell'U.R.S.S.:

Il parziale ritorno al mercato libero del NEP ottiene buoni risultati nell'agricoltura. I contadini trovano gli incentivi per estendere il coltivo, incrementare la produzione, vendere sul mercato i cereali non destinati all'autoconsumo. Modesta è invece la ripresa dell'industria: la piccola impresa riaffilata ai privati privilegia la produzione di beni di consumo. I prezzi dei due settori hanno un andamento a forbice: rispetto al 1913 quelli industriali triplicano, quelli agricoli si dimezzano (crisi delle forbici). Il rafforzamento della classe dei contadini proprietari (kulaki) erode la logica e le basi sociali del regime comunista. Nell'inverno 1927-28 un'acuta crisi del grano nei rifornimenti alimentari delle città dimostra le contraddizioni della NEP. Sono queste le premesse economiche della vittoria politica di Stalin al X congresso del PCUS. Nel 1928 egli può avviare la collettivizzazione forzata delle terre che comporta l'eliminazione dei kulaki. Il superamento del NEP e il varo dei due piani economici quinquennali (1929 e 1934), volti alla prioritaria industrializzazione del paese, comportano la creazione di grandi centrali idroelettriche, la siderurgia, la costruzione di ferrovie, macchine agricole etc. L'URSS non conosce la crisi economica che attanaglia le economie capitaliste. Anzi le masse operaie sono costrette con il sistema dei salari a cottimo a un'alta produttività e si verifica il fenomeno dello stacanovismo (sa Stachanov, un minatore che inventa una tecnica per estrarre una quantità di carbone 14 volte superiore alla norma). Nel 1929-37 la produzione industriale sovietica quadruplica, facendo dell'URSS una grande potenza industriale, mentre l'agricoltura resta penalizzata dai traumi della collettivizzazione forzata e raggiunge nel 1939 i livelli produttivi del 1913.


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