Crisi
della Belle Epoque
Il periodo della storia europea compreso tra il 1870 e lo scoppio della
Prima Guerra Mondiale è stato definito Belle
Epoque. E' stata veramente un'"epoca bella' per l'eccezionalità dello
sviluppo civile, economico e culturale.
Durante la Belle Epoque la
tecnologia liberò tutte le sue potenzialità, esercitando una straordinaria
forza di attrazione culturale e psicologica. All'interno delle grandi
città si determinò un sostanziale miglioramento della vita materiale, garantito
da una serie di servizi totalmente nuovi. Basti pensare all'energia elettrica e
alle sue numerose applicazioni, al sistema fognario, alle strade asfaltate, ai
centri di prevenzione sanitaria, alle scuole per l'infanzia, alle scuole
elementari, ai controlli medici sugli alimenti, ai trasporti pubblici. Tutte
cose che, nel giro di pochi anni rivoluzionarono radicalmente la vita di
milioni di persone. Le conquiste della tecnica, l'incremento della produzione
industriale, l'affermazione della moderna civiltà delle macchine, il progresso,
la prosperità, la felicità materiale, diventavano ora traguardi che parevano
raggiungibili a un vasto numero di persone. Anche il telefono conobbe una
rapida diffusione. Nel 1895 la scoperta fatta da Guglielmo Marconi inaugurò
l'era della telegrafia senza fili e aprì la strada all'invenzione della radio.
L'automobile e l'aeroplano intanto facevano la loro apparizione. Il ciclo
economico, grazie ad un forte incremento produttivo, influì non solo sugli
ambienti finanziari, ma anche sulla platea dei consumatori, in forte crescita
numerica, al punto che è proprio in questo periodo della fine dell'Ottocento
che viene collocata la nascita della moderna società dei consumi. In questo
grande quadro di sviluppo, e nonostante l'emigrazione in America di oltre 30
milioni europei, tra il 1870 e il 1910, si registrò anche un'eccezionale
crescita demografica, passando da 290
a 435 milioni. Parigi, più di altre, fu la città-vetrina
di quel nuovo mondo, divenendo la capitale europea del turismo e dei consumi,
degli spettacoli e dell'arte, della cultura e della scienza, dello sport e
della moda. Per questo fu anche la capitale della Belle Epoque, con tutta la variegata gamma delle sue espressioni,
dai fenomeni di costume sociale (i caffè concerto, le gare sportive, le corse
automobilistiche, i voli in aeroplano, i grandi magazzini) a quelli dell'espressione
artistica (il teatro, l'opera, il cinema dei fratelli Lumière, la pittura degli
impressionisti). Altre capitali europee, quali Londra, Vienna, Budapest,
Berlino, si imposero invece come centri pilota delle moderne società
industriali. Anche Milano si mise in luce quale grande centro di cultura.
Fu in questi anni che nasce il Corriere
della sera, sviluppandosi al punto che diventò il giornale più autorevole e
il più ricco di argomenti e di servizi, importati anche dall'estero. Prese
l'avvio quindi, fra il 1900 e il 1901, una straordinaria stagione dell'editoria
e del giornalismo d'opinione e di informazione. Dopo i tentativi di controllo e
di repressione della libertà di stampa, messi in atto nell'ultimo scorcio
dell'Ottocento, il nuovo secolo si aprì con un periodo di sviluppo
economico, sociale e di grande fermento culturale, che trovò il suo punto forte
nel campo editoriale e giornalistico. I giornali svilupparono la funzione di
organi primari dell'informazione estendendola in tutti i campi, compreso quello
culturale, ma accentuarono altresì il ruolo di strumenti di opinione.
L'eccezionalità
dello sviluppo civile, economico e culturale vissuto così intensamente dagli
europei in quel lasso di tempo era però destinato a finire precipitosamente. Il lungo periodo di pace e prosperità era ora
destinato a concludersi. L'Europa, in piena euforia da
progresso precipitò, così, inaspettatamente, nel terribile baratro della Prima
Guerra Mondiale. Il 1914 segnò la fine di
un'epoca, la Belle Epoque, e con essa la
fine di un sistema di vita, di un modo di vivere, di un mondo. Il primo
conflitto mondiale ha rappresentato il grande spartiacque della storia moderna. Sistemi
politici e sociali, in piedi da secoli, si sgretolarono. Altri furono
radicalmente trasformati. Andarono perdute secolari certezze.
Singolarità
della Prima Guerra Mondiale
La Prima Guerra Mondiale rappresentò la crisi e la fine della guerra campale di stampo
ottocentesco. Innanzitutto, per la prima volta in epoca moderna, una guerra si presentò
come un'occasione di fuga dall'impersonale società urbana costruita dalla
civiltà industriale; aderendo alla guerra molte persone si percepirono parte di
una comunità, di un tutto più vasto: completamente identificatisi con la
nazione, e disponibili a farsi assorbire completamente da essa, quegli
individui riuscirono per un momento a vincere l'agonia dell'isolamento. A
questo proposito risulta chiaro lo slogan del kaiser Guglielmo II "Non vedo più partiti. Vedo solo Tedeschi".
Inoltre, il numero di uomini coinvolti fu impressionante: furono arruolati
anche abitanti delle colonie, trasformando il conflitto in una guerra di massa
di proporzioni inedite (da qui il nome di "Grande Guerra"). Poi, con
l'introduzione di nuove armi (come per esempio l'aviazione, i tanks, il gas, i
lanciafiamme), morire in guerra non era più nulla di eroico o di dignitoso, ma
si trattava di una morte industriale, di massa, che sopraggiungeva da lontano,
in modo anonimo, da un nemico che non aveva volto e non era visto praticamente
mai; di conseguenza l'iniziale spirito nazionalistico si risolse in una caduta
del valore dell'amor patrio. Inoltre, nelle trincee riemersero ben presto le
differenze sociali che si pensava la guerra risolvesse in un senso di
appartenenza omogeneo. Sempre per la prima volta la guerra divenne di
logoramento, in quanto i reparti difensivi erano di gran lunga più potenti del
potenziale d'attacco e quindi si creò una situazione di stallo per cui i vari
eserciti si attestarono in due trincee parallele che attraversavano l'Europa e
il conflitto non si smosse per 4 anni. Si trattò quindi di uno scontro tra due
sistemi economici più che tra due eserciti, e l'obiettivo divenne presto il
logoramento dell'apparato produttivo avversario più che la vittoria sul campo,
e di conseguenza la guerra divenne totale, ossia senza più distinzione tra
civili e militari. Infine, sul piano economico, il protrarsi della guerra
provocò una specie di rivoluzione nella gestione delle risorse e della
produzione: per esempio, in Germania, l'industriale Rathenau, ministro del
Kaiser, introdusse una rigorosa pianificazione in tutti gli ambiti e i settori
vitali dell'economia nazionale, decretando la fine del modello liberista e
ponendo in tal modo lo stato ad arbitro supremo della dinamica economica.
Infine, la Prima Guerra
Mondiale rappresentò per l'Inghilterra uno dei motivi responsabili del crollo
dei valori dell'età vittoriana.