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Costantino e l'Editto di Milano




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Costantino e l'Editto di Milano


Nel 305 però, alla morte di Costanzo Cloro, sì apri un periodo di transizione, durante il quale si ebbero contemporaneamente anche sei Augusti, in antagonismo fra loro: Galerio, Massimino Daia e Licinio in Oriente, Costantino, Massenzio e Massimiano in Occidente. Nel 313 Licinio rimase padrone dell'Oriente; in Occidente Costantino sconfisse Massenzio alle porte di Roma. Dopo la vittoria Costantino andò a Milano, dove venne emanato (313) il celebre Editto di tolleranza a favore dei cristiani, riammessi nella legge comune. Fra i due contendenti superstiti non tardò a scoppiare la discordia e dopo varie vicende Licinio fu sconfitto (324); Costantino resse da solo lo Stato dal 324 al 337: il sistema di Diocleziano era fallito.

Ricostituita l'unità dell'Impero, Costantino ristabilì l'unità del potere imperiale, compiendone la trasformazione in monarchia assoluta. L'Impero venne diviso in quattro prefetture: Oriente, Illirica, Italica, Gallica, suddivise in 13 diocesi e 117 province; ma tutto faceva capo all'imperatore, che viveva con fasto orientale, circondato da alti dignitari.

Costantinopoli capitale e la riforma monetaria.

Oltre alla politica verso il Cristianesimo, due atti di governo di Costantino ebbero conseguenze di capitale importanza: la creazione di una nuova capitale dell'Impero a Costantinopoli e la rivoluzione monetaria.

La causa principale del trasferimento della capitale era nella necessità di vigilare in particolare i confini dell'Eufrate e del Danubio, troppo lontani da Roma. Gli effetti furono però anche dannosi per la romanità, sia perché ciò contribuì a dare all'Impero un carattere orientale assai più che occidentale, sia perché l'abbandono di Roma permetteva alla Chiesa di affermarsi indipendentemente dallo Stato. Costantino scelse un'antica colonia greca del Bosforo, Bisanzio, famosa per la bellezza della sua posizione ed eccellente per il suo valore strategico, anello di congiunzione fra l'Occidente e l'Oriente. La città fu costruita rapidamente (326-330) e chiamata Costantinopoli; fu dotata di tutti i privilegi di Roma e arricchita di superbi edifici, fra i quali basiliche cristiane. Costantino vi si stabili e là compì la trasformazione dell'istituto imperiale romano in monarchia assoluta a imitazione di quelle orientali, con fastoso paludamento.

Rivoluzionario fu ancora Costantino rompendo i vincoli con la tradizione monetaria. La moneta tipo, il denarius di rame, aveva subito durante l'Impero varie vicende che ne avevano straordinariamente abbassato il valore. Costantino pensò che per fondare il sistema monetario sulla base d'una moneta di metallo pregiato era necessario abbandonare la vecchia moneta a corso forzoso, lasciandole solo il valore reale che aveva il suo rame, non il valore fittizio che le attribuiva lo Stato (svalutazione). Così fondò il suo sistema sul solidus d'oro del peso di gr 4,54, stabile moneta che caratterizzò per un periodo assai lungo il mercato. Ma gli effetti furono gravissimi: crollando il potere d'acquisto del denaro, crollarono la piccola borghesia e il proletariato e si creò una nuova società nella quale i soli detentori d'oro, cioè senatori, dignitari, patrizi, alta burocrazia, potevano esercitare un controllo sulla vita dello Stato.


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