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Cèlti




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Storia(gr. Keltói o Kéltai; lat. Celtae). Antichi popoli appartenenti a un gruppo linguisticamente omogeneo, occupante una vasta area dell'Europa continentale, dalla Galizia e dall'Irlanda ai Balcani, con propaggini in Asia Minore. Erano anche chiamati Galati (Galátai) dai Greci e Galli dai Romani. La zona donde si irradiarono sembra potersi circoscrivere nella Germania merid. tra il Reno e il Danubio. Di qui, verso il 2000 a. C., gruppi numerosi penetrarono in Gallia e in Inghilterra. Il flusso si intensificò nella prima fase della civiltà di Hallstatt, nei primi secoli dell'ultimo millennio a. C.: l'attrattiva per il ferro della Lorena e della Borgogna li spinse gradualmente nell'interno della Gallia. Ma la più grande espansione dei C. si ebbe a cominciare dal sec. VI a. C., nella cosiddetta civiltà di La Tène (nome della località svizzera dove ne furono trovati copiosi e caratteristici documenti), con penetrazioni in varie direzioni: verso occidente, fino in Spagna (nella Galizia che ne ricorda il nome), dove si fusero con le tribù locali degli Iberi dando origine ai Celtiberi; verso oriente, nei Balcani, giungendo nel 279 a. C. a minacciare Delfi e conquistando poi la Tracia per passare infine nell'Asia Minore, dove si stabilirono dando vita a uno Stato, la Galazia, in cui si parlò celtico fino al sec. V d. C.; verso sud, durante i sec. V e IV a. C., nella Valle Padana, donde, con le punte bellicose dei Boi, provenienti dai gruppi da antico tempo insediati in Boemia, arrivarono fino a Roma che misero a ferro e a fuoco nel 390 a. C. Mancando di un'organizzazione centrale, senza alcuna idea di Stato, la loro spinta espansiva perse presto di vitalità, specialmente quando, dopo la prima sorpresa, i popoli evoluti del mondo mediterraneo ne rintuzzarono gli assalti. I Romani inflissero loro una grande sconfitta a Talamone, in Etruria, nel 225 a. C. Intanto nelle aree lasciate sguarnite dai C. al centro dell'Europa cominciarono a inserirsi gruppi di Germani provenienti dalla regione baltica e dal Mare del Nord. Fu in seguito a tale pressione che si ebbe l'ultima grande migrazione celtica verso occidente, quella dei Belgi, poi in gran parte assimilati dai Germani. I Romani contrattaccarono dal meridione conquistando la Gallia Cisalpina e il sud di quella Transalpina per

avere liberi i collegamenti con la Spagna, entrata a far parte del loro sistema politico dopo la II guerra punica. Fu Cesare ad assoggettare, tra il 58 e il 51 a. C., tutta la Gallia dove i C. conservarono molti tratti della loro originaria fisionomia.ReligioneLe testimonianze sulla religione dei C. sono d'epoca romana per la Gallia, mentre per le isole britanniche si collocano tra il sec. VII e il XII. Le testimonianze romane, più che fornirci dati obiettivi, ci danno un''interpretazione romana' di figure extraumane o sovrumane venerate dai Galli, identificate arbitrariamente con divinità del pantheon romano: p. es. il dio Teutates (probabilmente un dio della collettività) veniva identificato ora con Marte e ora con Mercurio. È opinione degli studiosi che la religione celtica si sia rinnovata conformandosi a quella dei Romani nel lungo processo di acculturazione che portò alla latinizzazione della Gallia. Ne è testimonianza la presentazione da parte dei classici di una religione in formazione più che di una religione già formata. Ancora più problematica è la documentazione delle isole britanniche: proviene dall'Irlanda cristianizzata e consiste in leggende o in una pseudostoria, p. es. il Libro delle invasioni, i cui protagonisti sono variamente intesi dagli studiosi: ora come reali personaggi storici che non avrebbero niente a che fare con la religione, e ora come divinità dell'antica religione celtica trasformate in eroi; in realtà si tratta di autentici miti della nazione celtica (anche di portata cosmogonica: p. es. le lotte tra i Tuatha Dê Danann e i Fomori) che, tuttavia, non bastano a documentare una religione dei Celti. Né si può giungere a una religione panceltica mettendo insieme tutte le notizie che abbiamo. I principali nomi 'divini' dei C. continentali sono: il già nominato Teutates, un Taranis (Tuono?), un Sucellus forse di natura infera, le 'dee' Smertrios e Rosmerta connesse con la prosperità agricola, un dio-cervo Cernunno (più probabilmente una specie di signore degli animali) e un dio-toro Tarvos trigaranos, una dea-orsa Artio e una dea-cavalla Epona e le cosiddette 'madri' (Matrone). Gli edifici sacri sono tutti d'epoca romana. Si hanno notizie di sacrifici umani, o uccisioni rituali, e di operatori sacrali (druidi), coadiuvati da druidesse; su scala minore agivano i poeti cantori, o bardi. Altre notizie concernono la caccia alle teste, il culto dei morti eroicizzati e la raccolta del 'sacro' vischio cresciuto sulle querce. Fra i C. insulari si celebravano quattro feste stagionali: Beltene (1s maggio), Lugnasad (1s agosto), Imbolc (1s febbraio) e Samhain (1s novembre).


Bibliografia Per la storia: T. G. E. Powell, The Celts, Londra, 1958; J. Moreau, Die Welt der Kelten,

Stoccarda, 1959; V. Kruta, W. Forman, I celti occidentali, Novara, 1986. Per la religione: M. L.

Sjoestedt, Dieux et héros des Celtes, Parigi, 1940; V. Pisani, Le religioni dei Celti e dei Balto-

Slavi nell'Europa precristiana, Milano, 1950; J. de Vries, Keltische Religion, Stoccarda, 1961; F.

Le Roux, Les Druides, Parigi, 1961; A. Ross, Dei ed eroi della mitologia celtica, Milano, 1986.

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