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CAVOUR E IL PIEMONTE
IL REGNO SABAUDO. Vittorio Emanuele II nonostante le sconfitte del '48, capì che non si poteva più tornare indietro e perciò non abrogò lo Statuto Albertino, facendo del regno sabaudo un'eccezione tra gli Stati italiani e un punto di riferimento per i patrioti della penisola.
Lo Statuto Albertino prevedeva:
Un Senato di nomina regia
Una Camera dei deputati eletta a suffragio ristretto. Nel '49 erano in maggioranza i deputati progressisti (oggi diremmo 'di sinistra') che volevano proseguire la guerra con
l'Austria.
Il Governo moderato, presieduto da Massimo D'Azeglio, non riuscì infatti a farle approvare la pace con l'Austria.
Il Re così sciolse la Camera e col 'proclama di Moncalieri' chiese al suo paese di favorire la formazione di un Parlamento più conciliante. Così fu e venne ratificato il trattato di pace con l'Austria.
D'Azeglio però non si arrese e lottò (come il suo successore Cavour) affinche tutte le decisioni del governo dovessero essere approvate dalla Camera, e non dal Re, come prevedeva lo Statuto Albertino.
DA D'AZEGLIO A CAVOUR. Nel 'decennio di preparazione' in cui il Regno di Sardegna si preparò ad assumere la guida dell'unificazione:
Lo Stato fu riorganizzato in senso liberale. Con le 'leggi Siccardi' vennero aboliti gli anacronistici privilegi del clero (tribunale ecclesiastico e diritto d'asilo)
Cadde il governo D'Azeglio
Il nuovo governo fu guidato da Camillo Benso conte di Cavour, leader moderato, fautore di un liberalismo che accelerasse il progresso economico, civile e politico del regno
Cavour ottenne una solida maggioranza parlamentare con la tattica detta del 'connubio
Costituì in Parlamento una salda alleanza fra la destra liberale (da lui capeggiata) e la sinistra moderata di Urbano Rattazzi
Isolò così l'estrema destra clericale, la sinistra più radicale e le ingerenze della corte
LA MODERNIZZAZIONE DEL PIEMONTE. Cavour si dedicò in primo luogo alla modernizzazione dell'economia piemontese:
Liberalizzò i commerci
Diede avvio a molte opere pubbliche: canali per rilanciare l'agricoltura e la ferrovia per sostenere la crescita dell'industria siderurgica e meccanica, dislocata in Liguria. Tutto ciò contrastava fortemente con l'immobilismo dei Borbone in meridione e con la politica passiva austriaca nel lombardo-veneto.
Per realizzare la modernizzazione Cavour utilizzò tutto il peso dell'intervento dello Stato, tanto da fare andare in deficit il bilancio statale.
Svecchiò la burocrazia a favore di un ceto borghese più dinamico e moderno
Completò la politica ecclesiastica avviata da D'Azeglio: l'istruzione venne laicizzata e resa pubblica; diversi organi religiosi vennero soppressi e i loro beni incamerati; il governo aveva potere d'intervento anche nelle nomine vescovili.
Nei rapporti con la Chiesa egli seguiva il criterio liberale, basato sull'autonomia delle due sfere, religiosa e civile. Era il principio della 'libera Chiesa in libero Stato', poi solennemente affermato nel 1861.
UN FARO PER LA SOCIETA' ITALIANA. Falliti nuovi tentativi insurrezionali organizzati dalle frange mazziniane e democratiche, la politica mazziniana dell'unificazione 'dal basso' con sbocco repubblicano, appariva ormai irrimediabilmente compromessa. Solo la politica di Cavour sembrava in grado di portare a compimento la 'rivoluzione italiana'.
LA POLITICA ESTERA DI CAVOUR. Cavour era convinto che per risolvere la questione italiana sarebbe stato necessario coinvolgere altri stati europei, in primis Francia e Inghilterra, le potenze più interessate a modificare gli assetti politici del Congresso di Vienna.
Egli decise quindi di inserire il Piemonte nel vivo della diplomazia europea.
L'occasione gli si presentò con la guerra di Crimea (1854-1855) che vedeva:
Da una parte la Russia dello zar Nicola I
Dall'altra un'alleanza di Impero Ottomano con Francia e Inghilterra che si erano opposte al tentativo russo di espansione nei Balcani, ai danni del Sultano, e avevano dichiarato guerra allo zar.
Cavour, vinta l'opposizione di Re e Parlamento, inviò in Crimea 15.000 uomini guidati dal generale La Marmora, che si fecero onore nella battaglia della Cernaia
La Russia fu sconfitta, e Cavour fu invitato al Congresso di pace di Parigi.
In quella sede il Piemonte:
Non ottenne vantaggi territoriali
Ma Cavour sollevò di fronte agli stati europei il problema italiano (egemonia austriaca al nord e oppressione borbonica al sud che impedivano riforme e fomentavano agitazioni) e ottenne l'interessamento soprattutto di Napoleone III che voleva favorire le aspirazioni indipendentiste di Italia e Germania per poterle attrarre nell'orbita francese
L'ALLEANZA CON LA FRANCIA. Anche l'attentato che Felice Orsini (mazziniano esule in Francia) fece a Napoleone III servì a Cavour per dimostrare la gravità delle tensioni nella penisola.
Nel luglio 1858, con un incontro segreto, Cavour e Napoleone III stipularono gli accordi di Plombieres.
Tali accordi prevedevano un'alleanza militare che sarebbe entrata in azione in caso di attacco diretto dell'Austria al Regno di Sardegna.
Dopo l'eventuale conflitto la penisola sarebbe stata divisa in 3 parti:
Un Regno dell'Alta Italia (comprese le province pontificie) affidato a Vittorio Emanuele II
Un Regno dell'Italia centrale (meno il Lazio, lasciato al Papa), affidato a Gerolamo Bonaparte
Un Regno dell'Italia meridionale, retto da un erede di Gioacchino Murat e quindi legato alla corona francese
I tre Stati sarebbero stati legati tra loro in una Confederazione presieduta dal Papa (Napoleone voleva garantrsi il favore dei cattolici francesi)
Per compensare l'appoggo militare, il Piemonte avrebbe ceduto a Napoleone III la regione alpina della Savoia e la città di Nizza.
Rimaneva ora a Cavour un ultimo problema: farsi dichiarare guerra dall'Austria.
VERSO IL CONFLITTO CON L'AUSTRIA. Subito dopo gli accordi, Napoleone si pentì, pressato dagli altri Stati che temevano uno sconvolgimento degli equilibri internazionali.
Anche nel Regno Sabaudo le concessioni fatte a Napoleone a Plombieres non piacquero a molti.
Ma l'Austria compì un passo avventato: visto che il Piemonte stava ammassando uomini e mezzi sul confine, mandò a Torino un duro ultimatum.
L'ultimatum fu respinto e il 26 aprile 1859 l'Austria dichiarò guerra al Regno di Sardegna
LA SECONDA GUERRA DI INDIPENDENZA Cominciò così la seconda guerra di indipendenza.
Le armate austriache passarono il Ticino e furono duramente sconfitte dall'esercito franco-piemontese a Palestro Montebello e Magenta
L'8 giugno 1859 Vittorio Emanuele II entrò trionfalmente a Milano a fianco di Napoleone III
Nel frattempo Garibaldi, con i Cacciatori delle Alpi, liberava Como Varese Bergamo e Brescia
Successivamente gli Austriaci vennero sconfitti a San Martino (dai piemontesi) e a Solferino (dai francesi).
Le perdite furono enormi da entrambe le parti e all'armarono l'opinione pubblica internazionle: nacque allora la Croce rossa internazionale (poi riconosciuta nel 1864).
In tutti i Regni settentrionali i sovrani fuggirono e nacquero governi provvisori, che immediatamente chiesero l'annessione al Regno di Sardegna.
In Umbria e nelle Marche la rivolta fu invece repressa duramente dalle truppe papaline.
L'ARMISTIZIO DI VILLAFRANCA Napoleone era preoccupato:
Dall' ostilità con il papato
Dall'appoggio popolare alla monarchia sabauda che avrebbe potuto ostacolare la creazione nelle zone libere i previsti regni filofrancesi
La formazione, al contrario, di un forte stato vicino a lui
La riorganizzazione dell'esercito austriaco che avrebbe comportato una nuova guerra
La minaccia che la Prussia si alleasse conl'Austria
Così Napoleone III, senza preavvisare l'alleato piemontese, l'11 luglio 1859 si incontrò segretamente con Francesco Giuseppe a Villafranca, dove firmò un armistizio che prevedeva:
La cessione da parte dell'Austria della Lombardia alla Francia, che poi l'avrebbe consegnata al Regno Sabaudo
Il ritorno sui loro troni, in cambio di ciò, dei Re spodestati nell'Italia centrale
Questo armistizio fu una pugnalata per le speranze italiane. Cavour protestò con Napoleone, ma visto che Vittorio Emanuele II intendeva accettare l'armistizio si dimise.
Gli accordi di pace vennero ratificati a Zurigo
IL REGNO SABAUDO SI ALLARGA. La pace lasciava irrisolte due questioni:
Il rientro dei sovrani sui troni dell'Italia centrale era osteggiato dalle popolazioni che elessero assemblee rappresentative che votarono l'adesione di queste regioni al Piemonte (con l'appoggio nascosto dell'Inghilterra che voleva limitare il potere francese)
Napoleone III non poteva esigere l'annessione di Nizza e Savoia vista l'interruzione della guerra
A sbloccare questa situazione giunse il ritorno al Governo di Cavour che ottenne l'assenso di Napoleone all'annessione al Piemonte degli stati dell'Italia Centrale, in cambio della cessione alla Francia di Nizza e della Savoia.
Plebisciti attentamente preparati sancirono così l'annessione al Piemonte di Emilia e Toscana
Il Regno Sabaudo quindi adesso comprendeva:
Il Piemonte
La Liguria
La Sardegna
La Lombardia
L'Emilia-Romagna
La Toscana
Mancavano all'appello:
Il Veneto e Venezia
Roma
L'Umbria
Le Marche
Il Lazio
Il Mezzogiorno e le isole
A completare il successo di Cavour, con le nuove elezioni, ci fu la vittoria dei moderati, a discapito delle forze mazziniane e repubblicane.
Queste forze però erano destinate a riprendere presto l'iniziativa, proprio grazie a Garibaldi.
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