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CAUSE E SVILUPPI SOCIALI DELL'IMMIGRAZIONE ITALIANA
La maggior parte degli immigrati non partì mai col progetto di stabilirsi definitivamente in America. C'è addirittura un'espressione coniata appositamente per gli italiani: "Uccelli di passaggio". Nonostante il 75% degli emigrati italiani fossero agricoltori in Italia, non aspiravano ad esserlo negli Stati Uniti (in quanto questo implicava una permanenza che non era nei loro piani). Al contrario, si diressero verso le città dove c'era richiesta di lavoratori e dove le paghe erano relativamente alte. Molti uomini lasciarono a casa mogli e bambini, perché convinti di ritornare (e molti lo fecero). In ogni caso, per molti immigrati italiani l'emigrazione non fu mai da intendere come un ripudio dell'Italia. In effetti, essa rappresentò una difesa dello stile di vita italiano, in quanto i soldi spediti a casa aiutavano al mantenimento della struttura tradizionale. Piuttosto che una sistemazione permanente, cercavano in città la possibilità di lavorare per un salario (relativamente) alto, così da risparmiare abbastanza da poter tornare in Italia a condurre una vita migliore. Fatto certamente lodevole, anche considerate le difficili condizioni di vita dell'Italia meridionale in quei tempi. Queste condizioni furono il risultato di molti fattori diversi.
STORIA
La maggior parte dell'immigrazione italiana venne dalle regioni meridionali del nostro paese. All' unificazione dell'Italia, in queste regioni, seguirono anni di guerre civili e privazioni economiche da parte del governo. Stremate da una continua pressione fiscale e da una crisi agricola che peggiorava di anno in anno, alle famiglie non restava altra scelta che emigrare fuori dal nostro paese.
A questa situazione di stallo si arrivò in modo graduale ma inarrestabile. Le basi della crisi economica sono da ricercare nel perpetrare, nelle regioni meridionali, nell'uso del sistema feudale. Questo sistema di gestione delle terre non dava possibilità di miglioramento della condizione sociale dei poveri contadini, ma serviva più che altro ad aumentare il guadagno ed il potere dei signori locali.
A queste cause sociali si aggiunse poi, specialmente dalla seconda metà dell''800, l'arretratezza del meridione nell'industria. A seguito della seconda rivoluzione industriale, infatti, le fabbriche sorsero solo nelle regioni del nord, in particolare in Lombardia, Veneto e Piemonte. Questo causò un ulteriore impoverimento delle zone meridionali che non potevano più beneficiare delle materie prime che ora venivano esportate al nord ed usate nella produzione in serie. Questa situazione può essere paragonata a quella degli odierni stati africani.
Iniziò così l'odissea del popolo del meridione in cerca di fortuna. La tendenza era quella di recarsi fuori dall'Europa, specialmente nel Nord e Sud America. Dal 1880 la quantità di emigrati all'anno crebbe in maniera esponenziale, finchè circa 5 milioni di persone lasciarono il nostro paese.
Arrivati in America, i giovani contadini scoprirono che non era la terra di ricchezza e speranza della quale gli avevano raccontato. Si trovarono davanti una nazione che li sfruttava e li emarginava. L'unico rifugio erano i quartieri etnici, nel quale ognuno ritrovava almeno un pezzetto del paese che aveva dolorosamente lasciato.
Nonostante le discriminazioni, gli operai italiani entrarono prepotentemente a far parte dell'economia americana. Fortunatamente giunsero in un periodo di grande crescita del paese, e non ebbero difficoltà ad adattarsi a svolgere ogni tipo di lavoro. Gli immigrati italiani ebbero un ruolo importantissimo soprattutto nello sviluppo delle città. La manodopera straniera era la più abbondante e permise di costruire edifici imponenti in tempi strettissimi.
Gli immigrati furono però per alcuni anni restii ad inserirsi nella società americana e vissero confinati nei loro quartieri cercando di limitare al minimo i contatti col mondo esterno. Crearono giornali propri e società per aiutarsi a vicenda, in modo da non rinnegare mai le proprie radici.
Gli immigrati non influirono solo sull'economia americana, ma anche su quella italiana. I giovani inviavano infatti parte dei guadagni nel loro paese d'origine e fu grazie anche a queste sovvenzioni che il meridione riuscì lentamente ad uscire dalla crisi economica.
Molti però non ce la fecero ad adattarsi ad uno stile di vita forse troppo diverso da quello italiano e tornarono a casa pochi anni dopo essere partiti. Tornati nel loro paese ricominciarono a fare lo stesso lavoro di prima come se non se ne fossero mai partiti, come se in Italia il tempo si fosse fermato il giorno della partenza.
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