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CARLO V
Carlo, figlio dell'arciduca d'Austria Filippo d'Asburgo e di Giovanna la pazza (figlia dei re cattolici Ferdinando d'Aragona e Isabella di Pastiglia) naqque il 24 febbraio del 1500 a Gand, città che gli rimase sempre nel cuore.
L'educazione che gli fu impartita dalla zia Margherita d'Austria fu fiamminga: si preoccupò infatti di circondarlo di una grande atmosfera meditativa, con grande presenza di maestri spirituali e dotti umanisti di cui era ricca la terra di Fiandra.
Ciò infuse al giovane una forte religiosità e diede vita ad un personaggio di buon spessore culturale.
A sei anni Carlo, dopo la morte di Filippo il Bello (1056), divenne il presuntivo dei beni spagnoli e di quelli asburgici.
A sedici anni venne proclamato re di Spagna, succedendo al nonno materno Ferdinando. Tre anni dopo morì anche il nonno paterno, l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo, in conseguenza di ciò Carlo pose la sua candidatura al titolo imperiale, che ottenne grazie al denaro dei banchieri tedeschi Fugger.
I domini di Carlo di Gand (che poi divenne imperatore con il nome di Carlo V) erano quindi un complesso blocco eterogeneo frutto di quattro eredità distinte: i domini degli Asburgo nella Germania sud-orientale, i territori borbonici di sua nonna paterna Maria Bianca nei Paesi Bassi, dalla nonna Isabella ereditò la Castiglia e le conquiste casigliane; dal nonno paterno i domini aragonesi.
Furono in particolare questi due ultimi territori che provocarono problemi al sovrano perchè gli abitanti lo consideravano un oppressore straniero.
Ma già nel 1521 Carlo riuscì a sedare le rivolte dell'opposizione.
Per tutta la durata del suo regno, l'imperatore considerò fondamentale il tentativo di unificazione politico religioso del suo impero, sentendosi signore politico e morale dell'intero mondo cristiano.
Egli voleva realizzare l'ambizioso progetto di dare pace e ordine a tutto il mondo cristiano, guidandolo contro i suoi nemici così come aveva fatto Carlo Magno.
Dal punto di vista politico cercò di dotare il suo impero di una struttura burocratica che per quanto essenzialmente, portò all'avvio della fondazione dello stato nazionale spagnolo ed alla creazione del primo vero impero coloniale moderno.
Infatti progettò un'amministrazione unitaria e un unico sistema monetario. Lasciò inoltre ai singoli stati il proprio precedente ordinamento per non lenire la loro autonomia e prevenire attriti.
Preferì invece governare attraverso i consigli territoriali, che facevano capo ai suoi più stretti collaboratori, in particolare ai due segretari di stato, l'uno per gli affari spagnoli (comprese Italia e America) e l'altro per gli affari borgognoni (compresa la Germania).
IL PROBLEMA FRANCESE
Durante il suo regno Carlo V, ebbe tre grandi ostacoli da affrontare: la Francia che aspirava all'egemonia europea, lo scoppio in Germania della riforma protestante proprio quando Carlo stava cercando di fondare il suo impero sulla religione Cattolica ed infine l'impero Ottomano che minacciava di danneggiare i traffici e i commerci cristiani.
Nel 1521 scoppierà il primo dei quattro conflitti che opposero per più di un ventennio Carlo V al re francese Francesco I. La posta in gioco era un territorio piccolo ma molto importante dal punto di vista strategico: il ducato di Milano.
Esso si risolse quattro anni più tardi a Pavia con al sconfitta di Francesco I, che verrà imprigionato, costretto a firmare il trattato di pace con il quale si impegnava a rinunciare ad ogni pretesa sull'Italia e infine a subire l'onta di lasciare i suoi figli in ostaggio in cambio della sua liberazione.
Francesco tramò subito vendetta cercando diversi alleati tra cui il Papa ma Carlo V reagì duramente sconfiggendo la lega e saccheggiando Roma barbaramente (1527), un episodio che rimarrà indelebili nella memoria collettiva dell'epoca.
Ma Carlo si rese conto che i suoi soldati stavano compiendo uno scempio e lui, profondamente cattolico, non poteva accettarlo.
Così in fretta e furia mandò un presidio in difesa del Papa, guadagnandosi così il suo appoggio.
Subito dopo si preoccupò del riordinamento politico-amministrativo dell'Italia.
Nei primi di Febbraio del 1526, Carlo si unì in matrimonio con la principessa Isabella di Portogallo.
Nel frattempo l'oro e l'argento del Nuovo Mondo cominciò ad affluire nelle casse spagnole e da quel momento in poi Carlo V potè vantare una superiorità finanziaria nei confronti dei suoi nemici, in particolare i francesi.
LA MINACCIA TURCA
Debellato il primo dei suoi problemi, Carlo dovette presto fare i conti con i Turchi, che già nel 1526 inflissero una grandissima sconfitta alla cristianità.
A questo punto il fratello di Carlo, Ferdinando che aveva il controllo della parte orientale dell'Impero, passò al contrattacco innescando lo scontro con il sultano.
Quest'ultimo arrivò persino ad assediare Vienna e, se non fosse giunto l'inverno che obbligò ad interrompere la campagna, probabilmente la avrebbe anche conquistata.
Carlo allora decise di scendere in campo di prima persona inviando contro i turchi una flotta di navi da guerra (1530) perché l'impero ottomano, che da tempo stava espandendosi nel Mediterraneo e nei Balcani, minacciava e danneggiava i commerci cristiani.
La spedizione contro Celcel, il più importante nido di pirati Turchi ad occidente, fu vittoriosa.
La minaccia del Turco rimase però molto forte ma Carlo nel 1535 lo affrontò ancora liberando il Mediterraneo dai pericoli, almeno per il momento.
LA QUESTIONE PROTESTANTE
Nello stesso periodo l'imperatore cominciò ad esercitare pressioni per l'apertura di un concilio atto ad affrontare il problema religioso.
Ma i protestanti non vollero venire a compromessi e si unirono in una lega detta di Samarcanda pronti a mettere la questione su un piano militare.
Carlo, che da un lato nutriva odio verso le idee luterane e voleva tenersi stretto il papa, dall'altro non poteva non considerare il fatto che molti Principi tedeschi nutrivano una forte simpatia verso le idee della Riforma, cercò in tutti i modi un compromesso pacifico.
L'imperatore incontrò Lutero alla dieta di Worms chiedendogli di rinnegare le proprie idee ma non riuscì a convincerlo.
Carlo V, già impegnato militarmente su due fronti, tentò in tutti i modi di favorire una soluzione che non prevedesse l'uso della forza. Non si riuscì però a trovare un accordo e Carlo si vide costretto alla ferma condanna al luteranesimo e alla minaccia di un intervento militare.
Intervento militare che giunse nel 1547 quando l'esercito imperiale sconfisse la lega di Samarcanda. I sudditi che non si fossero voluti uniformare al credo del principe avrebbero dovuto emigrare.
Nel frattempo sia Lutero che Francesco I, i suoi più ostinati nemici, morirono.
Il grande sovrano era ormai esausto e desideroso di pace.
Nel 1556 Carlo cedette le corone a favore del figlio Filippo e si ritirò in un convento spagnolo dedicandosi alla vita contemplativa in attesa della morte che giunse nel 1558.
L'anno successivo la pace si Chateau-Chambreis avrebbe consacrato il predominio spagnolo in Italia.
Ciononostante il sogno di Carlo era ormai definitivamente infranto, l'unità politica e religiosa del suo impero era spezzata. E in seguito non ci sarà alcuna possibilità di ricostruirla.
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