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Auschwitz
Il campo è collocato in un piccolo villaggio della Polonia chiamato
Blumenthal, che oggi fa parte della città di Brema. L'ordine di fondazione del campo fu
emanato nell'aprile del 1940 e Rudolf Hoss ne fu nominato comandante. Il 14
giugno 1940 la Gestapo condusse i primi prigionieri ad Auschwitz: 728 polacchi
del carcere di Tarnòw. Fondato per i prigionieri politici polacchi,
inizialmente doveva servire da strumento di terrore e di sterminio di questi
ultimi; successivamente i nazisti iniziarono a deportarvi gente di tutta
Europa, principalmente ebrei provenienti da stati diversi, ma anche prigionieri
bellici sovietici e zingari. Tra i detenuti c'erano anche cechi, jugoslavi,
austriaci e tedeschi.
Durante tutto il periodo di esistenza del campo vi continuarono ad arrivare trasporti di prigionieri politici polacchi. Al termine della campagna di settembre 1939 la città di Oswiecim e le località situate nei dintorni furono annesse al Reich. Nello stesso tempo i tedeschi cambiarono il suo nome in Auschwitz.
Già verso la fine del 1939
nell'Ufficio del Comando Supremo delle SS e della Polizia a Wroclaw era nata
l'idea di un campo di concentramento. La proposta di creazione di que-sto campo
fu motivata con l'affollamento delle prigioni esistenti in Slesia e con la
necessità di condurre una nuova ondata di arresti di massa tra la popolazione
polacca della Slesia e dei dissidenti del Governo Generale. Alcune commissioni
a tal fine appositamente scelte, iniziarono a cercare un posto adatto
all'installazione del campo. La scelta cadde sulle caserme prebelliche
abbandonate di Oswiecim. Esse si trovavano fuori del centro abitato, ciò dava
la possibilità di ampliare ed isolare le costruzioni. Aveva un suo peso anche
il fatto che Oswiecim disponesse di una buona rete di comunicazioni, essendo un
importante nodo ferroviario.
All'inizio nel campo erano presenti 20 edifici (di cui 14 con il solo pianterreno e 6 con anche il primo piano). Tra il 1941e il 1942, con il lavoro degli internati fu aggiunto un piano a tutti gli edifici a pianterreno e furono costruiti altri otto nuovi edifici. Complessivamente il campo disponeva di 28 edifici di un piano (senza contare le cucine e le baracche adibite all'amministrazione).
La quantità
media di detenuti oscillava tra i 13.000 e i 16.000, superando una volta sola
nel 1942 i 20.000. I prigionieri erano alloggiati nei blocchi, sfruttando anche le
soffitte ed i seminterrati. Parallelamente all'aumento del numero degli
internati aumentava l'area territoriale del campo, che si trasformò in un
enorme complesso di sterminio.
Nel 1941 ci si accinse alla costruzione di un altro campo di concentramento chiamato in seguito Konzentrationslager Auschwitz II - Birkeau, nel paese di Brzezinka a 3 Km. di distanza, e nel 1942 fu costruito un altro campo di concentramento a Monowice, vicino ad Oswiecim, sui terreni circostanti le officine della IG Farbenindustrie. Inoltre dal 1942 al 1944 sorsero circa 40 filiali del campo di concentramento di Auschwitz dipendenti dal Konzentrationslager Auschwitz III, collocate per lo più nelle vicinanze di fonderie, miniere e fabbriche che sfruttavano i detenuti quale manodopera a basso costo.
I campi di
concentramento di Oswiecim e di Brzezinka sono attualmente conservati quali
musei e accessibili al pubblico. A Brzezinka sono ancora visibili i resti dei
quattro crematori, delle camere a gas e dei roghi, lo scalo
ferroviario dove venivano selezionati i deportati al campo, lo stagno con le
ceneri umane; a Oswiecim si può tutt'oggi visitare il 'Blocco della
Morte'. In entrambi i campi sono
conservati i blocchi e parte delle baracche carcerarie, i cancelli d'entrata ai
campi, le garitte e le torrette delle SS ed il recinto di filo spinato. Alcuni
edifici distrutti dai nazisti prima della fuga per cancellare le tracce dei
loro crimini, come i forni del crematorio di Auschwitz I, il 'Muro della
Morte' e la forca collettiva, sono stati ricostruiti con gli elementi
originali. Nell'area della prima parte del campo di concentramento di Oswiecim
nei blocchi carcerari si trova ora una mostra che presenta la storia del KL
Auschwitz e delle esposizioni nazionali. Nelle stanze dei blocchi 5 e 6 sono
stati raggruppati gli oggetti ritrovati dopo la liberazione appartenuti ai
deportati: scarpe e valigie con i cognomi e gli indirizzi degli ebrei deportati
al campo di concentramento, bacinelle, protesi, occhiali, spazzole, capelli.
Al campo di concentramento di Auschwitz si accedeva per una porta sovrastata dalla scritta 'Arbeit macht frei', il lavoro rende liberi. Per questa porta i detenuti si recavano e tornavano dal lavoro massacrante di tutti i giorni. Sulla piccola piazzetta accanto alle cucine, l'orchestra del campo suonava delle marce che scandivano il passaggio di migliaia di internati.
Parte degli
internati dei convogli che arrivavano al Kl Auschwitz era portata direttamente
al campo senza essere sottoposta a selezione. Lì morivano in seguito alla fame, alle
esecuzioni, al lavoro sovrumano, alle punizioni, alle condizioni igieniche,
agli stenti, alle malattie e alle epidemie.
Al campo
erano condotti anche quegli ebrei riconosciuti abili al lavoro nella selezione
effettuata dai medici delle SS. Ai nuovi arrivati venivano confiscati i vestiti
e qualsiasi effetto personale, si rasava loro i capelli, che poi venivano utilizzati
per confezionare stoffe pregiate e richiestissime, sottoponendoli in un secondo
tempo alla disinfezione ed al bagno. Alla fine di queste operazioni venivano
contrassegnati con un numero e registrati. Inizialmente ogni detenuto veniva
fotografato in tre pose diverse. Nel 1943 cominciò ad essere tatuato ai
detenuti il numero di riconoscimento; il Kl Auschwitz era l'unico campo di
concentramento nazista dove i numeri di matricola dei prigionieri venivano
tatuati. Per tutto il periodo di esistenza del campo di Auschwitz sono stati
registrati circa 400.000 detenuti di entrambi i sessi e di diverse nazionalità,
prigionieri bellici sovietici, detenuti a scopo correzionale e detenuti alloggiati nel blocco 11 a
disposizione del tribunale speciale di polizia presso la Gestapo a Katowice.
Le lancette dell'orologio del campo scandivano impietosamente e monotonamente il tempo che restava da vivere al detenuto.
Dal suono della mattina a quella della sera, da una scodella di minestra all'altra, dal primo appello fino a quello in cui le spoglie del detenuto erano contate per l'ultima volta.
Uno dei tormenti della vita del campo erano gli appelli durante i quali si controllava il numero dei detenuti. Duravano a volte per ore, in alcuni casi anche più di dieci ore. Le autorità del campo ordinavano spesso appelli punitivi durante i quali gli internati dovevano stare a lungo rannicchiati o in ginocchio o addirittura veniva ordinato loro di tenere le braccia in alto per qualche ora.
I detenuti erano utilizzati in diversi settori lavorativi. Inizialmente lavoravano all'ampliamento del campo di concentramento livellando il terreno, costruendo nuovi blocchi e baracche, strade, canali di prosciugamento. Successivamente si cominciò a far sempre più uso di detenuti, quale manodopera a basso costo per l'industria del III Reich.
E' difficile
oggi immaginare le scene tragiche che si svolgevano quotidianamente nel campo di
concentramento. Nel museo si trova una ricca collezione di testimonianze
artistiche degli ex detenuti, i quali hanno cercato di rendere l'atmosfera di
quei giorni.
Ad Auschwitz erano presenti anche bambini deportati al campo insieme agli adulti. Erano soprattutto bambini ebrei zingari, ma anche polacchi e russi. La maggior parte dei bambini ebrei perì nelle camere a gas immediatamente dopo l'arrivo. Solo pochi selezionati, erano condotti al campo, dove erano soggetti allo stesso rigore degli adulti. Alcuni bambini (soprattutto i gemelli) servivano da cavie per gli esperimenti di medicina. Gli altri dovevano lavorare duramente. I ragazzini condotti al campo di concentramento erano registrati e spesso contrassegnati come prigionieri politici. Le loro fotografie sono ora esposte in una sala del museo insieme a quelle dei bambini salvati dall'esercito sovietico.
In sale che potevano contenere al massimo quaranta o cinquanta persone, dormivano più di duecento persone. I pancacci a tre piani introdotti successivamente non migliorarono le condizioni abitative; per ogni piano di questi dormivano in genere due detenuti. Per coprirsi erano disponibili soltanto di ritagli di coperte sporche e lacere. Di migliori condizioni abitative godevano i prigionieri addetti a funzioni amministrative, ai quali di norma venivano assegnati locali separati.
Nel campo
madre (Auschwitz I) la maggior parte degli internati era rinchiusa in blocchi
in muratura ad un piano; a Birkenau, invece i
prigionieri erano tenuti in baracche senza fondamenta, alcune delle quali di
legno, direttamente sulla terra acquitrinosa.
Come in altri campi di concentramento anche nel KI Auschwitz i medici delle SS eseguirono molti esperimenti criminali sui prigionieri. Il prof. Dott. Carl Clauerg al fine di elaborare un metodo per lo sterminio biologico dei popoli praticava nel blocco 10 sulle donne ebree criminosi esperimenti di sterilizzazione.
Il Dott.
Joseph Mengele, nell'ambito delle sue ricerche genetiche ed antropologiche,
sottoponeva bambini a esperimenti e fra questi selezionava soprattutto gemelli
e menomati fisici. Ad Auschwitz sono state condotte anche prove di applicazione
di nuovi farmaci e preparati: venivano poste a contatto sostanze tossiche con
l'epidermide dei detenuti, venivano effettuati innesti di pelle. Centinaia di
uomini e donne perirono durante g
li esperimenti e coloro che sopravvissero, riportarono gravi danni alla salute e mutilazioni permanenti.
Nel primo locale a destra stavano i guardiani facenti parte delle SS; nelle altre sale a destra ed a sinistra del corridoio erano alloggiati i prigionieri in attesa della sentenza del tribunale speciale, che arrivava al KL Auschwitz da Katowice : dopo sedute di 2 o 3 ore venivano emanate spesso decine e decine di condanne a morte.
I condannati venivano giustiziati al 'Muro della Morte' : prima della fucilazione tutti dovevano spogliarsi nei bagni dove, nel caso in cui il numero dei condannati a morte fosse stato ridotto, avvenivano le esecuzioni.
In una sala del museo si trovano ora le fotografie dei quadri dell'ex detenuto Wladyslaw Si-wek raffiguranti il tribunale speciale, le selezioni nei sotterranei e lo svolgimento delle ese-cuzioni nel cortile del blocco 11. Nell'esposizione si trova anche il cavalletto originale per le fustigazioni, il paletto al quale venivano appesi i prigionieri e una forca mobile al quale si eseguivano le condanne a morte.
Il sistema
di punizioni applicato dalle SS nei campi di concentramento nazisti era una
delle parti del piano premeditato di sterminio degli internati. Il detenuto
poteva essere punito per tutto: si puniva il detenuto per aver
colto una mela, per aver sbrigato un bisogno fisiologico durante il lavoro, per
essersi estratto un dente d'oro per barattarlo con un tozzo di pane, perché si
riteneva che lavorasse troppo lentamente.
Nel settembre 1941 furono fatte nei sotterranei prove di uccisioni in massa: morirono allora circa seicento prigionieri bellici sovietici e duecentocinquanta detenuti malati dell'ospedale del campo. Nelle celle degli scantinati erano rinchiusi i prigionieri del campo e la popolazione civile sospettata di avere contatti con i detenuti e di averli aiutati nelle evasioni, i prigionieri condannati a morte e di coloro che erano ritenuti colpevoli di trasgressione del re-golamento del campo. Nei sotterranei si possono vedere tre tipi di celle punitive; la maggior parte sono celle comuni dove erano rinchiusi i prigionieri durante l'istruttoria. La cella 18 è una di quelle dov'erano tenuti i prigionieri condannati alla 'morte per fame'; la cella 20 era una cella segreta, dove si verificavano casi di morte in seguito a soffocamento per mancanza d'aria. Nella cella 21 sono conservati i disegni che vi hanno tracciato i suoi prigionieri.
Agli appelli, che avvenivano più
volte al giorno, le SS contavano i detenuti verificandone la presenza. Spesso
durante gli appelli si eseguivano pubblicamente esecuzioni capitali sulla forca
mobile o su quella collettiva.
Il
crematorio è situato al di fuori del recinto del campo di concentramento.
Davanti alla sua entrata, nel posto dove nel periodo di attività del campo di
concentramento si trovava la baracca della Gestapo, si può ora vedere la forca
con la quale, il 16 aprile 1947, fu eseguita la sentenza di condanna a morte
del primo comandante del KL Auschwitz Rudolf Hoss. Il locale più vasto del
crematorio era l'obitorio, che fu convertito in camera a gas provvisoria. Qui,
negli anni 1941 e 1942, furono uccisi i prigionieri bellici sovietici e gli
ebrei dei ghetti organizzati dai nazisti in Alta Slesia. Nell'altra parte dello
stabile si trovano due dei tre forni crematori, nei quali si riuscivano a
cremare fino a trecentocinquanta corpi nel giro di ventiquattrore ore; oggi
questi sono ricostruiti con elementi metallici tedeschi originali conservati.
In ogni forno venivano gettati contemporaneamente due o tre cadaveri. Il
crematorio era stato costruito dalla ditta Topf und Sohne di Erfurt, la
stessa che negli anni 1942 e 1943 montò i forni dei quattro crematori di
Birkenau. Il nome della ditta è evidenziato su alcuni elementi in ferro dei
forni. Il crematorio funzionò dal 1940 al 1943.
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