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ANNIBALE
Annibale è forse il più grande genio militare di tutti i tempi, ke sempre ricordiamo e ke perfino nominiamo ancora ai giorni nostri.Di lui ce ne hanno lasciato memoria i due scrittori Polibio e Livio e pochi altri di minore notorietà e rilievo.
Quando apparve nella storia, Cartagine, la sua
città natale, era una potenza sconfitta, umiliata e costretta ad accettare
durissime condizioni di pace imposte da guerre precedenti. Siamo circa nel
Annibale già da piccolo si identificava nel padre Amilcare che fino ad allora era stato l'unico condottiero a non essersi mai piegato davanti ai Romani, come lui il figlio era dotato di una rapidità nelle decisioni, di una "silenziosa freddezza", e di un temperamento vivace e orgoglioso; anche nei caratteri fisici, di cui ce ne parla Livio, c'è un certa somiglianza tra i due: la fronte, il taglio delle sopracciglia, il naso, il mento e soprattutto il senso di forza e energia che si sprigionavano dalla figura del padre e che si trasferirono poi in quella del figlio.
Ciò che maggiormente influenzò Annibale in tutta la sua vita e in tutte le sue battaglie fu l'odio per Roma, fin da piccolo, un sentimento troppo profondo nel suo animo che nessuno avrebbe potuto cancellare, anch'esso trasmessogli dal padre. Addirittura a soli 9 anni fece con il padre un giuramento che recitava così:«Odierò i Romani come essi mi odieranno», che mai si dimenticò.
Partì con il
padre alla volta di Gabes in Spagna, dove a 26 anni divenne capo dell'esercito;
successivamente poi, morto il padre, progettò un piano per attaccare Roma e per
compiere il suo desiderio, quello del padre.e quello che tanto gli premeva:
sconfiggere Roma. Nella prima guerra punica avvenuta tra il 264 e il
Ormai sia
l'esercito romano che quello cartaginese si preparavano a combattere. Il
generale romano era Scipione.quella mattina entrambi i condottieri mandarono a
perlustrare la zona, con la differenza che Annibale mandò un contingente più
alto di quello di Scipione; sul Ticino i Romani furono colti alla sprovvista e
sconfitti, persino lo stesso Scipione fu disarcionato dal cavallo e cadde
ferito. A questo punto il comando passò nelle mani di Sempronio. Siamo sul
fiume Trebbia, dove avvenne la prima vera vittoria di Annibale nel
L'Inverno passò senza combattere, ma poi Annibale optò per la ripresa dei combattimenti .dopo il Trebbia infatti l'istinto gli diceva di andare avanti, egli preferiva la rapidità della fantasia piuttosto che la lentezza della meditazione. Valicò dunque gli Appennini in direzione del Sud e durante la marcia perdette l'uso dell'occhio sinistro probabilmente a causa delle poche ore di riposo e sonno e dalle febbri dell'ambiente paludoso. Arrivò al Trasimeno, il luogo della seconda battaglia, intorno al 20 di Giugno e studiò attentamente ogni angolo e ogni posizione della zona. Era in anticipo su Flaminio e lo sconfisse con una trappola ben ragionata, imprigionando l'esercito che gli veniva incontro in una valle senza vie di uscita; morirono circa 4.000 soldati romani.
A questo punto Annibale aveva via libera per dirigersi a Roma, poteva tentare finalmente la presa della città e così la conclusione del conflitto, ma non lo fece! E su questo snodo sono tante le domande che negli anni si sono poste gli storici e a cui ancora oggi ci è difficile dare risposta.Roma appariva come una città fortissima, dotate di mura possenti (addirittura rinforzate dopo la disfatta del Trebbia) e impossibile quindi da assalire. Per questo e altri motivi Annibale decise di non marciare su Roma e proseguì l'opera di scardinamento del tessuto italiano. Intanto a Roma, preoccupata per la grave situazione e allarmata da ciò che quell'uomo era riuscito a fare fino a quel momento, nominò un dittatore con poteri eccezionali: Quinto Fabio Massimo. Egli che era un grande pensatore, ponderato e molto razionale; quando Annibale riprese la marcia verso Sud, Fabio Massimo non lo lasciò un secondo, gli stette sempre alle calcagna. Nella battaglia di Canne che fu la più devastante sconfitta per i Romani, Annibale mise in atto un piano invincibile anche questa volta e che poteva essere il frutto soltanto di una mente acuta e geniale quale era quella di Annibale.
Il campo di battaglia si presentava come una pianura calda da cui a ogni passo si alzava una nuvola di polvere, qui Annibale con la sua strategia e 90.000 soldati riuscì ad accerchiare i Romani fra la cavalleria cartaginese e facendo ciò essa non ebbe più vie di scampo. Era il 2 Agosto e sul campo si accalcarono i cadaveri di migliaia di soldati. Fu una battaglia veramente grande che durò un solo giorno; dice Polibio con una frase:«I Romani s'erano lasciati accerchiare dai Cartaginesi. Il risultato fu esattamente quello che Annibale aveva voluto». Annibale a questo punto si ritirò per qualche tempo a Capua dove potè godere di tutte le leccornie e i piaceri di cui questa città era ricca. Dopo gli ozi di Capua la situazione si mostrò sfavorevole ad Annibale in quanto ora l'esercito romano era tutto intorno a questa città che Annibale amava e che non voleva lasciare in mano nemica. Così per far si che le truppe che la circondavano tornassero a Roma decise di dirigersi lui stesso verso la capitale sperando di preoccupare i Romani che avrebbero dato ordine di far tornare le truppe in patria per il pericolo imminente di Annibale che si avvicinava alla capitale. Ma a Roma c'era Quinto Fabio Massimo che comprese l'intento del generale cartaginese e non si lasciò ingannare.
Ormai Capua era perduta e Annibale si diresse verso Taranto.
A questo punto della storia entra in gioco Publio Cornelio Scipione appena venticinquenne che ormai aveva imparato a conoscere Annibale e sapeva che per riuscire a batterlo bisognava prima di tutto comprenderlo e entrare dentro di lui. In questo periodo si alternarono momenti alterni di fortuna e sfortuna ora all'uno ora all'altro esercito. Erano passati 16 anni di guerre in cui i soldati gli erano rimasti sempre fedeli, nel bene e nel male e solo un grande capo, un condottiero di tale eccezionale personalità poteva tenerli uniti intorno a sé fino all'ultimo,
Ora il
conflitto si sposta in Africa a Zama per l'ultima grande battaglia di Annibale
con il suo esercito contro Roma. Era il
La vittoria
era tramontata per sempre, ma quello che ora premeva nell'animo di Annibale era
salvare Cartagine, mantenerla il più possibile intatta dai fuochi del conflitto;
per fare ciò si affrettò a concludere un trattato di pace con i Romani che,
seppure molto restrittivo, evitava per il momento la distruzione della città di
cui a Roma già si andava parlando.La firma avvenne nel
Annibale in seguito per due anni riuscì a istaurare con un colpo di stato un suo potere illimitato a Cartagine ma ben presto dovette partire di nascosto per evitare l'uccisione, vagò di Stato in Stato, di zona in zona.fino a che, ricercato dai Romani, si uccise da sé all'età di sessantaquattro anni con il veleno.ancora una volta li aveva battuti sul tempo!
Questa è la storia di un uomo veramente esistito sulla faccia della terra che durante la sua vita fu sempre fedele al suo desiderio, al suo sogno più grande.tutta la sua epopea perfino poco approvata dalla sua stessa patria fu soprattutto una lotta personale con se stesso. L'odio che lui provò nei confronti di Roma si spense con la vita, anche il suo ricordo si dissolse: ma il genio rimane eterno, è uno specchio del mondo.
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