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Adolf Hitler, il trionfo della follia nella storia
Freud nei suoi studi sull'inconscio e sui rapporti di questo con l'infanzia dell'individuo ha ipotizzato una teoria che definisce l'uomo "messo in croce" da due pulsioni contrastanti: quella di vita e quella di morte. Le due pulsioni nell'uomo coesistono in equilibrio tra loro, ma se una di queste prevale sull'altra allora si giunge a due tipi di stati psicologici: la biofilia, amore per la vita, e la necrofilia, amore per la morte.
Tali studi di Freud furono poi applicati ai Grandi della storia e in particolare allo studio di Hitler e del suo comportamento. Il principale filosofo che si occupò del Grande Dittatore fu Erich Fromm, che descrisse Hitler come il più eclatante caso di necrofilia, "affascinato dalla distruzione, l'odore della morte gli era dolce; nel periodo del suo successo voleva eliminare solo i suoi nemici, questo poi si trasformò in distruzione assoluta di quelli intorno a lui e di lui stesso"("Il cuore dell'uomo").
Adolf Hitler nacque
nel
Spesso il Dittatore si trovò in imbarazzo per la sua scarsa cultura. Dopo la morte del padre decise di provare la strada della pittura e si recò a Vienna, dove tentò di entrare all'Accademia delle Belle Arti, ma fu bocciato per ben due volte e anche qui bollato con il risultato di "mediocre", questo fu il primo cocente fallimento del giovane Hitler, che ne risentì la sconfitta per il resto della vita.
Nel 1909 visse solo a
Vienna, senza lavoro, senza soldi; disoccupato, frustrato, costretto a lavori
saltuari e a cambiare casa a causa delle sue scarse possibilità economiche; in
quel periodo si trovava nello stesso quartiere di Lenin; nessuno poteva
immaginare che nello spazio di
Fu costretto a scappare da Vienna per non essere arruolato, ma fu catturato e, dopo le visite mediche, riformato per la scarsa forza fisica; giunse, così, per la labile coscienza del giovane Hitler, un'altra ferita.
Non appena fu dichiarato l'inizio della Prima Guerra Mondiale e dopo aver preso parte al discorso di Guglielmo II ed essersi galvanizzato per questo, decise di scrivere al re Luigi III di Baviera per arruolarsi come volontario. Durante i combattimenti fu ferito e premiato con la croce di ferro, ma non con una promozione di grado, in quanto "uomo coraggioso, ma per il carattere bizzarro incapace di farsi ubbidire".
Ma "alla notizia del crollo, all'annuncio che il Kaiser era fuggito in Olanda, lui come una belva colpita a morte si mise a gemere" e disse: "quel giorno crebbe in me l'odio per i responsabili, Miserabili! Degenerati criminali! Con dentro la rabbia che mi divorava l'anima, decisi di dedicarmi più seriamente alla vita politica" (Mein Kampf); i criminali citati da Hitler erano i borghesi ebrei accusati di essere i responsabili della resa e della vendita della Germania ai nemici.
Entrò a far parte del partito socialista e simpatizzò per il partito dei lavoratori, nonostante questi fossero tendenzialmente di sinistra.
Nel 1919 nacque il
Partito Comunista (KPD) guidato da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, i due
socialisti che facevano parte della ben più nota Lega di Spartaco, i quali
avevano in mente di instaurare in Germania una Repubblica Socialista secondo il
modello sovietico. Nacque
Hitler entrò nel Partito operaio tedesco, di estrema destra, e fin da subito emerse la sua indole dominatrice e il suo sentimento di riscatto; apparve come un "giustiziere" delle umiliazioni inflitte alla Germania, inneggiando al disprezzo per gli ebrei e i comunisti. Il vero e proprio partito del Dittatore fu il Partito Nazionalsocialista (NSDAP) o come partito nazista, un partito aperto a tutti, in cui si riunivano i disillusi provenienti da ogni tipo di classe: gli ufficiali umiliati, i lavoratori disoccupati, i "colletti bianchi" e molti altri.
Le radici del Nazionalsocialismo, secondo Ritter, sono da ricollegare al fenomeno che si stava sviluppando in Europa: il ricorrere ad un partito unico con un unico capo alla guida. Questa esigenza derivava dalla crisi della società e dello stato liberale, che in Germania coincideva con la crisi della Repubblica di Weimar: il popolo tedesco era alla ricerca di una guida, che sapesse interpretare la volontà popolare, e Hitler sembrava incarnare queste caratteristiche, soprattutto grazie alla sua arte di dominare le masse. Il suo programma, presentato in modo plateale, agiva sul sentimento patriottico e sul desiderio di riscatto del popolo tedesco.
Nel 1923 Hitler e il suo partito organizzarono un colpo di Stato al putsch di Monaco.
L'operazione fallì per l'inesperienza di Hitler condannando lui stesso e i suoi alleati a mesi di carcere.
Durante il periodo di
reclusione egli scrisse il Mein Kampf (La mia battaglia), la base teorica del
suo pensiero, il suo programma politico. In esso ne tracciava una sorta di
fantapolitica, di cui egli era condottiero. Il suo odio contro gli ebrei,
alimentato anche dalla sua ammirazione per Chamberlain, uomo politico che
definiva
"In luogo dell'odio contro altri
ariani, dai quali tutto può separarci, ma ai quali tuttavia ci unisce comunanza
di sangue e di civiltà, dobbiamo votare al furore generale il perfido nemico
dell'umanità, l'ebreo, il vero autore di tutte le sofferenze. Il
nazionalsocialismo deve fare in modo che, almeno nel nostro paese, il mortale
avversario sia riconosciuto e che la lotta contro di esso mostri anche agli
altri popoli la via della salvezza dell'umanità ariana. Se all'inizio e durante
Il compito era quello di distruggere senza pietà i popoli non ariani, gli ebrei che si erano amalgamati alla società tedesca occupandone posti di rilievo; il suo obiettivo era quello di creare un Reich millenario libero dalle etnie impure.
In Hitler brillava la scintilla di una geniale follia.
Per raggiungere il proprio scopo aveva bisogno di un forte appoggio e seppe conquistarlo ampiamente, facendo leva sulle piazze, con le sue numerose tattiche e sfruttando l'arma della stampa, della radio e del cinema.
"Il popolo lo segue ma non perché è di indole reggicoda, ma perché il germanico ammira e segue un capo che dimostra quel coraggio perfino insolente nell'interpretare i sentimenti nazionalisti.ha ammirazione solo per l'uomo dominante, il condottiero, il capo branco.davanti a una personalità forte invece di piegare la testa e ubbidire, la testa la alza e lo segue" ("Germaniae", Tacito).
"I seguiti popolari non solo accettano la follia dei demagoghi, ma la ritengono magica, proprio perché ne sono trascinati senza capirla". (Hanna Arendt)
Gli uomini, secondo Erich Fromm, si distinguono in due categorie: le pecore e i lupi. Le prime rappresentano quella parte della popolazione facilmente influenzabile, desiderosa di cedere la propria volontà a qualcuno che sappia usare la parola e proprio su questa accusa i grandi dittatori hanno edificato i loro sistemi. Il bisogno di un leader ha convinto i potenti di essere autorizzati, chiamati ad un dovere morale. Hitler fu un uomo lupo, capace di attuare la propria follia grazie all'aiuto di milioni di uomini pecore pronti ad uccidere pur di far parte del meccanismo della "nobile causa".
Nel
L'innovazione del Nazionalsocialismo consisteva nell'utilizzo di un nuovo sistema politico, che faceva dei miti e dei culti il suo mezzo principale. In realtà Hitler non si basò su una vera e propria innovazione, ma considerò quella che era stata la "volontà generale" di Rousseau, motivo del XVIII secolo, fondato sul concetto di sovranità popolare, cioè quella tendenza di tutti gli uomini a partecipare alla vita politica e non della comunità facendo prevalere l'autodeterminazione dei popoli. Si sviluppò così un vero culto del popolo e la politica cercò sempre di incrementarne l'incidenza: lo Stato era basato sul popolo e sulla volontà generale.
Il 31 gennaio 1933 Hitler venne nominato cancelliere del Reichstag e l'anno successivo divenne capo dello Stato e padrone del Reich.
Nacque il Terzo Reich.
Gli altri due Reich si erano costituiti nei secoli precedenti. Il primo era stato il Sacro Romano Impero Germanico, l'altro il Secondo Reich di Otto von Bismarck.
Il Terzo Reich nacque fin da subito con le tutte le caratteristiche
tipiche di un totalitarismo, come si era affermato già in Italia e nell'Unione
Sovietica; un'ideologia ben predeterminata e inculcata in tutta la società,
rappresentata da un partito unico, guidato e controllato da un dittatore,
denominato Fuher, con un sistema di controllo terroristico, la polizia di Stato
e forze armate e il totale controllo dell'economia. Così a dieci anni dalla
pubblicazione del suo "Mein Kampf" il giovane che era sempre stato giudicato
dai suoi superiori e dagli insegnanti "scarso" e "mediocre" aveva in pugno
tutta
Questa vittoria rafforzò in lui la convinzione d'essere l'uomo della provvidenza, si sentiva invincibile. Il delirio di onnipotenza si impossessò di lui, "la famosa Alessandrite", la conquista e l'unificazione del mondo programmata dal macedone aveva sconvolto il cervello di tutti i potenti e nessuno ne rimase immune; la "pseudologia fantastica", cioè chi racconta e poi crede nelle proprie bugie, era una delle sue patologie che giunsero tutte ad un punto di arrivo.
Tanto potere lo condusse negli anni alla follia, anni che videro gli orrori della Seconda Guerra Mondiale e dell'Olocausto (1939-1945).
L'atto finale fu la sua morte: si tolse la vita, con un unico colpo di pistola, il 30 aprile 1945 nel suo bunker sotto il giardino della Cancelleria.
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