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Pharo e la moderna sociologia francese




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Pharo e la moderna sociologia francese.



Patrick Pharo è un sociologo francese contemporaneo, è direttore di ricerca e ricercatore presso il CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique) e per il CERSES (Centre Etudes Recherches Sciences Ethiques et Sociales), è inoltre professore associato di Sociologia morale presso l'università "Paris-V René Descartes". E' nato in Algeria nel 1948, dopo i fatti del '60 che portarono all'indipendenza dell'Algeria dalla Francia si tornò con la famiglia nella terra d'origine. È laureato in filosofia. Patrick Pharo, si può dire, è nato come filosofo, difatti, come vedremo anche nel corso di ques studio, il suo approccio scientifico deve molto alla Filosofia e in particolar modo a quella analitica. Durante la temperie culturale degli anni '70 (successiva ai fatti parigini del '67-'68) quanto aumentava l'interesse per le problematiche sociali e politiche il suo campo di interesse è diventato la sociologia. In questo stesso campo Pharo ha portato le sue competenze di tipo filosofico, in ogni caso l'apporto della filosofia nella sua opera (in particolare modo di quella morale) resterà evidente i tutta la sua speculazione successiva. Questa sua "multidisciplinarietà" l'ha portato anche ad interessarsi di altre discipline, oltre alla filosofia e alla sociologia, come la linguistica, l'antropologia culturale e l'evoluzionismo nelle scienze, il suo approccio di tipo evoluzionista si ritroverà anche nella sua sociologia in particolare modo quella "morale". Queste "contaminazioni" (in particolare l'antropologia culturale e la linguistica) paiono essere state inevitabili considerando la sua storia personale e formazione. Il venire dalla filosofia e l'attingere da un autore come Wittgenstein l'ha portato naturalmente ad occuparsi di linguistica, così come l'influsso di Levi-Strauss (quasi inevitabile per un francese). Questi aspetti della sua ricerca scientifica li riaffronteremo tra poco in un paragrafo propriamente dedicato a questi argomenti.

Pur essendo francese e dovendo giocoforza confrontarsi in ambito sociologico con una figura come quella di Durkheim, in gran parte della sua opera ha avuto un approccio più propriamente "weberiano". Ciò è dovuto, tra le altre cose, anche ai suoi "studi" americani tra i quali non c'è solo un avvicinamento alla etnometodologia (in particolare modo quella di Garfinkel) ma anche una conoscenza di autori come Talcott Parsons (oltretutto grande studioso e traduttore in inglese di Max Weber). Pharo ha avuto molti contatti con il mondo anglosassone, non solo per averne studiato a fondo gli autori (completare) e per avere preso molto da loro, ma anche per avere passato dei periodi di studi negli Stati Uniti (ha passato un periodo come ricercatore presso l'università di Syracuse per studiare e creare nuovi linguaggi di tipo informatico).

Passato alla sociologia, Pharo ha iniziato a collaborare con alcuni enti (ad esempio, all'inizio della sua cariera al CEREQ "Centre d'études et de recherches sur les qualifications" e, successivamente, all'EHESS "École des hautes études en sciences sociales") occupandosi di categorie sociali e lavorative come quelle di operai e contadini seguendo anche problematiche legate alla statistica economica e alle realtà rurali. Provenendo dalla filosofia analitica, Pharo ha naturalmente trovato il suo sbocco nella sociologia etnometodologica e "garfinkeliana" in quanto anche questa deve molto dei suoi fondamenti epistemologici alla stessa filosofia analitica. Per fare un parallelo, anche Garfinkel stesso veniva dalla filosofia analitica (nel pensiero di questi si trovano infatti forti influenze di Husserl), egli stesso inoltre si addottorò a Harvard proprio in filosofia. Per capire quale è stato l'influsso di Garfinkel e della etnometodologia sul pensiero e la metodologia di studio di Patrick Pharo diamo brevemente due definizioni di etnometodologia.

Per Smelser "l'etnometodologia è lo studio delle regole di base che disciplinano i rapporti quotidiani tra le persone" (Smelser 1984, p.101).

Per Garfinkel stesso invece "l'etnometodologia" cerca di considerare le attività pratiche, le circostanze pratiche il ragionamento sociologico pratico come argomenti di indagine empirica e, attribuendo alle attività più ordinarie della vita quotidiana l'attenzione generalmente accordata agli eventi straordinari, cerca di apprendere qualche cosa su tali attività come fenomeni degni di studio in quanto tali. La sua tesi fondamentale è che le attività attraverso cui i membri producono e gestiscono situazioni di relazioni quotidiane organizzate sono identiche ai procedimenti usati dai membri per renderle spiegabili (account-able). (Garfinkel 1967; Figlioli e Dal Lago 1983, 55). Queste definizioni rendono abbastanza chiaro perché nel lavoro di Pharo si indaghi molto sullo studio delle regole base (che per Pharo devono essere razionali) che contribuiscono a fondare le relazioni interpersonali (che costituiscono le fondamenta dello "lien civile") e perché lui stesso si definisca un "filosofo pratico" definizione interessante sulla quale torneremo in seguito in questo capitolo dedicato alla formazione dell'autore.

Uno dei suoi primi scritti di una certa importanza è un articolo del 1981 e si intitola "Apologie de la petite histoire" . In questo primo e, a mio modesto parere, molto interessante saggio, Pharo si occupa della percezione della storia all'interno di piccoli e particolari gruppi sociali. Come recita il titolo, questo lavoro valorizza l'importanza delle piccole storie e delle storie "particolari".

Oggi l'autore non dà molta importanza a saggi come questo in quanto i suoi interessi di tipo scientifico ed epistemologico sono radicalmente cambiati ma in questo scritto si trovano già in nuce alcuni elementi tipici della speculazione pharoiana tra cui anche le origini di quello che sarà uno dei suoi temi principali di studio : il legame civile. Qui il "lien civile" non si trova ancora ma già la "piccola storia" stessa, ovvero la storia com'è comunemente percepita all'interno di un particolare gruppo sociale, può costituire (anche saldamente) la relazione, il nucleo originale del "lien civile".

In questo studio Pharo mette in evidenza l'importanza e il senso della "piccola storia" (la storia fatta e percepita in base all'esperienze soggettive dalle differenti classi sociali e gruppi di uomini) nell'evoluzione delle società e dei gruppi umani stessi, dove gli aspetti simbolici e "mitificanti" (per usare un termine del nostro autore) contribuiscono a formare quella che viene chiamata "storia universale". Così la storia appare come l'altro nome, non solo del pensiero ma anche della mitologia, della religione o, più largamente, di ogni rapporto simbolico delle cose. Sempre secondo il pensiero di Pharo la storia è ciò che permette a tutta la collettività umana di costituire due requisiti importanti per il suo mantenimento: uno spazio e un tempo delimitati. Senza il lavoro di quella che l'autore chiama sapienza (ossia l'attitudine del pensiero di "dare senso"), la collettività senza una sua storia sarebbe allo stesso tempo senza comunità di senso e, di conseguenza perderebbe i propri caratteri distintivi. Sempre in quest'opera Pharo fa notare come il legame storico mette costantemente in gioco il lavoro di interpretazione che ogni gruppo sociale opera contemporaneamente sul suo passato e sul suo ambiente materiale. Infatti la storia non è mai un processo esterno agli uomini che si impone ad essi grazie ad una sorta di forza immanente ma il risultato dell'attività contemporaneamente simbolica e materiale dei gruppi sociali stessi.

I temi affrontati qui per quel che concerne il senso della storia e i legami storici si ritrovano nelle sue opere successive introducendo i suoi studi sui legami civili e sulle sociologie a lui più care: quella comprensiva e quella del senso e della morale.


Su tale argomento torneremo più avanti nel corso di questo stesso Capitolo.[1]


Patrick Pharo si cala nella tradizione della sociologia comprensiva e il suo approccio teoretico interessa molteplici aspetti dei campi di ricerca sociologica.

Le sue ricerche si iscrivono all'interno della doppia tradizione della "sociologia comprensiva" (o sociologia del senso), e della sociologia morale (o sociologia dell'etica). Queste si basano sugli atti e relazioni civili della vita di ogni giorno, ciò che si può anche chiamare con il termine "legame civile" (lien civil), e in particolare sui loro aspetti morali. Tali ricerche esplorano certi aspetti sensibili dell'esperienza soggettiva come il sentimento di ingiustizia e la sofferenza morale, così pure le loro cause sociali quali l'ostilità, l'indifferenza o la concorrenza.

Su un piano teorico, queste ricerche mirano a cogliere il senso logico dei concetti sociali di azioni, di relazioni, di sentimenti, di qualità e le conseguenze prevedibili delle loro applicazioni dagli agenti a fatti particolari. Esse si fondano su un metodo di analisi semantico che consiste nel ricercare i componenti distintivi o esclusivi di questi concetti. Una delle ipotesi della sua ricerca è che il livello semantico e morale della comprensione e dell'azione sociale presenta una autonomia riflessiva in rapporto ai meccanismi cognitivi, evolutivi e culturali che influiscono sui comportamenti umani.


Nel corso della sua opera di ricerca è stato negli Stati Uniti, presso l'università di Syracuse, dove ha lavorato nello studio di nuovi linguaggi informatici mettendo a frutto le sue ricerche e le su competenze nell'ambito della linguistica e della semantica. I suoi interessi scientifici si sono diretti anche verso l'evoluzionismo, sia da un punto di vista sociale, sia da un punto di vista linguistico, sia da un punto di vista antropologico e biologico. Questa impostazione evoluzionista ha ovviamente caratterizzato i suoi studi sociali e lo sviluppo del suo pensiero scientifico.  

All'interno della sociologia francese Pharo, oltre che con i "classici" (Durkheim, Weber fino ad arrivare a Garfinkel del quale ha preso molto) si è confrontato con gli autori contemporanei suoi connazionali. In ogni caso, come lavoro di ricerca scientifica Pharo si colloca all'interno della sociologia comprensiva di tipo weberiano con caratteristiche strutturaliste, materialiste ed evoluzioniste.

Per arrivare ad evidenziare questi influssi e per capire meglio la posizione di Pharo nella sociologia francese contemporanea cerchiamo di esporre la situazione creatasi nella sociologia francese ed i suoi sviluppi più recenti e, a tal proposito ci serviremo anche di un articolo di questo autore sulla "riduzione semantica" in sociologia apparso nel saggio curato da Jean-Michel Berthelot "La sociologie française contemporaine" uscito nel 2001.

Nella sociologia francese di fine anni '70 ed inizio anni '80 prevaleva l'impostazione della "sociologia positiva". Questa sociologia positiva di fortissima impronta "durkheimiana" (e molto condizionata, in quel tempo, dal marxismo) rappresenta (rappresentava) il progetto di trattamento dei fatti sociali come delle "cose" (Pharo, 2001, p. 128). In questa impostazione ricoprivano un'importanza primaria l'elaborazione di leggi o di modelli empiricamente verificabili sulla base dell'induzione. Gli studi sociologici avevano la preoccupazione di misurare il più esattamente possibile i comportamenti sociali con l'ausilio di strumenti quantitativi, strumenti che venivano applicati a dei comportamenti verbali (ad esempio le risposte ai questionari) oppure a comportamenti non verbali identificati sempre con questionari o con altri mezzi di osservazione (ibidem, p. 129).

In poche parole, secondo questa visione vengono utilizzati strumenti prettamente quantitativi che permettono di costruire delle "sociografie" dettagliate sulla base delle quali si sperava di poter indurre delle correlazioni esplicative. I discorsi degli agenti erano però considerati ingannevoli ed i problemi di senso erano, paradossalmente, spesso considerati sprovvisti di senso e gli approcci sociologici iscritti nella tradizione weberiana (qui Pharo porta l'esempio di Raymod Boudon) erano rifiutati a causa di un loro legame con degli impieghi politici di tipo liberale (ivi).

Pharo fa notare comunque che la "sociologia positiva" pone dei limiti in quanto, pretendendo di enunciare delle leggi causali generali, questa stessa sociologia rischia di essere sotto-determinata dai dati empirici sui quali si poggia. Sempre secondo il nostro autore esisterebbe un abisso tra i meccanismi generali che queste teorie "positive" enunciano e le osservazioni che li fondano (ibidem, p.128). Per questo motivo teorie di tale genere sembrano immuni contro ogni possibilità di falsificazione e, pur considerando la significatività e l'importanza di queste teorie, Pharo si chiede in quale modo la teoria si collega alla realtà fenomenologica della società, quella che si sperimenta nella vita di tutti i giorni, oppure a quella che viene tecnicamente elaborata attraverso strumenti statistici.

Tornando all'ostilità che all'inizio degli anni ottanta godevano in Francia gli approcci sociologici di tipo weberiano si deve comunque fare notare come proprio in questo contesto poco favorevole è nata progressivamente una reazione contro la sociologia positiva inizialmente sotto le spoglie di una sociologia "sul campo" molto più preoccupata della comprensione degli atteggiamenti e delle pratiche considerati dal punto di vista del loro senso endogeno. Gli studiosi impegnati in questo tipo di studi "di campo" privilegiavano gli strumenti qualitativi, colloqui approfonditi e storie di vita, recuperavano per le proprie ricerche e studi metodi propri dell'etnologia come l'osservazione partecipante si riallacciavano con la tradizione della sociologia comprensiva.

Sempre Pharo fa giustamente notare come queste nuove tendenze "comprensive" di questa sociologia, che puntavano a liberarsi dalla preponderanza degli approcci sociologici "positivi", non erano necessariamente in contrasto con i vecchi modelli ed alcuni procedimenti "comprensivi" si sono talvolta integrati bene con quelli di tipo "positivo" (ibidem, p.129). L'ambito più rappresentativo dove questi due approcci possono facilmente riunirsi è quello dell'analisi storica. Perché questo? Perché, a quanto afferma il nostro autore, se la sociologia può difficilmente realizzare il suo programma di elaborazione induttiva può invece portare delle spiegazioni su dei fenomeni sociali contemporanei. Questo potere esplicativo non è però dovuto ad una conoscenza dei meccanismi profondi che generano gli avvenimenti osservati ma ad una capacità comprensiva della sociologia a ricostruire dei legami storici significativi. E' effettivamente più facile spiegare come dei fenomeni sociali hanno, in un dato momento, un'incidenza più forte piuttosto che in un momento anteriore che proporre su un piano fondamentale una teoria che spieghi questi stessi fenomeni.

Nella realtà francese il successo delle ricerche storiche di lunga durata ha favorito il ricorso in sociologia dell'analisi storica, la quale permette almeno al sociologo di dire ciò che è cambiato nella società.

Tuttavia, la corrente teorica principale della nuova sociologia del senso e del valore si è costituita in una relativa indifferenza ai progetti esplicativi della sociologia positiva, che siano stati ispirati dalle sue pretese teoriche generali ( la scoperta di leggi causali)  o, più modestamente, dai suoi tentativi di diagnosi sui cambiamenti sociali del tempo presente. Le correnti più radicali quali l'etnometodologia (alla quale come abbiamo visto e come vedremo grande parte ha avuto nello sviluppo del pensiero scientifico e sociale pharoiano) si siano anche presentate come fossero in rottura con tutte le tendenze "costruttive" della sociologia ed hanno voluto vedere nel loro proprio programma di ricerca una alternativa per tutta la sociologia.

A mio modesto parere il fatto che uno dei primi saggi di Patrick Pharo sia stato proprio riferito alla analisi "storica" ("Apologie de la petit histoire", 1981) è indicativo della sua formazione, l'inizio degli anni '80 era ancora un momento di passaggio per la sociologia francese e l'ambito storico era (ed è) quello che si presenta meglio a collegare i due approcci fin qui citati della sociologia francese uno radicato ed oramai considerabile tradizionale e l'altro, potremmo definire nascente. Nonostante il carattere storico e qualche legame con la "sociologia descrittiva" in questo saggio si notano molto l'utilizzo di strumenti di ricerca di tipo qualitativo e la nascente tensione verso le problematiche della, allora nuova, sociologia del senso e dei valori.

Vediamo qui come si è sviluppato l'ambiente sociologico francese nel quale è scientificamente cresciuto Patrick Pharo: nella temperie culturale appena descritta si aprirono uno spazio importante la fenomenologia, la filosofia del linguaggio, una sociologia comprensiva di stampo weberiano, l'etnometodologia (ed in particolar modo Garfinkel), e l'interazionismo simbolico (con Goffman). Si affrontarono i problemi posti dalla sociologia del senso e dei valori, si tornò a parlare (in particolare modo proprio con Pharo) di sociologia morale, tornando a trattare i temi della morale lasciati per lungo tempo alla sola filosofia e ai soli filosofi. La sociologia si riappropriava di campi comunque a lei consoni. Questa evoluzione portò a dei cambiamenti radicali ed alla nascita di prospettive nuove nella stessa sociologia francese, cambiamenti che influenzarono anche lo stesso Pharo. Anche il nostro autore subì queste importanti influenze di questo tema parleremo però nel prossimo capitolo.



1.2. Gli apporti di Weber e Garfinkel.


Nella sociologia di Pharo anche se la predominanza di Durkheim è molto evidente troviamo anche molte tracce di apporti weberiani (agire sociale) dovuti in parte anche a quelli influssi ("americani", studiosi di Weber).

La etnometodologia di Garfinkel ha influito sul nostro autore per le problematiche semantiche. Weber ha influito per quanto riguarda la sociologia dell'agire e della sociologia comprensiva in (



1.3. I contatti con le altre discipline: Filosofia, Linguistica, Antropologia culturale.


Le sue ricerche si iscrivono all'interno della doppia tradizione della "sociologia comprensiva" (o sociologia del senso), e della sociologia morale (o sociologia dell'etica). Queste si basano sugli atti e relazioni civili della vita di ogni giorno, ciò che si può anche chiamare con il termine "legame civile" (lien civil), e in particolare sui loro aspetti morali. Tali ricerche esplorano certi aspetti sensibili dell'esperienza soggettiva come il sentimento di ingiustizia e la sofferenza morale, così pure le loro cause sociali quali l'ostilità, l'indifferenza o la concorrenza.

Su un piano teorico, queste ricerche mirano a cogliere il senso logico dei concetti sociali di azioni, di relazioni, di sentimenti, di qualità e le conseguenze prevedibili delle loro applicazioni dagli agenti a fatti particolari. Esse si fondano su un metodo di analisi semantico che consiste nel ricercare i componenti distintivi o esclusivi di questi concetti. Una delle ipotesi della sua ricerca è che il livello semantico e morale della comprensione e dell'azione sociale presenta una autonomia riflessiva in rapporto ai meccanismi cognitivi, evolutivi e culturali che influiscono sui comportamenti umani.

Nella sua opera "Phenomenologie du lien civil" (1992), il nostro autore mette in evidenza come la sociologia oggi si rinnova sotto l'influenza dell'approccio comprensivo, dell'analisi di conversazione e della filosofia analitica. Difatti sempre secondo l'autore le categorie di analisi del sociale, sebbene costantemente utilizzate, sono ancora da scoprire: ad esempio quella del sentimento, dell'azione dei ruoli, delle relazioni. Lo studio di queste categorie, delle loro strutture formali e della loro messa in opera, permette alla sociologia di riallacciarsi alla tradizione dei moralisti classici e può aprire nuove possibilità di spiegazione. L'autore con questa opera segue un percorso che parte da una interrogazione sui rapporti del senso e della legittimità ed arriva alla messa in evidenza delle strutture semantiche che fondano il "legame civile" e senza le quali non sarebbe possibile nessuna mutua comprensione.

Sempre seguendo il filone della sociologia comprensiva e morale Patrick Pharo affronta anche temi come quello della giustizia o del male, spesso campo di ricerca filosofica e metafisica, facendone oggetto di trattamento sociologico. Così troviamo nell'opera "L'injustice et le mal" (1996) dove si osserva che il male è prima di tutto una relazione tra la sofferenza morale di un paziente e l'ingiustizia di un agente e si affronta la questione di cercare di sapere cosa, nell'agire umano, rendono possibile e tollerabile l'ingiustizia e il male. Anche questo studio, come gran parte dell'opera di Patrick Pharo propone un approccio di sociologia semantica applicata alla psicologia e alla morale che può interessare diversi settori delle scienze umane.






. Pharo e la sociologia comprensiva


Pharo e la sociologia comprensiva "francese" e "tedesca"


1.5. Un filosofo "pratico" e un sociologo di confine


P.P. nonostante i suoi interessi e quello che, apparentemente, la sua produzione scientifica può mostrare, si definisce un filosofo pratico in quanto i suoi studi si sono orientati a ricercare aspetti del vivere comune e quotidiano sia pubblico che politico (politica e saper vivere, l'ingiustizia e il male, citare...)




La parte più rappresentativa della sua opera è costituita comunque da altre opere come : « Le civisme ordinaire »(1985), « Politique et savoir-vivre », Enquête sur les fondements du lien civil » (1991), « Phénoménologie du lien civil, Sens et légitimité » (1992), « Le sens de l'action et la compréhension d'autrui » (1993), « L'injustice et le mal » (1996), « Sociologie de l'esprit, conceptualisation et vie sociale » (1997), « Le sens de la justice, essais de sémantique sociologique » (2001),  « Morale et sens civil, le sens et les valeurs entre nature et cultur » (2004).


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