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"Biciclette" e "conserve"
La "tragedia" o la "bicicletta" sono molto spesso il prodotto dell'invidia. I due termini sono simili. "Montare una bicicletta o una tragedia" consiste nel mettere due detenuti uno contro l'altro, magari convincendo uno dei due che l'altro sta tramando qualcosa contro di lui. Le conseguenze possono anche essere disastrose e non sono poche le volte che due persone si sono addirittura accoltellate per una inesistente causa. Non solo, ma se uno di loro è stato accusato di una cosa grave, come, per esempio, l'aver insultato in passato la moglie dell'altro o l'aver riferito qualcosa a qualcuno che non doveva, e nel caso in cui non riuscirà a dimostrare il contrario, sarà etichettato come "non buono", come deviante, anche se innocente, con la conseguenza che le sue vecchie qualità migliori saranno ben presto dimenticate e sarà ricordato solo per la qualità peggiore. Oltre il danno la beffa: sarà costretto ad andare nella "sezione degli infami".
"Montare una bicicletta" è anche molto pericoloso perché se qualcuno riesce a dimostrare l'avvenuta "montatura", il biciclettaro, oltre che essere considerato alla stessa stregua degli infami, e quindi mandato via dalla sezione di appartenenza, sarà anche passibile di "conserva" o "cappotta". Altri due termini simili che indicano una dura aggressione da parte di più detenuti insieme. Il termine cappotta deriva dal fatto che gli aggressori stanno sull'aggredito come la cappotte di una auto (negli anni '80 si buttava anche una coperta sull'aggredito per non farsi riconoscere), mentre conserva deriva dal fatto che la perdita di sangue dell'aggredito sul pavimento è simile alla conserva di pomodoro.
Questo tipo di pena corporale è la sanzione più dura fisicamente, anche se non lo è moralmente, in cui un detenuto può incorrere (ormai gli omicidi o gli accoltellamenti sono rari in carcere, direi quasi inesistenti). Teoricamente la decisione di infliggere la "conserva" spetta al boss di turno, ma sono così delimitati i casi in cui si ricorre ad essa che tutti si sentono in diritto, in caso essi stessi vittime innocenti di "biciclette", di organizzarla ai danni del "biciclettaro". Naturalmente il boss non può non essere al corrente di ciò che si sta preparando ed il suo non intervento giustifica la legittimità dell'azione. Solitamente questa avviene nell'ora d'aria, dove il gruppo che deve agire (spesso i componenti provengano da sezioni diverse) si dà appuntamento, ma può avvenire anche nei locali delle docce, luoghi solitamente poco controllati dalle guardie. Il fatto che la punizione avvenga all'aria, cioè in un luogo molto controllato, fa supporre che l'azione commessa dal "condannato alla conserva" è così grave che il gruppo è disposto anche a subire un'azione penale da parte delle autorità. Infatti, se scoperti gli autori saranno denunciati come minimo per maltrattamenti corporali o lesioni personali, oltre che a un periodo di isolamento diurno e a un eventuale trasferimento di carcere. Comunque si mettono in campo delle strategie che consistono nel coprire il più possibile l'azione punitiva, le quali spesso coinvolgono molte altre persone che sono presenti all'aria, anche se sono estranee alla vicenda. L'obiettivo è quello, se non di nascondere il tutto, di far confondere l'agente di guardia nel riconoscere gli autori dell'azione. Infatti è accaduto spesso che molti innocenti hanno pagato per azioni commesse da altri. Altre volte gli autori non vengono riconosciuti ed a pagare è la vittima dell'aggressione, che in questo modo paga due volte. Infatti, se non fa i nomi degli aggressori sarà lui ad essere trasferito di carcere o di sezione. La logica porterebbe a denunciare il proprio aggressore ma in carcere la denuncia è paragonata all'infamia e la vittima vuole dimostrare anche in questi frangenti di essere un Cristiano. Questo suo atteggiamento ridimensionerà in futuro la sua "cattiva" azione che aveva giustificato la "conserva". Non sarà difficile rivederlo passeggiare con le stesse persone, autrici dell'azione punitiva. Non bisogna dimenticare, ovviamente, che se la vittima è il classico infame, cioè colui che ha denunciato penalmente un altro detenuto, non potrà mai più avere rapporti con la comunità.
Quello descritto sopra è uno dei casi in cui si fa ricorso alla "cappotta", ma ci sono altri che saranno ricordati nei prossimi paragrafi a mano a mano che si prenderanno in considerazione altre forme di "devianza tra i devianti".
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