GIORDANO BRUNO
Nacque a Nola (Campania). E' entrato
nell'ordine domenicano nella prima giovinezza, lascia l'ordine nel 1576 per
contrasti dottrinali. Viaggia per l'Europa, a Ginevra, in Inghilterra, Parigi,
Francoforte, Vienna. Nel 1592 è accusato come eretico e si riconosce tale.
Cerca rifugio presso amici, ma viene tradito e consegnato all'inquisizione
romana che lo condanna come recidivo nell'eresia, muore nel rogo il 17 febbraio
del 1600. Delle molte sue opere citiamo: La cena delle ceneri; degli eroici
furori.. Fu uno spirito irrequieto e agognante la libertà. Come Telesio, Bruno
si preoccupa di porre netta la distinzione tra fede e ragione per assicurarsi
la libertà di indagine scientifica e filosofica senza destare dubbi e reazione
negli ecclesiastici. La fede, cioè la rivelazione cristiana, ci da la certezza
di una trascendenza di Dio e dell'immortalità dell'anima. La ragione, invece,
sente l'esigenza di ammettere l'esistenza di un Dio trascendente e
l'immortalità dell'anima perché ha coscienza della propria limitatezza e si
richiama a valori superiori ma non può provare né l'una né l'altra verità
perché il suo potere d'indagine è limitato al mondo spirituale. La filosofia
deve limitarsi alla conoscenza razionale della natura e non deve pretendere
d'invadere il campo esclusivo della fede. Posta questa premessa e delimitato
esattamente l'ambito, la filosofia deve essere lasciata libera ed autonoma e
non deve subire controlli e restrizioni estrinseche. Bruno però non fu un
filosofo dal severo e rigoroso procedimento razionale. La sua visione del mondo
è ricca di slancio vitale ma accoglie accanto alla ricerca razionale le
principali tesi della magia: occultismo e neo-platonismo si uniscono e si
confondono nell'esposizione ardente delle sue idee.
VISIONE RAZIONALE DELLA
REALTA'
La filosofia di Bruno prospetta una visione
del mondo unitaria ed immanentistica (ancorato al mondo materiale, contrario di
trascendente). Il mondo si presenta come la fusione di due elementi: 1_
Natura-Naturans o anima del mondo, forza intima della materia, di natura
intellettuale che causa l'infinita e perpetua varietà delle cose finite. 2_
Natura naturata, cioè la materia, l'elemento passivo nel quale si realizza la
molteplicità e varietà. Il mondo è unità risultante dell'azione di
un'intelligenza immanente alla materia; non abbiamo due cose distinte, ma due
aspetti distinti della medesima realtà. Chiamiamo mondo la natura naturata e
chiamiamo Dio la natura naturans; tuttavia c'è un'unica realtà che si rivela
all'esperienza molteplice e contrastante (natura naturata) e all'intelligenza
come semplice ed infinita (natura naturans). Nel mondo la molteplicità degli
esseri da l'impressione del contrasto e dell'opposizione. In Dio invece tutte
le opposizioni coincidono perché sono aspetti diversi dalla medesima realtà,
manifestazioni diverse, parziali dell'unica infinita realtà divina: sono
teofonie (manifestazioni di un'unica realtà che è Dio).
Non nega l'esistenza di un Dio trascendente ma
afferma che la ragione non arriva a conoscere la trascendenza di Dio e se ne fa
un'idea inadeguata. La concezione razionale