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Georg Cantor
Un infinito può essere più grande di un altro?
Una parte di infinito è finita o infinita?
A metà dell'800, con la scoperta delle
geometrie non-euclidee, si fece strada la possibilità di costruire dei sistemi
geometrici che davano la stessa garanzia di coerenza pur partendo da postulati
che parevano contraddire la comune intuizione. L'evento era rivoluzionario se
si tiene conto che fino ad allora, la secolare tradizione voleva che la
geometria, così come del resto l'intero corpo della matematica, fosse fondata
su assiomi ovvero su asserzioni evidenti, non confutabili. Su questi
assiomi poggiano e si sviluppano coerentemente, come una sorta di piramide,
tutti i postulati che ne derivano. Ebbe così inizio una revisione critica del
sapere matematico con l'intento di dare il maggior rigore possibile alla
costruzione di questa disciplina.
Questa esigenza non era fine a se stessa, cioè al puro campo matematico, poichè
la validità dei suoi procedimenti è strettamente collegata con tutte le scienze
che hanno bisogno nella loro investigazione scientifica come strumento
fondamentale proprio della matematizzazione: l'indagine sui fondamenti
matematici equivaleva a far sì che l'intera speculazione scientifica poggiasse
su salde basi. Il primo ad affermare la necessità di una indagine sui
fondamenti della matematica fu, nel 1886, Katl Weier-strass. Egli riconobbe che
potevano essere chiariti solo partendo da una teoria dei numeri reali. Questa
teoria sarà ripresa più tardi proprio da un allievo che stravolgerà e darà
nuove fondamenta alla scienza matematica: Georg Cantor. Figlio di un
commerciante di origine danese, Cantor nasce nel 1845 a Pietroburgo, dove
resterà fino a quando la famiglia si trasferirà in Germania. A Darmstad inizia
gli studi di ingegneria, ma la sua spiccata inclinazione per la matematica
finirà col prevalere e studierà prima a Zurigo e poi a Berlino matematica,
fisica e filosofia. Si laurea brillantemente nel 1867 e nel 1869 consegue la
docenza presso l'università di Halle, dove la presenza di altri matematici lo
stimola ad occuparsi di analisi classica, con studi specifici sulla teoria
delle serie trigonometriche. Raggiunge ben presto risultati notevoli, in cui accenna
già, anche se solo vagamente, alla teoria degli insiemi che lo renderà celebre.
Nei suoi primi lavori egli considerò insiemi di numeri reali e, per la prima
volta nella storia del pensiero, egli dimostrò diversi gradi di infinità. Da
qui era logico supporre che le infinità dei punti contenuti con un numero
crescente di dimensioni dovessero essere di volta in volta maggiori. Invece
Cantor arrivò alla conclusione esattamente opposta: tutti i continui contengono
la stessa infinità di punti. Fin dalle sue origini greche la matematica si era
imbattuta in paradossi che derivavano dall'accettazione dell'infinito attuale e
si era cercato, in tutta la tradizione successiva, di aggirare sempre questo
ostacolo. La novità e la paradossalità dei risultati che Cantor aveva ottenuto
finirono col creargli non poche difficoltà; il suo potentissimo ex maestro
Kronecker, non vedeva di buon occhio il suo vecchio discepolo tanto che
ostacolò la richiesta di Cantor di essere chiamato all'università di Berlino.
Weierstrass invece apprezzò subito il valore delle ricerche cantoriane ed
utilizzò alcuni concetti in suoi lavori di analisi.
Cantor era consapevole della portata
della sua teoria e tra il 1879 e il 1884 pubblicherà in sei parti la
trattazione sulla teoria degli insiemi. Trattato che costituisce uno
degli eventi più straordinari nella storia non solo della matematica, ma più in
generale del pensiero, poiché vi si trovano discusse, oltre alle basi di tutta
la teoria degli insiemi, anche i più importanti problemi critici, logici,
filosofici connessi con le delicate questioni che la teoria insiemistica chiama
in causa.
La teoria degli insiemi fu presentata da Cantor nel 1883 in un lavoro
intitolato Fondamenti di una teoria universale degli insiemi, in cui il
matematico prendeva in esame il problema dell'infinito autentico o attuale.
Tale infinito viene concepito come una grandezza sui generis e quindi
definibile chiaramente. Ovvero è un infinito i cui elementi hanno una
corrispondenza biunivoca con quelli di una sua parte o sottoinsieme; per
illustrare questo concetto si ricorse all'esempio della carta geografica,
idealmente perfetta, di un paese, costituita dal paese stesso, la quale
conterrebbe la propria rappresentazione e una serie di carte dentro altre carte
i cui punti corrispondono esattamente.
Alla teoria degli insiemi fu ricondotta
la fondazione dell'analisi e quella dell'aritmetica, ma proprio quando tale
lavoro era appena terminato Russell e Burali-Forti scoprirono che nella teoria
erano presenti delle antinomie che rimettevano nuovamente tutto in gioco.
Oggi sappiamo che anche Cantor aveva già rilevato queste antinomie nella sua
teoria e che ciò provocò un'aggravamento delle sue già instabili condizioni
psichiche.
Solo dopo molti anni dalla morte di Cantor si dimostrò l'impossibilità di
risolvere tale problema entro la teoria cantoriana degli insiemi, ma per lui
era invece il mancato compimento della sua teoria.
In questi anni si fece
promotore della fondazione dell'Unione matematica tedesca pensata come mezzo
per difendere la libertà e l'indipendenza scientifica del singolo ricercatore
nei confronti della cultura ufficiale e del suo immenso potere e fu tra i
fautori di iniziative per dare vita a congressi internazionali in cui i
matematici di ogni angolo del mondo potessero confrontarsi.
Dal 1897 Cantor cessò ogni pubblicazione, pur continuando la sua attività di
insegnante e l'interessamento per i problemi della sua teoria.
Solo nel 1931 Kurt Godel dimostrerà che se un sistema assiomatico aritmetico è
coerente, non è possibile dimostrarne la coerenza con mezzi logici in esso
formalizzabili.
Iniziarono ad accrescersi i riconoscimenti per la creazione di Cantor da molte
accademie e associazioni scientifiche che lo onorarono e università che gli
conferirono dottorati ad honorem.
Ma le condizioni di salute di Cantor già nei primi anni del Novecento lo
indussero ad abbandonare l'insegnamento e nel 1905 si dimise da ogni attività
universitaria. Morirà nel 1913 in una clinica psichiatrica.
Il dibattito sul ruolo
dell'infinito nella matematica non può dirsi concluso ma ciò che possiamo
trarne, dal punto di vista epistemologico, è che l'ambito della verità è più
ampio di quello del sapere deduttivo: per ogni teoria, per quanto ampiamente
esplicitata, esistono proposizioni vere che non sono afferrabili per deduzione,
nonostante possa avere un grande complesso di assiomi e postulati. Ciò invita
ancora una volta a rilevare come l'attività razionale dell'uomo non abbia la
sua eccellenza nel potere discorsivo raziocinante, quanto nel saper intuire,
vedere la verità.
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