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Coscienza




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Coscienza


La coscienza può essere definita come il sistema di coordinazione e registro messo in atto dallo psichismo umano. Di conseguenza non si considera cosciente alcun fenomeno che non sia registrato, né tanto meno alcuna operazione dello psichismo in cui non rientrino compiti di coordinazione. Ciò è possibile perché le possibilità di registro e coordinazione hanno uno spettro molto ampio e la maggiore difficoltà è quella di individuare le soglie, i limiti di registro e coordinazione. Questo ci porta a una considerazione immediata: in genere si vincola la "coscienza" all'"attività di veglia", escludendo dalla coscienza tutto il resto, il che ha fatto sorgere concezioni prive di fondamento, come quella dell'"incoscio". Ciò è accaduto sia perché non sono stati studiati a sufficienza i differenti livelli di lavoro della coscienza sia perché non è stata analizzata la struttura di presenza e compresenza, con cui il meccanismo dell'attenzione lavora. Esistono poi altre concezioni in cui la coscienza è vista come passiva; eppure essa lavora attivamente, strutturando e coordinando necessità e tendenze dello psichismo con apporti sensoriali e di memoria, il tutto mentre orienta le variazioni costanti della relazione tra corpo e psichismo, vale a dire tra struttura psicofisica e mondo.

Riteniamo meccanismi fondamentali quelli preposti alla reversibilità, che permettono alla coscienza di orientarsi, per mezzo dell'attenzione, verso la fonte d'informazione sensoriale (appercezione) e mnemica (evocazione). Quando l'attenzione è diretta all'evocazione può, inoltre, scoprire o far emergere fenomeni che, nel momento in cui furono registrati, non vennero avvertiti: tale riconoscimento è considerato come appercezione nell'evocazione. La messa in atto di meccanismi di reversibilità è direttamente in rapporto con il livello di lavoro della coscienza; a misura in cui si scende di livello nella coscienza il lavoro di tali meccanismi diminuisce, e viceversa.


Struttura della coscienza.


La sua struttura minima è la relazione atto-oggetto, legata da meccanismi d'intenzionalità della coscienza. Questa connessione tra atti e oggetti è permanente, anche in presenza di atti finalizzati alla ricerca di oggetti che, in quel momento, non si sanno definire: è questa situazione a dare dinamica alla coscienza. Gli oggetti della coscienza (percezioni, ricordi, rappresentazioni, astrazioni, ecc.) appaiono come correlati intenzionali degli atti della coscienza; l'intenzionalità è sempre lanciata verso il futuro, il che si registra come tensione di ricerca, ma anche nel passato, cioè nell'evocazione. Perciò i tempi della coscienza si incrociano nel momento presente. La coscienza prefigura e ricorda, ma nel momento della implesion [1] lavora al presente. Quando si è alla ricerca di un ricordo, l'oggetto evocato, quando appare, "si rende presente"; finché ciò non accade, la coscienza non ha completato il suo atto. L'azione di completamento è registrata come distensione; quando gli atti incontrano il loro oggetto, rimane energia libera che viene utilizzata dalla coscienza per nuovi compiti. Le operazioni qui descritte sono caratteristiche del livello di veglia, giacché in altri livelli (come, per esempio, nel sonno) la struttura del tempo è differente. Il tempo psicologico dipende perciò dal livello di lavoro dello psichismo; il tempo di lavoro del coordinatore in stato di veglia è il presente, dal quale si possono effettuare numerosi giochi temporali di protensioni e ritenzioni che però continueranno a incontrarsi, sempre, nel momento presente. L'efficacia dei meccanismi di reversibilità e il tempo presente sono caratteristiche della veglia.


Attenzione, presenza e compresenza


L'attenzione è un'attitudine della coscienza che permette di osservare i fenomeni interni ed esterni. Così, quando uno stimolo supera la soglia, desta l'interesse della coscienza, collocandosi in un campo centrale di presenza al quale si rivolge l'attenzione. La stessa cosa succede quando è la coscienza a rivolgersi, per proprio interesse, a un determinato stimolo o dato. Quando l'attenzione lavora accade che alcuni oggetti appaiano centrali e altri periferici, in modo compresente. Queste presenza e compresenza dell'attenzione si dà tanto con gli oggetti esterni quanto con quelli interni. Nel momento in cui la propria attenzione è rivolta a un oggetto si fa presente un aspetto evidente e ciò che non è evidente opera in modo compresente. "Si dispone di" quella parte, anche se non vi si presta attenzione; ciò accade perché la coscienza lavora con più elementi di quelli a cui ha bisogno di prestare attenzione, cioè va oltre l'oggetto osservato. La coscienza dirige atti verso gli oggetti, ma con la compresenza di altri atti che non hanno relazione con il tema o l'oggetto cui l'attenzione è rivolta nel momento. Lo stesso fenomeno si sperimenta ai vari livelli di coscienza; alla veglia, per esempio, sono compresenti gli insogni, mentre nei sogni possono esserci atti eminentemente vigilici, come il ragionamento. Ecco allora che la presenza si dà in un campo di compresenza: nella conoscenza, per esempio, quando è necessario concentrarsi su un tema specifico, la massa d'informazioni compresente è importante. La conoscenza è compresa in quest'orizzonte di compresenza, perciò, nel momento in cui lo si amplia, si amplia anche la capacità di stabilire relazioni. Presenza e compresenza configurano l'immagine del mondo che ciascun individuo possiede. Oltre a concetti e idee la coscienza si avvale di elementi compresenti, senza pensarli, come le opinioni, credenze, supposizioni, tutte cose cui raramente si presta attenzione. Quando questo substrato, su cui si conta, varia o decade è l'immagine del mondo a cambiare e trasformarsi.


Astrazione e associazione


La capacità di astrazione della coscienza aumenta a livello di veglia e diminuisce ai livelli inferiori, nei quali aumentano invece i meccanismi associativi. In stato di veglia lavorano tanto i meccanismi di astrazione quanto quelli di associazione che ne stanno alla base; conseguenza dei primi è l'"ideazione", dei secondi l'"immaginazione". L'ideazione consiste nella formulazione di astrazioni che possiamo definire "concetti"; si tratta di riduzioni degli oggetti ai loro caratteri essenziali (per esempio, da un campo si può astrarre la sua forma triangolare e calcolarne l'area geometrica). La concettualizzazione non lavora con elementi isolati bensì con insiemi di elementi, ed è a partire da tali concettualizzazioni che si possono stabilire classificazioni (è il caso dell'astrazione "albero" che, a sua volta, comprende diversi tipi di albero e perciò avremo classificazioni in categorie, classi, generi, ecc.). Ne consegue che l'ideazione avviene in base a concettualizzazioni e classificazioni, grazie ai meccanismi astrattivi della coscienza.

L'immaginazione nasce con il lavoro dei meccanismi di associazione: per contrasto (bianco-nero), per contiguità (ponte-fiume) e per similitudine (rosso-sangue). Possiamo distinguere due tipi d'immaginazione, una divagatoria e un'altra plastica o diretta. La prima si caratterizza per la libera associazione, senza guida, in cui le immagini si liberano e s'impongono alla coscienza (come sogni e divagazioni, per esempio). In quella plastica o diretta c'è invece una certa libertà operativa, fermo restando un orientamento rispetto a un piano d'inventiva in cui si vuole dare forma a qualcosa che ancora non esiste. A seconda che gli impulsi che arrivano alla coscienza siano elaborati dall'uno o l'altro dei meccanismi segnalati (astrazione, classificazione, divagazione o immaginazione diretta) si otterranno traduzioni diverse, dando forma a molteplici rappresentazioni.


Livelli di coscienza.


La coscienza può essere completamente immersa nel sonno, in dormiveglia o sveglia, ma anche in fasi intermedie o di transizione. Esistono gradazioni tra livelli di coscienza, non ci sono tagli netti tra l'uno e l'altro. Parlare di livelli significa parlare di operazioni differenti e del registro di tali operazioni. È grazie a tale registro che possiamo distinguere tra diversi livelli di coscienza, e non si può conservare il registro dei livelli come se questi fossero ambiti vuoti.


Caratteristiche dei livelli


Possiamo affermare che i differenti livelli di coscienza adempiano la funzione di compensare in modo strutturato il mondo (intendendo per "mondo" la massa di percezioni, rappresentazioni, ecc., che hanno origine negli stimoli dell'ambiente esterno e interno). Non si tratta semplicemente del fatto che si danno risposte bensì che le risposte date sono compensatorie e strutturali. Tali risposte sono compensazioni tese a ristabilire l'equilibrio, all'interno di quella relazione instabile che è la relazione coscienza-mondo o psichismo-ambiente. Quando l'energia impiegata nel lavoro legato al funzionamento vegetativo si rende libera i livelli salgono, perché ricevono l'energia che li rifornisce.


Sonno profondo


A questo livello il lavoro dei  sensi esterni è minimo e non c'è altra informazione dell'ambiente esterno se non quella che oltrepassa la soglia posta dal sonno stesso. Il lavoro del senso cenestesico è predominante e apporta impulsi che sono poi tradotti e trasformati dal lavoro dei meccanismi associativi, dando luogo all'insorgere d'immagini oniriche. A questo livello, le caratteristiche sostantive delle immagini risiedono nel loro grande potere di suggestionabilità. Il tempo psicologico e lo spazio risultano modificati rispetto alla veglia e la struttura atto-oggetto appare frequentemente priva di corrispondenza fra i suoi elementi. Allo stesso modo, "climi" emotivi e immagini tendono a diventare indipendenti gli uni dalle altre: tipica è la scomparsa dei meccanismi critici e autocritici che, a partire da questo livello, aumentano il proprio lavoro a mano a mano che aumenta il livello di coscienza. L'inerzia dei livelli e il preciso ambito formale che essi determinano fanno sì che la mobilità ed il passaggio dall'uno all'altro avvengano a poco a poco (è il caso dell'entrata e dell'uscita dal sonno, che avvengono passando per il dormiveglia). Il tono di tale livello è analogo a quello degli altri: si può passare da uno stato attivo ad un altro passivo, così come possono presentarsi stati d'alterazione. Il sonno passivo è privo d'immagini, quello attivo invece è con immagini.


Dormiveglia


A questo livello, che precede la veglia, i sensi esterni cominciano ad inviare informazione alla coscienza, informazione non completamente strutturata perché c'è anche l'interferenza dell'attività di insogno e la presenza di sensazioni interne. I contenuti del sogno, quando continuano a comparire, perdono il loro potere suggestivo, il che è dovuto alla semi-percezione della veglia che fornisce nuovi parametri. La suggestionabilità continua ad agire, soprattutto in caso di alcune immagini molto vivide (dette "ipnagogiche") e ricche di forza. D'altra parte il sistema di insogni ricorrenti, che può rarefarsi in stato di veglia e svanire del tutto nel sonno, riappare; è in questo livello che il nucleo dell'insogno e gli insogni secondari sono più facilmente registrabili, se non altro nei climi e tensioni di base. In genere il modo di "insognare" proprio di questo livello è trasferito per inerzia allo stato di veglia, fornendo così la materia prima per la divagazione (per quanto in essa siano presenti anche elementi di percezione tipici della veglia). In questo contesto il coordinatore può già eseguire alcune operazioni; ricordiamo come questo livello sia estremamente instabile e, perciò, di facile squilibrio ed alterazione. Sempre qui troviamo gli stati di dormiveglia attiva e passiva; il primo offre un passaggio facile al sonno, l'altro alla veglia. Sarà bene fare anche un'altra distinzione: esistono un dormiveglia attivo per alterazione ed un altro più calmo ed attento. Il dormiveglia alterato è la base delle tensioni e dei climi che, con forza ed insistenza, possono arrivare allo stato di veglia generando "rumori" e modificando la condotta, rendendola inadeguata alla situazione ambientale. Climi e tensioni tipiche dello stato di veglia possono essere "trascinati" nel dormiveglia attivo alterato; i diversi stati, attivi e passivi, sono dati dal tono e dall'intensità energetica propri di ciascun livello. Sono i toni a dare intensità graduale sia ai climi emotivi sia alle tensioni.


veglia


Qui i sensi esterni apportano una maggiore quantità d'informazione, regolando per inibizione i sensi interni e rendendo possibile per il coordinatore orientarsi verso il mondo nel lavoro di compensazione dell'ambiente che svolge lo psichismo. Entrano qui in gioco i meccanismi di astrazione e quelli critici ed autocritici, raggiungendo alti gradi di manifestazione e di intervento nei compiti di coordinazione e registro. I meccanismi di reversibilità, di cui si aveva nei livelli precedenti minima manifestazione, possono qui dispiegarsi pienamente, permettendo così al coordinatore di equilibrare gli ambienti interno ed esterno. Il potere di suggestione nei contenuti della veglia diminuisce a mano a mano che aumentano i punti di riferimento. C'è un tono di veglia attiva che può essere attenta, con un ricorso massimo all'appercezione, oppure un tono di veglia alterata; in quest'ultimo caso compaiono la divagazione silenziosa e gli insogni, più o meno ricorrenti.


Relazioni tra livelli


La relazione tra i livelli, in generale, produce alterazioni reciproche. Possiamo citare quattro fattori che incidono su tale relazione: inerzia, rumore, effetto "rimbalzo" e  "trascinamento".


Inerzia


Ogni livello di coscienza tende a mantenere il proprio livello di lavoro mantenendo anche la sua attività, dopo aver terminato il proprio ciclo. Ciò porta a far sì che il passaggio da un livello all'altro avvenga con lentezza, con il primo che diminuisce nello stesso momento in cui sorge il successivo (come nel caso di contenuti del dormiveglia che s'impongono in veglia). I casi che si citano  di seguito sono conseguenze di questa inerzia, tipica di ogni livello, a mantenere ed estendere il proprio tipo di articolazione caratteristica.


Rumore


L'inerzia del livello precedente compare come rumore di fondo nel lavoro del livello successivo; contenuti dell'infraveglia irrompono interferendo nel lavoro della veglia e viceversa. Tra i rumori possiamo distinguere: climi emotivi, tensioni e contenuti non corrispondenti al lavoro del coordinatore in quel momento. Facciamo un esempio: se si deve compiere un lavoro intellettuale, esso dovrà accompagnarsi ad una determinata emozione (il gusto di compierlo), il lavoro stesso produrrà una certa tensione ed evocherà contenuti opportuni alle operazioni in atto; se il clima invece fosse di tipo differente, le tensioni non provenissero dal lavoro e i contenuti fossero allegorici, è ovvio che tutto ciò interferirebbe nell'attività introducendovi rumore, il che a sua volta finirebbe per alterare la coordinazione e consumare l'energia disponibile.


Effetto rimbalzo


Questo fenomeno nasce in risposta a un livello nel quale, superando le difese dell'inerzia, siano stati introdotti i contenuti di un livello differente. Contenuti propri del livello invaso riappariranno più tardi nel livello in cui s'è prodotta l'introduzione.


Trascinamento


Contenuti, climi e toni propri di un livello si trasferiscono e permangono in un altro livello come trascinamento. Questo sarà più rilevante nel caso di climi, tensioni o contenuti fissati nello psichismo che vengano trascinati per lungo tempo e che si ripresentino a diversi livelli. Data l'importanza psicologica che questi fattori possono rivestire nell'adattamento crescente e nell'evoluzione dello psichismo, li si può prendere in particolare considerazione.


Toni, climi, tensioni e contenuti


I toni sono considerati dal punto di vista dell'intensità energetica. Le operazioni a ciascun livello possono essere effettuate con maggiore o minor intensità (con maggiore o minor tono). Esistono vissuti che possono manifestarsi con maggiore o minor intensità secondo il tono predominante e, a volte, essere alterati da questo, trasformandosi in fattore di rumore.


I climi sono stati d'animo che, per la loro variabilità, compaiono a intermittenza e, per un certo tempo, possono oscurare la coscienza, impregnando tutte le attività del coordinatore. A volte i climi corrispondono alle operazioni effettuate e, accompagnano concomitantemente il coordinatore senza perturbarlo, anzi facilitandone il lavoro; qualora ciò non accada, provocano rumore. Tali climi possono fissarsi nello psichismo e perturbarne la struttura completa, impedendo mobilità e facilità spostamento dei climi opportuni. I climi fissati circolano tra i differenti livelli e dalla veglia possono così passare al sonno, proseguire lì e ritornare alla veglia per lungo tempo, sottraendo al coordinatore libertà operativa. Un altro tipo di clima è quello situazionale, che quando appare rallenta le risposte adeguate ad una determinata situazione.


Le tensioni hanno una radice più fisica, più corporea; entra qui in gioco il sistema muscolare, poiché è nella muscolatura che si conserva il registro più diretto di tali tensioni. Il vincolo con lo psichismo non è sempre diretto, perché il rilassamento muscolare non accompagna direttamente un rilassamento mentale, anzi: mentre il corpo è già riuscito a rilassarsi, infatti, la coscienza può continuare a presentare tensioni e alterazione. Questa differenza tra tensioni psichiche e fisiche permette distinzioni operative più precise. Le tensioni psichiche sono vincolate ad aspettative eccessive con le quali lo psichismo è spinto ad una ricerca, una "attesa di qualcosa" che provoca forti tensioni.


I contenuti mentali compaiono come oggetti formali della coscienza; sono forme compensatorie, organizzate dalla coscienza per rispondere al mondo. È qui che appare o no la corrispondenza tra attività o necessità dello psichismo e i contenuti che appaiono nel coordinatore. Se si sta effettuando un'operazione matematica sarà opportuno ricorrere a una rappresentazione numerica, mentre una figura allegorica sarebbe assolutamente inopportuna, rappresentando inoltre un rumore e un'occasione di distrazione. Tutti i fattori di rumore provocano, oltre a un rallentamento del lavoro, disorientamento e dispersione d'energia. I contenuti della coscienza possiedono un significato di grande importanza per il coordinatore, quando agiscono nel loro livello di formazione, ma non appena lasciano il livello formale che gli è proprio ostacolano i compiti di coordinazione.

Di grande utilità risultano anche i registri degli stati di calma in veglia, giacché riescono a ristabilire la normalità del flusso di coscienza. Nel caso in cui i climi si fissino esiste una modalità operativa per trasferire tali climi dalle immagini corrispondenti ad altre di minor importanza per la coscienza. In questo modo i climi possono perdere fissità e diminuire così la perturbazione della veglia. In sintesi: i quattro tipi di vissuto menzionati finora sono fattori favorevoli se e quando sono appropriati alle operazioni del coordinatore; sono invece sfavorevoli se non corrispondono a tali operazioni, traducendosi perciò in fattori di rumore e distrazione che alterano lo psichismo.


Errori del coordinatore


Bisogna distinguere tra errori propri della coscienza ed errori di relazione tra coscienza, sensi e memoria. Definiamo genericamente questi ultimi come "disfunzioni". L'errore tipico del coordinatore è l'allucinazione. Essa si produce quando fenomeni non direttamente provenienti dai sensi vengono esperiti come se operassero con tutte le caratteristiche della percezione sensoriale nel mondo esterno. Si tratta di configurazioni prodotte dalla coscienza in base alla memoria. Tali allucinazioni possono insorgere in situazioni di estrema stanchezza, per carenza di sostanze necessarie al metabolismo cerebrale, per anossia, per carenza di stimoli (come nelle situazioni di deprivazione sensoriale), per azione di droghe, nel delirium tremens proprio dell'alcolismo e, infine, in caso di pericolo di morte. Spesso le allucinazioni si danno in casi di debilitazione fisica e di "coscienza emozionata", casi cioè in cui il coordinatore perde la propria facoltà di collocazione temporale. Tra le disfunzioni dei sensi possiamo menzionare l'incapacità di mettere in relazione dati provenienti da differenti vie sensoriali (sono i casi conosciuti come "disintegrazione eidetica"), mentre le disfunzioni della memoria si registrano come dimenticanze o blocchi.


Circuito integrato tra sensi, memoria e coordinatore


Le connessioni tra sensi, memoria e coscienza rivelano aspetti di grande importanza nel funzionamento dello psichismo. Tali circuiti di connessione lavorano autoregolandosi perfettamente. Così nel momento in cui il coordinatore opera un'appercezione della percezione, l'evocazione ne è inibita e, inversamente, l'appercezione della memoria inibisce la percezione; similmente l'ingresso di stimoli interni è frenato nel momento in cui intervengono quelli esterni, e viceversa. L'autoregolazione maggiore è evidente nei cambi del livello di lavoro, in cui all'aumentare del sonno (vale a dire al diminuire della veglia) i meccanismi di reversibilità si bloccano, mentre si liberano completamente i meccanismi associativi; da parte loro, nel momento stesso in cui iniziano il proprio lavoro, i meccanismi critici inibiscono quelli associativi e lo stato di veglia aumenta. Anche tra i sensi esiste un'interregolazione automatica: quando la vista si acutizza diminuiscono tatto, olfatto e udito e la stessa cosa vale per tutti i sensi (ad esempio si usa chiudere gli occhi per udire meglio).




L'autore utilizza questa parola nel testo originale.

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