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Catarsi, trasferenza e autotrasferenza. L'azione nel mondo come forma trasferenziale.




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Catarsi, trasferenza e autotrasferenza. L'azione nel mondo come forma trasferenziale.


Dobbiamo prendere in considerazione due circuiti di impulsi che finiscono per dare un registro interno. Un circuito corrisponde alla percezione, alla rappresentazione, alla nuova acquisizione della rappresentazione ed alla sensazione interna, mentre un altro circuito ci mostra che di qualsiasi azione intraprendo nel mondo ho pure una sensazione interna. È questa continua retroalimentazione che ci permette di apprendere facendo. Se in me non ci fosse una presa di retroalimentazione dei movimenti che sto compiendo non li potrei mai perfezionare: imparo a scrivere alla tastiera grazie alla ripetizione, vale a dire che registro le mie azioni tra riuscita ed errore, ma posso registrare atti solo se li compio.

Da ciò che faccio nasce un registro. Esiste un grande pregiudizio, che a volte è stato esteso al campo della pedagogia, secondo il quale le cose s'imparano semplicemente pensandole. Naturalmente si apprende qualcosa perché anche il pensiero produce una ricezione del dato: tuttavia, la meccanica dei centri ci dice che essi si mettono in moto quando arrivano loro immagini, e la messa in moto dei centri è una sovraccarica che lancia la sua attività al mondo. Di questo "lancio" di attività c'è una presa di retroalimentazione che va alla memoria e, per altra via, alla coscienza. Questa presa di retroalimentazione è ciò che ci permette di dire, per esempio, "ho sbagliato tasto". È così che registro le sensazioni di riuscita e di errore, è così che perfeziono il registro di riuscita ed è qui che si fluidifica ed automatizza il modo corretto di scrivere a macchina, per esempio. Stiamo parlando di un secondo circuito che mi fornisce il registro dell'azione prodotta.

In altra occasione[1] abbiamo esaminato le differenze esistenti tra gli atti detti "catartici" e quelli "trasferenziali". I primi si riferivano, fondamentalmente, allo scaricarsi delle tensioni, mentre i secondi permettevano di trasferire cariche interne, integrare contenuti ed ampliare le possibilità di sviluppo dell'energia psichica. È risaputo che laddove esistono "isole" di contenuti mentali, di contenuti che non comunicano l'uno con l'altro, insorgono difficoltà per la coscienza. Se, per esempio, pensiamo in una direzione, sentiamo in un'altra e agiamo, infine, in una terza del tutto diversa, ecco che entra in azione un registro di "non incastro", un registro che non è pieno. Sembra che unicamente quando tendiamo ponti tra i contenuti interni, il funzionamento psichico si integra e noi possiamo avanzare di alcuni passi.

Tra le tecniche di Operativa conosciamo le attività trasferenziali. Mettendo in moto determinate immagini e compiendo con tali immagini percorsi diretti ai punti di resistenza potremo vincere queste ultime e, nel vincerle, provochiamo distensioni e trasferiamo le cariche a nuovi contenuti. Tali cariche trasferite (trasformate in elaborazioni post-trasferenziali) permettono al soggetto d'integrare alcune regioni del suo paesaggio interno, del suo mondo interno. Conosciamo queste tecniche trasferenziali ed altre come quelle autotrasferenziali, in cui non è richiesta l'azione di una guida esterna perché ci si può guidare internamente da soli tramite determinate immagini precedentemente codificate.

Sappiamo come non solo il lavoro delle immagini, di cui abbiamo appena parlato, ma anche l'azione possa operare fenomeni trasferenziali e fenomeni autotrasferenziali. Un tipo di azione non sarà uguale all'altro. Ci saranno azioni che permetteranno di integrare contenuti interni e ce ne saranno altre tremendamente disintegratrici. Determinate azioni producono una tale carica di ansia, un pentimento e una scissione interna talmente grandi, un disagio tanto profondo che mai si vorrà tornare a ripeterle; ma, nonostante tutto ciò, quelle azioni sono diventate parte integrante del passato e, anche se non si tornasse a ripeterle, quelle azioni continuerebbero ad esercitare la loro pressione sul futuro senza trovare soluzione, senza permettere che la coscienza sposti, trasferisca o integri i propri contenuti permettendo al soggetto di esperire quella sensazione di crescita interna che è così stimolante e liberatoria.

È chiaro che l'azione che si effettua nel mondo non è indifferente. Esistono azioni delle quali si ha un registro d'unità ed altre che danno invece un registro di disintegrazione. Se studiamo il problema dell'azione nel mondo alla luce di ciò che sappiamo sui processi catartici e trasferenziali, il tema dell'integrazione e dello sviluppo dei contenuti della coscienza diventerà molto più chiaro. Torneremo su questo argomento dopo aver gettato uno sguardo allo schema generale della nostra psicologia.





Si riferisce al punto 8 di Psicologia 2.

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