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Vincent Van Gogh
Vincent Van Gogh: Autoritratto, 1887,
olio su tela, Amsterdan, Rijksmuseum V. Van Gogh
Van Gogh è una delle personalità di spicco nella pittura dell' ultimo ventennio dell' Ottocento. Può essere inserito all' interno della corrente post-impressionista, ma la sua poetica è il frutto di ricerche personali. Durante la sua vita ebbe un rapporto particolare con il cielo e i fenomeni siderei. Li rappresentò spesso e ne amò la bellezza, come attestano queste parole tratte da una lettera al fratello Theo del 1888:
' Guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del cielo non possono essere accessibili come quelli sulla cartina della Francia? Come prendiamo il treno per andare a Tarascona o a Rouen, così prendiamo la morte per raggiungere le stelle. '
Vincent Van Gogh nacque nel 1854 in un piccolo borgo olandese. La figura del padre, pastore protestante, ebbe grande influenza sul piccolo Vincent che ricevette un'educazione religiosa e sin da giovane sentì l' impulso di occuparsi degli altri. Nel '69 iniziò a lavorare a L'Aia in una ditta di vendita di opere d'arte, la Goupil. Per sei anni lavorò in diverse città europee fra cui Parigi e Londra. Questi viaggi gli permisero di crearsi una conoscenza piuttosto ampia della pittura antica e contemporanea. Si appassionò all'arte e contemporaneamente decise di approfondire la propria religiosità. Nel '76, imbevuto di ideali evangelici e socialisti, cominciò a fare il predicatore e lasciò la Goupil. Nel '78 si trasferì nel Borinage , dove iniziò a predicare fra i minatori. Il suo scopo era quello di alleviare le loro sofferenze. Comprese anche che la pittura gli permetteva di comunicare meglio con gli altri.
L'arte, per Vincent, si configura come un'espressione di Dio. Dio è presente in ogni attività umana e quindi anche in quella artistica. Inoltre Dio è vivo anche nella gente umile, nei minatori. Le prime opere che realizza sono disegni realisti di contesto sociale. Nell'81 abbandonò l'attività di predicatore e ritornò a L'Aia dove cominciò a dipingere ad olio e a copiare le opere di artisti come Millet e Daumier che trattavano il tema del lavoro.
Il suo primo periodo fu quindi dedicato ad opere di denuncia della povertà e del lavoro, come "I mangiatori di patate" del 1885. Fra il 1886 e il 1888 Van Gogh si trasferì a Parigi presso il fratello Theo. Il periodo parigino è importante sia per la personalità del pittore sia per il suo futuro sviluppo artistico. Egli si recò nella capitale con l'intento di vivere e lavorare in gruppo, condividendo con altri artisti il suo ideale di arte al servizio della società.
Presto venne in contatto con gli impressionisti, che modificarono decisamente il suo approccio alla tavolozza. Grazie ai loro consigli acquistò una gamma di colori più ampia e con la tipica pennellata impressionista frantumata; anche il tessuto pittorico divenne più pastoso. Ma dall' esperienza impressionista rimase generalmente deluso. Si era trasferito aspettandosi di trovare la Parigi di Courbet, mentre si trovò di fronte al gruppo impressionista, che si stava sciogliendo mentre emergevano tendenze diverse.
Dal neo-impressionismo apprese la tecnica del pointillisme, ma divenne subito insofferente verso la rigidezza scientifica di Seurat e Signac. Non trovò ideali fra le nuove correnti, ma solo ricerche individuali dei singoli artisti. Nel 1888, deluso, si trasferì ad Arles , città della Provenza, con il desiderio di entrare in contatto con la natura e di godere delle luci e dei colori della campagna. I paesaggi provenzali lo ammaliarono con la loro natura ricca e brillante. Si lanciò quindi nel lavoro e iniziò a dipingere soggetti in serie. Cercava di fermare sulla tela la realtà di quei luoghi dal momento che ne era affascinato.
Pieno di aspettative, decise di invitare Gauguin a dividere con lui la casa e le esperienze. Era convinto di poter creare un sodalizio, ma in realtà la convivenza con Gauguin fu un fallimento. Nonostante l'amico fosse arrivato nell'ottobre, dopo poco più di un mese il rapporto era già incrinato. Dopo un litigio, Vincent arrivò addirittura a tagliarsi un orecchio per la rabbia. Motivo degli scontri erano le opposte concezioni dell'arte. Gauguin sosteneva che l'arte doveva rappresentare ciò che era nascosto, al di là delle apparenze, e per scoprirlo bisognava avere intuito e capacità particolari. Inoltre egli non aveva intenzione di lottare per la trasformazione di una società che disprezzava, ma anzi preferiva fuggire. Van Gogh credeva fortemente che il colore non fosse evasione e che l'arte dovesse essere sì espressione della tensione spirituale, ma anche spinta alla modificazione della società.
Una volta partito Gauguin, Van Gogh decise di ricoverarsi nell'ospedale psichiatrico di Saint-Remy. Qui continuò a lavorare e realizzò 150 tele. Nel 1890 sì trasferì ad Auvers ove diede sfogo alla sua interiorità e realizzò 180 tele in un solo mese. Solo attraverso la pittura riusciva ad entrare in contatto con il mondo circostante, poiché per lui l'arte era comunicazione. Il 27 giugno del 1890 pose fine alla sua vita con un colpo di pistola, estremo epilogo di una vita inquieta e sofferta alla ricerca costante di un contatto umano.
Notte stellata, 1889, olio su tela, 73 x 92, Museo d'Arte Moderna, New York
Il quadro fu realizzato da Van Gogh durante il soggiorno a Saint- Remy. Rappresenta la visione di un paese poco prima che spunti l'alba. Il cielo è movimentato da grandi stelle che compiono percorsi spiraliformi. Tutta l'attenzione è su di loro. La luna crescente nell'angolo in alto a destra emana un tale splendore da assomigliare quasi al sole, mentre le spirali di luce inondano il cielo, creando una rappresentazione estremamente stilizzata della Via Lattea. Gli alberi di cipresso, sulla sinistra in primo piano, si slanciano verso il cielo come una fiamma. Ampie pennellate allungate e ritorte assecondano le forme da rappresentare, esasperando il moto e la luce degli astri. Il disegno è completamente assente, come in quasi tutte le tele dell'ultimo periodo.
L'immagine viene costruita unicamente attraverso il colore che è usato in maniera personalissima. L'intero soggetto è una interpretazione soggettiva della realtà. L'autore ha una visione dinamica del paesaggio, creato con linee ondulate e colori arbitrari. La tecnica e la scelta dei colori sono espressione fortissima dell'interiorità del pittore, che sente un bisogno fisico di dipingere. L'insieme di questi elementi fa sì che il quadro si configuri come una realtà altra, parto della fantasia del pittore in piena rottura con la concezione classica dell'arte come mimesi. Tale distacco era iniziato con gli impressionisti, ma Van Gogh ne apprende profondamente il senso e fa sua l'idea che l'arte debba essere un mezzo per comunicare con gli altri. E' interessante notare come Vincent rappresenti in maniera piuttosto fedele il paesaggio che si staglia davanti a lui.
La maggior parte degli esperti sostengono che l'opera sia stata dipinta poco prima dell'alba del 19 giugno 1889, ma su tale data non mancano controversie. L'artista, infatti, fa esplicito riferimento all'opera 'Notte stellata' in una lettera risalente al 2 giugno (Lettera n. 593) e l'esistenza di due lettere successive, (lettere n. 594 e n. 595 rispettivamente del 9 giugno e del 19 giugno 1889), ci porta a quasi un mese prima del 19 giugno 1889.
'[] Questa
mattina dalla mia finestra ho guardato a lungo la campagna prima del sorgere
del sole, e non c'era che la stella del mattino, che sembrava molto grande.
Daubigny e Rousseau hanno già dipinto questo, esprimendo tutta l'intimità,
tutta la pace e la maestà e in più aggiungendovi un sentimento così accorato ,
così personale.
Non mi dispiacciono queste emozioni. []
Credo che faresti bene a lavare quelle tele che sono ben asciutte con acqua
e un po' di alcool etilico per togliere il grasso e l'essenza della pasta. Così
anche per il Caffè di notte, il Vigneto verde, e soprattutto per il paesaggio
che era nella cornice in noce. Anche per la Notte (ma lì ci sono ritocchi
recenti, che con l'alcool etilico potrebbero spandere). []
Per quanto riguarda la mostra degli indipendenti, mi è assolutamente indifferente,
fa' come se non ci fossi. Per non rimanere assente e per non esporre qualcosa
di troppo pazzo, forse potresti mandare Notte stellata e il paesaggio
verde-giallo, che era nella cornice di noce. Poiché sono due quadri di colori
contrastanti, forse riusciranno a dare agli altri lo spunto per ottenere
effetti notturni migliori. []'
Lettera n. 593 a Theo (2 giugno 1889)
Il riferimento al 19 giugno è basato su un breve accenno nella lettera n. 595 in cui l'artista afferma:
'[] Infine ho uno paesaggio con gli ulivi e anche uno studio di un
cielo stellato. []'
Tenendo conto delle date delle lettere citate si può considerare che: Venere (la stella del mattino), alla fine di maggio e ai primi di giugno 1889 era effettivamente al massimo di luminosità ed era osservabile poco prima dell'alba. Per determinare la data di esecuzione dell'opera c'è anche da considerare che il 19 giugno 1889 la Luna era ai tre quarti e non al primo quarto come appare nel dipinto. Per trovare una data plausibile occorre quindi risalire al 23 maggio 1889, quando la Luna era al primo quarto e le stelle corrispondevano maggiormente a quelle dipinte, come si nota nei due confronti sottostanti con le ricostruzioni dei cieli che Van Gogh avrebbe potuto osservare guardando verso est dalle latitudini di Saint-Rémy, poco prima dell'alba nelle notti del 19 giugno e del 23 maggio.
19 Giugno 1889
23 Maggio 1889
In questo periodo Van Gogh era ricoverato nell'ospedale psichiatrico Saint-Paul-de-Mausole, nel sud della Francia, vicino alla cittadina di Saint-Rémy, ma questa era anche l'epoca in cui l' esotismo entusiasmava e stimolava l'immaginazione degli intellettuali e degli artisti che, con l'Esposizione Universale di Parigi del 1889, trovarono il massimo stimolo per rafforzare il legame tra l'arte e l'astronomia.
Dalle lettere scritte al fratello 'Theo', si comprende che l'ispirazione per questo genere di rappresentazioni sia scaturita dalla lettura del celebre romanzo di v. Hugo 'I Miserabili', nel quale il vescovo Myriel, un personaggio secondario, suscitò in lui grande ammirazione per le profonde riflessioni sul cielo stellato. Nelle sue lettere Van Gogh si lamentò più volte con il fratello di non poter visitare l'Esposizione di Parigi perché era sotto terapia e in queste trapela anche il profilo di un uomo lucido e coerente, anche se turbato per il suo stato precario di salute, dovuto forse alla vita sregolata che conduceva, alle numerose delusioni e, soprattutto, agli attacchi di epilessia che gli lasciavano dei vuoti di memoria insopportabili.
Osservando "Notte stellata", ad esempio, resta difficile credere che sia il prodotto di una mente folle. Oggi si conosce molto della sua breve e straordinaria vita che, da lì a pochi mesi, dopo la sua uscita dall'ospedale, si sarebbe spenta con il suicidio, ma resta ancora difficile abbattere il cliché del genio folle. Del suo indiscutibile genio ci restano comunque le meravigliose atmosfere siderali, come 'Esterno di caffè, di notte' o come 'Notte stellata sul Rodano' dipinti solo un anno prima di 'Notte stellata'.
Esterno di caffè
Esterno di caffè, 1888 - Olio su tela 81 x 65,5 Rijksmuseum Kröller-Müller, Otterlo Erich Lessing/ Art Resource, New York
In questo dipinto, eseguito ad Arles presumibilmente nella tarda estate del 1888, Van Gogh ha ritratto l'esterno di un caffè sotto un cielo stellato in cui si riconosce la costellazione dell'Acquario. La prospettiva riprende una stretta stradina rivolta a sud, verso Place du Forum. La tecnica non è ancora giunta alla deformazione della pennellata che si avrà in seguito, in compenso è molto forte il contrasto fra il blu e il giallo, colori complementari. La prospettiva è a forbice verso di noi, dando il senso di piombarci addosso e costringendoci ad entrare a far parte della rappresentazione. La figura umana è relegata sul fondo, ennesima riprova della mancanza di contatto umano di cui l'artista soffriva.
Nelle sue lettere Van Gogh descrisse le circostanze in cui aveva realizzato l'opera:
'[] Finora non mi hai detto se hai letto Bel Ami di Guy de Maupassant oppure no e cosa ne pensi del suo talento. Te lo dico perché l'inizio di Bel Ami contiene una descrizione di una notte illuminata di stelle a Parigi con i caffè vivacemente illuminati sul boulevard ed è pressappoco lo stesso soggetto che ho appena dipinto. []'
(Lettera 543)
Notte stellata sul Rodano, 1888 - Olio su tela 72,5 x 92
Musée d'Orsay, Parigi, Collezione Mr. e Mrs. Kahn-Scriber Giraudon/ Art
Resource, New York
In quest'opera si individua facilmente la costellazione dell'Orsa maggiore, o Grande Carro, che l'artista ha dipinto nel settembre 1888, quando si trovava ad Arles. Vincent si sofferma sul contrasto fra i bagliori degli astri, i loro riflessi e i fumi della città. Anche qui il contrasto fra giallo e blu è giocato in modo forte, mentre la pennellata appare più frammentata e meno contorta. Quando rappresenta le stelle, l'artista sembra lasciarsi trasportare dalle emozioni che queste evocano in lui. L'atmosfera in cui si collocano appare di grande calma, di sonnolenza notturna.
Anche in questo caso si parla dell'opera in una sua lettera a Theo:
'[] Sto lavorando su sette tele da
30 e per ultimo a uno studio del Rodano, della città illuminata dai
lampioni a gas riflessi nel fiume blu. In alto il cielo stellato con il Gran
Carro, un luccichio di rosa e verde sul campo blu cobalto del cielo stellato,
laddove le luci della città e i suoi crudeli riflessi sono oro rosso e verde
bronzeo. []'
(Lettera 553b)
Il cielo stellato, con i suoi bagliori, la sua tranquillità e imperturbabilità, sembra dare un senso di profonda calma e equilibrio al sofferente pittore fiammingo, portandolo in una realtà fatta di sogno e armonia. Van Gogh andò sempre alla ricerca della pace interiore, del silenzio, della contemplazione e della dissoluzione di se stesso nella natura. Quando si accingeva a dipingere il cielo stellato, egli si caricava di emotività, lasciando fluire liberamente dall'inconscio tutte quelle inquietudini e quelle paure che la notte ha il potere di liberare e lenire allo stesso tempo. Così mentre l'artista deformava gli astri inserendoli in vortici turbinosi e carichi ti tensione emotiva come ne "La notte stellata" , allo stesso tempo si liberava di quell'angoscia a lui congenita, conferendo al paesaggio allo stesso tempo movimento e quiete, dolore e pace. Per Vincent, come anche per Mirò in seguito, il cielo stellato era l'unica salvezza da contrapporre ad un mondo di stenti e di violenza.
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