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Verifica di Italiano - Stesura di un saggio breve - Globalizzazione: vantaggi economici Vs. sfruttamento umano




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Stesura di un saggio breve


Argomento:


I ricchi e i poveri in un mondo globalizzato


Indirizzo:


"Il Gazzettino"


Titolo:


Globalizzazione: vantaggi economici Vs. sfruttamento umano


La globalizzazione è un processo economico che porta le aziende a ricercare le risorse economiche e la mano d'opera necessaria non sola in una determinata regione ma in tutto il mondo. Con tale ideologia di mercato, la globalizzazione impone a tutti i settori della vita sociale, una dimensione più ampia di quella degli Stati sovrani, anche i più grandi. La fine della seconda guerra mondiale in Europa e la sconfitta del Nazifascismo, nel 1945 e la fine della Guerra Fredda divisa tra URSS e USA, nel 1989, rappresentano due tappe cruciali del processo di globalizzazione. Nella Seconda guerra mondiale, determinando la sconfitta della Germania nazista e l'Italia fascista, è avvenuta la perdita dell'indipendenza degli Stati nazionali e la formazione del sistema mondiale degli Stati, che ha spazzato via il sistema nazionalsocialista, che intralciava il libero sviluppo dei rapporti di produzione e di scambio di là dai confini tra gli Stati. Allo stesso tempo, nel 1989, il crollo dei regimi comunisti nell'Unione Sovietica e in Europa, ha fatto cadere i residui ostacoli politici e ideologici che si opponevano alla piena affermazione dell'economia di mercato sul piano mondiale. La fine dell'ordine mondiale bipolare e della guerra fredda e il conseguente crescente dominio delle più grandi potenze, come per esempio, il G8 composta da USA, Giappone, Francia, Regno Unito, Italia, Canada, Russia e Germania, che, purtroppo, reggono le sorti del mondo, hanno rimosso le barriere politiche che impedivano il pieno dispiegarsi della mondializzazione. La globalizzazione, travolgendo tutte le barriere che ostacolano la formazione di un unico mercato mondiale, aumenta il volume del commercio mondiale e produce nuove possibilità di benessere e d'espansione dei consumi. Nello stesso tempo, le forze internazionali del mercato sfuggono al controllo degli Stati, i cui strumenti monetari e fiscali di regolazione dell'economia hanno perso progressivamente la loro efficacia. Così le grandi concentrazioni produttive e finanziarie multinazionali sono in grado di tenere sotto controllo qualsiasi Stato. Così, il controllo delle questioni importanti per l'avvenire dei popoli, sfuggito alle istituzioni democratiche, sta saldamente nelle mani delle grandi potenze e delle gigantesche concentrazioni capitalistiche multinazionali. Quindi, non potendo arrestare il processo di globalizzazione, poiché esso è guidato dalle maggiori potenze mondiali, si può solo accettare o meno tale fenomeno ed è a questo punto che ci s'imbatte in scuole di differenti.

I cosiddetti "no-global" sono ostili alla globalizzazione, perché, sostengono che, un mondo più ristretto e con confini poco definiti economicamente danneggerebbe i paesi più poveri, in pratica il terzo mondo, che, venendo a contatto con i più ricchi, vengono da questi schiacciati e condannati ad una miseria ancora più grave di quella nella quale sono costretti già a vivere. Bisogna dire, però, che, in un mondo globalizzato è difficile credere di poter arrestare tale processo di abbattimenti dei confini economici. La stessa Cina, che a parole dovrebbe essere addirittura un impero dell'ideologia marxista, in effetti, è una delle più pure espressioni del capitalismo, vale a dire dell'anti-marxismo per eccellenza. Ormai, quindi, è impossibile sperare in un altro mondo. Ma questo, non ci impedirà di continuare a sperare di battere per fronteggiare il processo di globalizzazione. Giorgio Ruffolo, in un articolo per il quotidiano "La Repubblica" (20 Agosto 1993), paragona la corsa allo sviluppo da parte di alcuni stati arretrati ad una maratona. Egli, inoltre, afferma che più vicini alla posizione occupata da USA, Europa e Giappone. Appunto, la Cina affiancata all'India. La Cina esporta ovunque prodotti di discrete qualità e basso costo. Ma bisogna dire che il vantaggio che il consumatore ha per quanto riguarda il prezzo è dovuto dal fatto che la produzione viene eseguita da soggetti che vengono sfruttati o, comunque, sottopagati. Invece, l'India mette a disposizione mondiale, i loro "cervelli" che operano nel loro paese, attraverso Internet e ricevono stipendi inferiori rispetto a quelli ricevuti dai loro "compagni di lavoro" dei paesi sviluppati. Quindi è ancora visibile uno sfruttamento da parte delle grandi potenze nei confronti dei Paesi arretrati o sulla strada dello sviluppo economico. La Globalizzazione ha scavato un fossato sempre più profondo tra lo stato, rimasto nazionale, e il mercato, diventato mondiale, creando benessere per gli stati economicamente avanzati e gravi scompensi agli stati in via di sviluppo o in situazioni arretrate. Conseguenza di tale fenomeno è la restrizione dei diritti fondamentale dell'uomo, o meglio, la riduzione della libertà e dell'uguaglianza. La libertà, purtroppo, al giorno d'oggi è fortemente determinata dal capitalismo, poiché, come si è già visto, le sorti del mondo sono dettate dalle potenze economicamente sviluppate. Questo determina, di conseguenza, anche la negazione dell'uguaglianza, anche essa legata al denaro. Lo scrittore francese Rousseau, già nel 1962, nel suo libro "Il contratto sociale" tratta la riduzione di questi diritti. Egli afferma che "Riguardo all'uguaglianza non bisogna intendere la parola come se significasse che i gradi di potere e di ricchezza devono essere strettamente gli stessi, ma, quanto al potere, nel senso che esso non deve giungere a nessuna violenza e deve sempre esercitarsi sulla sola base del grado e delle leggi; quanto alla ricchezza, che nessuno cittadino deve essere abbastanza ricco da poterne comprare un altro, e nessuno tanto povero da essere costretto a vendersi". Come dice Rousseau "Quest'uguaglianza, dicono, è una teoria chimerica, " un'utopia in poche parole, "che nella pratica non può sussistere", però, in ogni caso, bisogna battersi per la piena applicazione dei diritti nei confronti di ogni cittadino del mondo.

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