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È questo un brano teorico utile per capire la poetica di Pirandello e la narrativa novecentesca.
Il problema è individuare quali siano i nuovi compiti dell'arte.
L'arte in modo scomposto e disorganico non può essere costruttiva, ma può essere solo un'arte che disintegra i fittizi edifici delle costruzioni razionali. L'arte non può che fotografare la realtà disintegrata e presentarsi essa stessa come frantumata e disintegrata, priva di coerenza e di unicità di significato, con particolari che non hanno senso. L'arte è lo specchio della realtà, ma ormai la realtà è frantumata e quindi:
Dopo ave trattato della produzione letteraria tradizionale, Pirandello afferma che la riflessione propria di quest'ultima non accade più e che la poesia moderna assume una speciale attività, ciò è importante perché l'arte non può che essere cerebrale (fantasia e intuizione creatrice non hanno senso). L'arte può giocare solo con la riflessione, ma con un gioco diverso: il lettore deve riflettere e usare la ragione, ma non per costruire, ma per smontare, deve riflettere sull'inconsistenza della ragione. La riflessione deve smontare luoghi comuni e mettere il lettore di fronte al nulla della vita. Il lettore deve usare la ragione contro se stessa, per dimostrarne l'utilità e alla fine deve avere una sensazione di vuoto. Da questa operazione di smontaggio deve nascere il sentimento di assenza dalla vita, e cioè il "sentimento del contrario".
Pirandello passa poi alla figura della vecchia signora, la quale è metafora della realtà, del mondo e di noi stessi, perché anche noi crediamo di costruire la realtà, ma costruiamo solo delle maschere e siamo noi stessi maschere.
Di fronte a questa donna si ha una prima reazione immediata a cui rispondiamo con una risata goffa, ed è questa l'arte comica; poi, con la riflessione si capisce che questa condizione di vita è penosa: questo è il sentimento del contrario che deriva dalla percezione del proprio nulla, questa è l'arte umoristica.
Nell'opera narrativa pirandelliana è apparentemente intatto l'edificio strutturale del romanzo (per esempio ne'"Il fu Mattia Pascal" c'è una trama ben delineata: ha un inizio, una fine, uno svolgimento.), ma nel meccanismo, è disintegrato dall'interno: ci sono sempre notazioni di ambiguità, per cui il romanzo tende a sfaldarsi.
È questo un aspetto tipico del romanzo novecentesco, il quale perde la propria struttura e si dissolve, ne sono esempio l'"Ulysse" di Joyce e la produzione di Kafka. In Italia il precursore di tale tendenza fu D'Annunzio, tant'è vero che sul piano strutturale il piacere, con la sua trama dissolta, è un romanzo d'avanguardia.
Pirandello ricorre poi alla deformazione dei personaggi: ogni particolare è deformato e esasperato fino all'eccesso. Le sue sono figure umane sempre strane, allucinate, con particolari fisici strani, anche il loro movimento è strano: sono personaggi assurdi.
Anche le vicende sono sempre casi paradossali e assurdi.
Alla fine il lettore è costretto da chi scrive a riflettere, avverte la scomposizione della realtà. Infatti prima si vede che la vicenda è assurda e si ride, poi si riflette e si capisce che la realtà è assurda, scomposta,v piena di maschere. Il meccanismo narrativo che presenta l'assurdo impone il meccanismo di cerebralità che fa capire l'assurdo della vita.
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