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Un naufrago allegro: giuseppe ungaretti l'eterno viaggiatore




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UN NAUFRAGO ALLEGRO:GIUSEPPE UNGARETTI L'ETERNO VIAGGIATORE

Giuseppe Ungaretti nasce nel 1888 in Africa ad Alessandria d'Egitto, dove i genitori (d'origine italiana) si sono trasferiti per ragioni di lavoro. Da questo soggiorno la sua giovane fantasia rimane fortemente impressionata, al punto che i ricordi e le immagini del passato africano (il deserto, il mare, le tende dei beduini) diverranno nei decenni successivi uno dei temi più ricorrenti della sua opera letteraria. Nel 1912, terminati gli studi medi, si trasferisce a Parigi dove studia per due anni alla prestigiosa università di Sorbona. A Parigi si compie la sua formazione culturale e intellettuale. Qui egli stabilisce forti rapporti con i maggiori intellettuali del suo tempo. Conosce alcuni fra i maggiori letterati italiani (Papini, Soffici, Palazzeschi). Nel 1914, allo scoppio della prima Guerra Mondiale, passa dalla Francia all'Italia dove si arruola come volontario. Inviato al fronte come soldato semplice, combatte sul Carso e poi in Francia nella regione di Champagne.

Le sue prime poesie appaiono in questi anni. Nel 1915 sulla rivista "Lacerba", nel 1916 esce la raccolta "Il porto sepolto" e nel 1919 "Allegria di naufragi". Le due raccolte confluiranno poi nel volume "L'allegria" del 1931. Nel 1933 esce la raccolta  "Sentimento del tempo". Nel 1937 muore il fratello e due anni dopo anche il figlio. Da queste esperienze dolorose è segnata la prima raccolta poetica del dopoguerra intitolata "Il dolore" alla quale seguiranno "La terra promessa", "Un grido e paesaggi", "Il taccuino del vecchio". Muore nel 1970 a Milano.

L'attività poetica di Ungaretti si sviluppa per gran parte del '900, dalla pubblicazione delle prime poesie nel 1915, agli anni '60, quando escono le ultime raccolte poetiche. Durante questo lungo itinerario la voce di Ungaretti muta secondo una parabola che dalla sperimentazione di un nuovo linguaggio approda a un ritorno alla tradizione, attraverso una vicenda artistica che si intreccia strettamente con quella biografica. Cerca un'arte nuova che restituisca alla parola poetica, liberandola dal peso della tradizione, la sua forza essenziale e il suo valore originario. Egli sperimenta una scrittura lirica fatta di brevissimi versi che spesso isolano ed esaltano le singole parole. Nella pagina lo spazio bianco diventa dominante a sottolineare l'importanza delle pause e il fortissimo rilievo delle poche voci che interrompono il silenzio. La sintassi è semplificata attraverso l'eliminazione delle proposizioni subordinate e l'abolizione della punteggiatura. In tal modo la poesia procede per accostamento di immagini intuitive, senza concatenazioni logiche o razionali.

Come si è potuto riscontrare dalla sua biografia Ungaretti è' un uomo di pena, un nomade, un girovago, Ungaretti è alla folle ricerca di un paese innocente, anche di un solo minuto di vita iniziale, dove poi sia possibile sentirsi in armonia con l'universo e sottrarsi così al tempoal tempo demolitore.
Ungaretti è sempre in viaggio, la sua vita sin dall'inizio è stato un viaggio: Alessandria d'Egittoalla vita, Firenze, Parigialla cultura, l'Italia, sul Carsoalla guerra, ancora Parigi, Roma, San Paoloa scuola, Romaa scuola, Milanoalla morte, fine del viaggio.

Ungaretti è sempre in viaggio, lui è il nomade psichico che si affida alle parole scabre, disseccate, trasparenti che facciano emergere dalla coscienza lacerata, sentimenti, emozioni, oggetti, paesaggi, lui che con le parole ci viaggia



"E subito riprende  
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare"

Versa, 14 febbraio 1917


L'espressione Allegria di naufragi è un ossimoro, cioè parole vicine che hanno però un significato opposto; in questo caso naufrago è colui che si salva dopo una tempesta e la nave viene abbandonata; allegria indica uno stato lieto. Eppure dopo ogni naufragio l'uomo, il superstite, sente rinascere in sé la volontà di ricominciare da capo: questa vitalità istintiva è la sua allegria. La duplicità insita in questa immagine si ritrova in tutta la sua produzione, incentrata sulla contrapposizione tra morte - vita, delusione - illusione.

Il successivo titolo Allegria di Naufragi intende innanzitutto indicare il tema rovinoso della guerra, momento della tragedia esistenziale che coinvolge l'uomo. Tuttavia, pur sullo sfondo di tale tragedia, resta l'espressione della vitalità e dello slancio positivo.

Il viaggio è una metafora della vita e il lupo di mare non si arrende; dopo il naufragio ricomincia a navigare. La poesia è costruita su una similitudine: come un superstite che si salva dopo un naufragio è allegro e felice e riprende il suo viaggio, così chi sopravvive alla guerra è felice di essere salvo e riprende a vivere come sempre.

Il testamento che Ungaretti ci trasmette con questo frammento lirico si risolve nella tragica forza interiore dell'uomo a non demordere mai, nella determinazione a volere sempre e comunque riprendere il cammino dopo ogni naufragio cui la vita lo sottoporrà, nella risolutezza ad imbarcarsi in sentieri sempre nuovi che conducano alla speranza.



"L'ALLEGRIA"

Il motivo dominante è dettato da una vicenda storica particolarmente traumatica: la prima guerra mondiale che il soldato-poeta vive in prima persona. Nella guerra l'uomo è posto di fronte a situazioni e sentimenti elementari (l'odio, l'amicizia, il dolore ecc.) e avverte la presenza incombente della morte. È indotto a mediare sia sulla forza negativa del male che inquina la natura umana, sia sulla forza positiva dell'innocenza della natura, da cui nasce un nuovo desiderio di vita. La tensione verso la quiete e l'assoluto si esprimono in un clima senza durata che spiega la brevità dei testi con l'uso di metafore in cui analogie e sinestesie sottolineano la simultaneità delle percezioni.


La guerra era una natura che Ungaretti piano imparava a conoscere in modo nuovo, in modo più terribile, quello stretto contatto quasi morboso, ma senza odio e senza amore per un nemico, per un nessuno la guerra, vita mescolata ad un'enorme sofferenza, spavento della natura, la natura umana forse. E fu quello stato di così estrema perversa lucidità, estrema intollerante passione ad aprirgli le porte su quel mare. E allora, solo allora affiora la consapevolezza del dolore, della caducità, della fragilità, o meglio, la conoscenza di sé immersa nella trincea; e solo allora si è capaci di reagire, disperatamente ma reagire, resistere allo scacco, alla sconfitta, perché tanto la partita può essere ancora giocata.

Ed è qui che ha senso quella 'ripresa del viaggio', ed è qui che se la vita è, forse, tutto un naufragio lento e massacrante, l'uomo, docile fibra dell'universo, deve riprendere il suo viaggio con la sua volontà di sopravvivere, senza mai arrendersi

Il viaggio di Ungaretti è un viaggio verso la morte senza alcuna possibilità di intervento, senza la possibilità di accasare in qualche parte della terra e l'uomo sarà un perenne girovago o profugo ormai sradicato o strappato da un punto fermo in cui riconoscersi e in cui placare la sua sostanza umana.
Ma lui stesso, Ungaretti stesso, in quella poesia lo scrive: "dopo il naufragio/un superstite/lupo di mare", ma lui stesso in quel superstite fa riavverare quei valori di vita che sembravano annegati per sempre sotto le onde, sotto gli alberi maestri spezzati a metà. Lui stesso in quel lupo di mare ci crede,  lui in quel lupo di mare non lascia cadere così facilmente la vita, e se pure sta per cadere la raccoglie piano, toglie via la salsedine e cambia rotta verso una nuova meta.

Una ricerca sempre riemergente e inappagata di un paese innocente, ma che trova poi approdi momentanei e sensazioni di totalità, di pienezza e di beatitudine anche solo di un attimo, anche solo di quell'attimo.

Ungaretti dilata le sue mete, il suo spazio, tanto da naufragare su isole mai rintracciabili ed irriconoscibili, su terre dove si isola completamente in punti separati dal resto del mondo non perché lo siano realmente, ma perché nell'animo egli può allontanarsi in atmosfere indeterminate e rarefatte.

Ungaretti viaggia, senza che nessuno lo riconosca, in un anonimato favoloso e meraviglioso che sfuma nella pura immaterialità

ma qual è la meta? dove andrà a finire questo viaggio?

Forse è semplicemente la morte, la terra promessa dove, appunto, si è fuori dal tempo, dove non c'è spazio

La terra promessa al di là della vita, un idilliaco paradiso in cui non si prova dolore

La terra promessa al di là della trincea, un assoluto silenzio senza il rumore degli spari

La terra promessa al di là del mondo intero circondata solo da onde, onde e nuvole, dove il cuore, poi, possa battere e non crogiolarsi sulle sofferenze terrene..


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