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Umberto Eco - Il nome della rosa




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Umberto Eco

Il nome della rosa

LETTURA STRUTTURALE

1 COORDINATE SPAZIALI TEMPORALI

Il racconto si svolge in un'abbazia benedettina di cui non è noto il nome, gli unici dati che conosciamo ci dicono che si trova sulla dorsale appenninica dell'Italia settentrionale non lontano dal mare.

I fatti narrati hanno inizio una mattina di fine novembre nell'anno 1327 e hanno la durata di sette giorni; ciascuna giornata è a sua volta suddivisa secondo le ore liturgiche.

Il tempo della vicenda è dichiarato esplicitamente dall'autore mentre riguardo al luogo la collocazione del monastero va dedotta da alcuni elementi presenti nel testo, che peraltro non ci forniscono l'esatta ubicazione di esso.

La maggior parte degli ambienti dell'abbazia viene descritta in modo preciso e dettagliato così come appare ad Adso, che riporta anche le diverse emozioni che essi suscitano in lui.

All'inizio del racconto troviamo una delle descrizioni più significative: quella dell'abbazia. Essa si trovava sopra un monte ed era circondata da una cinta di mura, l'unico varco era un portale da cui partiva un viale, alla sua sinistra si estendeva una vasta zona di orti e il giardino botanico, intorno ai balnea, all'ospedale e all'erboristeria. Sul fondo si ergeva l'Edificio, di forma quadrangolare con quattro torrioni eptagonali. Al centro si trovava la Chiesa alla cui destra si estendevano alcune costruzioni che le stavano a ridosso: la casa dell'abate, il dormitorio e la casa dei pellegrini. Sul lato destro, al di là di una vasta spianata c'erano una serie di quartieri colonici, stalle, mulini, frantoi, granai e cantine. L'intero complesso era orientato secondo precisi dettami architettonici.

Un ambiente interno descritto con precisione è lo scriptorium: questo occupava l'intero secondo piano dell'Edificio. Le volte, sostenute da robusti pilastri, racchiudevano uno spazio soffuso di bellissima luce che entrava da tre enormi finestre per ogni lato maggiore, venticinque minori e otto alte e strette che si aprivano sul pozzo interno. L'abbondanza di finestre faceva sì che ci fosse una luce continua e diffusa che attraverso vetrate non colorate manteneva la sua purezza. I posti più luminosi erano riservati agli antiquari, ai rubricatori e ai copisti. In tutto c'erano quaranta tavoli, ognuno con tutto l'occorrente per miniare e copiare: corni da inchiostro, penne fini, pietra pomice, regoli per tracciare linee e un leggio.

Un'altra descrizione importante è quella che riguarda lo scenario che appare ad Adso quando questi torna sul luogo dove sorgeva l'abbazia: delle grandi e magnifiche costruzioni che adornavano quel luogo erano rimaste sparse rovine. L'edera aveva ricoperto i brandelli di muro e le colonne; erbe selvatiche invadevano il terreno. Del portale della Chiesa erano rimaste solo poche vestigia corrose di muffa, il timpano era rotto a metà. L'Edificio sembrava stare ancora in piedi, ma al suo interno ogni cosa era distrutta, il tetto era aperto da grandi squarci. Tutto ciò che non era verde di muschio era ancora nero dal fumo di tanti anni prima.

2 PERSONAGGI

I protagonisti della vicenda sono Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk, che vengono aiutati da Severino l'erborista, Nicola il fabbro e inizialmente Bencio da Upsala e Abbone. Questi sono opposti al vecchio Jorge, il cui aiutante è Malachia. L'oggetto del desiderio è rappresentato dal desiderio di scoprire chi è il responsabile della morte di vari monaci; questa indagine porta anche alla ricerca di un manoscritto protetto accuratamente, le cui pagine sono avvelenate; esso è un volume che raccoglie un testo arabo, uno siriano, una interpretazione o trascrizione della Coena Cypriani e l'unica copia del II libro della poetica di Aristotele, che trattava della liceità del riso.

La maggior parte dei personaggi viene inizialmente introdotta da una breve descrizione fisica; successivamente vengono caratterizzati meglio tramite il loro comportamento e le loro azioni. Ci troviamo quindi in presenza di una combinazione di tecniche narrative. Fa eccezione naturalmente Adso, di cui è presente solo una descrizione indiretta.

Guglielmo da Baskerville è un uomo alto e magro; ha occhi acuti e penetranti con sopracciglia folte e bionde, naso affilato e viso allungato e coperto di lentiggini. Ha circa cinquanta anni, ma nonostante questo si muove con inesauribile agilità Di tanto in tanto passa svariate ore disteso in cella con un'espressione assente negli occhi, tanto da sembrare sotto l'effetto di qualche droga. Egli appartiene all'ordine dei francescani e ,dopo essere stato per molti anni inquisitore è stato inviato dall'imperatore a fare da mediatore fra il Papato, l'Impero e l'ordine francescano. Come tutti gli intellettuali dell'epoca è in possesso di un sapere enciclopedico, è quindi dotto e sapiente e ciò gli conferisce la facoltà di affrontare ogni situazione con la giusta sagacità e prontezza nell'agire, a cui unisce un grande spirito d'osservazione e un eccellente acume intellettuale, come dimostra nel ricostruire il labirinto della biblioteca da fuori. Fra i personaggi dell'epoca ammira soprattutto Guglielmo d'Occam e Ruggero Bacone, da quest'ultimo trae un interessamento alla tecnologia e alle nuove scoperte che insieme a curiosità e desiderio di imparare sempre qualcosa di nuovo formano un carattere dinamico, insolito per la staticità mentale del Medioevo. Dal punto di vista simbolico Guglielmo rappresenta la voglia di conoscere e la razionalità.

Adso da Melk, di origini tedesche, è la voce narrante della storia. Durante gli avvenimenti è ancora un giovane ma li racconta quando ha ormai raggiunto un'età avanzata. Egli è un novizio benedettino ed è stato affidato a Guglielmo per avere un maestro che lo istruisca. È molto giovane e per questo ancora ingenuo e inesperto, ma allo stesso tempo voglioso di apprendere dal suo maestro che ammira profondamente e di cui si fida, tanto da farne il suo confessore. Nei sette giorni della vicenda egli matura molto e cresce sia dal punto di vista spirituale che intellettuale, chiarendosi le idee su molti dei fenomeni del tempo, fra cui le eresie e la corruzione della Chiesa. Ma la sua ingenuità lo porta a un momento di debolezza in cui cade nel peccato carnale con una ragazza, questo episodio lo tormenta a lungo e anche da anziano lo ricorda molto bene continuando a esserne sconvolto. Adso rappresenta l'inesperienza e attraverso le sue domande dà indicazioni ai lettori meno colti.

Jorge da Burgos, come già Guglielmo, è descritto con precisione nel testo; è il più vecchio dei monaci eccetto Alinardo, è cieco ma si muove e parla come se avesse il bene della vista. Il peso degli anni lo ha reso curvo e gli ha reso bianchi i capelli e il viso; tuttavia la sua voce è ancora maestosa. Spesso appare improvvisamente, come se vedesse bene; passa molto tempo nello scriptorium dispensando consigli ai monaci, i quali lo stimano molto e sovente si rivolgono a lui. Col passare degli anni ha acquisito influenza ed importanza nell'abbazia, fu lui a far eleggere Abbone come abate e Malachia come bibliotecario manovrandoli per quaranta anni. Jorge disprezza il riso e gli esseri umani che ridono perché' essi si prendono beffe della divinità e si allontanano dalla realtà. Per questo s'impone di tenere segreto il II libro della poetica di Aristotele che giustifica e apprezza il riso; egli causa molti dei delitti che sconvolgono l'abbazia, cospargendo le pagine di quel testo con un potente veleno. Di questo personaggio appare un giudizio estremamente negativo in quanto rappresenta una religiosità irrazionale e dogmatica.

Abbone è abate dell'ordine benedettino; si occupa di guidare sia spiritualmente sia materialmente la vita all'interno dell'abbazia ed è lui a concedere la possibilità di consultare i libri della biblioteca. Ma a volte non riesce a tenere in pugno la situazione tanto che chiede aiuto a Guglielmo per scoprire il motivo delle morti misteriose; per tanti anni segue la volontà di Jorge e quando tenta di ribellarsi viene ucciso da questo che lo rinchiude in un passaggio segreto. Abbone possiede una cultura molto ampia e prova piacere a darne sfoggio come risulta chiaro quando parla delle pietre preziose; apprezza le ricchezze materiali e aspira all'ammirazione di tutti verso la 'sua' abbazia, è inoltre una persona conservatrice che non ama le novità. Abbone è simbolo dell'amore per i beni materiali.

Bernardo Gui è un frate domenicano impegnato come inquisitore. Ha circa sessanta anni, è esile ma diritto e ha due occhi grigi e freddi che colpiscono Adso. È una persona intelligente e acuta, ma non ricerca la vera giustizia bensì vuol trovare dei colpevoli per rafforzare la potenza della sua carica.

Malachia da Hildesheim è bibliotecario dell'abbazia, l'unico che ha accesso in queste stanze e conosce i vari passaggi segreti. È alto e magro, con membra grandi e sgraziate, ha occhi intensi e volto pallido e avvolto nelle vesti nere col cappuccio alzato incute inquietudine. Sembra melanconico, severo e pensoso ma in realtà è molto semplice; successivamente Adso capisce che è manovrato da Jorge, il quale involontariamente causa la sua morte.

Salvatore è un monaco ma assomiglia più a un vagabondo per la sua tonaca sporca e lacera. Ha la testa rasata e sopracciglia dense e incolte, gli occhi sono rotondi con piccole pupille e la bocca ampia e sgraziata contiene denti neri e aguzzi. È di origini semplici e ha un passato doloroso e irregolare, avendo girovagato per tutta l'Italia fino a unirsi alle bande di fra Dolcino. È quindi un uomo ignorante e rozzo senza un compito all'interno dell'abbazia, procura ragazze al cellario e per questo viene catturato da Bernardo Gui.

Remigio è il cellario dell'abbazia, cioè colui che si occupa dell'amministrazione e dell'approvvigionamento. È un uomo pingue e di aspetto volgare ma gioviale, canuto e piccolo ma ancora robusto e veloce. La sua religiosità non è molto forte, infatti aveva aderito a un movimento eretico e commette peccati di lussuria, per questo è processato e condannato da Gui.

Severino da Sant'Emmerano è il padre erborista, che si occupa dei balnea, dell'ospedale e degli orti. Ha raccolto molte erbe e piante medicinali e fornisce a Malachia sostanze che provocano visioni, la sua cultura nel campo dell'erboristeria è molto ampia. Cerca sempre di aiutare Guglielmo e infatti è l'unico che trovato il libro non lo apre immediatamente ma avverte i protagonisti.

Nicola da Morimondo è il maestro vetraio dell'abbazia e si occupa delle fucine, è molto utile a Guglielmo nel ricostruirgli le sue lenti, è una persona affidabile e infatti viene nominato cellario dopo la cattura di Remigio.

Alinardo da Grottaferrata è il più vecchio dei monaci. Trascorre gran parte delle sue giornate tra le piante e in Chiesa e viene considerato da tutti uno sciocco pazzo, ma in verità conserva un'ottima memoria ed è utile a Guglielmo per il ritrovamento del passaggio che porta alla biblioteca.

Ubertino da Casale era un frate francescano spirituale che si era trovato in contrasto col Papa riguardo a questioni sulla povertà del clero e per questo e stato accolto dai benedettini. All'arrivo della delegazione papale è costretto a fuggire. È un vecchio dal volto liscio, la testa senza capelli, grandi occhi celesti, pelle candida e bocca sottile tanto da sembrare un fanciulla avvizzita.

Bencio da Upsala è un giovane monaco scandinavo, studia retorica, in lui si agitano fremiti d'indipendenza e accetta con faticai vincoli riguardanti la biblioteca. Inizialmente aiuta Guglielmo nell'indagine rivelandogli la relazione tra Berengario e Adelmo ma successivamente, venendogli offerto il posto di aiuto bibliotecario, ha un atteggiamento di chiusura nei confronti del francescano.

Berengario da Arundel è l'aiuto bibliotecario, è giovane, dal volto pallido e dal corpo bianco e molle. Soffre di convulsioni e spesso la notte fa bagni tiepidi. Successivamente Guglielmo scopre che ha commesso un peccato carnale con Adelmo e ha usato la possibilità di accedere alla biblioteca per procurarsi merce di scambi, ciò gli costa la vita quando decide di leggere lui stesso il misterioso libro.

Venanzio da Selvemec è un traduttore dal greco e dall'arabo, che apprezza molto Aristotele. Viene trovato ucciso la mattina del secondo giorno in un orcio pieno di sangue suino.

Tutti i personaggi sono per lo più statici. Ognuno ha infatti una precisa funzione all'interno del romanzo e mantiene intatte le proprie idee senza introdurvi cambiamenti. Tutti infatti, da Jorge ad Abbone, sono convinti di possedere l'unica verità.

Fa eccezione Adso che si pone in un atteggiamento diverso, egli è infatti disponibile a imparare e a mettere in discussione le proprie idee; grazie a questo matura molto col passare dei giorni ricevendo insegnamenti e esaminando meglio argomenti religiosi (ad esempio le eresie), in generale impara a non fermarsi alle impressioni esteriori.

IL NARRATORE E IL NARRATARIO

Il narratore è interno alla storia ed è autodiegetico in quanto è uno dei protagonisti: si tratta infatti di Adso da Melk che, già vecchio, racconta un episodio della sua giovinezza.

Adso è l'unico narratore, è presente quasi sempre una focalizzazione interna in quanto gli avvenimenti vengono analizzai dal punto di vista dell'Adso diciottenne; solo a volte interviene l'Adso ottantenne per spiegare alcune situazioni.

Il narratario è esterno alla storia in quanto Adso si rivolge alle generazioni future ('lascio questi fogli a quelli che verranno').

Si può rilevare uno sdoppiamento nel narratore: l'Adso agens che vive l'esperienza e l'Adso scrittore che la trascrive: solo quest'ultimo è onnisciente in quanto conosce già l'esito dell'indagine e dell'incontro delle delegazioni e comprende comportamenti e azioni che l'Adso giovane non si spiegava.

Il narratore conosce più fatti e pensieri degli altri personaggi in quanto narra gli avvenimenti quando sono terminati.

Le tecniche utilizzate maggiormente sono il discorso raccontato per le descrizioni, quello diretto per i molti dialoghi riportati e il discorso indiretto per le situazione raccontate da Adso. A volte ci sono personaggi che riflettono o raccontano episodi, in questo caso è presente il monologo.

LA CATENA CRONOLOGICA

Gli avvenimenti non sono narrati nell'ordine fabula in quanto l'intera catena di omicidi è ricostruita solo al termine della vicenda così come nel corso del romanzo appaiono nuovi elementi sul passato di alcuni monaci (Jorge, Remigio, Salvatore).

Tutto il romanzo si presenta come un grande flashback in quanto è il ricordo di un'esperienza vissuta in gioventù da Adso. All'interno di questa sono presenti altri flashback, alcuni sono necessari per spiegare la catena di omicidi, altri raccontano di avvenimenti esterni all'abbazia, come ad esempio il racconto di Salvatore e il ricordo della morte di frate Michele. Ogni tanto è presente anche qualche anticipazione come quella riguardante l'esito del viaggio in Francia di Michele da Cesena.

Il punto culminante della vicenda è individuabile nella sera del sesto giorno in cui Guglielmo è ad un passo dal risolvere il mistero; nonostante l'abate gli abbia tolto l'incarico di investigare, Guglielmo con Adso penetra in biblioteca e riesce a dare la soluzione dell'enigma che consente loro di entrare nel Finis Africae.

SITUAZIONE INIZIALE: Guglielmo e Adso arrivano all'abbazia inviati dall'imperatore per partecipare ad un incontro tra frati francescani e una delegazione papale. Al loro arrivo Abbone chiede a Guglielmo di far luce sulla morte del giovane monaco Adelmo, il cui corpo è stato ritrovato in un precipizio.

EVENTO COMPLICANTE: Accadono molti fatti strani nell'abbazia e vengono uccisi Venanzio, Berengario, Severino e Malachia.

SVILUPPO DELL'AZIONE: Guglielmo interroga molti monaci e penetra in biblioteca riuscendo ad intuire quasi per intero la verità. Intanto vengono arrestati e condannati Salvatore e Remigio e ha luogo l'incontro tra le due delegazioni che termina con esito negativo.

CONCLUSIONE: I due protagonisti riescono ad entrare nel Finis Africae e qui trovano Jorge e il libro misterioso. Finalmente si riesce a ricostruire la verità e a trovare il colpevole ma Jorge tenta di nascondere il libro e riesce a distruggerlo scatenando un incendio che presto si estende a tutta l'abbazia. Dopo vani tentativi di spegnere le fiamme tutti abbandonano il monastero che arde per tre giorni e tre notti.

Per quanto riguarda la durata spesso il tempo della storia e quello del racconto coincidono , ci sono quindi molte scene. Si possono trovare però anche alcune pause in cui interviene l'Adso ottantenne che spiega alcune cose, è il caso ad esempio del resoconto sulla lotta fra frati spirituali e curia papale che ci viene presentato quando appare Ubertino. Dal punto di vista dell'ordine invece spesso il discorso descrive fatti avvenuti in precedenza, ci sono quindi anacronie.

STILE

La varietà di linguaggio più usata è quella formale. Quando però il narratore riporta discorsi diretti è presente un linguaggio che cambia a seconda della cultura e del grado di istruzione di chi parla; esso va da quello colto di Abbone a quello gergale di Salvatore.

Il suono assume importanza nella scelta delle parole soprattutto in presenza di descrizioni, i suoni delle parole aiutano infatti a intuire l'effetto e l'atmosfera che i vari luoghi suscitano.

Nel testo sono presenti arcaismi, termini insoliti, frasi interamente in latino e anche nel dialetto tedesco parlato da Adso. Spesso c'è una forte presenza di aggettivazione. Sono presenti alcune parole chiave che ricorrono spesso nel testo : libro , riso , Finis Africae , eresie e biblioteca.

Spesso nel testo si trova il linguaggio figurato, soprattutto nelle descrizioni in cui di ogni elemento viene evidenziato il significato allegorico, ciò non stupisce in quanto nel Medioevo ogni cosa era costruita secondo significati religiosi e simbolici e ogni elemento aveva un diverso significato. L'intera narrazione dell'indagine può essere intesa come metafora della ricerca filosofica della verità.

L'autore adatta il tono al contenuto del romanzo e poiché vengono narrate morti, raggiri e lotte il tono predominante è drammatico e referenziale. Solo a volte esso diviene ironico quando sottolinea situazioni paradossali, ad esempio quando Guglielmo dice di aver visto il cranio di Giovanni Battista all'età di 12 anni.

LETTURA SOCIOLOGICA

1 IL TEMA O I TEMI

Il tema centrale dell'opera è rappresentato dallo svolgersi delle indagini di Guglielmo e Adso riguardanti una serie di omicidi di monaci che Hanno turbato la tranquillità dell'abbazia. Questa indagine allegoricamente simboleggia la ricerca di una verità assoluta a cui tende la filosofia , una ricerca condotta con razionalità e logica.

Sono presenti molti temi minori: uno tratta dei contrasti all'interno dei vari ordini religiosi sulla povertà del clero, esso è approfondito in una pausa iniziale e nel resoconto dell'incontro tra i rappresentati del papato e quelli dei francescani. Altro tema di una certa importanza è quello riguardante le eresie che in quegli anni nascevano numerose; è presente in alcune spiegazioni ricevute da Adso, nel ricordo di lui della condanna di un fraticello e nelle confessioni di Salvatore e Remigio. Ogni dotta conversazione fra i vari monaci ( ad esempio sul riso ) ci introduce un tema diverso.

I temi minori sono dichiarati esplicitamente dai personaggi della storia, i quali spesso esprimono anche le proprie opinioni.

L'opera è stata scritta tra il 1978 e il 1980.

Il romanzo può attirare diverse categorie di lettori: si può essere attratti dalla trama e dai colpi di scena, dalle discussioni e dai dibattiti filosofici o dalla fedele ambientazione nel medioevo.

Lo stesso Umberto Eco ha dichiarato di aver scritto questo libro ' per semplice gusto fabulatorio ' e ' perché glie ne è venuta voglia ' , quindi solo perché ama scrivere; afferma anche che è consolazione di uno scrittore il fatto che si possa scrivere per puro amore di scrittura .

Il libro ha avuto un grande successo internazionale, è stato tradotto in molte lingue ed è rimasto a lungo in testa alle classifiche di vendita italiane. Dalla storia è anche stato tratto un film


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