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Traccia: Pompei, 24 agosto 79 d.C.. Cronaca di una catastrofe
Al tempo dell'impero Romano il Vesuvio era alto 2000 metri circa e, sempre ai tempi dell'impero Romano, era considerato un vulcano spento. Questo fino all'agosto del 79 d.C. quando, dopo una sequenza di forti e numerosi terremoti, il gigantesco vulcano si ridestò con la più disastrosa eruzione che l'Italia possa ricordare. La parte più alta esterna al vulcano si spaccò e si formò quel vulcano che ora tutti noi conosciamo come il Vesuvio. Ben tre furono le città che furono devastate da questa tremenda eruzione: Stabia, Ercolano e Pompei.
Forse non tutti sono a conoscenza della distruzione delle prime due ma certamente nessuno non conosce almeno per sentito dire la tragica fine di Pompei, la bella città di origine osca, che durante il suo sviluppo divenne prima di possesso etrusco, poi greco e infine romano epoca in cui venne seppellita dalla lava. L'eruzione durò ben tre giorni, il 24, il 25 e il 26 agosto del 79 d.C.; la città di Pompei venne seppellita da ben sette metri di ceneri e lapilli ed è proprio per questo che le rovine si sono conservate per quasi duemila anni.
La sequenza dell'eruzione fu lunghissima e nello stesso tempo straordinaria, se mai qualcuno nei momenti di terrore e preoccupazione che la accompagnarono abbia mai pensato a questo unico lato positivo, ovvero la vista di uno dei più affascinanti fenomeni della natura.
All'inizio dell'eruzione, per parecchie ore si alzò un grosso polverone di ceneri che col tempo cominciò a seppellire, anche se di poco, Pompei. Poi, col passare del tempo e delle ore tutto il resto dei residui presenti in cielo che si erano accumulati nei primi momenti di quel tragico avvenimento cominciarono a scendere verso il basso provocando un grande polverone di ceneri e pomice e depositando sui fianchi del vulcano i primi residui che sarebbero poi andati a formare la tremenda e disastrosa valanga.
Fu da allora che iniziò la vera tragedia: ormai le rocce incandescenti erano state sciolte dal calore e iniziarono a colare sui fianchi del vulcano unite a un'enorme quantità di fango bollente che non lasciò scampo agli abitanti di Ercolano che si trovava alle pendici del lato da cui scendeva questo mortale miscuglio.
Ma la tragedia non ebbe fine qui: gli abitanti di Pompei che erano scampati alle colate di lava bollente e che non avevano voluto o che non erano riusciti a mettersi in salvo, superarono la notte senza problemi se non con molto terrore e molta preoccupazione, ma la mattina seguente furono soffocati dalla nuvola di gas che il giorno prima era scaturita dalla colata di lava che aveva precedentemente seppellito Ercolano. Alla fine la città venne sommersa dalla pioggia di ceneri che si erano alzate durante l'eruzione e la città venne sommersa per poi poter essere riportata alla luce dagli studiosi e dagli storici moderni.
Questo è uno dei più tragici eventi che la natura, assieme alle trombe d'aria, ai terremoti ed agli tzunami (le gigantesche onde marine che possono sommergere addirittura intere città) può provocare e, davanti a dei così straordinari avvenimenti ancora oggi si può fare poco tant'è che molti anni fa, o ancora oggi in alcune piccole tribù dove non c'è stato alcun tipo di sviluppo, i popoli antichi associavano questi eventi alla scontentezza ed alla rabbia degli dei, probabilmente perché in nessun altro modo riuscivano a spiegarsi come fossero possibili disastri simili.
Questa, la distruzione di Pompei, è stata appunto un esempio dall'immensa forza della natura.
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