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TORQUATO TASSO
Vita dell'autore
Torquato Tasso (1544 - 1595), il più significativo esponente della cultura italiana nella seconda metà del Cinquecento. Nato nel 1544 a Sorrento da Bernardo Tasso, gentiluomo e poeta, fu costretto ancora fanciullo a lasciare la terra d'origine e la madre per seguire il padre che aveva voluto accompagnare in esilio il suo signore, Ferrante di San Severino. Ha inizio così un esistenza di peregrinazioni che fa del Tasso un intellettuale perennemente in viaggio, non legato stabilmente ad alcuna città e continuamente alla ricerca di un "porto" , di un approdo definitivo e sereno. Visse per un certo periodo a Urbino, alla corte dei Della Rovere, dove ricevette una educazione raffinata, quindi raggiunse a Venezia il padre e da lì si trasferì a Padova, dove seguì i corsi universitari di diritto che ben presto abbandonò per dedicarsi alla letteratura. Furono anni abbastanza sereni nel corso dei quali strinse amicizie affettuose e durature con altri intellettuali. Nel 1565 si trasferì a Ferrara e iniziò la sua carriera di poeta di corte al servizio della famiglia d'Este. Adeguatamente stipendiato, non costretto ad assolvere incarichi diplomatici molto pressanti, vezzeggiato dal duca e dalla sua famiglia, poté godere di dieci anni di serenità e di felicità creativa. In questo periodo compose infatti le sue opere più importanti: il dramma pastorale Aminta e il poema eroico la Gerusalemme liberata. Le discussioni e le polemiche seguite alla composizione del poema provocarono in Tasso uno stato di insofferenza e di agitazione che sfociò in diverse esplosioni di follia in seguito alle quali fu rinchiuso nell'ospedale di Sant'Anna, dove rimase per sette anni, dal 1579 al 1586, alternando momenti di follia a periodi di lucidità nel corso dei quali scriveva ad amici e signori per chiedere protezione e appoggio. Finalmente, per intercessione di Vincenzo Gonzaga, fu liberato. Trascorse gli ultimi anni fra Napoli e Roma, dove morì nel 1595 alla vigilia dell'incoronazione poetica.
Tra lirica ed epica
Nella seconda metà del Cinquecento si affermò il genio inquieto di Torquato Tasso, capace di restituire al genere lirico il rilievo e la profondità originari , che erano presenti nel grande modello, Petrarca, ma che si erano perduti negli imitatori. Anche Tasso infatti vide nella poesia un valore assoluto e ne fece l'occasione per analizzare e definire se stesso; egli trasferì totalmente la propria verità nei testi; essi diventarono così per i lettori lo specchio delle aspirazioni, delle ossessioni e dei valori del poeta.
I tre filoni della produzione lirica e tassiana
Tasso produsse numerosissimi testi lirici, che egli stesso provvide a distinguere in tre gruppi: le rime d'amore, le rime encomiastiche e le rime religiose, corrispondenti ai tre filoni essenziali della sua ispirazione artistica. Dalle poesie d'amore emergono affascinanti immagini femminili, che si stagliano su scenari naturali carichi di sensualità; della donna amata o desiderata l'autore coglie ora la delicatezza (nei risvolti interiori e spirituali dell'animo), ora la spettacolarità (nell'eleganza sontuosa degli abiti, dei profumi, dei gesti).
Le rime encomiastiche, invece, Tasso esaltò e celebrò le famiglie principesche dell'epoca: la gloria degli uomini potenti gli appariva come un dono assoluto che può consolare e proteggere dall'infelicità.
I testi religiosi, infine, risalgono all'ultimo periodo della sua vita, quando aumentò il bisogno di confronto e di rassicurazione interiore: l'autore si presentava come uomo di fede, che attraverso la preghiera cercava una rivelazione sul significato dell'esistenza mortale degli uomini. Passava così dal tema del pentimento alla speranza, con toni cupi e plumbei alla fiducia nell'avvenire ultraterreno.
La Gerusalemme liberata
I tre filoni lirici vennero fusi dall'autore nella Gerusalemme liberata, il suo capolavoro letterario. In quest'opera Tasso volle raccontare le vicende storiche dell'XI secolo relative all'assedio e alla conquista di Gerusalemme da parte dei crociati guidati da Goffredo di Buglione; scrisse quindi un poema eroico in venti canti, in cui le imprese e i desideri dei soldati cristiani si alternano alle difese, alle astuzie, agli inganni orditi dall'esercito nemico che occupa Gerusalemme. La città viene vista come il luogo sacro per eccellenza, l'oggetto simbolico delle nobili aspirazioni di ogni uomo: in tal senso l'opera illustra la difficile e faticosa vittoria delle forze del bene (i cavalieri cristiani guidati da Goffredo) contro le forze del male (gli infedeli), che cercano perversamente di piegare ogni desiderio virtuoso all'errore e all'insuccesso.
Con la Gerusalemme liberata Tasso seppe combinare l'ispirazione poetica e quella narrativa, equilibrando nell'opera i momenti propriamente lirici e quelli eroici o romanzeschi. In primo luogo, avere strutturato il testo in forma di poema gli consentì di congegnare una storia dal significato simbolico, nella quale egli svolse le vicende esemplari di molti personaggi (Goffredo, Rinaldo, Tancredi fra i cristiani; Argante e Solimano fra i pagani; Armida, Clorinda, Erminia fra le figure femminili). Nell'esposizione di taglio romanzesco, tuttavia, Tasso riuscì a circoscrivere zone non narrative ma liriche, finalizzate all'analisi del mondo interiore dei personaggi. Così la scrittura di ascendenza petrarchesca riemergeva nella trama del poema eroico: consentiva all'autore di fermare lo sviluppo dell'azione per portare alla luce gli stati d'animo dei protagonisti.
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