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Torquato Tasso
La vita di Tasso, tormentata e in alcuni momenti errabonda, così come la sua sensibilità vigile, introspettiva e melanconica colpì molto i letterati dell'ottocento che ne enfatizzarono e mitizzarono alcuni aspetti. Ma Tasso fu un uomo del suo tempo: infatti entrò in stretto contatto con le principali istituzioni dell'epoca, la corte, l'accademia e la chiesa. Egli fu un intellettuale cortigiano laico ma provò anche le passioni, le ansie e le angosce estetiche, morali e religiose del suo tempo.
La biografia di tasso può essere divisa in 5 fasi principali.
La prima fase fu quella di formazione, la quale fu anche un fase di crisi. Infatti dopo la separazione dal padre Tasso dovette subire la morte della madre e il suo allontanamento dai luoghi di nascita. Queste esperienze dolorose influenzeranno in seguito anche la sua produzione artistica. Ma ci furono momenti anche sereni come l'apprendistato cortigiano e il contatto con l'Accademia.
La seconda fase è quella di carriera cortigiana. Questo periodo è sereno, Tasso lavora alla corte degli Estensi e produce i suoi capolavori.
La terza fase è caratterizzata dalla crisi. Il poeta esaurisce le sue energie creative continua a rivedere e correggere il suo poema. Egli attua una critica sue se stesso e finisce per definirsi eretico per il contenuto del poema. Questi sono anni di squilibrio psichico caratterizzati da senso di preoccupazione, ansia e insoddisfazione. Questo è anche una fase errabonda nella quale Tasso viaggia per tutta l'Italia senza una meta.
La quarta fase è quella della reclusione nell'ospedale di Sant'Anna. Qui veniva trattato come un prigioniero ma questo era giustificato dalla pericolosità politica del Tasso, imbarazzante per gli Estensi, che denunciava se stesso al tribunale dell'Inquisizione. Negli ultimi anni di reclusione Tasso rincomincio a scrivere soprattutto lettere. Ma ad aggravare la situazione fu la pubblicazione del suo poema senza il suo consenso. Questo fece aumentare il suo tormento per la segregazione e il senso di impotenza.
Nell'ultima fase che va dalla liberazione alla morte fu caratterizzata da un inquieto peregrinare per alcune città italiane. In questi anni compone molte rime, dialoghi, poemetti e la Gerusalemme conquistata.
Per descrivere la vicenda umana di Tasso si devono mettere in evidenza 4 motivi: la corte, l'accademia, il viaggio e la pazzia. Questi 4 elementi mettono in risalto alcune contraddizioni e attese deluse che caratterizzano la vita del poeta. La corte fu per Tasso una scelta di carriera ma costretto fin da giovane a vivere da solo Tasso idealizzò a lungo la corte, come luogo di nobili ideali e punto di riferimento. Ma dovette sperimentare la realtà e smitizzare il suo modello. Ma fu lo stesso un cortigiano e la corte rappresenta per lui anche la norma e il prestigio sociale, il luogo che identifica un codice di comportamento nobilmente raffinato, che fu sempre il suo.
L'accademia svolse un funzione simile. All'ombra dell'accademia Tasso cerca le certezze dell'arte, come all'ombra della corte quelle sociali e all'ombra della chiesa quelle morali. Questi tre ambienti influenzarono molto le sue opere. Da essi derivano la materia, il gusto della regola, e il senso coreografico dello spettatore.
Se corte, accademia e chiesa sono dunque per il Tasso le istituzioni, le fonti di certezza auspicate e mai maturate nell'intimo, il viaggio e la pazzi possono rappresentare simbolicamente l'inquietudine profonda, il senso di inappagamento e la reazione alla delusione delle sue attese ideali. Rivelano anche un'ansia di libertà che non trova spazio nelle istituzioni.
C'è un fondo di contraddizione e tormento nelle scelte culturali, ideologiche e stilistiche compiute nelle opere, che in parte è riconducibile al fondamentale contrasto, tipico dell'età, tra fascino dei valori terreni e rinascimentali e ansia o volontà di adesione a quelli religiosi e controriformistici. Questo moto pendolare è sintomo dell'inquietudine e dell'instabilità personale del poeta ma anche di tutta quell'età.
Il genere epico e la Gerusalemme Liberata
Il genere epico rappresenta per il Tasso un campo privilegiato di interessi sia teorico-critici che pratici, che si manifestano in modo costante per tutta la vita dell'autore. Singolari sono la precocità dell'individuazione e la costanza dell'adesione alla materia gerosolimitana. La Gerusalemme è un primo poema che narra le vicende della prima crociata. È poco più che un abbozzo, ancora acerbo stilisticamente e compositivamente, che lascia però già intravedere gli esiti più maturi cui Tasso approderà: si segnalano la freschezza inventiva e il discorso retoricamente assai elaborato. Un altro poema fu il Rinaldo. L'opera narra le imprese di Rinaldo che parte come cavaliere errante deciso a conquistare fama e gloria. Qui Tasso appare ancora immaturo al dramma -nonostante alcuni episodi anche sentimentalmente premonitori di celebri passi della Liberata- e le azioni si susseguono con un ritmo incalzante ma un po' casuale senza un coerenza inventiva e strutturale. I modelli che assume Tasso per le sue opere sono il Furioso l'Amadigi e il Girone. Nei suoi poemi l'artista focalizza su un personaggio di cui descrive in successione le imprese con una struttura lineare. L'unità d'azione, sulla scorta dell'autorità di Aristotele e del concetto di immutabilità delle leggi dell'arte, è riconosciuta necessaria, ma al tempo stesso deve essere integrata, al di là di ogni facile formula, con l'altrettanto necessaria varietà. Il poeta deve fondere la varietà di accidenti in una struttura saldamente unitaria, basata sull'unica azione principale. La materia del poema cavalleresco è attuale. Il poema tratta del verosimile e del meraviglioso. Secondo lo spirito controriformista il poeta scarta gli interventi di forze pagane come maghi ottenendo il meraviglioso attraverso l'intervento divino che è legittimato dalla fede e quindi risulta verosimile .
Lo stile del poema non è più mediocre come nel furioso ma è uno stile magnifico, solenne, e a tratti grave capace di tanto in tanto di piegarsi verso il mediocre. Egli mira ad uno stile che si adegui alla magnificenza e alla solennità della materia eroica cristiana. Egli inserisce figure stilemi e artifici retorici (età pre-barocca) e si pone come modello stilistico l'Eneide di Virgilio. La Gerusalemme Liberata è l'opera che meglio di ogni altra esprime gli ideali religiosi, culturali ed estetici elaborati nell'epoca della crisi del Rinascimento e che per sua natura può ben rappresentare il travaglio intimo di una generazione di letterati proiettati verso i nuovi principi controriformisti. La materia scelta è la prima crociata ed è coerente allo spirito della controriforma. Il titolo in origine era Goffredo. Questo fu scelto per evidenziare come aveva fatto Virgilio con l'Eneide il principale protagonista, l'eroe pio e il capo dell'impresa. Goffredo deve essere il modello per gli altri cavalieri, deve dominare i propri moti interiori e guidare alla vittoria. Ma egli non è l'unico personaggio ne l'unico eroe del poema. L'unità dell'opera si fonda su più complessi e intimi motivi, sulla coerenza complessiva della struttura, sulla tensione ideale che fa tutto convergere verso la città santa. Altri personaggi sono Armidia e Clorinda (le due pagane), Tancredi, Erminia, Rinaldo Argante e Solimano. I motivi principali sono le Armi e gli amori. Affianco al tema tradizionale della Armi e dei combattimenti si aggiunge il tema amoroso che lega i personaggi in un crescendo drammatico. I personaggi sono protagonisti di amori impossibili, tragici e conflittuali. L'amore è un sentimento vivissimo nel poema ma è aspirazione inappagata che s converte in infelicità e tormento. In questo temo Tasso fa convergere molti elementi della propria sensibilità e della propria indole sentimentale e si mostra capace di trattare con maestria i sentimenti più delicati.
La Gerusalemme Liberata si può anche considerare un poema di affetti e di sentimenti. La dimensione psicologica e sentimentale è molto più importante di quanto non sia nel Furioso. Soggettivismo e lirismo di Tasso sono tradizionalmente contrapposti all'oggettivismo e al distacco ironico di Ariosto. Nel poema Tasso si mostra abile e acuto indagatore degli affetti a delle passioni umane, pronto a cogliere le perplessità morali, gli scrupoli religiosi, le sfumature del traviamento e della debolezza, il senso dell'onore e le ansie esistenziali, l'interrogarsi sul senso del proprio destino. Tasso riversa la propria pietà, la commozione e il rispetto per i drammi intimi dei suoi personaggi che spesso rispecchiano quelli vissuti da lui stesso. I personaggi acquistano così uno spessore psicologico e una profondità interiore sconosciuta nei personaggi del Furioso. Anche il paesaggio contribuisce ad aumentare questo aspetto. Esso scandisce le emozioni dei personaggi e spesso assume valori simbolici e significati morali. Tutto il poema si basa sulla drammatica lotta tra cristiani e pagani. Dietro questa opposizione tra le due fedi si cela un conflitto di valori e codici culturali, il conflitto tra i valori e i codici rinascimentali (laici) e quelli controriformisti (spirituali e religiosi). Questo testimonia sia la crisi dell'autore che la crisi dell'epoca tardorinascimentale.
Dopo la stesura della Liberata Tasso scrive lettere poetiche e di critica alla Liberata. Dopo alcuni anni la rielabora e le da il titolo Gerusalemme Conquistata. Questo poema è molto differente dal primo. Infatti Tasso elimina alcuni passi, riguarda lo stile cercando di renderlo più sommo e con un moralismo più greve. Tuttavia è un opera meno felice della Liberata.
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