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Tema del saluto in Dante e nel "dolce stil nuovo"
Il tema del saluto ha riscontrato grande diffusione nella poesia stilnovistica e soprattutto nei suoi tre grandi rappresentanti: Guinizzelli, Cavalcanti e Dante.
Dante compose la Vita Nuova dopo la morte di Beatrice. Decise di raccogliere le liriche più significative scritte fino a quel momento aggiungendoci un commento iniziale e finale. L'opera prese il nome di Vita Nuova proprio per indicare il rinnovamento spirituale determinato dal poeta da un amore eccezionale ed altissimo. Comincia il racconto del suo amore per Beatrice dal giorno in cui gli apparve per la prima volta all'età di nove anni come un'apparizione, per il suo aspetto beatificante.
La seconda apparizione della donna avviene a nove anni esatti di distanza dalla prima e quindi con Dante ormai diciottenne, e si colloca alla nona ora del giorno. Il ricorrere del numero nove contribuisce, ancora una volta, ad inquadrare l'episodio in una cornice simbolico-religiosa.
Beatrice rivolge a Dante il suo primo saluto e per lui fu così beatificante che gli parve' vedere tutti di termini de la beatitudine'.
Dante ripone tutta la sua felicità in un semplice gesto.
Sopraffatto dalla dolcezza, il poeta si ritira in una sua camera per meditare sulla cortesissima. Caduto addormentato, 'ne la prima ora delle nove ultime ore de la notte' gli appare in sogno Amore, il quale, dopo aver fatto mangiare a Beatrice il cuore del poeta, piangendo si allontana verso il cielo insieme alla donna. Per avere una spiegazione della visione Dante indirizza ad alcuni 'famosi trovatori' del suo tempo il sonetto A ciascun'alma presa e gentil core. Tra le numerose risposte che riceve ce n'è una di Guido Cavalcanti, che segna l'inizio di un'affettuosa amicizia tra i due poeti.
Per un certo tempo Dante nasconde il suo amore per Beatrice, fingendo che oggetto del suo interesse sia un'altra donna, per la quale scrive pure alcune rime. La finzione attira tuttavia le chiacchiere della gente e ciò provoca lo sdegno di Beatrice che d'ora in avanti, gli negherà il saluto.
La privazione del saluto manda Dante in uno stato di profonda sofferenza. Ma lui stesso si rende conto che non può continuare così e cerca di porre come fine del suo amore non il saluto, ossia qualcosa che può perdere, ma le parole che lodano la sua donna.
In Guido Guinizzelli il saluto si colloca in un'atmosfera molto diversa rispetto a quella di Dante. Con il suo sonetto "Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo" Guinizzelli introduce sin da subito il motivo del saluto. Mentre in Dante però è fonte di felicità per l'amante qui il saluto lo uccide. Sinonimo di amore è visto come una forza devastante che ferisce sempre di più l'amante fino ad ucciderlo e a lasciarlo senza forze. Lo stesso motivo sarà poi ripreso e portato alle estreme conseguenze da Cavalcanti, che insisterà soprattutto sull'esperienza amorosa come sofferenza e tormento. Nel sonetto "Voi che per li occhi mi passaste 'l core" l'amore assume le forme di una vicenda bellica dove l'amante ne esce distrutto fisicamente e moralmente.
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